Zio Paperone e Paperoga finiscono in una sperduta isoletta greca dalla quale il primo cerca in tutti i modi di andarsene per raggiungere un collega con cui concludere un affare. L'obiettivo si rivela meno facile del previsto, con grande scorno del miliardario, almeno inizialmente, mentre Paperoga si gode l'improvviso soggiorno.
La trama di Teresa Radice recupera vari aspetti del carattere paperoniano: dapprima il lato più duro e aspro, determinato ciecamente solo alla conclusione del proprio business, poi quello volitivo, mosso da una determinatezza positiva nel risolvere il problema in cui si trova e infine quello più poetico, che emerge in rare e determinate situazioni che arrivano a toccare alcune corde del suo animo. La pace e la tranquillità dell'atollo greco, dove tutto si muove con un'immensa calma che permette di riflettere, rallentare i ritmi quotidiani e godersi le bellezze naturali, contagia alla lunga il protagonista, che si riappropria pur per un breve periodo di parte del suo afflato giovanile.
La sceneggiatrice riconferma la sua abilità nel parlare di sentimenti, e ancora una volta la matita di Stefano Turconi accompagna le sue parole in maniera adeguata: i panorami ellenici sono curati e derivati dall'osservazione diretta di luoghi analoghi, le onomatopee e il lettering degli abitanti trasmettono un'estetica tipicamente greca. Per quanto riguarda Paperone, appare qui dinamico e animato, e l'abito differente dalla solita palandrana gli dona un aspetto più vivo del solito, oltre ad essere giustificato dalla location.
Su Zio Paperone e l'isola senza prezzo abbiamo posto qualche domanda ai due autori, Teresa Radice e Stefano Turconi.
Potete parlarci della genesi di questa storia?
Stefano e Teresa: Fu Davide Catenacci a chiederci, una mattina in redazione, una storia estiva con Zio Paperone. Passeggiando per le vie di Milano iniziammo a “chiacchierarne”, cioè a buttar lì qualche spunto, un po' a caso (le nostre storie nascono spesso così), e ci venne un'idea: ad accompagnare Paperone nelle sue imprese in giro per il mondo è sempre Paperino… e se invece, per una volta, al posto di Paperino lo Zione fosse costretto a farsi accompagnare da qualcun altro? Per esempio… Paperoga?
Quanto all'ambientazione greca non abbiamo fatto altro che… far capitare alla “strana coppia” quel che capitò a noi (le nostre storie nascono spesso così)! L'isola esiste veramente: in realtà si chiama Skyros ed è la più isolata dell'arcipelago delle Sporadi. Durante uno dei nostri vagabondaggi, nel 2007, la puntammo proprio perché distante e “poco chiacchierata”, con l'intenzione di passarci una settimana gironzolando tra i monti, i boschi e i villaggetti di cui sapevamo essere piena. Purtroppo i monti, i boschi e i villaggetti (peraltro bellissimi, eh!) erano o proprietà private (con tanto di cani) o territorio militare (con tanto di filo spinato). Noi non siamo molto da spiaggia, così, al secondo o terzo giorno, annoiatissimi, abbiamo cercato di lasciare l'isola per altri lidi. Senza riuscirci. Il mare era sempre mosso, quindi niente traghetti… e per il collegamento aereo avremmo dovuto aspettare una settimana! Alla fine non abbiamo fatto altro che mettere Paperone e Paperoga nella situazione in cui ci siamo trovati noi e immaginarci il seguito.
Su quali caratteristiche del personaggio di Paperone vi siete voluti/dovuti concentrare per questa storia?
Stefano: Visivamente i miei Paperoni di riferimento sono due: lo Scrooge del cartone animato tratto dal Canto di Natale di Charles Dickens (Mickey's Christmas Carol), per come si muove, come recita, è perfetto! E il Paperone di Giovan Battista Carpi: cinico e sempre in movimento (tanto da saltare sulla scrivania quando si arrabbia).
In questa storia mi sono divertito molto a vestirlo: ho sempre mal sopportato il fatto che i personaggi Disney siano sempre vestiti uguali in ogni situazione, secondo me hanno caratteristiche così “forti” da non aver bisogno anche di avere sempre lo stesso abito, così in genere non mi faccio scrupolo alcuno a “cambiarli” ogni volta che ne ho l'occasione. E qui ci stava: Paperone è un multimiliardario, perché non dovrebbe mettersi ad esempio un bel Panama (di seconda mano, naturalmente), trovandosi su un'isola assolata?
Teresa: Vado matta per i personaggi dalla scorza dura che celano un animo tenero. Mi piace un sacco andare a scavare dietro la superficie e scovare emozioni nascoste, piccoli segreti di questi individui generalmente ritenuti granitici. Trovo che le sfumature li rendano più umani, più vicini a tutti noi. Mi sono presa la libertà di attribuire qualche “debolezza” a Macchia Nera, figuriamoci se mi lasciavo scappare l'occasione con Paperone! È vero, gli ho dato dell'inguaribile nostalgico, ma sono convinta che la sconfinata bellezza della natura e delle cose semplici parli davvero a tutti… se non sono concentrati su qualcos'altro. Nel nostro finale sull'isola, Paperone si lascia coinvolgere… e così esce la parte di lui che solitamente nasconde anche a se stesso.
Qual è per voi l'essenza di Paperone, in cosa rintracciate le fondamenta del personaggio?
Stefano: Torniamo sempre a Dickens e Carpi (sono un po' ripetitivo). Paperone è un mix di cinismo, avarizia e furbizia che nascondono un animo nobile. È il cuore d'oro nascosto sotto la maschera dell'immigrato scozzese indurito dal gelo del Klondike.
Teresa: Paperone è uno che si difende attaccando, uno che ha sputato sangue per arrivare dov'è e ha il costante terrore di perdere quello per cui ha lottato: in questo è veramente, veramente molto umano. È attaccato a ogni sua singola moneta non tanto e non solo, per come la vedo io, per il valore effettivo che quella ha, ma per il significato che ha avuto nella sua lunga vita: perché ogni moneta ha una storia che lo ha portato a conquistarla, ogni moneta è in fondo un pezzo di lui. E fa tenerezza la cura, la delicatezza persino, con cui si occupa della Numero Uno: è l'inizio del cammino che lo ha portato dov'è ora, è un tener care le radici, perché solo se ricordi da dove vieni puoi sapere dove vai. Paperone è uno che sa quanto costa ogni decisione, uno che ai suoi nipoti può insegnare molto… e i nipoti, anche se ogni tanto si lamentano della sua avarizia, ne sono coscienti e gli vogliono un gran bene.
Abbiamo parlato di:
Paperone, un patrimonio di storie: Zio Paperone e l'isola senza prezzo
Teresa Radice, Stefano Turconi
Disney-Giunti, novembre 2017
292 pagine, cartonato, colori – 24,90 €
Scheda Inducks