Morto Yoshihiro Tatsumi, inventore del gekiga

Morto Yoshihiro Tatsumi, inventore del gekiga

Si è spento il 7 marzo 2015, a 79 anni, il mangaka Yoshihiro Tatsumi, autore di opere quali Fallen Words, Black Blizzard, Abandon the Old Tokyo, Good-bye and Other Stories.

150px-Yoshihiro_Tatsumi_2010Si è spento il 7 marzo 2015, a 79 anni, il mangaka Yoshihiro Tatsumi, autore di opere quali Fallen Words, Black Blizzard, Abandon the Old Tokyo, Good-bye and Other Stories.

Tatsumi, classe 1935, iniziò giovanissimo a dedicare la sua vita al fumetto, seguendo le orme di Osamu Tezuka, e fu uno dei primi autori a distaccarsi dalla caratterizazione più disimpegnata generalmente attribuita al manga. Coniò così nel 1957 il termine gekiga, che significa “immagini drammatiche“. Le opere di Tatsumi si focalizzano infatti su tematiche più crude e drammatiche, con uno stile rapido e realistico, che sottolineano in particolare le contraddizioni intrinseche della cultura giapponese. Il termine è oggi impiegato anche nell’ambito degli anime per identificare quelli rivolti a un pubblico adulto.Nel corso della sua carriera, l’autore ha ricevuto due Eisner Awards nel 2010, il premio Regards sur le monde del Festival di Angoulême, e l’Osamu Tezuka Cultural Prize per la sua autobiografia A Drifting Life, pubblicato in Italia da Bao Publishing con il titolo Una vita tra i margini.

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Tatsumi assieme ad Adrian Tomine

Fonte di ispirazione per numerosi autori del calibro di Saito, Shitaro, Nakazawa, Tatsumi è stato da molti ricordato con affetto, in particolare da Adrian Tomine, autore di Optic Nerve, il quale è stato curatore e traduttore in lingua inglese delle opere di Tatsumi pubblicate in America da Drawn & Quarterly.
Riportiamo le parole di Tomine:

“Ci sono alcuni fumettisti il cui lavoro ha letteralmente cambiato la mia vita indirizzandomi sul percorso artistico che continuo tutt’oggi, e Yoshihiro Tatsumi è uno di loro.
È stato un onore e un privilegio incredibile partecipare alla traduzione del suo lavoro, secondo solo all’improbabile esperienza onirica di passare del tempo con lui in città remote come come Tokyo, San Diego, Los Angeles, Toronto e New York. Per la maggior parte del tempo, abbiamo parlato con l’aiuto di un interprete, ma questo ora sembra difficile da riconciliare con i vividi ricordi che ho delle nostre ampie e scorrevoli conversazioni.
Non mi ci volle molto per scoprire che, nonostante le differenze di età, geografia, storia, ecc., il sensei Tatsumi mi ricordava molto tutti gli altri grandi fumettisti con cui ho avuto la fortuna di diventare amico. Poteva essere taciturno e talvolta imperscrutabile ma, nelle giuste circostanze, poteva mostrare umorismo, curiosità, e un entusiasmo instancabile sul come si fanno i fumetti. Ho studiato e imparato dal suo lavoro sin da quando ero un adolescente, ma credo che l’umiltà, la generosità e la determinazione artistica di Tatsumi siano state un’ispirazione tanto quanto le sue storie. Ho avuto diverse occasioni – di solito quando uno di noi era li li per prendere un aereo – di inchinarmi e dire “grazie”, ma ho sempre avuto la sensazione di non essere stato abbastanza chiaro o enfatico, e che lui fosse troppo modesto per accettare pienamente tutto quello per cui lo stavo ringraziando.”

 

 

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