Quasi tutti gli eroi seriali si sono dovuti confrontare, primo o poi, con quelle figure di immenso fascino che sono stati gli antichissimi abitanti vissuti sulla Terra parecchi milioni prima della comparsa dell’umanità. Ricordiamo, qui, Tarzan e, nell’ambito Bonelli, Tex (Le terre dell’abisso, n. 47-48), Nathan Never, il Piccolo Ranger. A dire il vero anche Zagor non è stato da meno. In L’abisso verde (Collana Lampo, Seconda Serie, n. 26, 25 novembre 1963) fu Gian Luigi Bonelli a far scontrare Lo Spirito con la Scure con un lucertolone antidiluviano, pauroso e gigantesco ma goffo per la sua cecità, proveniente da un misterioso abisso illuminato da una soffusa luce verdastra. Una storia affascinante, quella del papà di Tex, resa ancora più misteriosa dal fatto che rimase in sospeso la spiegazione di cosa si celasse nella profondità di quell’abisso verde. Poi Moreno Burattini, nell’aprile-maggio 2011 (A volte ritornano, Zagor Gigante 549,550), dopo quasi cinquanta anni, continuò quella antica storia, offrendo una soluzione che attingeva al filone tecnologico-mysterioso- atlantideo.
Mauro Boselli, nell’affrontare un topos romanzesco sfruttato e strizzato sino al midollo, non si preoccupa di individuare originali soluzioni narrative. Al contrario si rivolge, con modestia ma senza ipocrite circonlocuzioni narrative, al romanzo rappresentante la creazione del mito che affascinerà almeno quattro generazioni di lettori e spettatori, attraverso la narrativa popolare e il cinema.
Il lavoro di Boselli è un tributo, a partire dal titolo Il mondo perduto, a The Lost World (Il mondo perduto), scritto nel 1915 da Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes. Più che a ispirarsi genericamente all’opera di Conan Doyle, Boselli cala Zagor nel mondo che l’autore inglese aveva realizzato per altri personaggi e si serve, quando possibile, anche dei dettagli narrativi di quel contesto. Basti dire, a mo’ di esempio, che l’escamotage del transito dei nostri eroi attraverso un tronco abbattuto, dal torrione scalabile al pilastro centrale dove sta il mondo perduto (Zagor Gigante 575, pp. 67-80), è preso pari pari dall’opera di Conan Doyle.
E qualche strizzatina d’occhi Boselli la fa anche a Jurassik Park, film del 1993 diretto da Steven Spielberg.
Dunque Boselli cita e rende omaggio al romanzo di Conan Doyle, attingendo molto poco dalla sua fonte creativa, eppure, riesce a cavare, nonostante tutto, una storia avvincente e godibile indipendentemente dall’originalità narrativa. Se, nelle storie narrate con arte, si stabilisce tra e narratore e lettore un patto che prevede la sospensione della credulità da parte del secondo, in questo caso il patto sancito fissa e richiede a chi legge anche una sorta di sospensione della memoria. In altri termini la storia è narrata così bene che il lettore è disponibile a dimenticare tutti gli stereotipi già visti in mille fumetti, in mille racconti, in mille film su quelle bestiacce antidiluviane e li riscopre di nuovo, per la prima volta qui, guidato dalla sapiente mano del narratore Boselli.
Tra i pochi elementi di originalità registriamo il piacevole ritorno di “Ladro di Ombre”, Henry Summers, il pittore bostoniano comparso per la prima volta nella bella storia omonima di Boselli, (Zagor Gigante 334-336) e della sua bellissima moglie, la principessa Nadia (Zagor Gigante 348-350).
In quella storia il realizzatore, Mauro Laurenti, ci aveva donato uno splendido cammeo della principessa, ma c’è da dire che il disegnatore de Il mondo perduto, Michele Rubini non è sicuramente da meno. Il segno dell’artista, assolutamente dettagliato, è fatto di innumerevoli linee sottilissime che costruiscono armonie grafiche ineccepibili. In ogni caso tutti i ritratti sono ricchi di particolari e dettagliate sfumature, accurati e significativi delle innumerevoli espressioni che un individuo può assumere. Sui piani larghi il tratto dell’artista riesce a ricavare scenari incantevoli, agevolato anche dalla straordinarietà dei luoghi e delle situazioni. Il segno di Rubini pare invece irrigidirsi nella rappresentazione dei mostri preistorici, spezzandosi in inquietanti segni, astratti ma funzionali, perché solo così possono rendere l’irreale essenza di creature che non appartengono più al nostro mondo.
Abbiamo parlato di:
Zagor Gigante, n. 575-577 Il mondo perduto
Mauro Boselli, Michele Rubini
Sergio Bonelli Editore, giugno – agosto 2013
98 pagine, brossurato, bianco e nero – € 2,90