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Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica bisettimanale de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questo ventitreesimo appuntamento osserviamo quanto di nuovo è uscito nelle fumetterie statunitensi i mercoledì 4 e 11 aprile.
Marvel Comics
Periodo di esordi mutanti in Marvel Comics, a cominciare dalla nuova incarnazione di uno storico gruppo, gli Exiles, rilanciati da Saladin Ahmed, reduce dall’ottima prova sull’appena concluso Black Bolt, e Javier Rodriguez, di cui ci parla Emilio Cirri.
Nel lontano 2001 la Marvel lanciò una serie dalle premesse bislacche, che sembrava destinata a vita breve: gli Exiles di Judd Winick e Mike McKone. L’esistenza della serie si rivelò molto più lunga: in cento numeri, gli autori riuscirono a creare una storia appassionante, sorretta da un gruppo di avventurieri temporali mutevole ma dalla grande chimica, con personaggi che interagivano in maniera profonda, emozionante, coinvolgente. Nonostante la nascita di un fandom appassionato e fedele (di cui il sottoscritto fa fieramente parte) , la serie chiuse nel 2007 e dopo alcune incarnazioni poco fortunate (New Exiles del 2008 e Exiles del 2009) la Marvel accantonò il gruppo. Fino ad oggi, aprile 2018.
La Casa delle idee ci riprova, affidando la serie a Saladin Ahmed e al talento spagnolo Javier Rodriguez, di recente attivo su Doctor Strange and the Sorcerers Supreme.
Nonostante un team artistico promettente, il primo numero non si discosta molto dal tipico canovaccio della nascita di un supergruppo, grazie al ritorno in scena del Non-Visto (il Nick Fury originale che fa le veci dell’ Osservatore dopo gli eventi di Original Sin) e del Thallus, il bracciale capace di trasportare gli Exiles a spasso nel tempo e nello spazio. L’oggetto evoca a sé Blink, la mutante originaria dell’Era di Apocalisse, un tempo leader della squadra di viaggiatori temporali. Da qui inizia il suo viaggio attraverso le dimensioni per reclutare una nuova squadra (in questo numero, una anziana Kamala Khan – a.k.a. Ms. Marvel – e Iron Lad degli Young Avengers) e fermare il Divoratore del tempo che sta distruggendo universi paralleli al nostro. A questa trama già di per sé non entusiasmante si aggiunge la prosa lenta e sovrabbondante di Ahmed, che non sembra ancora a suo agio con la caratterizzazione dei personaggi e la costruzione di una atmosfera che sia interessante e che al tempo stesso omaggi il passato della serie. Javier Rodriguez, al contrario, riesce a costruire tavole dinamiche e ricche di particolari, che riescono non solo a conferire una certa dinamicità e brillantezza al racconto, ma anche a caratterizzare i personaggi e le loro emozioni.
Una partenza in chiaroscuro dunque, che non riesce né ad attrarre nuovi lettori, né a soddisfare i vecchi fan.
Anche alla mutante Domino, nata nel 1992 dalle menti di Fabian Nicieza e Rob Liefeld sulle pagine di X-Force, tocca l’onore di una serie il cui primo numero ha letto per noi Federico Beghin.
È una mercenaria, fa cose brutte in cambio di denaro e ha dei poteri molto particolari. Neena Thurman si presenta così ai lettori della sua nuova serie Domino, scritta da Gail Simone e disegnata da David Baldeón. Lo stratagemma utilizzato dall’ex sceneggiatrice di Batgirl per introdurre velocemente, ma efficacemente, la protagonista è valido: con due battute, pronunciate da Domino per convincere un cagnolino a non “adottarla” come padrona, sono subito chiari personalità, lavoro e abilità della mutante.
La prima parte di Killer instinct si sviluppa prevalentemente sotto forma di un lungo flashback che presenta tre situazioni diverse. Della prima, una missione segreta nei boschi, è interessante il risvolto sociale, dal momento che si fa accenno alla timber piracy, un problema rilevante negli Stati Uniti, in particolare in Kentucky. Successivamente, con la festa a sorpresa per il compleanno di Domino, il ritmo cala eccessivamente e perché la lettura torni avvincente bisogna pazientare fino alle ultime sequenze, concluse da un colpo di scena che lascia col fiato sospeso in attesa del secondo numero.
La copertina è realizzata da Greg Land col suo stile subito riconoscibile, molto diverso dal tratto del disegnatore degli interni: se solitamente Land fa largo uso di primi piani, David Baldeón predilige inquadrare le scene da lontano, anteponendo il dinamismo dei movimenti e il linguaggio del corpo agli sguardi e alle pose plastiche. Il segno nervoso dell’artista di Spirits of vengeance ricorda quello di John Timms, penciler della serie DC Comics dedicata a Harley Quinn.
In attesa di vedere apparire Domino nel secondo film di Deadpool, è possibile scoprire di più sul personaggio con questa proposta che, oltre a cavalcare l’onda della pellicola in uscita, sembra voler aggiungere nuove tessere a quelle già disposte sul tavolo in oltre venticinque anni di storie.
L’altre novità Marvel è:
- Venomized #1
Cullen Bunn, Iban Coello, Matt Yackey
DC Comics
Doppio esordio per la New Age of Heroes di casa DC Comics, etichetta che accoglie i nuovi eroi nati in seguito agli eventi di Metal.
Se The Immortal Men di Jim Lee e James Tynion IV risulta in parte una delusione in questo primo numero, soprattutto a causa delle tavole di un Lee sottotono che non viene certo esaltato dalle chine del sodale Scott Williams e di Richard Friend, il secondo debutto – The Curse of Brimstone – si rivela essere a oggi la testata più originale e convincente dell’intero gruppo. Di seguito, l’analisi di David Padovani.
Questa nuova serie con protagonista un misterioso personaggio che compare esclusivamente nella prima e nelle ultime due pagine dell’albo, si fregia dell’appellativo di “miglior esordio” tra il parco di nuove testate lanciate dalla DC dall’inizio del 2018 per presentare ai lettori nuovi eroi nati dalle conseguenze di Metal.
Il merito del buon impatto del primo numero di The Curse of Brimstone va suddiviso tra entrambi i suoi creatori, Philip Tan e Justin Jordan.
Quest’ultimo supporta con dialoghi ben scritti, realistici ed efficaci una narrazione che ha nell’inedita ambientazione degli Stati Uniti rurali e devastati dalla crisi economica il punto di forza, associato a personaggi psicologicamente credibili e caratterizzati in poche battute.
Su questo canovaccio Tan, in splendida forma e accompagnato dal bravo Rain Beredd ai colori, crea una serie di tavole dalla variegata struttura e dall’ottimo storytelling ricche di particolari quanto di primi piani, che per certi aspetti – quali il segno oscuro e sporco e una accentuata caricaturalità delle espressioni – riportano alla memoria il lavoro fatto da Sam Kieth sul suo The Maxx negli anni ’90.
Questo primo numero alla fine si rivela essere dunque un efficace introduzione a quella che dalle premesse si annuncia come una serie originale che, se ben sviluppata nelle prossime uscite, potrebbe annoverarsi tra le sorprese positive della New Age of Heroes.
Image Comics
Numerosi gli esordi in casa Image Comics, a cominciare da The Dead Hand #1 di cui ci parla Marco Marotta.
1991. Il muro di Berlino è caduto, l’Unione Sovietica è collassata e la guerra fredda è solo un ricordo. Almeno ufficialmente, perchè nell’ombra si annidano ancora intrighi e oscure verità in grado di influenzare il corso stesso della storia. Queste le premesse di The Dead Hand, nuova serie spionistica della Image, firmata da Kyle Higgins.
L’autore decide di adottare un approccio oltremodo criptico alla narrazione, limitandosi a seminare indizi che rimandano a un quadro più ampio, senza però fornire al lettore i mezzi per decodificare quanto sta accadendo. Si arriva, insomma, alla fine dell’albo con la testa piena di domande e nessuna risposta. È proprio questo, tuttavia, a rendere la lettura coinvolgente; il mistero che circonda la fantomatica Dead Hand del titolo è ben congegnato e porta a un twist finale piuttosto intrigante e che lascia una bruciante curiosità di conoscere i futuri sviluppi della storia.
Neppure il ruolo del protagonista, l’ex agente dell’intelligence americano Carter Carlson, è ancora ben chiaro ma, nonostante ciò, va dato credito a Higgins di essere riuscito a renderlo un personaggio accattivante, grazie a un lungo flashback che ne approfondisce il passato e il carattere. Effettivamente, però, c’è anche da dire che questo rende la parte centrale dell’albo la più debole per quanto riguarda il ritmo.
I disegni di Stephen Mooney si caratterizzano per un tratto essenziale e pragmatico, che mette in evidenza la “recitazione” dei personaggi e la cui staticità ben si adatta a una sceneggiatura che comunque non prevede sequenze troppo dinamiche. Un’atmosfera fosca, perfettamente in linea con la materia trattata, è infine garantita dalla colorazione di Jordie Bellaire, dai toni smorzati e giocata sul contrasto tra tonalità fredde e calde.
Le altre novità Image sono:
- Analog #1
Gerry Duggan, David O’Sullivan, Jordie Bellaire - Crude #1
Steve Orlando, Garry Brown, Lee Loughridge - Isola #1
Brenden Fletcher, Karl Kerschl, Msassyk
Dark Horse Comics, Aftershock Comics, BOOM! Studios, IDW Publishing, Dynamite Entertainment
In Dark Horse Comics esordisce la miniserie prequel in cinque parti di 300, Xerxes – The Fall of the House of Darius and the Rise of Alexander, dedicata al sovrano dei persiani e firmata ovviamente da Frank Miller supportato da Alex Sinclair ai colori.
Sempre per la casa del Cavallo Nero parte un’altra miniserie di stampo fantascientifico, Resident Alien – An Alien in New York #1 (di 4) di Peter Hogan e Steve Parkhouse.
IDW Publishing presenta Demi-God #1, terzo titolo (dopo Dread Gods e Giantkillers) facente parte della nuova linea editoriale nata dalla collaborazione tra IDW Publishing e Ominous Press, che ha letto per noi Marco Marotta.
Demi-God è una miniserie in tre numeri, scritta da Ron Martz. Il protagonista, Jason McAndros, è il classico perdente: un ragazzo gracile, trasandato, svogliato, senza amici, dalla vita sentimentale inesistente e insoddisfatto del proprio lavoro. La sua vita subisce però una svolta quando, impugnata una mazza da baseball magica, viene investito di incredibili poteri divini e si trasforma nel supereroe Demi-God, reincarnazione del leggendario Hercules.
Se da un lato non si possono negare i parallelismi con svariati altri personaggi del fumetto americano (su tutti, Shazam della DC Comics o anche Superior di Mark Millar), bisogna dire che Martz riesce a dare al suo eroe una caratterizzazione convincente, da smargiasso che vede nei suoi nuovi poteri un’occasione di rivalsa su una vita fino a quel momento miserevole, apparentemente indifferente alle responsabilità che tali poteri comportano. Caratterizzazione che emerge prevalentemente nei due riusciti siparietti metafumettistici, posti in apertura e in chiusura dell’albo, nei quali Demi-God sfonda la quarta parete e si rivolge direttamente al lettore.
È però nella parte centrale che il fumetto inizia a scricchiolare. La struttura della narrazione appare infatti legnosa, laddove la progressione della vicenda è affidata ad espedienti narrativi artificiosi e a personaggi stereotipati che mettono in mostra una serie di reazioni umane poco credibili.
Poco esaltanti sono anche i disegni di Andy Smith, penalizzati da proporzioni anatomiche non sempre azzeccate, espressioni facciali a tratti poco plausibili o addirittura grottesche, mancanza di dinamicità e conseguenti pose plastiche assunte dai personaggi in praticamente ogni vignetta, oltre che (tolte un paio di tavole) una generale piattezza dei fondali. Dignitosa la colorazione di Michael Atiyeh, che riesce a dare volume alle superfici e alle forme anatomiche ma che tuttavia non si distingue per scelte cromatiche particolarmente ispirate.
Sempre per IDW segnaliamo anche lo one-shot Rom:Tales of the Solstar Order #1 – Special Edition firmato da Christos Gage e Chris Ryall per i disegni di Guy Dorian Sr. e le chine di Sal Buscema, con i colori di Alessandra Alexakis, e il ritorno di Sonic The Edgehog di Ian Flynn, Tracy Yardley, Jim Amash, Bob Smith e Matt Herms.
Chiudiamo con una carrellata delle novità presentate dalle altre case editrici indipendenti statunitensi:
- Aftershock Comics:
Brothers Dracul #1
Cullen Bunn, Mirko Colak - BOOM!Studios:
Robocop Citizen Arrest #1
Brian Wood, Jorge Coelho, Doug Garbark - Dynamite Entertainment
Swashbucklers – The Saga Continues #1
Marc Guggenheim, Andrea Mutti, Chris Sotmayor
Esclusive Comixology
Simone Rastelli come sempre ci parla di un paio di novità indipendenti disponibili sulla piattaforma digitale Comixology.
Marissa Jäger is not a Witch Hunter
Marissa Jäger is not a Witch Hunter è un racconto breve autoconclusivo, firmato dalla olandese Niels van Eekelen (testi) e dal brasiliano Paulo Cesar Santos (disegni), che racconta la vita quotidiana di Marissa (Mare) Jäger che, effettivamente, non è una cacciatrice di streghe ma una assorbitrice di magia professionista. Il lavoro le dà grandi soddisfazioni e stabilità economica, ma le assorbe letteralmente i giorni, togliendole la possibilità di avere una vita privata.
Ben supportata dal bianco e nero di Santos, efficace tanto nella resa sintetica dei volti – e delle mani! – quanto degli ambienti, la van Eekelen tratteggia i personaggi con leggerezza e delicatezza di toni, in modo tale che, pur nella breve spazio di sedici tavole, riesce a sbalzarli sullo sfondo da urban fantasy della vicenda. Oltre a Melissa, la sua amica Mikayla, che la presenta sempre come “cacciatrice di streghe” e cerca di trovarle occasioni per conoscere ragazze, e Tisha.
Il risultato è una commedia romantica molto lineare e composta, di lettura gradevole; in particolare, l’equilibrio nella composizione degli elementi è ben dimostrato dal fatto che, proprio attraverso le relazioni fra le tre protagoniste, la messa in scena trasmette una chiara sensazione di profondità del mondo di ambientazione. Infatti, oltre alle domande su come evolveranno le relazioni fra le tre ragazze, è inevitabile chiedersi quale sia il ruolo della magia, che cosa facciano le streghe e le loro cacciatrici e, in generale, come si svolga la vita quotidiana nel mondo di Marissa. Purtroppo non risultano annunci di un seguito di quello che è a tutti gli effetti, un pregevole episodio pilota.
Chi cercasse ulteriori informazioni sugli autori, può consultare I loro siti web: Niels van Eekelen e Paulo Cesar Santos.
Il primo albo di Meghana Cove, serie scritta e disegnata da John S. Troutman, introduce personaggi e scenario della vicenda: la neo miliardaria Meghana Rao ha costruito un parco a tema su un’isola al largo dell’Oregon, con circa tremila abitanti. Costituito lo staff, si appresta ad inaugurarlo, quando sull’isola stessa viene individuato un agente patogeno mortale. La Presidente degli Stati Uniti, in accordo con il Congresso, stabilisce l’embargo totale nei confronti dell’isola, sulla quale iniziano a scoppiare i primi disordini.
Tutte le scene sono caratterizzate da fitti dialoghi che tratteggiano uno a uno i personaggi del folto cast – in molti casi rivelandoci parte delle loro vite -, e alludendo alle loro relazioni pregresse, in particolare a quella fra Meghana Rao e la Presidente. Visivamente, Troutman usa un bianco e nero senza sfumature né tratteggi, con un tratto spesso e continuo e affida l’espressività dei personaggi a una marcata mimica facciale, amplificata dall’utilizzo sistematico di piani medi e primi piani.
Assistiamo quindi a una lunga carrellata di spiegazioni e introduzioni, che, pur ritmate e vivaci nei dialoghi, forniscono molte informazioni ma di per sé non appassionano particolarmente. Chiaro l’intento di suscitare empatia nei confronti dei tanti personaggi prima di dare il via a quella che il racconto stesso, citando Il Signore delle mosche, ci annuncia essere una storia sulla lotta per la sopravvivenza in una comunità lasciata a sé stessa. La parte interessante, insomma, deve arrivare e forse sarebbe valsa la pena aumentare la tensione di questo prologo, che a tratti scorre in modo farraginoso.
Vi salutiamo, annunciandovi che l’appuntamento con First Issue #24 sarà il 9 maggio prossimo, esattamente a dodici mesi dalla nascita della rubrica. Per tale motivo festeggeremo con una puntata speciale più corposa del solito.
Stay tuned!
[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]