Teresa Radice e Stefano Turconi hanno iniziato la loro carriera separatamente: lei sceneggiatrice, lui disegnatore, sono approdati in Disney lavorando per storie su Topolino, W.I.T.C.H., X-Mickey e PK, fino a quando non si sono conosciuti, innamorati e sposati. Da allora è nato un sodalizio artistico che sotto le insegne della Casa Senza Nord (nome del loro blog ma soprattutto del loro covo creativo) ha prodotto diverse storie di alto profilo per Topolino (Pippo Reporter, Zio Paperone e l’isola senza prezzo, L’isola del tesoro, Ducks on the road) e alcune opere extra-Disney quali Viola Giramondo per Tunué e Il porto proibito per Bao Publishing, vincitore del Gran Guinigi a Lucca Comics 2015.
Nel 2017 sono usciti, sempre per Bao, il fumetto per l’infanzia Orlando curioso e il segreto di Monte Sbuffone e la graphic novel Non stancarti di andare.
Ciao Teresa e Stefano, e bentornati sulle nostre pagine.
Cominciamo la nostra chiacchierata da Non stancarti di andare, la vostra ultima fatica edita da Bao Publishing. Da dove è nata l’idea e l’esigenza di raccontare questa storia?
Tere&Ste: È nata da un bisogno: dalla voglia di raccontare la Siria che avevamo vissuto noi nel 2007, durante un viaggio di dieci giorni con una guida locale. Volevamo dire dell’estrema accoglienza trovata ovunque, degli incontri che ci sono rimasti nel cuore; desideravamo opporre quel mondo di apertura e dialogo, quel mondo di naturale incontro tra diversità, alle immagini di devastazione e conflitto che oggi ci vengono continuamente rimandate di quei luoghi.
L’opera si contestualizza nel momento storico presente in modo definito, al contrario di altri vostri lavori: qual è il filo rosso che la collega a fumetti come Il porto proibito, Viola Giramondo, Orlando Curioso e la vostra produzione disneyana?
Tere: Il viaggio, la scoperta dell’altro, l’incontro tra diversità, la famiglia (non necessariamente biologica) come porto sicuro. A pensarci bene, sono un po’ i temi di tutte le nostre storie.
Parlare di mondo arabo e di migrazioni al giorno d’oggi è rischioso: davvero una storia d’amore può essere la chiave per raccontare certi argomenti sfuggendo alle maglie della strumentalizzazione politica?
Tere&Ste: Non è forse la forza che fa girare il mondo, l’amore? ;-). Noi, comunque, non avevamo come prima intenzione quella di mandare messaggi: volevamo, come sempre, raccontare una storia. Una storia per dire qualcosa, naturalmente… ma sempre – e prima di tutto – una storia.
Una storia sull’importanza dell’attesa in un mondo che sembra non sapere più cosa significhi farlo: perché una scelta così controcorrente da parte vostra?
Tere: Sai che ce ne accorgiamo ora, perché ce l’hai fatto notare, che è “controcorrente”? Ma, d’altra parte, cosa ti puoi aspettare da due che lavorano ancora per lo più “a mano”, che non guardano la TV, che non sono sui social (e una dei due non ha neanche mai avuto un cellulare!!) e che sognano un posticino lontano dal mondo, sulle montagne del lago, dove ritirarsi ad ascoltare il crepitare del fuoco nel camino, i versi degli animali del bosco e i sussurri del vento tra gli alberi?
Scherzi a parte, è l’attesa a dare sapore e senso alle cose, no? La lunga salita al rifugio rende più appetitoso un bel piatto di polenta, ci vuole tempo per fare le cose per bene, che si tratti di costruire un edificio o un libro… e servono nove mesi perché nasca un bambino. L’attesa ti allena alla pazienza, alla fiducia, alla determinazione. L’attesa ti rivela se desideri veramente quello che stai attendendo.
Il fumetto ha saputo già dimostrare di poter parlare di attualità con un taglio diverso da quello giornalistico ma pur sempre con efficacia: qual è l’obiettivo del vostro fumetto, a chi vorreste parlare, che reazioni vorreste suscitare?
Tere&Ste: Michele Foschini, nel primissimo incontro su Non stancarti di andare, in tipografia, ha detto così: “Se avete anche solo un briciolo di intolleranza verso il diverso, verso altre etnie, questo libro ve la curerà”. Dovesse valere anche per un solo lettore, il nostro lavoro avrebbe senso.
Esiste secondo voi un antidoto, efficace e non retorico, al razzismo?
Tere: Provare a mettersi nei panni degli altri. E in questo, le storie sono maestre, perché ti permettono di diventare persone diversissime da te. Le storie sono una efficacissima lezione di umanità.
Stefano, vuoi parlarci dello studio svolto per riprodurre la calligrafia araba? Ti sei ispirato in qualche modo al lavoro di Craig Thompson su Habibi?
Ste: In realtà la mia prima fonte di ispirazione, parlando di calligrafia araba, è stata il lavoro di un grande calligrafo iracheno che vive a Parigi: si tratta di Hassan Massoudy, un vero artista, capace di mescolare una tradizione antichissima con una sintesi assolutamente moderna (le sue ultime opere, ricche di “graffi” di colore, sono splendide). La sua vita avventurosa, raccontata in un’autobiografia, ci è servita anche da spunto per molte riflessioni di Ismail su questa arte. Siamo anche riusciti a contattarlo, è stato molto gentile e ci ha dato il permesso di usare una sua vecchia composizione calligrafica: quella che recita “La terra è la mia patria e l’umanità è la mia famiglia”. A un certo punto della storia Ismail la dipinge sul pancione di Iris (e io ce l’ho tatuata su un braccio da circa vent’anni). Dal punto di vista pratico ho provato a scrivere gli apricapitolo come fanno i veri calligrafi: con il calamo (una sorta di pennino fatto con una canna di palude opportunamente tagliata) e l’inchiostro ottenuto mescolando i pigmenti con acqua e gomma arabica. Diciamo che è stata un’operazione più difficile del previsto, ma del resto un vero calligrafo ci mette anni per imparare anche solo i rudimenti, quindi essere riuscito a scrivere quelle poche cose direi che si può già considerare un successo.
Cosa ci puoi dire della ricerca grafica per rappresentare le diverse ambientazioni? Quanto hai ripescato dalla memoria del vostro viaggio a Damasco e quanto hai mutuato da immagini e riprese video più recenti?
Ste: Ho fatto quello che faccio sempre: copiare. Del nostro viaggio in Siria avevo una grandissima quantità di fotografie, a cui ho aggiunto materiale più recente trovato in rete, un compito tristemente facile di questi tempi: digitando anche solo la parola “Siria” si è letteralmente sommersi da immagini, il più delle volte terribili. Anche per le altre ambientazioni ho usato le foto, abbiamo ambientato quasi tutte le parti del libro in luoghi in cui siamo stati e di cui avevamo materiale, dal piccolo paese di Verezzi alle montagne dell’Alto Adige (a proposito, per chi fosse interessato: la passeggiata che fa Iris da sola tra i pascoli è la camminata per raggiungere la malga di Melago, in fondo alla Valle Lunga, che si imbocca dal lago di Resia). L’unico luogo che abbiamo dovuto studiarci senza esserci stati è Istanbul. Ci eravamo già organizzati per andarci, ma il pericolo di attentati all’ultimo momento ci ha fatti desistere (dovendo lasciare i due bimbi a casa…). Avevamo già comprato anche la guida, così ho usato quella per disegnare la città…
Come hai affrontato la sfida colore, componente assente ne Il porto proibito? Quali tecniche e strumenti hai utilizzato per la colorazione?
Ste: Questo libro è per certi aspetti un misto di esperimenti, con diverse tecniche di colorazione, che cambiano a seconda dell’epoca: pastelli acquarellabili per il seppia degli anni ’30, pastelli con un po’ di filtro rosso per gli anni ’70 e digitale per la nostra epoca. Quest’ultima parte – quella più consistente – è tutta inchiostrata con penne a sfera (delle banalissime Bic nere), con qualche tratto a pennarello e poi colorato a computer. Ho cercato di giocare molto sulle diverse atmosfere, con tonalità di colore differenti a seconda del momento o del luogo della storia.
Passiamo a parlare di un importante evento a cui avete partecipato qualche mese fa. Lo scorso giugno siete stati ospiti dell’American Library Association Annual Conference di Chicago. Europe Comics è l’ente che ha ospitato e promosso voi, Viola Giramondo e Tunué all’interno dell’evento: cosa potete dirci di questa etichetta, e com’è avvenuto il contatto per questa opportunità?
Tere: Europe Comics è un ente composto da una consociazione di editori europei (tra cui Bao e Tunué), che punta a promuovere il fumetto europeo negli USA. Noi eravamo ospiti loro e della French Comics Association (sui nostri pass risultavamo parigini: molto fico!), un’associazione equivalente, ma composta solo da editori francesi (tra cui i “nostri” Dargaud e Glénat). È stata un’esperienza di soli 4 giorni, ma particolarmente intensa: abbiamo partecipato a una serie di incontri sul fumetto europeo in cui si è parlato di diversi argomenti, tra cui la percezione del fumetto in USA e Europa, il fumetto per ragazzi, le differenze tra mercato americano ed europeo… Riassumere tutto in poche righe è piuttosto complicato. Quello che possiamo dire è che c’è parecchia attenzione (e curiosità) verso il fumetto europeo (molte delle conferenze erano davvero piene di gente!) e molte sono state le domande per noi e per gli altri autori. Abbiamo anche incontrato diversi editori americani, tra cui IDW Publishing, che la prossima primavera pubblicherà Viola Giramondo negli USA: là il libro si chiamerà Violette around the World e si tratterà di un’edizione molto simile a quella francese, in tre volumi corrispondenti ai tre capitoli della graphic novel. La prima copertina ricalca in tutto e per tutto quella di Dargaud.
Ste: Oh, si è parlato di questo, allora? Io non capisco una parola di inglese (cosa di cui mi vergogno molto…), quindi passavo tutte le conferenze ad annuire facendo finta di aver capito (mi hanno detto che sono stato bravissimo e molto convincente). In ogni caso, questa è stata una bella occasione per incontrare altri autori francofoni (lingua con cui me la cavo meglio), tra cui anche Guy Delisle (un mito!) e Marguerite Abouet. E, in uno dei panel, eravamo relatori accanto a Mark Siegel: è stato bello incontrarlo, e ne abbiamo approfittato per farci fare una dedica sul suo Sailor Twain, che ci eravamo portati dall’Italia!
Sul fronte “progetti futuri”, state lavorando a qualcosa per Topolino? Il progetto di realizzare una parodia di Orgoglio e pregiudizio sta avendo seguito?
Ste: Sta avendo seguito. Teresa ha scritto tutta la sceneggiatura e io ho iniziato le tavole, sarà una storia in tre tempi di circa un centinaio di pagine. Io ho finito il primo tempo, conto di terminare tutto prima dell’estate quindi è presumibile che uscirà nella nuova stagione, magari in autunno 2018.
In chiusura, potete raccontarci qualcosa di Tosca, opera in corso di pubblicazione in Francia e promossa proprio da Europe Comics per il mercato digitale in lingua inglese? E quando e come potremo vederla in italiano?
Tere&Ste: Si tratta di una serie in tre cartonati che sta uscendo in Francia in questo periodo: il primo volume è uscito in settembre e al momento stiamo lavorando sul secondo. Il titolo francese, Tosca des bois, ammicca un po’ a Robin Hood (Robin des bois in Francia).
La storia è ambientata nella Toscana del 1300, più precisamente tra il 1342 e il 1343, date scelte per poter utilizzare un fatto storico: la cacciata di Gualtieri di Brienne, signore di Firenze, dalla città. Intorno a questo episodio realmente accaduto abbiamo costruito la storia di tre ragazzi, Tosca, Lucilla e Rinaldo, che si muoveranno tra Firenze, Siena e Castelguelfo, città inventata tra le colline senesi.
Come in tutte le nostre storie, anche in questa non mancherà la poesia: con un’ambientazione trecentesca non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di citare Dante, Cavalcanti, e soprattutto Petrarca e Boccaccio (che hanno anche un cameo nel primo episodio!).
In Italia uscirà l’anno prossimo, in autunno, in un unico volume targato Bao Publishing, che conterrà probabilmente anche un bel po’ di materiale extra, come studi di personaggi e ambienti.
Ringraziamo ancora Teresa Radice e Stefano Turconi per averci concesso quest’intervista.
Intervista condotta via mail nel mese di dicembre 2017