Self Comics

Self Comics

AA.VV. Autoproduzione - 12pp S. b&n - 1,00euro

Self Comics: il logoC’é nelle autoproduzioni un aspetto spiccatamente artigianale che mi affascina. C’é un che di poetico, quasi una sfida dell’autore nei confronti di un mercato dove pochi editori, se non nessuno, sono disposti a investire in forme di fumetto diverse da quelle usuali e codificate dal mercato. Ed altrettanto poetico pensare a come diventi diretto il rapporto scrittore/lettore, privo del tramite dell’editore (e del distributore, spesso). Se è difficile per un autore, specie se fuori da certi parametri editoriali, trovare un editore che lo porti al pubblico, ecco che l’autoproduzione lo mette direttamente in contatto con il lettore.
È il caso di questi albetti, fatti da tre pagine A4 piegate a metà e spillati al centro, poveri e leggeri nella veste, ma che presentano un gruppo di autori che li riempiono di idee, segni e “peso”. Il nome di spicco è certamente quello del bravo Luca Genovese, giovane autore apprezzato non solo in Italia, ma assieme a lui troviamo Luca Vanzella, Giulia Sagramola e Simon Panella, ideatori di un progetto in essere e aperto a nuovi autori, che già si stanno unendo a loro. Questi albetti raccontano storie divise tra una quotidianità di facile immedesimazione, ma anche tra segni e visioni che li collocano in un genere non facilmente definibile.

[4D] (Vanzella, Genovese), primo in ordine alfabetico ma anche in ordine di stampa (é datato Ottobre 2003), racconta la notte di un ragazzo diviso tra la voglia di una nuova storia e il ricordo e la presenza del suo ex, mentre davanti ai suoi occhi le probabilità disegnano i suoi possibili futuri, confondendosi tra le tavole.
Di Spazio e Grandezze (Panella, o Simon come si firma) è la storia di una visione mistica, di una rivelazione (ma vera, o solo immaginata?) che coglie il protagonista talmente spaesato da non saper cos’altro fare, se non sedere a terra e fumarsi una sigaretta.
Gloria (Vanzella, Genovese, da un racconto di Gloria Sawai) batte ancora su tematiche religiose, in maniera ancora più bizzarra, riassunta peraltro pienamente nel sottotitolo: “Il giorno in cui sedetti con Gesù sul marciapiede di fronte a casa e il vento si alzo’, il mio kimono si aprì e lui mi guardo’ le tette.” Genovese dà il meglio con i suoi disegni, assecondando i testi di Vanzella, e dimostrando il feeling tra questi autori.
Sahasrara vede all’opera ancora Genovese, questa volta nei panni di autore unico, narrando come un casuale incontro possa rivelare sorprese sgradite, quando ci si sente invasi nei propri lati più nascosti.
M, di Vanzella per i disegni del bravo Claudio Calia, è una storia calata in un universo nel quale lettere e parole possono essere rubate, anche da quel gatto che sembra quasi una icona fissa nelle opere di Calia, sospeso tra la delicatezza dei toni e la surrealità dell’atmosfera.

Self Comics: SahasraraStorie, insomma, che potremmo definire superficialmnte “semplici”, per come affrontano un certo ambiente di vita e di pensieri comuni, anche nelle incursioni in tematiche più particolari e bizzarre, ma che si distinguono per la ricerca di una narrazione non banale, sofisticata eppure accessibile su più livelli, con l’intento di fondo di raccontare un momento, una sensazione, più che una storia. I testi sono equilibrati, accattivanti, e collocano in maniera indiscutibile questi fumetti nel nostro presente, disegnano protagonisti e dialoghi realistici, senza quella patina di ovvietà che spesso avvolge un certo prodotto seriale, cercando di creare racconti universali per i quali il fumetto è il mezzo, non il fine, per trasmetterli. Sono vivi, questi spiccioli di storie più ampie, pulsano di passione per il fumetto e per la vita, per la passione di combinare parole e disegno, per la voglia di narrare.

I fumetti in questione – e altri che qui non segnaliamo lasciando ai lettori il gusto di scoprirli – vengoni distribuiti direttamente dagli autori durante le principali manifestazioni nazionali, e sono presenti anche sul web, alla pagina www.selfcomics.com; gli autori invitano tutti a diventare “loro editori”, ovvero a stampare e distribuire, regalare, far leggere le loro opere, in una sorta di “copyleft” sui loro lavori. I fumetti, il sito, il blog (selfcomics.splinder.com) e la presenza alle mostre sono sintomatici della volontà di dialogare con i lettori, di scrivere fumetti che non siano fini a se stessi.
O, se vogliamo dirla usando un concetto estrapolato dal blog di cui sopra: “il bello del fumetto è che ci sono ancora tante cose che non sono dette e tanti modi di dire le cose che non sono ancora stati usati. Proviamo a dire cose nuove in modo nuovo, secondo me si può fare.” Forse Self Comics non è la soluzione, ma forse è UNA delle possibili soluzione da tenere d’occhio.

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