Per costruire ed espandere il suo Millarworld, Mark Millar ha deciso di trattare diversi generi, dallo spionistico (Secret Service) al fantascientifico (Empress). In ogni tappa del percorso ha continuato a seguire la linea tracciata fin dal principio: reclutare disegnatori di grande talento e richiamo. Non ha fatto eccezioni quando per realizzare il fantasy Reborn ha scelto di affidare la sua sceneggiatura alle matite di Greg Capullo.
Il disegnatore sembra aver risposto con entusiasmo alla chiamata, pronto a cimentarsi con scenari diversi dalla Gotham City di cui è stato a lungo padrone insieme a Scott Snyder. La città di Batman, sovraffollata di criminali e sviluppata verticalmente, cede il posto a profonde lande boscose, popolate da esseri umani, fate, draghi e personaggi bizzarri. Proprio l’ambientazione, arricchita da una vasta gamma di stili architettonici fusi insieme, e il design delle creature fantastiche costituiscono gli elementi che rimangono maggiormente impressi nella memoria di un lavoro comunque di alto livello.
L’artista cura tutti i dettagli, dalla tecnologia variegata alle fisionomie, per le quali modula il tratto: spigoloso quando raffigura gli uomini e le scene d’azione, morbido quando le situazioni sono più tranquille e al centro della scena si trovano le donne. Anche la composizione delle tavole muta a seconda delle esigenze della sceneggiatura.
Le sequenze di dialogo e di “costruzione” della narrazione si svolgono all’interno di poche vignette ariose, mentre per gli sviluppi più concitati Capullo aggiunge pannelli, distribuendoli orizzontalmente. In questo caso, il richiamo al cinema d’azione è reso ancora più evidente dalla scelta di colorare di nero il fondo delle pagine e dalla distribuzione delle chine di Jonathan Glapion, quasi a ricreare l’oscurità della sala nella quale viene proiettato un film.
All’interno di paesaggi tanto affascinanti si muovono personaggi dall’aspetto accattivante. Più della protagonista, una donna che ci viene mostrata disorientata e risoluta nel fiore dell’età e appesantita nella decadenza della vecchiaia, si fanno notare l’antagonista, la regina delle fate e un’imponente creatura alata dalla testa leonina. Per disegnare il cattivo, Capullo potrebbe avere attinto all’esperienza maturata sulle pagine di Spawn, quando era chiamato da Todd McFarlane a realizzare esseri demoniaci che si ammantavano delle ombre tipiche dell’horror. In tal senso, è significativo notare che non manca nemmeno in Reborn qualche richiamo al gotico.
Per rendere efficace la cupezza di alcuni passaggi risulta fondamentale la colorazione di FCO Plascencia, altrettanto valida nel donare luminosità all’ambientazione. Sfruttando le diverse gradazioni cromatiche il colorista trasmette sia la vastità del mondo fantasy creato da Millar che il pathos dei combattimenti, durante i quali il rosso del sangue macchia le tavole.
Ma quale storia prende forma, scandita dalle splash-page? Non di solo fantasy vive Reborn, almeno nelle premesse. L’adattamento di un versetto evangelico non è casuale, perché a monte di uno sviluppo costruito sui pilastri del genere – profezia, creature di razze diverse, lotta tra bene e male – si trova una delle domande cruciali per l’uomo: cosa c’è dopo la morte?
Quando l’elettrocardiogramma diventa piatto, Bonnie si risveglia nei dintorni di Adystria, una città abitata principalmente dalle brave persone che ha conosciuto in vita, da lungo tempo in lotta contro le Terre Oscure, patria metafisica di quanti si sono comportati male. La presenza di individui legati all’esistenza terrena della donna fa pensare che nell’immaginario di Millar l’aldilà sia un “luogo” modellato ad hoc per ognuno, ma la suggestione cade nel vuoto, senza ulteriori spiegazioni nel corso della storia.
“Lei crede in qualcosa, signora Black?“: un’infermiera interroga così Bonnie, la protagonista, mentre, anziana e malata, sembra sulla via tramonto. Nell’incipit, oltre ad autocitarsi (la vignetta col cecchino ricorda le prime pagine di Wanted), Millar sembra voler trattare temi religiosi e metafisici, importanti e impegnativi, offendo la propria chiave di lettura circa la possibilità che esista una vita dopo l’ultimo respiro.
Pagina dopo pagina, pur precisando che il mondo fantastico è solo un’anticamera che precede la destinazione finale dello spirito, l’autore accantona la premessa iniziale, di stampo religioso, per confezionare un fumetto gradevole, con un buon ritmo, capace di intrattenere per l’immediatezza dei dialoghi e di stupire grazie ad alcuni colpi di scena decisamente riusciti (su tutti quello del quarto capitolo), ma sostanzialmente ordinario.
Alla fine del racconto, Bonnie trova risposta a una sua domanda: capisce che tutto quello facciamo nella vita ha importanza. È il messaggio di Millar, ma è troppo poco, visto che il punto di partenza di questo nuovo tassello del Millarworld pubblicato da Panini Comics sembrava differenziarsi dagli ultimi lavori dello scozzese, per la possibilità che si spingesse oltre il più puro, e riuscito, intrattenimento.
Abbiamo parlato di:
Reborn
Mark Millar, Greg Capullo
Traduzione di Luigi Mutti
Panini Comics, ottobre 2017
176 pagine, cartonato, colori – 17,00 €
ISBN: 9788891232687