Si era posto come obiettivo la pubblicazione di un volume della sua saga fantascientifica ogni due anni, Matteo De Longis. E puntuale a Lucca Comics & Games 2023 è arrivato Red Shift, secondo tomo di The Prism. Come già per l’uscita del primo volume, nel 2021, abbiamo incontrato l’autore durante la manifestazione toscana per parlare di come si sta evolvendo la storia del suo gruppo musicale spaziale.
Ciao Matteo, ben ritrovato.
Nel 2021 eri qui a Lucca con noi de Lo Spazio Bianco a presentare il primo volume di The Prism e, dopo due anni, eccoci qua con il secondo: stai rispettando la tabella di marcia che ti eri imposto. È dura?
No, dai, non tanto. Ma volete sapere la cosa divertente? La scorsa estate da Bao mi hanno comunicato che il carico della carta era in ritardo. E io ho detto: va benissimo, nessun problema, anzi!
Scherzi a parte, in realtà non esiste una tabella di marcia vera e propria: voglio continuare a cercare di ottimizzare i tempi. Però devo ammettere che è molto impegnativo questo percorso che mi sono scelto, proprio perché è una produzione totalmente affidata alle mie sole mani. Sono convinto che se riuscissi veramente a concentrarmi solo su questo e a evitare, diciamo, alcune dispersioni, credo ci sarebbe del margine per riuscire a essere ancora più veloce.
Questo secondo tomo si concentra sulla figura del batterista ucraino della band, Dorian. Alla luce di quanto scrivi nella postfazione al volume sui margini di cambiamento e movimento che ti lasci nella costruzione della storia, avevi già previsto che sarebbe stato questo personaggio il protagonista del secondo volume e, se sì, quanto ciò che sta avvenendo nel nostro mondo, ha modificato il tuo pattern iniziale?
La saga di The Prism ha una struttura a scatole semi predefinite, con delle etichette sopra, in cui io so già a grandi linee cosa mettere dentro. Quando poi arriva il momento in cui affronto la scrittura, finisce che la mia vita personale e altri stimoli che possono influenzarmi dall’esterno definiscono veramente il contenuto di queste scatole. Quindi, c’è uno schema per cui so già esattamente quale sarà il personaggio principale di ogni volume, perché comunque quella raccontata in The Prism è una missione pianificata con un ordine preciso di registrazione degli strumenti musicali – che effettivamente corrisponde all’ordine in cui si registrano i vari strumenti in un disco. E poi, essendoci anche degli strati di interpretazione ulteriore – come per esempio i chakra che corrispondono ai colori – ci sono delle caratteristiche che devono combaciare dentro questi schemi. Per esempio io già avevo previsto che la storia di questo secondo volume avrebbe avuto anche temi come la guerra e il legame con la propria patria d’origine, perché questo corrisponde anche al profilo psicologico del personaggio del batterista, che associo al primo chakra, quello del rapporto con la terra. Poi l’invasione della Russia in Ucraina è avvenuta proprio mentre stavo realizzando questa storia e, in tutta sincerità, l’evento mi ha spiazzato. Non nascondo che mi ci sia voluto un po’ di tempo per ritrovare la giusta chiave narrativa per portare avanti il fumetto parallelamente a quanto succedeva nella realtà.
Se questi erano i tuoi piani fin dall’inizio, cioè che Dorian, il batterista ucraino del gruppo, assurgesse a primo protagonista tra i cinque membri della band in quanto la batteria è il primo strumento che si registra in un disco, anche il dualismo tra lui e il fratello, i pensieri opposti su come difendere la propria terra, li avevi tutti già in mente?
Sì, era già previsto e voluto. Però, effettivamente, quando le vicende sono diventate reali, i contrasti e le sfumature tra i due personaggi si sono accesi e accentuati. D’altronde la fantascienza possiede una valenza profetica come genere – non per niente è definita anche narrativa d’anticipazione – e quindi, durante la lavorazione, mi straniva il fatto che alcune sfumature e avvenimenti che avevo immaginato stessero avendo, in un certo senso, un riscontro in accadimenti veri.
L’estremo lavoro di documentazione che c’è a monte di questi due primi volumi, assieme allo studio grafico e visivo delle scene grazie all’uso di modellini e simulazioni 3D, traspare nell’assoluta coerenza visiva e tecnologica delle tavole. Il lato “oscuro” di questo metodo potrebbe essere un approccio freddo e distaccato alla storia che come autore stai raccontando: come riesci a non cadere in questa trappola, a rimanere sempre empatico verso la materia che stai narrando?
Questo devono dirmelo i lettori! Mi auguro che traspaiano le emozioni e che l’intreccio non risulti freddamente calcolato. Da autore, ammetto che il mio sforzo era molto concentrato nel costruire la storia e finirla in un tempo ragionevole, alla fine della rilettura ero comunque soddisfatto, però ciò che conta è quello che ne penserà il pubblico. Questo è anche l’aspetto meraviglioso del fumetto: è il creatore dell’opera ad avere tutto sotto controllo, a differenza magari del cinema in un cui convergono tante professionalità e ingranaggi per riuscire a costruire una scena o veicolare un’emozione. Il fumettista invece può fare tantissimo e al contempo avere uno sguardo d’insieme attento su tutto.
In questo secondo volume è ancora più evidente il tuo approccio tanto al lato narrativo quanto a quello grafico molto vicino ai canoni del manga e del fumetto orientale più in generale. Anche in The Prism la trama viene portata avanti attraverso un focus vicinissimo ai personaggi e al loro approfondimento caratteriale. Non manca tuttavia la complicazione dello scenario globale attraverso la sequenza iniziale. Dopo questi primi due volumi, senti che il tuo bagaglio di scelte narrative si sta ampliando e ti permetterà nei prossimi tomi anche scelte diverse da quelle finora messe su pagina?
Io penso di sì, anche alla luce del fatto che la mia carriera è più da disegnatore, quindi sto perfezionando il mio modo di narrare e sceneggiare facendo The Prism. Ciò mi rende molto felice e mi diverte tanto, perché è un continuo scoprire cose nuove e costruirmi nuovi strumenti mano a mano che vado avanti. Anche in questo si riflette la necessità di avere tempo a disposizione tra un volume e l’altro, io la vivo come una esplorazione. E devo anche ringraziare il lavoro di editing in Bao, leggero ma puntuale, che mi sprona a concentrarmi sull’evoluzione dei personaggi senza dimenticarmi di far sentire l’evoluzione della minaccia alla base della trama, quasi fosse una sorta di sottofondo musicale.
Le opere che si sviluppano nell’arco di diversi anni, gioco forza mostrano i segni dell’evoluzione stilistica di un autore che portano a percepire talvolta evidenti differenze tra un volume e l’altro. Invece questi primi due volumi di The Prism sono molto compatti e coerenti dal punto di vista visivo, quasi fossero stati realizzati uno dietro l’altro. Mentre lavoravi a questo volume, sei andato a risfogliare il precedente oppure non ti poni il problema dell’essere coerente ma lasci che la tua evoluzione stilistica proceda libera?
Considero la coerenza un valore, ma al contempo voglio che le cose si evolvano e non ho paura se, andando avanti, ci saranno delle differenze rispetto al volume iniziale. È come se io avessi una lanterna, una luce che illumina fino a un certo punto la struttura che ho pensato. Molto probabilmente, visto che sto sperimentando con la narrazione e il disegno durante questo lavoro, più avanti avrò “dei muscoli” che mi faranno anche osare di più, perché no. Devo dire che già sono partito con una certa irriverenza verso il medium inventandomi l’idea delle “non” onomatopee del Triskelix ma per il resto preferisco muovermi a piccoli passi. Già il fatto, in questo secondo volume, di poter gestire due linee temporali mi sembrava un passo in più che potevo permettermi, senza ambire a essere Christoper Nolan.
In questo secondo volume, per esempio, i momenti di leggerezza sono molti di più rispetto al primo.
È vero, perché comunque non avevo più la necessità di presentare ai lettori tutti i personaggi. Il volume di esordio è stato difficile perché, anche se 180 pagine possono sembrare tante, per un tipo di narrazione alla giapponese – a cui tendo – sono poche e la carne che dovevo mettere al fuoco per iniziare la saga era davvero tanta. Adesso che il viaggio è iniziato, posso prendermi gli spazi per sviluppare di più le dinamiche tra i personaggi.
Grazie per il tuo tempo, Mattia.
Ci rivediamo per il terzo volume, mi raccomando!
Intervista realizzata dal vivo durante Lucca Comics & Games 2023
Matteo De Longis
Matteo De Longis, (Bergamo 1979) si è formato come un ibrido stilistico tra oriente e occidente, trasversale anche a diversi mondi e discipline, dall’illustrazione alla grafica, dal fumetto al design. Matteo ha cominciato a lavorare in Francia, collaborando per Sky-Doll. Nel 2009 ha progettato un designer-toy, Mekaneko. VOX, uscito in Francia nel 2013 e negli USA nel 2014, è un artbook che presenta il suo ricco universo visivo. Ha orbitato attorno al mondo del fumetto, soprattutto realizzando illustrazioni e cover, per Marvel Comics e Sergio Bonelli Editore. Ha realizzato visual e concept-art per alcuni videogame, come League Of Legends e Overwatch. Attualmente è impegnato in un progetto come autore completo, la sua serie a fumetti targata BAO Publishing, the PRISM, arrivata al secondo volume su sette previsti. [biografia tratta dal sito Bao Publishing]
The Prism: è questo il suono del fumetto?