A dieci anni di distanza dall’ultima volta, la nostra associazione torna ad occuparsi di un gustoso fumetto minore degli Anni ’30 e ’40, Barney Baxter In The Air, e del suo autore, Frank Miller. In questi anni, il nome Frank Miller è stato energicamente associato all’omonimo autore contemporaneo che tanto ha dato al personaggio Marvel di Daredevil (e, soprattutto, di Elektra) e che si è guadagnato la fama creando l’universo noir di Sin City e l’epica storica di 300. Ma, per i fanatici del vecchio Fumetto sindacato nordamericano come lo scrivente, il nome Frank Miller resterà soprattutto quello di chi narro’ le avventure di un giovane e lentigginoso pilota d’aerei.
L’aviazione era, negli Anni Trenta, qualcosa di decisamente affascinante: l’ultima frontiera dell’Avventura (oggi prendere un aereo sembra un’operazione piuttosto banale, ma in quegli anni permaneva un concetto pionieristico dell’aviazione, simile a quello che la mia generazione collega all’astronautica). I fumetti con aviatori come protagonisti furono numerosi e taluni si distinsero, o per la loro particolare fortuna (come Tailspin Tommy, che ebbe pure diverse versioni cinematografiche), o per la loro enorme importanza storica (come Scorchy Smith che diede praticamente il via alla “scuola impressionista americana”). “Barney Baxter In The Air” non ebbe certo la diffusione del primo o la qualità del secondo, ma, per quanto le trame fossero piuttosto convenzionali e mirate ad un pubblico abbastanza giovane, il suo interessante stile grafico gli avrebbe, per lo meno, meritato una maggiore longevità . Longevità che, forse, manco’ soprattutto al suo autore, scomparso a soli 51 anni.
Frank David Millerera nato a Sheldon, Iowa, il 2 ottobre 1898 e, dopo studi abbastanza disordinati, svoltisi tra il Sud Dakota, il Colorado e la California (sempre dimostrando una precoce propensione al disegno), si era diplomato presso la Scuola Militare di Harvard a Los Angeles. Svolse poi diverse occupazioni (bancario, mandriano, contabile, pastore, etc.), ma senza mai dimenticare l’amore per il disegno. Nel 1919, venne pubblicata la sua prima vignetta e Miller, lentamente, si costruì una solida reputazione professionale, che lo porto’ , nella seconda metà degli Anni ’20, nella redazione del Rocky Montain Newsdi Denver, Colorado, e nello staff artistico del gruppo editoriale Scripps-Howard. Il 21 ottobre 1935 (o il 30 settembre 1935, secondo altra fonte), inizio’ a realizzare (firmandosi con lo pseudonimo “David“) una striscia a fumetti incentrata su di un giovanissimo aviatore, “Barney Baxter In The Air”. Il quotidiano aveva una sezione settimanale dedicata ai giovani aviatori e l’abitudine di lanciare concorsi di aeromodellismo. La striscia di Miller aveva, dunque, lo scopo di promuovere queste attività . In effetti, questa prima versione dell’eroe (non priva di uno spirito piuttosto didattico) ce lo presenta come un ragazzo appassionato costruttore di aeromodelli (come i lettori cui si rivolgeva). Ma (suppongo a differenza dei suoi lettori) il giovane Baxter otteneva dalla madre anche il permesso di accompagnare in un volo in Alaska il famoso aviatore Cyclone Smithsul suo idrovolante. Cio’ lo portava a vivere l’usuale quota di avventure mozzafiato tra tempeste, mascalzoni e incidenti aerei.
Nel 1936, il caporedattore del Rocky Mountain News venne assunto dall’editore William Randolph Hearste si reco’ a New York per lavorare al NY Mirror. Tuttavia, non fece il viaggio da solo, portando con sé anche Frank Miller e il suo eroe di carta. Così il giovane Barney (ora, improvvisamente, maggiorenne) inizio’ ad essere distribuito internazionalmente sui quotidiani serviti dalla King Features Syndicate dal 7 dicembre 1936 (e, dal 21 febbraio 1937, ebbe anche una tavola domenicale). Barney era adesso una sorta di soldato di ventura, instancabilmente pronto a lanciarsi in qualunque nuova impresa gli si ponesse di fronte. Rapitori, cospiratori, rapinatori, spie, sabotatori e dittatori fascisti latino-americani erano il suo pane quotidiano, pane che divideva soprattutto con il vecchio ex-cercatore d’oro Gopher Gus(sorta di incrocio tra un vecchietto del West e Popeye), che era divenuto il suo fido aiutante, fin dalla sua apparizione in un’avventura in Alaska.
Quando scoppio’ la Seconda Guerra Mondiale, gli orizzonti dell’eroe si allargarono oltre il continente americano e (seguendo quello che appariva come un forte sentimento antifascista del suo creatore), Barney entro’ anche lui nella lotta contro nazisti e giapponesi (avendo continuity separate, affrontava solitamente i primi nelle giornaliere e i secondi nelle domenicali). Arruolato dapprima (settembre 1941) nella Royal Air Force inglese e poi (quando anche gli S.U.A. entrarono nel conflitto) nell’aviazione del suo paese, il lentigginoso aviatore finì col bombardare (nel suo parallelo mondo di carta) Tokyo nell’aprile del 1942, praticamente in contemporanea con la reale incursione sui cieli della capitale giapponese da parte delle forze aeree del generale James Doolittle (naturalmente, essendo stata la sequenza domenicale in questione preparata con qualche settimana d’anticipo, si tratto’ di una mera coincidenza).
Miller, che viveva in Colorado (a Craig, dove aveva comprato una fattoria vicino alle Montagne Rocciose e dove avrebbe pure mandato il suo eroe a fare esperimenti con la Bomba-B in una sequenza del 1947) venne colpito da un attacco cardiaco sul finire del 1942. Fu un membro interno alla redazione della KFS a proseguire il suo fumetto, Bob Naylor (nato a New York il 15 febbraio 1910), scrivendolo e disegnandolo (da domenica 20 dicembre 1942 a domenica 20 ottobre 1946) fino al ritorno “postbellico” di Miller (autore, in quel periodo, solo delle tre domenicali dal 29 agosto al 12 settembre 1943), che, intanto, dopo essersi rimesso ed aver prestato servizio nella Guardia Costiera, prese a dedicarsi anche alla pittura western, ottenendo un buon successo con i suoi acquerelli.
Il 3 dicembre 1949, Frank Miller scomparve prematuramente nella sua casa di Daytona Beach a causa di un secondo e fatale attacco cardiaco. “Barney Baxter In The Air” lo seguì nel gennaio del 1950 (il 7 chiuse la giornaliera e il 22 la domenicale), ma non prima che l’eroe fosse convolato a nozze con la bella Maura, una ragazza bianca allevata da una coppia di indigeni in un atollo del Pacifico, che Barney aveva conosciuto subito dopo la fine della guerra.
Dal punto di vista delle storie, “Barney Baxter” lascia piuttosto a desiderare. Il fumetto, nonostante un apparenza piuttosto caricaturale, non sa decidersi verso un registro umoristico e tanto meno ironico, preferendo darsi un tono drammatico. Se fumetti come Dick Tracy ci provano che non è una grafica caricaturale ad impedire una concreta narrazione drammatica, tuttavia in “Barney Baxter” non abbiamo la rappresentazione di un mondo reale, ma, piuttosto, la sua raffigurazione svelenita e semplificata, come potrebbe essere vista attraverso lo sguardo ingenuo di un ragazzino. Le motivazioni militaresche di Baxter (o degli altri personaggi) sono sempre, o frutto di cieca retorica, o decisamente infantili (nell’episodio che presentiamo, l’affetto dell’aviatore per il suo cagnolino Spinner ricorda quello di un bambino e non di un adulto, come la totale mancanza di senso di responsabilità nel dialogo con il giovane Twister, che non avremmo mai potuto vedere in fumetti assai più maturi come Terry And The Pirates, neppure nei suoi primissimi anni). Né il tema amoroso viene trattato con miglior approfondimento: i personaggi si innamorano (e si amano di un amore puro, totale e melenso), oppure si sposano, improvvisamente, solo per necessità dello sviluppo narrativo, senza nessuna traccia erotica (la carnalità introdotta dagli eroi di Roy Crane sembra totalmente dimenticata). E se i personaggi sono bidimensionali e poco credibili nelle loro motivazioni, anche le storie appaiono piuttosto banali, riecheggiando frettolosamente triti topoi ed affidandosi, per la risoluzione, ad un benigno Fato (come nella peggiore letteratura popolare), o alla straordinaria forza di Gopher Gus, erculeo e invincibile come mamma Yokum o Popeye, ma, al contrario di questi, in un fumetto dove è carente l’ironia che giustifichi l’Assurdo. è così chiaro che, anche dopo il passaggio alla distribuzione KFS e il repentino invecchiamento dell’eroe, questo fumetto abbia continuato a rivolgersi, soprattutto, a quegli stessi lettori giovani che ne erano il target nei suoi primi mesi di vita a Denver.
Il lettore vaccinato contro la banalità delle storie, può ancora essere piacevolmente catturato dall’opera di Miller, che ha una sua perizia e chiarezza nella tecnica del raccontare, arricchita da un segno veramente interessante. La sua grafica è nitida e ricca di dettagli, con un’inchiostrazione precisa (che sfiora, ma senza mai caderci, la rigidità), spessa e calda. Inoltre è arricchita da una complessa rete di tratteggi, che da soli sarebbero legittimo motivo di studio (qualcuno li ha, forse esageratamente, paragonati a quelli dei political cartoons di Winsor MacCay). Se la resa dell’ambiente è assolutamente realistica, il disegno dei personaggi, soprattutto per quanto riguarda i volti, varia da un lieve espressionismo alla più folle caricatura (non ci sono parole per descrivere il volto del vecchio Gus, che, pur nella sua totale bizzarria, si amalgama abbastanza bene nell’insieme grafico), con un certo desiderio di accostarsi a Chester Gould nel tratteggio dei villains, i cui volti oscillano dal deforme al palesemente animalesco.
Uno dei punti di forza della serie è comunque la grande cura e passione con cui Miller cura la rappresentazione degli aeroplani (veri coprotagonisti del fumetto). Ognuno dei molti aerei che compaiono nelle vicende è ritratto con dovizia di dettagli, sia che si tratti di modelli esistenti, come il GeeBee o il P40, sia che si tratti di apparecchi d’invenzione, come il Super-Q o il Super Devil Cat (e non dimentichiamo che, tra le sue qualifiche, Barney poteva vantare anche quella di industriale, essendo il titolare dell’industria aeronautica Baxter Aircraft Co.).
Poco c’é da dire su Bob Naylor, che rilevo’ il personaggio negli anni della guerra. Onesto artigiano, egli era un autore interno alla redazione della KFS (fin dal 1928) ed aveva messo mano anonimamente a parecchie serie, come la vignetta Embarassing Moments (facendo da ghost artist addirittura al grande George Herrimann), o le strisce Tim Tyler’s Luck (i nostri Cino e Franco) e Popeye. Ma Naylor, oltre che a “Barney Baxter” (il suo primo lavoro firmato), rimane fondamentalmente legato a Jerry On The Job (la serie di Walter Hoban che era stata sospesa nel 1932, ma che Naylor riporto’ in vita dal 1948 al 1954) e, soprattutto, a The Big Sister (la stucchevole e fortunatissima serie di Les Forgrave, che Naylor eredito’ nel 1954 e porto’ avanti fino alla sua chiusura nel 1972). Questo autore viene solitamente accusato di aver accentuato l’aspetto razzista del fumetto. Credo si tratti di una critica un po’ frettolosa, alla luce del fatto che la gran maggioranza dei fumetti (sia sindacati, che, soprattutto, in albi), durante la guerra, non si esento’ minimamente dalla rappresentazione propagandistica di un nemico vile quanto subumano nell’aspetto.
In Italia il personaggio debutto’ su Il Pupazzetto delle Edizioni Roma dal n. 35 del 6 ottobre 1945 al n. 44 del 15 dicembre 1945, con le tavole domenicali dal 1 luglio al 2 settembre 1945 firmate da Bob Naylor.
Le strisce giornaliere del 1947, firmate da Miller, apparvero poi sugli albi della serie Barney Baxter nell’Aria (sette numeri apparsi nel 1948), facenti parte della Collana Albo Universale della casa editrice Edizioni Modellismo. Questi albi vennero ristampati sulla nostra rivista, Il Fumetto, sui numeri 7 e 8 del 1979.
Qualche anno dopo, Il Fumetto ritorno’ su “Barney Baxter”, ristampando le tavole domenicali dal 17 marzo al 13 ottobre 1940 sui numeri 26 (1983), 27 e 28 (1984).Un altro episodio (le giornaliere 1449/1538, distribuite dalla KFS dal 29 aprile al 10 agosto 1940) venne pubblicato su Il Fumetto n. 1 nel 1985. Le strisce che presentiamo in questo numero della rivista sono proprio quelle che precedono l’episodio pubblicato nel 1985 e vanno dall’8 gennaio al 27 aprile 1940 (giornaliere 1353/1448). La vicenda è già iniziata e vede i nostri Barney e Gus prigionieri, insieme al monarca latino-americano Zing di Galania, nel confinante stato di Sansamon, retto da un dittatore fascista, il grande “leader”.
Questo articolo si trova pubblicato sul numero 56 di FUMETTO, la rivista trimestrale dell’ANAFI (Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione), distribuita solo ai soci della medesima. Punto di riferimento degli appassionati di fumetti fin dal lontano 1971, FUMETTO è uno dei benefici di chi si associa all’ANAFI; infatti, ogni anno, oltre ai quattro numeri della rivista, vengono poi destinati ai soci almeno due volumi omaggio appositamente editi. Nel 2006, gli omaggi sono tre: Connie di domenica, due annate di tavole domenicali del personaggio creato da Frank Godwyn; Trumoon, volume omaggio per il ventennale del gruppo dei “salernitani” Brindisi, Piccininno, De Angelis e compagnia; Quando l’avventura si chiamava Fawcett, dedicato alla storia della storica casa editrice, dei suoi autori e dei suoi personaggi. La quota sociale per il 2006 è di 75,00 euro (110,00 euro per l’estero). Per le modalità di adesione e di pagamento, visitare la home page del sito www.amicidelfumetto.it.