Ogni numero di Julia costituisce un piccolo universo compiuto: ogni albo offre al lettore, anche occasionale, le coordinate per orientarsi all'interno della serie, ma allo stesso tempo si apre alla realtà esterna, ospitando riferimenti a temi d'attualità o di cronaca come i vaccini (nel numero 277) o il cyberbullismo, come accade in questo in questo episodio.
Si tratta di inserti talvolta anche marginali, non strettamente necessari ai fini della trama, ma che danno respiro alla storia e allo stesso tempo costituiscono un valore aggiunto, dal carattere quasi didattico, all'albo. Che in questo modo supera i confini del “semplice” intrattenimento, le trappole della ripetitività seriale e quell'attitudine all'autoreferenzialità un po' autarchica in cui alle volte scadono gli albi autoconclusivi.
All'interno di un registro narrativo caratterizzato da una forte verosimiglianza, gli autori non esitano a raccontare personaggi e situazioni peculiari, che svicolano dai luoghi comuni ma che riescono a risultare vivi e vividi grazie sopratutto a dialoghi capaci di restituire tutta l'umanità degli attori. Lavorando di lima per poi azzardare con battute che, grazie a felici intuizioni, colgono il lettore piacevolmente alla sprovvista. Diventa così possibile dare credibilità a un personaggio originale come quello di Jessica e alla serie di relazioni imbastite dalla donna, attorno alle quali fa perno l'intera vicenda.
Come da tradizione, la soluzione del caso si consuma nelle pagine finali e in maniera piuttosto repentina.
Una scelta che può lasciare insoddisfatti gli appassionati della detection ma che risponde alla volontà degli autori di investire soprattutto sulla costruzione di una storia sfaccettata e compiuta, densa per temi, umanità e capacità di intrattenere, piuttosto che sulla macchinosa e cervellotica risoluzione di un enigma.
Quello che più interessa è non tanto mostrare chi sia il responsabile quanto il perché e quale percorso lo abbia condotto a diventare un assassino. E le indagini, più che una ricerca di indizi da mettere in relazione tra loro, sono sostanzialmente incontri con le storia che ognuno degli attori ha da raccontare; indagini che in questo episodio sono condotte dal fidato amico di Julia, l'investigatore privato Leo Baxter.
Ennesima variazione del canovaccio che mostra come il cast delle serie sia sufficientemente adulto da sopportare anche la parziale messa da parte della protagonista, e la voglia di divertire (e probabilmente divertirsi) degli autori sfruttando gli spazi di manovra a loro disposizione.
I disegni di Giuseppe Candita interpretano ottimamente la sceneggiatura di Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero. Per la cura degli sfondi e l'attenzione ai dettagli, ma soprattutto per l'impegno nel dare a ciascuno dei numerosi personaggi dell'albo una fisionomia e una espressività efficacissime, tanto apprezzabili esteticamente quanto utili a orientarsi all'interno di un albo così ricco di comprimari.
Vale la pensa segnalare quella che pare una scelta perlomeno bizzarra: la copertina di Cristiano Spadoni mostra il cadavere di una donna la cui fisionomia niente ha in comune con quella che gli sceneggiatori e il disegnatore hanno pensato e realizzato per il personaggio, fisionomia che, nell'economia della vicenda, ha un ruolo tutt'altro che marginale.
Abbiamo parlato di:
Julia #228 – La piscina
Giancarlo Berardi, Maurizio Mantero, Giuseppe Candita
Sergio Bonelli Editore, settembre 2017
130 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,00 €
ISSN: 977112717700570228