Mi chiamo Armin e ho un problema. Sono un fumettista, sono un lavoratore, sono una persona libera. Quasi mai contemporaneamente.
Nella mia vita lavorativa coesistono tre grandi categorie lontane tra di loro per me che ci vivo dentro e vicine per chi ti vede dall’esterno. Le tre categorie sono:
- Il lavoro normale: quello nel sociale (centro giovani Charlie Brown) e quello educativo con i laboratori creativi per i bambini del tempo pieno (scuole elementari Langer)
- Il lavoro da professionista: i libri, i fumetti, l’insegnamento di fumetto, la collaborazione con musei ed istituzioni, lo storytelling e le performance visuali
- L’autoproduzione: la mia parte più libera dove assieme alla Suri produciamo le cose di Underkraut
Questi tre mondi a volte si uniscono e collaborano tra di loro. Un esempio ne è il progetto Bla Bla Bla dove coordino dei ragazzi giovani per fargli creare dei progetti di fumetto collettivi, dove si unisce il lavoro normale (l’iniziativa parte come iniziativa del centro giovani Charlie Brown con il Festival delle Resistenze di Bolzano), quello da professionista (coordinatore ed ideatore del progetto) e Underkraut (come collaborazione per la diffusione del progetto al di fuori dell’Alto Adige).
Attualmente sto unendo il lavoro professionale con Underkraut con un progetto all’interno della Casa Circondariale di Bolzano. Assieme a Stefano Casellato abbiamo tenuto un corso di Editoria Elettronica (tramite l’associazione alphabeta), raccogliendo degli articoli dei carcerati, i loro disegni, le testimonianze dei vari corsi che si stanno tenendo all’interno della struttura, le poesie, i pensieri. Il materiale raccolto bah dato alla luce l’ultimo numero di “Voci dal Silenzio”, il periodico del carcere di Bolzano. Il tutto, questa volta, targato anche Underkraut che arricchisce il suo catalogo delle creazioni (mica solo prodotti cartacei) con uno dei progetti più interessanti.
I due mondi lavorativi si sono uniti e non scontrati, come purtroppo capita molto spesso per chi ha un lavoro multisfaccettato (e sicuramente non sono il solo).
Spesso è davvero dura e spesso perdo di vista anch’io i confini che devono esistere per rendere chiaro dove stai lavorando e quali sono i tuoi doveri e diritti, ma ringrazio il cielo di poter sconfinare per realizzare dei progetti come questo.
Le tavole che seguiranno sono il mio contributo personale per “Voci dal silenzio”, dove spiego com’è strutturato un altro corso che tengo all’interno del carcere: quello di disegno. Seguono poi anche due pagine dove spiego la simbologia che sta dietro ai disegni che i detenuti allegano alle lettere che mandano ai propri cari.