Radice e Turconi: quando torniamo a Plymouth, siamo a casa

Radice e Turconi: quando torniamo a Plymouth, siamo a casa

In occasione del terzo volume de Le ragazze del Pillar abbiamo intervistato Teresa Radice e Stefano Turconi: "l’universo del Porto Proibito, continuava a suscitare in noi una sconfinata nostalgia".

A poco più di un anno dall’uscita de Il contastorie, Teresa Radice e Stefano Turconi tornano a Plymouth per raccontare una nuova storia di mare con un occhio a Le ragazze del Pillar, luogo simbolo de Il porto proibito, per raccontare due donne Leyla e Carolina e due storie mediterranee. Per l’occasione infatti l’equipaggio della Last Chance lascia le coste inglesi per toccare le sponde opposte del Mediterraneo, questo terzo capitolo è infatti sospeso tra i colori Algerini e le suggestioni partenopee. In occasione dell’uscita del terzo capitolo dedicati alle ragazze del Pillar e in prossimità del prossimo Lucca Comics and Games, siamo tornati a intervistarli per sapere qualcosa di più degli abitanti di Plymouth  e di quello che è un universo narrativo romantico e intenso.

Il Porto Proibito Tascabile (1)Buongiorno Teresa e Stefano. Sono passati quasi 10 anni dall’uscita de Il porto proibito, un’opera così intensa che a distanza di tempo continua a svelare le sue strade, le sue storie. Cosa ci raccontate del vostro rapporto con Plymouth e perché per voi tornarci di tanto in tanto è così importante?
Il porto proibito è stato il libro che per primo ci ha permesso di farci conoscere da un pubblico più ampio di quello per il quale eravamo stati “etichettati” (“autori di fumetti per ragazzi”), è stata per la prima volta una vera storia-bisogno e non solo una storia-piacere. Spingeva per uscire – per quanto riguarda la parte di scrittura, almeno da una ventina d’anni – ma era strana, insolita e, di nuovo, “non etichettabile”: oltre trecento pagine di fumetto, tutte a matita, ambientate nell’Inghilterra di inizio Ottocento. Un’avventura marinaresca, ma anche a suo modo spirituale. Un protagonista ragazzino, ma temi molto adulti… e la poesia dei Romantici inglesi a fare da filo conduttore! Praticamente una follia! Ci è voluto parecchio tempo perché trovasse la sua strada. Noi non avevamo fretta: solo, desideravamo fortissimamente vederla prendere il largo, così come l’avevamo pensata e cullata e amata… ed è stata Bao a fare la differenza, offrendosi come “armatore” di questa Avventura incosciente e fuori categoria.
Normalmente a noi piace cambiare sempre, ad ogni nuova storia: ambiente, epoca, tecnica di realizzazione, modo di raccontare. Ma l’universo di Plymouth, terminato Il porto proibito, qualche anno più tardi continuava a suscitare in noi una sconfinata nostalgia. Erano talmente numerose le storie che chiedevano di essere riprese e raccontate che è stato come tornare in un luogo che hai amato moltissimo e vedere come se la cavano persone alle quali hai voluto bene, e che non senti da un po’.

Nel terzo capitolo del Pillar, la Last Chance viaggia per il Mediterraneo. Tra gli incontri che facciamo colpisce Haji Mohamed che in passato si è curato della guarigione e rinascita di Yasser. Quale è stata l’ispirazione che ha dato vita a un personaggio tanto spirituale da essere quasi francescano nel suo rapporto con il Creato?
Avevo in mente da tempo di approfondire il passato di Yasser Allali, che ne Il porto proibito appare sempre così saggio ed equilibrato e cita continuamente “le massime del suo Maestro”. Sapevo che un personaggio come lui (che personalmente trovo estremamente interessante) non poteva che aver avuto un passato tormentato, e che tanta saggezza era l’approdo di un cammino segnato da altrettanta sofferenza. Così abbiamo pensato di sviscerare la questione del suo Maestro. Haji Mohamed viene da tante figure reali che abbiamo incontrato in momenti diversi delle nostre vite e che, per un tratto, ci hanno fatto da guida… ma viene anche dalle “guide di carta” che sono per noi i Maestri della letteratura e della poesia (due dei quali, i più pertinenti a questo episodio, sono ringraziati a inizio storia). Haji Mohamed dà una seconda chance a un ragazzo disperato e perso che, grazie a quell’incontro, lentamente, troverà la via. Le seconde occasioni sono, credo, un’altra delle costanti nelle nostre storie.

Le Ragazze Del PillarLe due sponde del mediterraneo e i mondi che si incontrano è il tema centrale di questo terzo volume. I confronti avventurosi contro un villain persecutore sono l’occasione per fare interagire mondi separati da rango, storia personale o banalmente dal mare quasi a tornare alle suggestioni di Non stancarti di andare (anche se il tema dell’incontro tra mondi è una tema presente in tutti i vostri volumi). Quanto è importante per voi questa tematica e come vi ponete di fronte a un momento storico in cui parlare di incontro sembra quasi eversivo?
Dagli incontri nascono tutte le storie (come diceva il piccolo Pedro ne Il contastorie), perché dagli incontri scaturiscono le emozioni, che – per come la vediamo noi – sono lo stimolo primario che spinge a raccontare. Dunque l’incontro è vitale, che sia con una persona o con un luogo, con un’epoca storica o con l’opera di un autore di narrativa, poesia, musica, teatro, pittura, scultura… La nostra visione del mondo, di quello che vale per noi, di ciò in cui crediamo, sta tutta nei nostri racconti: l’incontro, la bellezza, trovare la propria strada, avere una seconda opportunità. Forse è vero che poco di tutto questo pare assomigliare al mondo là fuori, come ci viene mostrato ogni giorno… ma è ciò in cui continuiamo a credere, ancora certi che ci sia una buona parte di mondo che, zitta zitta, “non si stanca di andare”, pure se chi rema contro fa molto più rumore.

Le due ragazze del nuovo volume sono Leyla e Carolina, la prima appartiene alle coste algerine, la seconda invece è una dama di corte affascinata dalla cultura italiana e dal fascini partenopeo. Cosa ci raccontate di queste donne?
Nessuna delle due è oggettivamente una ragazza del Pillar To Post di Plymouth, ma fin dall’inizio ci eravamo prefissati di raccontare vicende di donne che, a un certo punto della loro vita, prendono una decisione che cambia il corso della storia loro e di chi le circonda: donne alle quali, di volta in volta, dedicare il titolo dell’episodio che le vede protagoniste. Sapevamo che le avventure della serie ci avrebbero portati per un po’ anche lontano dall’Inghilterra, e qui siamo prima ad Algeri e poi a Napoli, ad incontrare due figure femminili molto distanti tra loro per ambiente di provenienza, ma vicine nel modo di reagire agli eventi: entrambe, credo, costrette nel ruolo creato per loro da altri, e sofferenti per questo, eppure disposte a rinunciare a qualcosa di sé per salvare chi sta loro a cuore.

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Sul piano del disegno, tornare al mediterraneo ha permesso una nuova ricerca del colore e alcune tavole hanno una profondità capace di rendere con estrema attenzione il mondo che riportano. Stefano, nel corso del tempo come è cambiato il tuo uso del colore e cosa caratterizza questo terzo capitolo rispetto ai precedenti lavori?Effettivamente questo è un volume molto “mediterraneo”, le luci sono inevitabilmente calde,  e di conseguenza i colori. Ho cercato di lavorare molto sulle atmosfere, per dare l’idea della luce forte del sud o dell’ombra netta dei vicoli ad esempio. Devo ammettere che devo molto alle esperienze personali: molto spesso le nostre storie sono ambientate in luoghi che conosciamo e dove siamo stati, e questa non fa eccezione naturalmente, e non sto parlando di Napoli (dove comunque certo, siamo stati più volte, ma questo non ha niente di straordinario) sto parlando del deserto dell’Algeria, dove abbiamo viaggiato anni fa e da cui abbiamo riportato, oltre a molti ricordi, anche moltissime foto, che ho usato a piene mani per ricreare quelle atmosfere che ricordavo e che erano veramente magiche. Credo che, pur cambiando continuamente tecniche di colorazione, il mio approccio verso il colore non sia cambiato negli anni: mi piace cercare di rendere le atmosfere attraverso la luce, le ombre, le tonalità senza rinunciare a un certo realismo.

Le ragazze del Pilar #3Da Il porto proibito è evidente un’attenta ricerca documentale. Quali sono i passaggi che vi hanno portato a un racconto tanto realistico e quale è la formazione che richiede la preparazione a un affresco tanto esteso per narrazione e disegno?
Abbiamo letto tanto, per immergerci nelle atmosfere che volevamo dare al libro (come accade ogni volta che iniziamo il nostro viaggio dentro una nuova storia): da narrativa a poesia a saggistica a, in questo specifico caso, testi di terminologia marinaresca. Abbiamo fatto due viaggi in Inghilterra per raccogliere documentazione, tra libri, foto, atmosfere da fermare sulle pagine del diario.
Teresa: Dal punto di vista della scrittura, la “formazione” richiesta per affrontare un’Avventura del genere credo sia principalmente un’inesauribile curiosità e un’irrefrenabile passione; è vero che ho studiato letterature straniere, ma gli studi accademici nutrono le storie tanto quanto le letture fatte poi autonomamente, fuori dai percorsi scolastici. Voglio dire, per come la vedo io, sono passione e curiosità che spingono a esplorare e scoprire, e questo indipendentemente dal percorso scolastico che uno ha alle spalle.
Stefano: Anche dal punto di vista del disegno gli ingredienti base sono gli stessi: curiosità e passione. Senza questi due elementi sarebbe oltremodo faticoso affrontare tutto il lavoro di ricerca necessario a rendere il più possibile realistico un certo luogo o una certa ambientazione storica. Io, lo ammetto, mi ci diverto! Sono appassionato di storia e natura, due elementi sempre presenti nelle nostre storie, di conseguenza non mi pesano affatto le ore passate a spulciare tra libri e internet alla ricerca di costumi, uniformi, ambienti, mezzi di trasporto, animali, oggetti… qualunque elemento è importante per rendere “credibile” un’ambientazione. Per certi versi il lavoro del fumettista assomiglia a quello del cineasta, solo che il cineasta ha a disposizione tutta una serie di figure professionali per occuparsi di tutti gli aspetti della produzione: costumisti, scenografi, storici, tecnici delle luci e della fotografia, trovarobe… il fumettista deve fare tutto da solo!             

Inevitabile chiedere, quando immaginate di tornare a Plymouth e alle storie che racchiude?
Prestissimo (anche se il nostro prossimo libro non sarà il capitolo 4, ma una storia tutta nuova). Abbiamo un canovaccio di tutti gli episodi della serie: c’è un percorso ben preciso che desideriamo far fare alle ragazze che meglio conosciamo e che ci stanno più a cuore, perché ciascuna possa trovare la sua strada per la felicità. Se la Vita ce lo concederà, i volumi in totale saranno 8, con una conclusione. Sappiamo già che aspetto avrà la tavola finale.

Intervista effettuata via mail a ottobre 2024.

BIOGRAFIE

Teresa Radice e Stefano Turconi nascono entrambi nella Grande Pianura, a metà degli anni ’70… ma s’incontrano solo nel 2004, grazie a un topo dalle orecchie a padella e a una pistola spara-ventose. Lei, per vivere, scrive storie; lui le disegna. Si piacciono subito, si sposano l’anno seguente. Scoprendosi a vicenda viaggiatori curiosi, lettori onnivori e sognatori indomabili, partono alla scoperta di un bel po’ di mondo, zaino e scarponi. Dal camminare insieme al raccontare insieme il passo è breve. Le prime avventure a quattro mani sono per le pagine del settimanale Disney “Topolino”: arrivano decine di storie, tra le quali la serie anni ’30 in 15 episodi Pippo Reporter (2009-2015), Topolino e il grande mare di sabbia (2011), Zio Paperone e l’isola senza prezzo (2012), Topinadh Tandoori e la rosa del Rajasthan (2014) e l’adattamento topesco de L’Isola del Tesoro di R.L.Stevenson (2015). Nel 2011 si stabiliscono nella Casa Senza Nord – a 10 minuti di bici dalle Fattorie, a 20 minuti a piedi dal Bosco, a mezz’ora di treno dal Lago – e piantano i loro primi alberi. Nel loro Covo Creativo, i cassetti senza fondo straripano di progetti: cose da fare, posti da vedere, facce da incontrare. Nel 2013 esce Viola Giramondo (Tipitondi Tunué, Premio Boscarato 2014 come miglior fumetto per bambini/ragazzi, pubblicato in Francia da Dargaud: Prix Jeunesse a Bédécine Illzach 2015 e Sélection Jeunesse a Angouleme 2016) pubblicato poi in una nuova edizione da BAO nel 2020. Il Porto Proibito, pubblicato nel 2015 per BAO Publishing e ristampato nel 2016 in una Artist Edition di prestigio, ha vinto il Gran Guinigi come “Miglior graphic novel” a Lucca Comics 2015 e il Premio Micheluzzi come “Miglior fumetto” a Napoli Comicon 2016. Sempre per i tipi di BAO, pubblicano Non stancarti di andare nel 2017 (graphic novel che riscuote in brevissimo tempo un grande successo di pubblica e critica), due volumi della serie per i più piccoli Orlando Curioso (Orlando Curioso e il segreto di Monte Sbuffone e Orlando Curioso e il mistero dei calzini spaiati) tra il 2017 e il 2018, Tosca dei Boschi (inizialmente edito da Dargaud in Francia e poi portato in Italia) nel 2018. Nel 2019 ripropongono le atmosfere de Il Porto Proibito con il primo volume de Le ragazze del Pillar, che vince il premio Nuvole a Montereggio 2020. Sempre per Le Ragazze del Pillar Teresa Radice è premiata come miglior sceneggiatrice con il premio Gran Guinigi a Lucca Changes 2020. La terra, il cielo, i corvi è il graphic novel pubblicato nel 2020 cheracconta di tre soldati in fuga nella Russia del 1943 e che è apparso in Francia nella selezione ufficiale del 50° festival di Angoulême e anche nella selezione del Premio dei Liceali. Nel 2023 arriva in libreria il loro nuovo graphic novel, Il Contastorie, ambientato nella splendida Amazzonia. Nel 2024 esce Le ragazze del Pillar 3 e arriva la nuova edizione di Il porto proibito nei tascabili Chihuahua di BAO Publishing. I frutti più originali della loro ormai ventennale collaborazione hanno gli occhi grandi e la testa già piena di storie. I loro nomi sono Viola e Michele.

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