È morto sotto tortura nelle carceri del regime siriano il vignettista Akram Raslan, arrestato tre anni fa dai servizi segreti a Hama, città della Siria centrale. Lo riferiscono agli organi di stampa siriani fonti della famiglia dell’artista, i cui lavori sono stati premiati a livello internazionale.
Dall’arresto nel 2012, avvenuto presumibilmente dopo la pubblicazione di alcune vignette satiriche e di denuncia nei confronti della dittatura di Bashir al-Assad, contro cui si era già scagliato diverse volte, si erano perse le sue tracce.
Nel 2013, il Cartoonists Rights Network International, associazione nata in America e con base a New York e che si prefigge di tutelare disegnatori e fumettisti che vivono sotto regimi dittatoriali, gli aveva assegnato il premio come Fumettista più Coraggioso dell’Anno, quando il destino del giovane siriano era ancora sconosciuto. Nello stesso anno, un compagno di cella del vignettista aveva affermato, appena liberato, che Arslan era morto sotto tortura, ma da allora non si erano più avute conferme.
La sua liberazione era stata chiesta a gran voce da vignettisti di tutto il mondo. Originario della regione di Hama, Arslan aveva conseguito una laurea in Letteratura all’università di Damasco e lavorava da anni per diversi giornali arabi, ma anche per Fidaa, giornale governativo. Raslan è uno delle migliaia di siriani morti sotto tortura nelle carceri del regime di Damasco negli ultimi quattro anni e mezzo. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani, dal marzo 2011 al marzo 2014 le autorità siriane hanno ucciso nelle carceri circa 13mila persone.