First Issue #50: il ritorno della Doom Patrol e i crossover improbabili

First Issue #50: il ritorno della Doom Patrol e i crossover improbabili

In DC Comics arriva la maxi serie dedicata a Lois Lane e firmata da Greg Rucka e ritornano le bizzarre avventure della Doom Patrol di Gerard Way. C’è anche spazio per la nuova serie Image Comics di Jason Aaron, per dei bizzarri crossover di editori indie, mentre continua imperterrrita la...

 Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questo episodio #50 ci occupiamo delle novità uscite il 26 giugno e il 7 luglio 2019.

Marvel Comics

Marco Marotta ci parla del primo one-shot con protagonisti i Fantastici Quattro della saga The Prodigal Sun.

Fantastic Four: The Prodigal Sun #1

Primo capitolo di una saga in tre parti, che proseguirà con Silver Surfer e i Guardiani della Galassia, Fantastic Four: The Prodigal Sun è una storia scritta da Peter David e disegnata da Francesco Manna. Rispondendo a una richiesta d’aiuto da parte di Ka-Zar e Shanna, il Quartetto si reca nella Terra Selvaggia per tentare di mettere un freno alle mire di dominio di Prodigal, bizzarro individuo precipitato sulla Terra dalle profondità dello spazio.
L’autore costruisce l’impianto narrativo in maniera rigorosa, andando ad annoverare all’interno della storia tutti gli elementi caratterizzanti un buon blockbuster di intrattenimento senza particolari pretese di profondità. Protagonisti ben caratterizzati e carismatici, un antagonista sopra le righe, un’atmosfera solare e family friendly, scene d’azione equilibrate, momenti di humour dosati con oculatezza. Un’inappuntabilità di esecuzione che tuttavia finisce per risultare anche il principale limite dell’albo. Tutto appare infatti estremamente “standardizzato”, finanche asettico. La storia si sviluppa esattamente come ci si aspetta, le battute umoristiche vengono inserite esattamente quando ci se le aspetta, le relazioni tra i personaggi si evolvono esattamente nel modo in cui ci si aspetta. Tutto risulta insomma prevedibile e privo di una propria, reale personalità.
I disegni sono più che apprezzabili, grazie a un tratto pulito che rende ottimamente le anatomie, tanto delle figure umane quanto di quelle animali, e riesce a rappresentare in modo chiaro e dinamico le scene d’azione. Unica piccola sbavatura che si può imputare loro è una certa piattezza degli sfondi, soprattutto nelle sequenze in esterna, ma nulla in grado di compromettere eccessivamente il colpo d’occhio.

Di seguito, le copertine delle novità Marvel.

DC Comics

Conseguenza dell’evento Leviathan, in corso di svolgimento, arriva la maxi serie dedicata a Lois Lane, di cui analizza il primo numero David Padovani.

Lois Lane #1

Uno dei più grandi pregi stilistici di Greg Rucka è quello di approcciare in maniera realistica il genere supereroico, usando il “contorno” di ambientazione e cast di comprimari degli eroi principali per una narrazione di storie immerse nella contemporaneità del nostro mondo.
Era questo il metodo che l’autore aveva usato in Batman: GCPD, la serie dedicata al distretto di polizia di Gotham City, scritta in collaborazione con Ed Brubaker, ed è lo stesso che ripropone in Lois Lane, maxi serie in dodici parti dedicata alla giornalista premio Pulitzer del Daily Planet, nonché moglie di Clark Kent/Superman.
Con una trama che si snoda completamente sui binari dell’attualità e che ha come fulcro un’inchiesta portata avanti dalla giornalista sui campi di accoglienza al confine tra USA e Messico e sulla separazione dei bambini degli immigrati dalle loro famiglie – una degli aspetti più controversi, negativi e criticati della presidenza Trump -, Rucka mette in primo piano in tutta la sua profondità il personaggio di Lois.
Giornalista senza remore in cerca della verità, donna decisa, moglie di un supereroe, consapevole di vivere un rapporto matrimoniale che non può essere definito normale per forza di cose, la Lois descritta da Rucka attraverso dialoghi e azioni è un personaggio a tutto tondo, di un realismo talmente vivo da rendere realistico, per vicinanza, anche il personaggio di Superman.
I disegni di Mike Perkins, con una attenzione particolari a sguardi e primi piani, accentuano il realismo ricercato dallo sceneggiatore e si accompagnano alla palette di colori freddi scelta da Paul Monts, facendo di questo primo numero un assaggio invitante di quello che si preannuncia un procedural giornalistico e investigativo capace di regalare ai lettori aspetti inediti di Lois Lane e del suo legame con Superman.

Torna l’etichetta Young Animal e lo fa con una nuova miniserie dedicata alla Doom Patrol di cui ci parla Simone Rastelli.

Doom Patrol – Weight of the Worlds #1

Weight of the Worlds è il titolo del nuovo arco narrativo per la Doom Patrol di Gerard Way – affiancato da Jeremy Lambert per i  testi, James Harvey ai disegni per i colori curati dallo stesso Harvey e Sajan Raj –, numerato in copertina con un bel #1, che però nelle pagine interne diventa un #13, a sottolineare la continuità della serie con l’incarnazione precedente sempre a firma di Way.
Da subito ritroviamo la densità di bizzarrie, caratteristica fondante delle avventure del gruppo, qui utilizzata per la presentazione dei personaggi e la sommaria ricapitolazione degli eventi passati. Il gran numero di scene crea un ritmo frenetico, aumentato dall’alternanza fra le sequenze dedicate a Robotman e quelle dedicate alla prima avventura della Squadra, trasportata su un pianeta dove vige un culto basato sul rito della cosiddetta “Maratona Eterna”.
Come già Nick Derington, Harvey valorizza l’atmosfera surreale della vicenda con un disegno che si mantiene lontano dal naturalismo, talvolta giocando con le proporzioni relative delle figure e le inquadrature, definisce corpi e ambienti con i loro tratti essenziali, e costruisce le tonalità delle varie scene attraverso la composizione cromatica. I virtuosismi visuali si limitano a poche tavole – a pagina 2 i titoli e il memento sulla sorte di Ricardo, la rappresentazione di Jane che si autoanalizza nel proprio cervello, l’arrivo al pianeta alieno e il salvataggio del dio Orban – e sono comunque sempre funzionali alla narrazione, della quale marcano momenti importanti.
Godibilissimo per chi abbia letto il primo arco, questo albo può risultare freddo ai nuovi lettori, per i quali le sintetiche introduzioni dei personaggi non sono certo in grado di restituirne il percorso esistenziale. In questo senso, la scelta di azzerare la numerazione è fuorviante, ma le allusioni al passato fornite da Way hanno il merito di incuriosire i nuovi lettori senza appesantire la lettura agli appassionati.

Di seguito, le copertine delle novità DC.

Image Comics

È Emilio Cirri a parlarci della nuova serie Image firmata da Jason Aaron.

Sea of stars #1

Spazio profondo, una nave cargo solca i gelidi e silenziosi vuoti galattici. A bordo ci sono Gil, “camionista interstellare”, nonché padre da poco vedovo, e suo figlio Kadyn, imbarcatosi controvoglia per seguire il genitore che non voleva lasciarlo da solo. Si prospetta un viaggio lungo e noioso, se non fosse che mostruosità e squali spaziali giganti sono in agguato, pronti ad attaccare la nave e a separare padre e figlio, il primo apparentemente ucciso, il secondo spedito su un asteroide abitato da alcuni strani alieni. Il viaggio diventa così, improvvisamente, una avventura di sopravvivenza per salvare ciò che resta della propria famiglia e dei propri affetti.
Inizia così Sea of Stars, nuova serie che mette insieme un roster di autori di primo piano: insieme a Jason Aaron, ai testi, si aggiunge Dennis “Hopeless” Hallum, mentre i disegni sono affidati al talentuoso Stephen Green, impreziositi dai colori di Rico Renzi. Considerato questo gruppo di artisti dalle qualità indiscutibili, questo primo numero non offre nulla di nuovo rispetto a tanti altri First Issue recenti di ambientazione sci-fi. Potremmo dire che parte in maniera cauta, nonostante la seconda metà del numero sia zeppa di affascinanti essere alieni, esplosioni e adrenalina: stiamo pur sempre parlando di un classico numero uno, in cui si presentano personaggi, situazioni e l’incipit di una avventura che ha un che di già visto.
Però, tra le pieghe di questa partenza tradizionale, emerge la bravura dei singoli autori, che lavorano di comune accordo per creare un inizio di fatto solido e convincente. Aaron e Hallum costruiscono una storia ben bilanciata, in cui azione e introspezione, rivelazioni e sentimenti sono in equilibrio, donando vivacità e profondità ad eventi e personaggi. Il rapporto tra padre e figlio, il dramma della perdita della madre, la paura di perdere un altro caro ma anche l’adrenalina dell’avventura vengono delineate in maniera esemplare nel giro di poche pagine, talvolta con poche scene mirate, come le lacrime di Kadyn o la splash page in cui Gil si appresta a fronteggiare esseri misteriosi con la forza che solo un padre può avere. Anche i dialoghi suonano sempre naturali e vengono spesso usati in chiave ironica o per rafforzare le meraviglie messe in scena da Stephen Green: bastano la prima e l’ultima pagina per capire il tono dell’intera serie.
Se c’è una cosa che colpisce di questo primo numero sono soprattutto i disegni, con cui Green dimostra una grande flessibilità stilistica e consapevolezza artistica, riuscendo a ad adattare il suo stile ad ogni situazione: tondeggiante, sprezzante e quasi cartoonesco per rappresentare Kadyn, spigoloso ma pieno di sentimento per Gil, il segno di Green segue il racconto ancor più della scelta delle inquadrature, che sono racchiuse in una costruzione classica che favorisce lo storytelling ai virtuosismi, il ritmo narrativo al design. Ma il disegnatore è anche in grado di stupire il lettore con pagine di grande impatto, come quella dell’attacco del mostro spaziale e della “fuga involontaria di Kadyn” o come la prima pagina, in cui la spazio risplende di bellezze aliene illuminate dai colori acidi e “innaturali” di Rico Renzi, il quale abbonda con tonalità scure per rappresentare le profondità spaziali per poi squarciarle con le luci di stelle e di battaglie.
Sebbene la partenza sia più canonica di quanto ci si potrebbe aspettare, gli elementi messi in campo, sia per quanto riguarda la trama, sia per quelli più emotivi, sono più che sufficienti per stuzzicare la curiosità e affezionarsi ai personaggi, spingendoci a seguirli per lo meno per un altro po’ di numeri.

Di seguito, le copertine delle novità Image Comics.

Editori indie

Federico Beghin si è cimentato nella lettura e nell’analisi di due albi d’esordio di altrettanti strani crossover, il primo pubblicato da Dynamite Entertainment e il secondo da IDW Publishing.

Charlie's Angels vs the Bionic Woman #1

Le Charlie’s Angels sono quasi pronte per tornare al cinema, ma prima di essere protagoniste della pellicola diretta da Elizabeth Banks che uscirà in autunno, entrano nelle fumetterie statunitensi grazie a Charlie’s Angels vs the Bionic Woman.
Il fumetto sceneggiato da Cameron DeOrdio per il tratto spesso di Soo Lee è ambientato nel 1983 e prende come riferimento estetico la serie TV di fine Anni Settanta, intersecando le vicende di un altro telefilm dell’epoca, The Bionic Woman. L’idea alla base del primo capitolo è molto semplice: Charlie affida alle tre ragazze una missione che si rivela più complicata del previsto, perché proprio la donna bionica, Jaimie Sommers, si mette di traverso. Nello svolgimento della trama si alternano due filoni narrativi, uno dedicato agli Angeli e l’altro all’avversaria, ma nessuno dei due va oltre l’aspetto più introduttivo, non riuscendo così ad attirare la curiosità del lettore in attesa del secondo albo. Al di là di un’apprezzabile ironia di fondo, la storia è priva di guizzi e risulta anonima tanto quanto i personaggi, poco caratterizzati anche a livello visivo. Poiché la recitazione è piatta – con l’eccezione di un paio di vignette raffiguranti la bionda Kris – solo grazie al colore dei capelli il pubblico può distinguere l’identità delle donne, altrimenti determinata semplicemente dall’appartenenza a uno o all’altro schieramento. Più convincente appare la colorazione di Addison Duke, dato che, per mezzo delle tinte utilizzate, le atmosfere del serial televisivo riescono a emergere tra le ombre, le linee cinetiche e i retini.

Transformers/Ghostbusters #1

Transformers/Ghostbusters: Ghosts of Cybertron è la nuova miniserie di cinque capitoli che unisce due noti franchise cinematografici, già protagonisti singolarmente anche tra le pagine dei fumetti. Per sviluppare il progetto IDW Publishing ha arruolato Erik Burnham (testi), Dan Schoening (matite) e Luis Antonio Delgado (colori): sono loro a firmare l’esordio di questo crossover rivolto principalmente a due tipi di pubblico piuttosto definiti, giovani lettori e appassionati della prima ora. Sui primi possono fare presa la presenza di robottoni e fantasmi e l’estetica vivace, colorata e molto simile a quella di un cartone animato, visto che il disegnatore è attento ai particolari del character design e sfoggia un tratto immediato, talvolta caricaturale e in generale espressivo. Ai secondi possono interessare principalmente le rodate interazioni tra i personaggi, fatte di botta e risposta rapidi e battibecchi comici, che emergono in un contesto comunque sempre leggero e scanzonato. Sebbene il primo incontro tra Autobot e Acchiappafantasmi non sia amichevole, com’è prassi per le storie che coinvolgono gruppi ben definiti e di successo, è probabile che nello svolgimento avversione e diffidenza lascino il posto a collaborazione e fiducia, fondamentali per sconfiggere un nemico comune, la cui identità non sembra affatto difficile da prevedere. Ci si può sbilanciare il tal senso se si tiene conto che l’incipit segue meticolosamente le regole che sottostanno a team-up e crossover: introduzione di una minaccia, presentazione in alternanza dei due schieramenti e delle rispettive competenze, convergenza e primo contatto.

Di seguito, le copertine delle altre novità degli editori indipendenti.

Wednesday Warriors

Nella puntata #36 di Wednesday Warriors su Dimensione Fumetto, Fabrizio Nocerino si è soffermato ad analizzare la conclusione di War of the Realms, saga evento della Marvel Comics orchestrata da Jason Aaron.

War Of The Realms #6

War Of The Realms è un rombo di tuono in una tempesta, una finestra in una storia più grande di Thor stesso, più grande dei piani di Malekith, del ritorno di Odino e Freija, più grande delle parole di Aaron, più grande del magnifico lavoro che Russell Dauterman e Matthew Wilson regalano al lettore. Sarà perchè l’industria a fumetti si pone al di sopra dello scrittore ma sapere con largo anticipo che questa gigantesca serie evento avrà più di un epilogo lascia al lettore un climax mozzato, efficace e potente, ma meno dirompente ed impattante. La natura stessa della Guerra dei Regni risulta troppo grande per risultare compatta come una martellata; per continuare le analogie con il Dio del Tuono protagonista, War Of The Realms è la scarica di fulmini di Jason Aaron che colpisce i suoi Avengers e una porzione dell’Universo Marvel, coinvolti in un evento prettamente Asgardiano.
LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA QUI

Per questa puntata è tutto. First Issue torna il 24 luglio 2019, con la puntata #51.
Stay tuned!

[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]

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