A novembre 2023 è uscito per BeccoGiallo Mel Brooks e Sid Caesar – È bello essere il re! (qui la nostra recensione), nuovo fumetto di Isabella Di Leo dopo il suo esordio con Triplo guaio (qui la nostra recensione) e dopo Si può fare! (qui la nostra recensione), opera del 2021 nella quale raccontava la genesi del film Frankenstein Junior.
Anche al centro del nuovo fumetto troviamo il regista Mel Brooks, ma in questo caso viene raccontato nei primi anni della sua carriera quando, grazie al fortunato incontro con il mentore Sid Caesar, è approdato nella writing room della popolare trasmissione televisiva Your show of shows.
In questa nostra intervista, Isabella parla in maniera approfondita della nascita e delle caratteristiche di È bello essere il re, ma ha modo di accennare qualcosa anche di Vite sospese, il suo nuovo libro uscito a marzo 2024 sempre per BeccoGiallo.
Ciao Isabella, e grazie per la tua disponibilità.
A tre anni dall’uscita di Si può fare! possiamo tirare le fila: com’è stato accolto dal pubblico, quali pareri hai raccolto nel corso del tempo?Devo dire che sono rimasta davvero contenta del modo in cui la graphic novel è stata accolta, tanto da essere stata anche ristampata. Ho conosciuto tantissimi altri fan del film Frankenstein Junior e alcuni di loro non avevano nemmeno mai preso in mano un fumetto, sapere di avere avvicinato della gente a questa arte meravigliosa grazie a un film che tutti amiamo è per me una grande soddisfazione! Altra grandissima gratificazione è stata quella di collaborare con la Nexo Digital, che in Italia è il distributore ufficiale del film: quando lo hanno proiettato nelle sale per una settimana nel 2023, chiunque si fosse presentato al cinema con una copia del libro poteva entrare con uno sconto.
Da dove nasce l’idea di parlare dei primi anni di carriera di Mel Brooks?
L’idea è arrivata nel 2019, quando BeccoGiallo mi ha accettato l’idea di fare un fumetto su Frankenstein Junior. Mentre leggevo la biografia Funny Man di Patrick McGilligan sull’incredibile vita di Mel Brooks mi resi conto di quante storie incredibili potevo ancora raccontare, ambientate vent’anni prima dei fatti che ho narrato in Si può fare!; ma in quel momento non potevo distrarmi, quindi ho preso appunti e ho pensato “bene, se Si può fare! andrà bene tornerò su queste altre idee e le svilupperò.” Per fortuna è andata esattamente così!
Che differenze ci sono tra il Mel Brooks di Si può fare! e quello dell’ultimo libro? Come hai lavorato sulla caratterizzazione del personaggio?Il Mel Brooks di È bello essere il re! è giovane, spavaldo, arrogante, impertinente e senza alcun controllo. Il Mel Brooks di Si può fare! è uguale… ma con qualche anno in più sulle spalle! Scherzi a parte, il lato che ho potuto mostrare nel nuovo fumetto è quello più fragile e nascosto, forgiato da anni difficili vissuti in povertà e come soldato durante la Seconda Guerra Mondiale. Molte delle sue nevrosi e insicurezze sono le stesse che molti giovani provano anche oggi, ecco perché secondo me è una figura con cui è facile identificarsi e provare empatia.
Quanto ti sei dovuta documentare sul contesto in cui si muovevano i protagonisti del fumetto e da dove hai attinto le informazioni biografiche e quelle utili per ambientazione e periodo storico?
Ho letto la biografia e l’autobiografia di Mel Brooks, l’autobiografia di Sid Caesar, stralci di altri libri di ex colleghi che lavorarono con lui negli anni Cinquanta, tonnellate di articoli di giornale e visionato ore di interviste. È stato un lavoro molto più complicato rispetto al libro precedente perché c’erano molti più personaggi in campo, ma mi sono divertita molto!
La TV americana ha un ruolo importante nella storia di È bello essere il re!: parlando del programma Your show of shows infatti hai potuto approfondire alcuni elementi di quel mondo. Ci vuoi parlare di cosa hai imparato al riguardo e di cosa ti ha maggiormente interessata?Mel Brooks mi ha introdotto all’affascinante mondo dello showbusiness già quando avevo diciassette anni. Gran parte dei sui film sono satira alla lavorazione stessa dei film, penso ad esempio a Per favore non toccate le vecchiette, L’ultima follia di Mel Brooks o Essere o non essere: il punto focale sono sempre il cinema e il teatro stessi, perché ha sempre voluto raccontare un mondo in cui lui stesso è cresciuto artisticamente fin da ragazzino, e io ho conosciuto l’ambiente tramite i suoi film e i racconti della sua vita. La televisione che ha vissuto Mel Brooks (e Sid Caesar, il co-protagonista della storia) è una televisione che oggi non esiste più: erano gli anni dei primi varietà, un ibrido tra il teatro del vaudeville e la televisione moderna. Si faceva tutto dal vivo, in diretta, l’unica pausa era un minuto di pubblicità e in quel minuto avevi giusto il tempo di cambiarti il vestito per passare allo sketch successivo. Quindi, come si dice in inglese, era tutto un fight or flight. Solo quando mi sono approcciata alla storia della carriera di Sid Caesar ho capito davvero quanto potesse essere prosciugante, debilitante e stressante la vita di un artista di televisione.
Sid Caesar è a tutti gli effetti il co-protagonista dell’opera, per quanto sicuramente meno noto – almeno in Italia – rispetto a Mel Brooks: cosa ci puoi dire di lui? Quali sono stati i dettagli di caratterizzazione che lo differenziano dall’allievo-amico e che ti sei divertita a inserire per costruire il personaggio?Sid era e rimane una figura chiave e fondamentale nella vita di Mel Brooks: è stato più di un mentore, è stato il padre che non ha mai avuto. Gli ha insegnato il mestiere e a capire come e cosa fa ridere la gente.
Mel è nato con un talento raro: molti colleghi lo definivano “la persona più divertente del mondo”, era sempre on e raramente riusciva a spegnersi e stare in silenzio. Il mondo era solo un altro palco in cui esibirsi e le risate il suo carburante; il suo ego sembrava urlare continuamente “guardatemi, sono qui! Esisto!”. Sid Caesar invece era l’opposto, nella vita fuori dal palco era un uomo taciturno e timido: un collega una volta ha fatto un viaggio in auto con lui per un’ora e mezza e racconta di non avergli sentito spiccicare una sola parola; Mel Tolkin (un altro dei personaggi che ho rappresentato nel fumetto) diceva spesso che “un buongiorno di Sid Caesar è già una grande conversazione” e racconta che durante Your Show of Shows i pezzi più deboli erano quelli in cui Sid doveva intervistare gli ospiti o accoglierli, perché doveva usare parole sue, essere se stesso, e non ne era molto capace, a volte balbettava o sbagliava. Non era bravo a interpretare sé stesso. Ma quando cominciava uno sketch Sid persona spariva ed entrava in scena Sid personaggio e la musica cambiava, diventando la persona carismatica che tutti pubblicamente conoscevano. La figura del pagliaccio triste gli calzava perfettamente, il fuggire dalle pressioni del lavoro per rifugiarsi dietro la maschera di un personaggio.
La comicità è certamente un elemento imprescindibile quando si parla di Mel Brooks e Sid Caesar, ma È bello essere il re! affronta anche argomenti più seri come lo stress post-traumatico e la difficoltà di gestire il successo: com’è stato trattare questo tipo di tematiche all’interno della storia?
Molto intenso, direi. Sono una persona decisamente empatica e quando racconto della vita di qualcuno mi calo davvero nei suoi panni. Inoltre, soffrendo anche io di ansia e attacchi di panico mi sono sentita molto coinvolta in alcuni degli aneddoti che ho raccontato.
Si pensa molto spesso, erroneamente, che solo perché fai il comico devi essere una persona molto felice… niente di più distante dalla realtà! Mel Brooks ha detto che “l’ironia è solo un’altra forma di difesa contro l’universo” e concordo al 100% con lui.
In Si può fare! c’era il rapporto tra Mel Brooks e Gene Wilder, in È bello essere il re! quello tra il regista e Sid Caesar: in entrambi i casi praticamente dei bromance. Come ti trovi nel raccontare storie di amicizie maschili così affiatate e viscerali?Non ho mai pensato di calcare la mano per fanservice o per feticizzare il bromance, tutto ciò che ho raccontato viene fuori da un’approfondita ricerca sui personaggi. Ma se ci fai caso le due coppie hanno un elemento in comune: Mel Brooks. È lui infatti che vive le amicizie maschili in maniera così profonda (basti pensare anche alla sua amicizia profondissima durata settant’anni con Carl Reiner, ne hanno parlato numerosi articoli sui giornali e sul web). Sua moglie Anne Bancroft ha sempre detto di lui che è molto cameratista, probabilmente per via del suo forte attaccamento ai fratelli maggiori e dell’esperienza in trincea. Unisci a questo “pastiche” i suoi daddy issues e hai la ricetta perfetta per essere predisposto a sviluppare rapporti bromance.
Come hai lavorato sul disegno? Tecnicamente, che strumenti usi? Che differenze ritrovi personalmente tra il tuo lavoro nel libro precedente e in questo?
Ho lavorato nella stessa maniera, in digitale con la tavoletta grafica, ma essendo stato un progetto durato quattro anni il mio stile si è evoluto molto di mese in mese. È molto evidente mettendo a confronto i due fumetti.
Sui tuoi profili social hai inserito alcune “scene tagliate” dal fumetto: come mai hai voluto condividerle in questa maniera e in che modo hai scelto quali sequenze “premiare”?
È bello essere il re! conta più di 250 tavole, a un certo punto ho temuto che BeccoGiallo potesse tagliare delle parti… per fortuna è stato tenuto tutto ma ho volontariamente deciso di eliminare alcune idee perché non erano così fondamentali ai fini della trama. Molte erano gag e siccome per me è sempre un piacere raccontare questi personaggi, ho pensato che ai miei follower potesse far piacere leggere qualche scenetta extra.
Recentemente hai avuto modo di incontrare Ezio Greggio e Enzo Iacchetti, ai quali hai mostrato i tuoi fumetti vista la loro amicizia con Mel Brooks: cosa ci racconti di questa esperienza?Avrei voluto avere più tempo a disposizione, ma giustamente dopo la fine della registrazione di Striscia la Notizia bisogna dare l’opportunità a tutti di fare una foto coi conduttori. Però sono riuscita a convincere uno dei responsabili a lasciarmi per ultima in modo che potessi consegnare loro un regalo. Così una volta rimasta solo io mi sono fatta avanti e ho dato loro la copia del fumetto: quando Ezio ha letto “Mel Brooks e Sid Caesar” nel titolo gli si sono illuminati gli occhi e ha esordito con “Questo glielo spedisco subito a Mel!”; io in realtà l’avevo portata per lui e magari me lo ha detto solo tanto per dire, ma è una frase che mi ha comunque riempito di gioia. Spero lo faccia per davvero a questo punto!
Comunque sono io in primis una fan, quindi mi ero portata dietro il DVD del loro film insieme, Svitati, e me lo sono fatta autografare… ora è diventato ancora più prezioso!
A inizio marzo è uscito Vite sospese, la tua nuova opera edita sempre da BeccoGiallo. Di cosa parla questa nuova storia e qual è la sua genesi?BeccoGiallo è stata contattata dalla cooperativa Generazioni FA che segue giovani in difficoltà, chiedendo di poter tirare fuori una storia a fumetti su degli incontri che sono avvenuti tra i loro ragazzi e degli anziani di una casa di riposo. Volevano un mezzo per poter raccontare questo ponte intergenerazionale e cosa è accaduto durante questi incontri. L’editore ha pensato che potessi essere la persona adatta per questo tipo di narrazione e non appena ho scoperto del progetto sono voluta salire a bordo!
Che lavoro hai fatto per la costruzione delle personalità e delle voci dei singoli personaggi, così diversi per età e background?
Per le caratteristiche dei personaggi mi sono basata sulle storie personali che sono state riportate nei resoconti degli incontri, naturalmente cambiando i loro nomi reali, e dopo di che ho aggiunto un tocco personale per migliorare la narrazione.
I temi sono diversi e delicati: il divario generazionale, personalità difficoltose, un’esperienza formativa in un ambiente particolare… C’era il rischio di un eccesso di retorica? Come hai tentato di evitarlo nella stesura della sceneggiatura?
Sono partita da storie reali: le operatrici della cooperativa mi hanno detto di essersi commosse leggendo il fumetto e che per un istante hanno pensato fosse meglio “addolcire” alcune parti; a mente fredda hanno però realizzato che stavano reagendo in quel modo per protezione verso i loro ragazzi e che, purtroppo, molto spesso il loro mondo è proprio quello descritto nel racconto e che non c’era alcuna ragione di nasconderlo.
Grazie, Isabella, per il tempo che ci hai dedicato.
Intervista realizzata via mail tra il 16 febbraio e il 7 marzo 2024
Isabella Di Leo
Classe 1988, Isabella Di Leo è una grande appassionata di fumetto, videogiochi, film e serie TV. Diplomata in grafica pubblicitaria, ha da sempre lavorato in questo campo, ma lo sguardo era perennemente rivolto verso un altro orizzonte: il fumetto. Nel 2018 crea il webcomic Triplo guaio (www.triploguaio.it) in cui racconta in chiave ironica e metaforica ciò che ha vissuto quando ha scoperto di avere il cancro al seno. Il fumetto è presente anche sui social www.facebook.com/nuttyisa e www.instagram.com/nuttyisa e nel 2019 viene pubblicato in versione cartacea per l’editore BeccoGiallo.
Nello stesso anno lavora ad altri progetti fumettistici legati al campo dell’oncologia pediatrica.
Nel 2021 è uscito il suo secondo fumetto, Si può fare!, incentrato sul racconto della realizzazione del film Frankenstein Junior, mentre a novembre 2023 pubblica È bello essere il re!, con il quale continua a interessarsi della vita del regista Mel Brooks, in questo caso concentrandosi sui suoi primi anni di attività nella TV americana e sul rapporto con il suo mentore Sid Caesar.
A marzo 2024 viene dato alle stampe Vite sospese, basato su un’iniziativa reale organizzata dalla cooperativa Generazioni FA, volta a far incontrare ragazzi in difficoltà con alcuni ospiti di una casa di riposo.
Tutti e tre i volumi sono editi da BeccoGiallo.