Giorgio Trinchero è un autore di fumetti che da tempo si occupa delle problematiche relative al lavoro fumettisto, come emerso anche di recente in un fervido dibattito online sul suo canale youtube. Trinchero comunque non è nuovo a tali questioni, anche e soprattutto con riferimento al webcomic (in un quadro più ampio della carriera fumettistica), come emerso in questa sua intervista del 2017 curata da Dario Custagliola. O, ancora prima, su Fumettologica, nel 2014. Ma se è interessante il contributo – centrale – di Trinchero a questo dibattito online, è molto rilevante anche il lavoro sul webcomics fatto da Trinchero come autore su Mammaiuto: sia come sceneggiatore, che come autore completo.

La prima serie dell’autore in cui emerge tale lavoro sul grado zero è Riquadri: un quadro, segmentato come gli squali di Damien Hirst, diviene una serie di vignette. Non si tratta (come nemmeno gli altri esperimenti effettuati dall’autore) di qualcosa di assolutamente nuovo: viene da pensare ai lavori di Alfredo Castelli sulle banconote, oppure a Snake Agent di Stefano Tamburini (che riutilizza fumetti spionistici dell’agente X-9). L’elemento interessante di questi lavori di Trinchero è il loro essere giocati sulla pura segmentazione e aggiunta di balloon, senza alcun modifica di altro tipo. Un’operazione che trovo interessante per la riflessione che pone sul confine tra arte sequenziale e non-sequenziale. Una riflessione, di nuovo, già fatta da McCloud, per cui non serve una vignettatura esplicita perché vi sia closure, ma questa può essere introdotta anche solo dal susseguirsi dei dialoghi, se non da altri espedienti più complessi (vedi gli stilemi di Gianni De Luca nei suoi fumetti “teatrali”). In questo senso, ad esempio, Nighthawks di Edward Hopper non è sequenziale ma, ci mostra Trinchero, è “sequenziabile” (introdurre gli spazi bianchi, come fa lui, serve solo a rendere palese tale fattore). E ciò, in modo ancor più interessante, si può estendere fino ai primordi della storia dell’arte.
Un secondo passo in direzione del Grado Zero è Punti e virgole: i segni di punteggiatura diventano i protagonisti della serie, apparendo in brevi strip in un classico carattere Times New Roman molto ingrandito. La cosa si radicalizza ancor di più in Minimal Zen Hardcore Comics, dove il concetto di “grado zero” (o simile) è evidente fin dal titolo. Si tratta di strips formate da vignette vuote con testo. Qui è davvero difficile immaginare un intervento più minimale: l’unico elemento grafico è il testo in senso proprio (mentre in Punti e virgole, surrettiziamente, diventavano i segni di punteggiatura l’elemento grafico giustapposto al testo vero e proprio). Al tempo stesso, non è una sorta di “sceneggiatura pronta per essere disegnata”: la strip va letta in modo autonomo, senza l’attesa del disegno (per cui non è prevista, ovviamente, alcuna indicazione di sceneggiatura). Inserire dei disegni “plausibili” o falserebbe il testo (cambiandone il significato, se questi fossero dialettici con lo stesso) o risulterebbero ridondanti. L’impressione è che la soluzione più frequente in Trinchero sia in questo caso l’indagine su un ipotetico monologo interiore dell’io narrante, quando non diventa un modo per esplorare il metafumettistico, tema molto caro all’autore. Talvolta i due temi possono anche essere compresenti: non manca l’elemento del “ribaltamento finale”, che in fondo è quasi un elemento costitutivo delle strip in senso lato.


E per questo mese è tutto. Se avete dei webcomic interessanti da segnalare, non mancate di evidenziarli nei commenti.

