Su Maremosso, il magazine online di Feltrinelli, è in arrivo il quinto capitolo del webcomic firmato da Marco Caselli La ricerca di Sol. È stata l’occasione per intervistare l’autore, che ci ha parlato anche del lavoro su 7crimini e della sua carriera artistica. Ciao Marco, benvenuto su Lo Spazio Bianco. Partiamo dalle origini: hai iniziato con un indie, Metastasi, realizzato con altri tre autori nel 2011: da dove nasce la tua passione per il fumetto e come sei arrivato a quella prima autoproduzione?
Il desiderio di fare il fumettista è nato quando ho letto per la prima volta Dragonball in quinta elementare, grazie a un amico. Ne imitavamo le storie, prima con i giochi e in seguito con i disegni. Poi, da sogno d’infanzia, la cosa si è sviluppata, ma devo dire che anche prima di entrare nel mondo di Toriyama ero vicino ai fumetti : leggevo tantissimo PK e oggi, quando lo riguardo, mi rendo conto di quanto mi abbia formato. Ricordo anche un altro evento fondamentale, cioè quando mio padre a sei o sette anni mi fece vedere Akira che, oltre a turbarmi irrimediabilmente per il resto dei miei giorni, è stata un’influenza molto forte. Per il resto il mio è stato un percorso abbastanza classico, ho fatto il liceo artistico e poi la Scuola di fumetto di Milano, dove ho conosciuto gli altri autori di Metastasi: Spugna, Cammello e Simone Campisano.
Frequenti ancora il mondo indie? ti manca qualcosa di questo ambiente che spesso rappresenta una fucina di talenti e il luogo della sperimentazione fumettistica per eccellenza?
Lo frequento e ci orbito ancora attorno anche se di produzioni mie, dopo Metastasi, non ne ho. Ho invece molti amici che producono e spesso mi aggrego a quei piccoli eventi indipendenti dove porto stampe e altri miei lavori, per avere un contatto con quel tipo di pubblico. Posso aggiungere che su questo fronte qualcosa bolle in pentola ma, al momento, non posso dire nulla.
Dopo Cassandra, altra graphic novel di Tunuè tratta da un racconto di Giancarlo De Cataldo, nel 2021 hai disegnato La truffa, il primo episodio di 7crimini: com’è stato il passaggio al mercato mainstream?
Abbastanza traumatico in realtà perché Cassandra fu difficile da affrontare: arrivò in un periodo di grande entusiasmo ma il tempo a disposizione era poco. Fui chiamato in sostituzione di un altro disegnatore ma le tempistiche erano molto strette e mi sono ritrovato a gestire per la prima volta 140 tavole dalle 20/40 cui ero abituato, in poco più di sei mesi. Fu una mazzata e non fui contento del risultato. Mi resi conto che l’avevo fatto per il desiderio di pubblicare quasi “a tutti i costi” e il lavoro – non parlo della bella sceneggiatura di Leonardo Valenti ma solo dei disegni – non mi soddisfaceva. Quel piccolo flop mi allontanò un po’ dal mondo del fumetto ma dopo diversi anni posso dire che è stata una lezione, mi ha insegnato che non si può pensare di esordire e se non si fa il botto subito passare a considerarsi un fallito. Al contrario bisogna andare avanti, perseverare, ed è una cosa che non bisogna stancarsi di dire ai giovani.
Collaborare con personalità importanti come Katja Centomo ti ha consentito di affinare altre doti, ad esempio quelle di narratore?
Katja, con la quale mi confronto spesso, mi ha insegnato moltissimo e anche il lavoro con Emanuele Sciarretta: le loro sceneggiature sono da manuale, ben congeniate, senza troppi fronzoli ma complesse e compresse in 65/70 tavole, con colpi di scena e storie che funzionano, indirizzate al pubblico del noir e del giallo. Diciamo che 7crimini è un fumetto sicuramente più pop e mi ha fatto capire la bravura che si cela dietro questo genere di scrittura. Venendo da un mondo dove ambisci a scrivere come i grandi della graphic novel, dove l’impronta personale e autoriale è importante, mi son reso conto che c’è tanta arte, tanta capacità magari più nascosta anche nello scrivere opere dove il soggetto è più pop.Come si è evoluto il tuo segno e anche il tuo rapporto con il lavoro nel passaggio, ad esempio, fra Cassandra e 7crimini?
Fino al liceo ho letto quasi esclusivamente manga con l’eccezione di qualche opera Marvel come Ultimate Spider-Man di Brian Bendis. Come dicevo, ho imparato a disegnare con Toriyama e poi assorbendo altre influenze, tipo Masakazu Katsura e altri. Poi, arrivato alla Scuola del fumetto, mi si è aperto un mondo e ho iniziato a guardare ad altri autori. Per 7crimini ho ripreso alcuni stilemi manga soprattutto nell’espressività e nella recitazioni dei personaggi e poi il manga è subentrato con ancora maggiore forza in La ricerca di Sol, che ritengo esprima il mio stile più personale.
Invece le differenze fra Cassandra e 7crimini stanno nel fatto che fra i due lavori sono passati diversi anni nei quali mi ero allontanato dal fumetto ma durante i quali ho lavorato come storyboard artist per una casa di produzione di cartoni animati. Lì ho conosciuto il disegnatore Alberto Loni, che supervisionava il mio lavoro e mi ha insegnato tantissimo sulla recitazione dei personaggi, sia sul corpo sia sulle espressioni facciali.
7crimini è ovviamente una serie crime con un forte apparato redazionale e costruita intorno alla collaborazione con esperti degli specifici crimini trattati: anche dal punto di vista del disegno è stato importante studiare e documentarsi?
Non più di altre volte perché Katja ed Emanuele mi mandano reference per luoghi, costumi di scena o banalmente su come vorrebbero fossero interpretati i personaggi, citando magari attori o attrici di riferimento. A livello di documentazione quindi mi danno tantissimo, soprattutto Emanuele che è parte di questo mondo e mi ha fornito, per fare un esempio, tutta una serie di immagini su come disegnare un giudice, al netto del fatto che ho personalmente cercato di stare alla larga da lunghe sequenze ambientate in tribunale.
Ora ti stai occupando, come autore unico, di La ricerca di Sol, pubblicato sul magazine online di Feltrinelli Maremosso, che si occupa di attualità, letteratura, interviste con autori: com’è nata questa collaborazione?
Sempre grazie a 7crimini , perché quando uscì il primo numero, nel 2021, Maremosso mi contattò tramite Tunuè per un’intervista, dopo la quale avevo cinquanta copie da autografare: non finii in tempo e proposi di tornare. Questo atteggiamento piacque a Luca Domeniconi, direttore di Maremosso, e Matteo Baldi, responsabile dei contenuti, e infine mi proposero di collaborare iniziando da una serie di strip comiche, che non avevo mai fatto in vita mia ma con le quali accettai di cimentarmi. Dopo l’estate di quell’anno, terminata l’esperienza con le strisce comiche, mi chiesero se avevo altri progetti da proporre e di punto in bianco ho avuto l’idea che poi è diventata La ricerca di Sol, un’opera che finalmente mi vede come autore completo. Ne sono felice, anche se è tutto un po’ più faticoso.
Come hai coniugato in questa storia le tue preferenze autoriali, gli stilemi del webcomic e le esigenze di Maremosso?
Ho pensato un fumetto che rappresentasse la rivista a partire dalla protagonista, una bambina che naviga sulla sua barchetta spostandosi da un’isola all’altra, e proponendo ciascuna di queste isole come la rappresentazione di un grande autore della letteratura del passato.
Per ora sono disponibili quattro capitoli dedicati a Esopo (ad accompagnare Sol, non a caso, c’è una volpe), Stevenson, Omero e Poe, e sto finendo il quinto incentrato su Jane Austen, finora il più complicato, anche per la presenza di un ricco cast di personaggi.
Il viaggio della protagonista sviluppa naturalmente anche una trama più orizzontale, con al centro una ricerca che la porterà a maturare sia fisicamente sia psicologicamente.
Hai accennato a una maggior fatica nel ruolo di autore unico. Quali sono le principali differenze fra un lavoro in team e uno autonomo? E in quale ruolo ti trovi più a tuo agio?
Da un lato mi trovo più a mio agio a lavorare in team, perché su di te non gravano tutte le responsabilità dell’opera, puoi confrontarti con altre persone ed è più semplice e rilassante. Lavorare come autore unico, da solo, è più gratificante se ottieni buoni risultati ma può essere devastante se i risultati non arrivano o non sono quelli sperati, perché metti tutto te stesso in qualcosa che è completamente nudo, che gli altri vedranno e che potrà piacere o non piacere. Insomma c’è questo grande gap tra l’autore dell’opera, l’energia, il tempo che ci mette, e chi la legge dedicandoci magari una mezz’ora per poi passare ad altro. Ma è così che funziona e quello del creativo, in generale, è un lavoro ingrato da questo punto di vista. Quindi, se penso al mio ego preferisco lavorare come autore unico e mi piace l’idea, un giorno, di essere riconosciuto come tale e che le persone leggano le mie storie. Lavorando “solo” come disegnatore è un po’ più semplice perché se sei bravo tecnicamente e sviluppi uno stile riconoscibile sai che a qualcuno puoi piacere, mentre con la scrittura il confine è più labile.
Di quanti capitoli si compone La ricerca di Sol e quanto a lungo proseguirà la sua pubblicazione su Maremosso?
La risposta è più complessa di quanto si possa credere. All’inizio i capitoli dovevano essere nove o dieci, con cinque tavole ciascuno, e le uscite dovevano proseguire dal lancio fatto a Lucca Comics 2022 fino a giugno del 2023. Poi la storia ha iniziato a prendermi sempre di più e le pagine di ogni capitolo sono diventate 15 se non 20, cosa che ha complicato la situazione dal punto di vista delle consegne e delle tempistiche. Il risultato è che ogni mese, appena consegno e penso di prendermi qualche giorno di pausa, devo in realtà ricominciare immediatamente anche perché – in questo caso sì – la documentazione è importantissima. Devo rileggere i vari autori presentati oltre al canonico lavoro su personaggi, ambientazione, scaletta, trama orizzontale. Insomma, a volte consegno i definitivi poche ore prima della pubblicazione e devo ringraziare anche la mia ragazza, Giulia Gabrielli, che oltre a darmi preziosissimi consigli di capitolo in capitolo, si occupa del lettering. Anche le tempistiche generali sono cambiate: dopo l’uscita del quinto capitolo dovrò dedicarmi all’ultimo numero di 7crimini e quindi, d’accordo con Maremosso, abbiamo deciso per una pausa che farà slittare la pubblicazione dei successivi episodi. Ma nella mia mente la storia c’è già tutta e anche i prossimi autori che Sol scoprirà.
È prevista anche una pubblicazione cartacea per La ricerca di Sol?
Sì ma per ora ne ho solo chiacchierato con Tunué. Una volta conclusa la pubblicazione su Maremosso, e al termine del lavoro su 7crimini, invierò il materiale al direttore editoriale e vedremo se rientra nella linea della casa editrice. Vorrei davvero vederlo trasformato in un cartaceo – sarebbe un gran bel tomone – anche perché mi piace andare in fiera e adoro il contatto con il pubblico: quello del fumettista è un lavoro dove stai sempre solo, chino sulla scrivania, e ogni persona che conosci e ha apprezzato il tuo lavoro fa venir voglia di scrivere altre quindici cose, è come benzina, come un prezioso carburante dal quale attingere energie.
Parlando di generi letterari hai spaziato dalla fantascienza intimista di Metastasi al noir con tematiche Lgbtq di Cassandra, dal crime di 7 crimini all’avventura di La ricerca di Sol. Se fossi completamente libero di scegliere, e al netto dei limiti che le etichette portano con sé, di cosa ti piacerebbe scrivere?
D’istinto posso rispondere che il mio guilty pleasure, ciò che un giorno mi piacerebbe scrivere e disegnare, è un manga dove la gente si picchia male! Perché mi rimane quell’idea dello shonen dove a colpi di onde energetiche e arti marziali si sviluppano scene d’azione e di combattimento divertentissime. Di recente, per un progetto ancora segreto, ho fatto lo storyboard di un combattimento del genere e non ricordavo ci si potesse divertire così tanto. Poi però mi piacciono le storie – e ne ho tante nel cassetto – che sono una via di mezzo fra onirico, avventura e fantasy. Mi piace mescolare i generi insomma: se dico fantasy si pensa a Tolkien, a Game of Thrones, mentre a me piace mischiarlo, ad esempio, con lo steampunk. Infine apprezzo un certo tipo di letteratura più intimista: c’è stato un periodo nel quale ho amato graphic novel come Asterios Polyp di Davide Mazzucchelli, opere enormi con le quali mi piacerebbe confrontarmi anche se da un lato mi rendo conto che forse non sono (ancora) nelle mie corde come capacità ed emotività. Resta il fatto che vorrei scrivere storie fra l’onirico, lo psicologico, il malato e la cosa mi fa pensare a Satoshi Kon, regista che mi ha ispirato molto per come sa trattare diversi piani di realtà, mescolando sogno e fantasia al reale senza che ci sia un vero confine.
Qual è o quale può essere il ruolo del webcomic negli anni ‘20 del 2000?
Non posso dare una risposta esaustiva, forse nessuno può. Posso dire che il webcomic può essere un punto di partenza ma lo step successivo è ancora la vendita dei libri. Fumetti e manga di successo sono quelli che vendono in libreria. Sul web oggi va tantissimo l’animazione, che poi magari aiuta a vendere i fumetti. Basta pensare a Zerocalcare, che era già maiuscolo ma con la serie Netflix è diventato ancora più grande. Il webcomic è quindi uno strumento in più, parallelo e interessante perché offre molti spunti su una regia che deve essere diversa, pensata sulla verticalità e sullo scorrimento, rispetto al fumetto canonico dove si “volta la pagina” per creare tensione e colpi di scena. Poi onestamente non so se, più o meno velocemente, il webcomic andrà a sostituire il cartaceo: ci sono troppi elementi, non ultimo la crisi della carta, da considerare.
Stai già lavorando a qualche novità per il post 7crimini e La ricerca di Sol?
Ho notato una cosa: ogni volta mi appassiono all’idea di lavorare a un progetto e poi il destino ci si mette di mezzo e mi trovo a fare tutt’altro. Diciamo che ho due macroprogetti già abbastanza strutturati, che sono intenzionato a far diventare realtà: uno di stampo più intimista, che mi piacerebbe sviluppare subito dopo 7crimini, l’altro è un seriale. Ma potrebbero esserci anche nuove collaborazioni con Katja Centomo, cosa che gradirei molto. Avere tante possibilità è comunque positivo e mi tranquillizza, perché il lavoro del freelance è un’ansia costante. Vedremo da che parte mi porterà il futuro.
Grazie per il tuo tempo, Marco!
Intervista realizzata su Meet il 12 aprile 2023
MARCO CASELLI
Marco Caselli (1989) si diploma alla Scuola di Fumetto di Milano nel 2011 per poi esordire lo stesso anno con l’autoproduzione a quattro mani Metastasi. Nel 2012 pubblica con Tunué, Cassandra, dopo di che trascorre alcuni anni a lavorare come freelance nell’animazione e nell’illustrazione. Torna alla nona arte solo nel 2021 con la serie 7CRIMINI, sempre edita da Tunuè, che lo vede come disegnatore principale e copertinista. Vive insieme alle sue molteplici personalità e un Cammello.
A questo link è possibile leggere gli episodi di La ricerca di Sol