Un ragazzino accoglie con gioia il ritorno a casa del fratello maggiore, giramondo di professione che quando torna nel loro villaggio in Amazzonia non manca di portargli romanzi avventurosi con cui il piccoletto nutre la propria immaginazione.
Ma quando Pedro – questo il nome del piccolo protagonista – scopre che c’è qualcosa di poco chiaro nelle attività che svolge l’adorato Cent, decide di gettarsi in una rischiosa avventura sulle sue tracce per capire cosa succede e per provare ad aiutare il fratellone.
La storia imbastita da Teresa Radice racchiude in sé gli ingredienti che hanno reso immortali quegli stessi classici per ragazzi di cui Pedro va matto: L’isola del tesoro, Il giro del mondo in 80 giorni, I pirati della Malesia e soprattutto Il mago di Oz sono citati esplicitamente nel corso del fumetto e puntellano tematicamente i vari passaggi narrativi de Il contastorie, la sua ultima fatica realizzata in tandem con il marito disegnatore Stefano Turconi.
Il ragazzo non si è mai mosso da casa sua ma di colpo viene catapultato in una vicenda più grande di lui, non diversamente da quanto accaduto sulla carta stampata a Jim Hawkins o a Dorothy Gale; il paragone con la giovane eroina de Il mago di Oz diventa man mano particolarmente calzante, dal momento che il romanzo di L. Frank Baum parla di una menzogna montata ad arte e dell’illusione che cade, analogamente a quanto succede a Pedro nel momento in cui vede crollare il mito del fratello brillante e coraggioso, montato nel corso degli anni.
Nella sceneggiatura di Radice emerge ben presto, quindi, il doppio binario su cui si muove buona parte del graphic novel: la sdrucciolevole distanza tra bugia e narrazione, due diversi tipi di inganno – il primo insidioso, il secondo ammaliante fuga dalla realtà – che non è sempre facile distinguere.
Pedro vive con la testa dentro le grandi avventure dei personaggi dei suoi libri: sa che sono fantasie, ma accetta di farsi ingannare dall’autore per via del patto implicito tra egli e il lettore. Per lui anche Cent è un eroe da romanzo, grazie agli entusiasmanti aneddoti personali che gli racconta ogni volta che torna a casa e a cui crede ciecamente, fintanto che qualche spiraglio di luce non getta nuove ombre su questo scenario.
Sotto il primo aspetto, il tema è quello tanto caro ai due fumettisti sul potere benefico e salvifico delle storie: del resto era già stato affrontato in loro opere precedenti, come ne Il porto proibito sul versante della narrazione in versi e in Tosca dei boschi, quando la protagonista osserva che
non c’è da scherzare con le storie, sono cose potenti. Cose che possono dare una svolta a una vita intera.
Stavolta ci si concentra ancora maggiormente sull’argomento, attraverso lo sguardo sognante e recettivo di Pedro, personaggio scritto meravigliosamente che matura sotto il nostro sguardo grazie alla disillusione improvvisa che conosce nel confronto con la verità relativa alla vita del fratello.
Il protagonista ammette candidamente che
Il libro non è mica solo carta e parole, è anche tutto quello che ci metto io immaginando. Non finisce quando lo chiudo, sta con me in ogni momento. Mi… mi aspetta, ecco. Aspetta di riprendere il viaggio insieme
una sensazione comune a moltissimi appassionati lettori di libri e fumetti.
E nelle ultime pagine aggiunge, con una nuova consapevolezza, che
Credo… di aver intuito da dove vengono le storie: dalle emozioni. E le emozioni, quelle vengono dagli incontri: con luoghi, opere, persone conosciute e sconosciute… e aspetti sconosciuti di persone conosciute, anche
per concludere affermando che
In fondo è questo che rende le storie potenti, no? Dare vita a ciò che non c’è (più).
Radice e Turconi sono abilissimi nel mettere su carta riflessioni approfondite e per nulla banali sul senso stesso della scrittura e della lettura, compiendo un elogio tutt’altro che retorico sull’atto stesso del raccontare: lo fanno attraverso la voce di un giovanissimo protagonista, che forse in alcuni punti appare fin troppo assennato e saggio per la sua età ma che diventa portavoce ideale – per via della sua purezza – di tali ragionamenti, che sono in ultima istanza alla base del lavoro dei due fumettisti e della passione dei lettori di tutto il pianeta.
Riflessioni che scaturiscono però da una vicenda quasi spietata, per la capacità che possiede di spezzare il cuore e le convinzioni di Pedro costringendolo a riguardare con occhi completamente diversi il rapporto con uno dei suoi esseri umani preferiti, vero e proprio mentore e mezzo di connessione con il resto del mondo.
La narrazione imbastita dalla sceneggiatrice è in quest’ottica molto pulita: riserva ai monologhi di pensiero, custoditi dentro apposite didascalie, il consueto fiume di parole che è la sua cifra stilistica, asciugando invece la lunghezza dei dialoghi tra i personaggi, che si fanno netti e taglienti adeguandosi alla concitazione della vicenda, in fondo costituita da una lunga fuga.
La trama è quindi perfettamente lineare e apprezzabile anche semplicemente come racconto avventuroso, impreziosito in seconda battuta dalle considerazioni sopra esposte e dai riferimenti letterari.
Perché in fondo, come dice un Pedro disperato:
Dentro le storie ogni cosa ha la sua ragione: dei buoni ti puoi fidare, i cattivi hanno quello che gli spetta… dentro le storie chi semina prima o poi raccoglie… chi cerca un tesoro dopo mille peripezie lo trova… perché è così che deve andare.
Ma la vita reale, come ormai si è accorto, si svolge in maniera più caotica e imprevedibile.
Unico piccolo neo dell’opera potrebbe essere individuato nell’introduzione di Maia, giovane olandese che viene soccorsa dai due fratelli e alla quale Cent non è indifferente: il rapporto tra i due non viene però espresso, rimane in sospeso e la ragazza viene usata poco dopo – insieme ai suoi famigliari – come deus ex machina per risolvere una situazione senza apparente via d’uscita.
Tale soluzione è così sfacciata da essere chiaramente consapevole e voluta, cionondimeno stona un po’ con il resto della narrazione.
Stefano Turconi ai disegni compie un lavoro certosino, curato ed elaborato. Il suo stile morbido si concentra in primis sull’aspetto dei personaggi, tutti caratterizzati in maniera peculiare e riconoscibile tramite segni identificativi sul volto o per gli abiti. Non solo, spicca la consueta abilità nel farli recitare: ciascuno si muove in scena in maniera naturale e credibile, sempre con gestualità posate e mai troppo calcate: le bambine sono ritratte nel loro entusiasmo infantile, i brutti ceffi che danno la caccia a Cent sono freddi e sinistri mentre i due protagonisti emergono soprattutto nella loro fisicità contrapposta, dal momento che Pedro è bassino e dalle forme rotonde mentre il fratello è alto e magro, dai lineamenti affilati.
C’è grande attenzione da parte del disegnatore anche per l’espressività: Pedro, in particolare, assume in diversi passaggi una grande varietà di espressioni, da smorfie a sguardi ironici che lo rendono simpatico e vivo.
Le tavole godono di un suggestivo effetto pittorico grazie alla tecnica degli acquarelli, che rendono ogni vignetta un florilegio di colori, con un ottimo risultato in particolare per le ambientazioni ritratte. L’Amazzonia che emerge nelle vignette di Turconi è lussureggiante e fascinosa, mantiene tutta l’esoticità che ci si aspetta ma senza sembrare finta: il verde e il marrone la fanno da padroni e puntellano una vegetazione popolata da animali ritratti con precisione, costellando un contesto che viene restituito con l’accuratezza di un libro naturalistico. Lo scenario, che sia la foresta, il fiume o un piccolo villaggio, è parte integrante del racconto e l’artista lo rende efficace contrappunto all’azione.
È infine significativo porre l’accento su quelle parentesi in cui lo stile di Turconi si fa stilizzato e in toni di grigio: si tratta di vignette nelle quali vengono visualizzati i pensieri e le fantasie di Pedro, che rappresentano gli eroi dei romanzi che ha letto o la trasposizione favolistica di sé stesso e del fratello. Un artificio non certo inedito per trasporre su carta il mondo visto con gli occhi di un bambino, ma che il disegnatore realizza con uno stile debitore dell’estetica dei libri per l’infanzia quanto del mondo dell’animazione, da quella Disney degli anni Sessanta a quella italiana della Linea di Osvaldo Cavandoli.
In tal senso la variant cover del volume è particolarmente riuscita, perché fonde efficacemente le due anime artistiche – e allo stesso tempo narrative – de Il contastorie, racconto di formazione dal finale agrodolce ma con un grosso messaggio di speranza.
Perché la bellezza e il potere delle storie possono salvarci. Almeno un pochino.
Abbiamo parlato di:
Il contastorie
Teresa Radice, Stefano Turconi
BAO Publishing, 2023
208 pagine, cartonato, colori – 23,00 €
ISBN: 9788832738698