1947: Mel Brooks è un giovane ebreo americano appena tornato dalla Seconda Guerra Mondiale, dotato di uno spiccato talento comico e che sogna di poter trovare la ribalta per dimostrare al mondo dell’intrattenimento le sue capacità. L’occasione nasce dall’incontro con Sid Caesar, showman affermato e titolare del programma televisivo di successo Your show of shows sulla rete NBC, che decide di introdurlo gradualmente nella writing room del suo spettacolo.
Con È bello essere il re! Isabella Di Leo torna a scrivere di Mel Brooks, come già fatto nella sua opera precedente Si può fare! Se in quel caso il focus era sulla genesi del film Frankenstein Junior, stavolta l’autrice indaga i primi passi del regista nel mondo dello spettacolo, dalla gavetta che ha fatto come sceneggiatore televisivo per costruire le basi della propria comicità agli incontri formativi che ha avuto in quel periodo, in particolare con Sid Caesar, che diventa una specie di nume tutelare e una figura quasi paterna per Brooks.
Il tema sembrerebbe essere più ampio rispetto al primo fumetto, ma paradossalmente i suoi connotati da “origin story” permettono al racconto di essere comunque fluido, coerente e completo, segno della maturazione nella scrittura da parte dell’autrice.
Anche il buon numero di personaggi coinvolti viene gestito in maniera più equilibrata di quanto avvenisse in Si può fare!, senza che nessun comprimario risulti in qualche modo sacrificato. Ognuno ha un ruolo, piccolo o grande che sia, che viene supportato dal giusto screen time e da una rappresentazione puntuale, rendendo particolarmente realistiche le scene in cui il team lavora insieme: un clima assai particolare, molto competitivo e teso ma al contempo permeato da una direzione comune, rappresentata dal risultato da portare a Caesar. Senza quel minimo di caratterizzazione necessaria, tale scenario non sarebbe emerso in maniera altrettanto convincente.
Le ultime pagine del volume confermano ulteriormente l’attenzione verso queste figure: l’autrice dedica infatti a ciascuno una vignetta che dà conto di cosa è successo loro dopo gli eventi raccontati nel libro, una postilla che ne completa il ritratto soddisfacendo anche una naturale curiosità.
Ovviamente su tutti giganteggiano le figure di Mel e Sid, i due antieroi della storia e veri protagonisti parimerito della vicenda raccontata da Di Leo.
Il lavoro su entrambi appare meticoloso, denotando le approfondite ricerche che l’autrice ha svolto tra libri, biografie e documentari: con il regista di Balle spaziali la fumettista aveva già adeguatamente preso le misure nella scorsa graphic novel e con il breve spin-off autoprodotto A Playboy’s love story, ma qui riesce a introdurre inserti e sfumature inedite dovute al diverso periodo di ambientazione.
L’elemento appare tanto più evidente osservando le due linee temporali che si alternano: È bello essere il re! è costruito infatti come un lungo flashback raccontato dal protagonista all’attore Gene Wilder la notte in cui i due stanno montando la pellicola di Frankenstein Junior per la prima dell’indomani, e ogni capitolo si apre quindi con un paio di pagine di “cornice”. Tale stratagemma, oltre a legare intelligentemente il volume con il precedente, permette proprio di osservare i piccoli dettagli che distinguono il Mel maturo da quello più giovane.
L’aspirante comico che sognava di farsi strada nello showbiz ci viene infatti raccontato come una persona piena di fragilità, ereditate in parte dal rapporto col padre e in parte dall’esperienza della guerra, in grado di lasciare ferite profonde che emergono in più frangenti. La spavalderia e lo spirito guascone espressi in pubblico sono quindi l’armatura con la quale Brooks tenta di zittire questi tormenti, non sempre riuscendoci.
La tematica dello stress post-traumatico è delicata da trattare, ma Isabella Di Leo riesce a farlo toccando le corde giuste, come già fece con Gene Wilder in Si può fare! In questo caso però la sfida era più complessa: la chiave è stata quella di assecondare il carattere esuberante di Mel Brooks per trovare la giusta dose di equilibrio nello sdrammatizzare la questione, riuscendo a comunicare ancora più potentemente, per riflesso, i momenti in cui il disagio sotteso esplode.
Sid Caesar era invece una figura ancora tutta da esplorare: il vero re del titolo è lui, ma il trono su cui si trova e che si è costruito ci appare presto insidioso e scomodo.
Anche in questo caso l’autrice racconta le fragilità dietro la maschera, mostrando come la forte competitività del mondo dello spettacolo avesse portato un comico dal talento cristallino a infrangersi contro ritmi di lavoro insostenibili e problemi di alcol, nati proprio per fare fronte alla pressione cui era sottoposto.
Di Leo è abile nel tratteggiare un personaggio ambivalente, tanto esuberante quanto in realtà in bilico tra il successo e i suoi demoni interiori.
Il fatto che Caesar fosse visto da Brooks come il proprio nume tutelare non fa che complicare la situazione è rendere la storia più intensa.
La qualità di una brava sceneggiatrice non è solo quella di saper scrivere in modo efficace e coinvolgente e di costruire personaggi interessanti, ma anche quella di individuare la storia giusta. La fumettista è stata acuta nel trovare una vicenda poco nota ma carica del necessario potenziale per farne un racconto umano e dal carattere universale.
Nelle traversie che affrontano Brooks e Caesar, mutatis mutandis, molti lettori si possono rivedere o comunque comprendere le difficoltà che i protagonisti affrontano, pur in una situazione lavorativa certamente peculiare rispetto alla norma.
A parte questo, inoltre, è tutto il dietro le quinte di Your show of shows a costituire motivo di interesse, perché Isabella Di Leo riesce a mettere in scena in maniera chiara e coinvolgente i meccanismi che muovevano la realizzazione del programma, tra riunioni coi responsabili di rete, genesi degli sketch e le infinite ore di brainstorming tra gli sceneggiatori alla “corte” di Sid Caesar. Elementi forse da addetti ai lavori, che vengono però esposti con naturalezza, scorrevolezza e che in questo modo possono incuriosire anche il pubblico meno addentro a certe dinamiche interne all’intrattenimento televisivo.
Per quanto riguarda i disegni, il tratto di Isabella Di Leo appare ancora una volta in maturazione. Rispetto ai già soddisfacenti risultati ottenuti in Si può fare!, con È bello essere il re! emerge come l’artista abbia lavorato sul suo stile per ottenere esiti che fossero più definiti e ottimali.
Si nota immediatamente nel modo di rappresentare i personaggi: le figure umane risultano più plastiche e mobili grazie a una maggior padronanza della recitazione ma soprattutto a una maggiore attenzione verso dettagli dei volti, degli abiti, delle posture e dei movimenti, pur senza rinnegare la forte connotazione cartoonesca del tratto.
Anzi, Di Leo abbraccia definitivamente elementi tipici del fumetto umoristico, in particolare nel modo di rappresentare i volti colti da eccessi di ira, spavento o felicità; in taluni casi le espressioni si fanno quasi stilizzate e caricaturali, con soluzioni grafiche tipiche del manga. Questi stratagemmi, benché da una parte allontanino l’approccio dal segno realistico, dall’altra riescono per convesso a comunicare in maniera efficace e naturale la gamma di emozioni che i personaggi provano di volta in volta.
È interessante il lavoro svolto sulla fisicità di Mel Brooks, notando le leggere differenze tra la sua versione giovanile e quella adulta e confrontandole in ogni caso con la versione che appariva in Si può fare!
Ancor più notevole è il confronto tra Brooks e Sid Caesar: quest’ultimo è un uomo imponente, decisamente alto e con un petto piuttosto largo, caratteristiche accentuate dagli abiti eleganti che indossa. Rispetto al mingherlino che decide di prendere sotto la propria ala, la disparità fisica risalta ancora di più e rende immediato anche a livello visivo il rapporto “padre-figlio” che si instaura tra i due.
Il taglio delle tavole mantiene sempre un ottimo equilibrio tra scansione regolare delle vignette e gabbia libera, della quale l’autrice non abusa.
Pur non mancando quadruple, riquadri che si sovrappongono e altri dalle forme meno classiche, nel complesso la costruzione della pagina privilegia una certa chiarezza espositiva di cui si giova il racconto, denotando una certa sinergia tra testo e disegni.
È inoltre valida e ben giocata, per quanto non innovativa, la scelta di dividere il volto in primo piano di Mel Brooks tra presente e passato per siglare il passaggio tra i due piani temporali.
Alcune eccezioni notevoli servono a dare risalto a scene particolari, che diventano quasi delle illustrazioni tanto sono curate nel dosaggio degli elementi inseriti, dei dettagli e del colore: la tavola con Sid sdraiato sui sedili anteriori dell’auto, con in bocca un sigaro e in mano varie banconote, colpito da un raggio di sole che passa attraverso il vetro del parabrezza è un ottimo esempio di questo tipo di immagini evocative.
Il lavoro sulla colorazione è pure lodevole, perché anche senza eccessi particolari riesce a creare l’atmosfera adatta alle varie scene ed è in grado di proporre tonalità particolarmente suggestive nei momenti più intensi del racconto.
Un lato negativo sono invece gli sfondi, in particolare negli esterni: mentre infatti all’interno di stanze ed edifici l’artista riesce bene o male a caratterizzare gli spazi con alcuni oggetti, soprattutto quando si tratta di raffigurare palco e dietro le quinte della trasmissione, nell’illustrare ambientazioni cittadine e palazzi il tratto si impoverisce nettamente, con forme fin troppo elementari, asettiche e bidimensionali.
In altre occasioni, per quanto rare, certe vignette concedono troppo alla stilizzazione delle azioni, con un effetto straniante rispetto al resto del lavoro e con proporzioni eccessivamente stiracchiate, anche cogliendo l’intento dietro a quella scelta estetica.
È bello essere il re! è un’opera a tratti intimista, capace però di non rinunciare a una certa comicità di fondo, che si rendeva necessaria considerando i soggetti al centro della storia: il loro approccio stesso alla vita, al netto di tutte le complicazioni, ha dettato in qualche modo il mood di diverse scene, insieme alla formidabili battute che hanno modo di veicolare, quasi sempre riprese da vere idee di Brooks e Caesar.
Ne beneficia in questo modo anche il ritmo del racconto, sostenuto e dinamico, ottimo per bilanciare tematiche più dure e per arrivare a un fumetto che va oltre la semplice agiografia.
Abbiamo parlato di:
Mel Brooks & Sid Caesar: È bello essere il Re!
Isabella Di Leo
BeccoGiallo, 2023
304 pagine, brossurato, colori – 23,00 €
ISBN: 9788833142968
Per chi volesse approfondire:
Si può fare: intervista a Isabella Di Leo
Frankenstein Junior: l’amicizia dietro la pellicola
A Playboy’s love story (Di Leo)