Non è propriamente un romanzo e neanche del tutto un fumetto. Non è nemmeno una storia drammatica, né tantomeno una favola. “Francis degli Specchi” è un romanzo/fumetto, un’opera ibrida e mista che narra una storia difficile da etichettare. Un viaggio interiore, una metafora, un racconto surreale: nessuna di queste definizioni calza decisa su questo lavoro, ideato e scritto da Lorenza Ghinelli e disegnato da Mabel Morri.
La protagonista Francis ha 24 anni e riguarda indietro, al 1987, descrivendo un periodo cruciale della sua vita. Questo ricordo viene raccontato in unico lungo flashback, usando due linguaggi diversi: la prosa, per i fatti più concreti e gli avvenimenti più contingenti; e il fumetto, per quelli più intimi e visionari (oppure più onirici e surreali, a seconda delle chiavi di lettura che si vogliono dare). Nell’87 Francis inizia a capire di essere diversa dai suoi coetanei, perché ha la capacità di prevedere il futuro prossimo. è grazie a questo suo dono che presagisce la morte di sua nonna e, più tardi, un grave incidente alla sua maestra. Ma è anche a causa di questa capacità che viene derisa ed emarginata dai compagni di classe. Suo padre, invece, cerca in tutti i modi di proteggerla e di farla sentire una bambina normale, anche se sa che non è così perché sua moglie Anna, che aveva lo stesso dono, è morta in una clinica 7 anni prima, nel tentativo di curarsi. Rovistando in casa, Francis trova un libro dal titolo “Pit degli Specchi”, scritto da Anna, in cui sono raccontate le stesse visioni che ha Francis quando sta per avere una premonizione. è così che la bambina capisce di essere come sua madre e prende consapevolezza, in modo sereno, della sua diversità.
Il cuore di questo lavoro sta nella descrizione delle visioni di Francis, illustrate come se fossero un mondo vero e parallelo, popolato da nani dagli occhi di vetro, visi glabri coperti da maschere e personaggi meno strani, dal volto dipinto. Tra questi spicca Pit, una sorta di folletto, alter ego di Francis, la voce nell’inconscio della bambina. Grazie al linguaggio doppio scelto per raccontare questa storia, l’effetto ottenuto è quello di leggere un romanzo che via via si trasforma in fumetto, quanto più i due mondi si incrociano e si confondono. La visione incarnata da Pit è ricca di particolari e di simboli. Viene disegnata come un mondo governato da regole e forme propri e rappresenta l’immaginazione o, meglio, la dimensione visionaria in cui Francis riesce ad avere le premonizioni. Quanto più la bambina diventa consapevole del potere delle sue visioni, tanto più il romanzo lascia spazio al fumetto, in cui si ritrovano, qui e là, piccoli indizi e segni caratteristici dell’immaginario della protagonista. Gli occhi di Pit, per esempio, presentano una particolarità: quello sinistro è dipinto con un rombo nero, quello destro è circondato da un triangolo; a pag. 39, mentre Francis e suo padre si abbracciano, anche l’occhio del padre è contornato da un triangolo come quello di Pit. Un dettaglio certamente voluto eppure isolato, che il lettore è libero di interpretare nei modi più diversi.
Uno degli aspetti più riusciti di questo lavoro sta proprio nella rappresentazione del mondo di Pit, sospeso a metà tra lo psicologico e il metafisico. Paradossalmente, pero’, questo mette a nudo il punto debole di “Francis degli Specchi”: nella prima sequenza a fumetti, nel tentativo di descrivere in poco tempo una dimensione parallela e possibile, si addensano troppi eventi e si muovono personaggi di cui non conosciamo nulla se non che vivono una realtà diversa, eppure governata da episodi come quelli che possono capitare nella vita di tutti i giorni (un battibecco, un abbraccio, un bacio…). Da una parte, rappresentando il mondo di Pit come un pianeta vero e simile al nostro, le autrici aumentano le possibilità di interpretazione; ma, dall’altra, non danno elementi sufficienti a capire la quotidianità di un mondo così nuovo, col risultato di trasformarlo, perlomeno all’inizio, in una dimensione un po’ troppo forzatamente “altra”.separatorearticolo Dal punto di vista del disegno, Mabel Morri si è cimentata in un lavoro molto diverso da quello che abbiamo potuto leggere finora. Raccogliendo la difficile sfida di descrivere un mondo psicologico e onirico, ha colto l’occasione di sperimentare, valorizzando e ammorbidendo il suo segno, di solito piuttosto spigoloso, e usando un bianco nero a contrasto massimo, molto deciso. In questo lavoro, l’autrice gioca con inquadrature grandangolari o tagli molto stretti quando disegna il mondo della visione. Per il mondo reale sceglie di costruire le sequenze perlopiù spezzandole in tante vignette, come a voler descrivere i singoli attimi, creando una suspence che si sfoga in inquadrature più larghe. Da notare l’uso delle onomatopee che, durante il racconto, si fanno sempre più presenti e diventano rumori che sottolineano i momenti di silenzio.
Lorenza Ghinelli ha deciso di raccontare la storia con una prosa quasi sempre in soggettiva, come se fosse la stessa protagonista a parlare. Per questo durante la narrazione adotta tre toni differenti: uno maturo e distaccato per la Francis ventiquattrenne, che guarda indietro e descrive emozioni che ormai non prova più, ma che le appartengono e che in passato l’hanno segnata; un altro, più denso, ricco di metafore e metonimie, per la Francis undicenne, che racconta le sue percezioni e il suo mondo visionario; l’ultimo più neutro funzionale allo svolgimento dei fatti in cui la protagonista non è presente.
Quello che probabilmente colpisce di più di questo lavoro è non solo la tecnica mista con cui è prodotto, ma soprattutto la struttura stessa della storia, che rende questa lettura volutamente complessa e sfaccettata. In un continuo gioco di rimandi e indizi, le autrici tirano dentro il lettore, lo sfidano a seguirli e interpretarli, e lo conducono a un livello di attenzione più profondo e sotterraneo, in cui ogni interpretazione diventa possibile. Qualcuno potrà dire che il mondo parallelo di Pit può esistere davvero e la capacità di vederlo è un dono reale; per altri potrà trattarsi di un mondo immaginato che, poiché permette a Francis di avere delle premonizioni, non è meno vero. Per altri ancora, il tutto può essere semplicemente una metafora per descrivere l’accettazione della propria unicità, anche attraverso l’elaborazione del dolore.
“Francis degli Specchì” è stato presentato ufficialmente a Lucca Comics and Games 2006 ed è il risultato di un’autoproduzione. In quanto tale, spicca subito per la qualità di stampa e confezione: un volume cartonato, impreziosito da una lucidatura UV in copertina; le pagine interne sono stampate su una carta patinata lucida di ottima qualità. Oltre al libro, è possibile acquistare anche le magliette con l’immagine di Pit: insomma, per essere un’autoproduzione, si tratta di un piccolo gioiello che mostra quanto le autrici abbiano creduto in questo progetto. Inizialmente “Francis degli Specchi” avrebbe dovuto essere venduto online, con spedizione in contrassegno, ma adesso, per vari motivi, Lorenza Ghinelli è attualmente in cerca di librerie che distribuiscano il volume. Per ora lo potete trovare presso la Libreria Riminese (Piazzetta Gregorio 13, Rimini), Nonsololibri (Piazza Barbacan 1/a-b – 34121 Trieste) e Viale dei Ciliegi 17 – Libreria dei Ragazzi (Via Bertola, 51/57 – 47900 Rimini). Arte e Fumetto, inoltre, (http://digilander.libero.it/ARTeFUMETTO, artefumetto@libero.it) distribuisce sia il libro che le magliette. L’elenco completo delle librerie in cui sarà possibile richiedere una copia del volume sarà tenuto costantemente aggiornato sul sito www.francisdeglispecchi.com
Leggi la nostra intervista a Lorenza Ghinelli e Mabel Morri
Riferimenti:
Il sito ufficiale del volume: target=”_blank”>www.francisdeglispecchi.com
Il sito di Lorenza Ghinelli: www.onirikadesign.it