L’insostenibile pesantezza dell’essere: Un romantico a Milano

L’insostenibile pesantezza dell’essere: Un romantico a Milano

Bao Publishing pubblica una graphic novel intimista e sofferta scritta e disegnata da Sergio Gerasi, che racconta di un fumettista in crisi e del suo complicato approccio alla vita. Una storia che parla di arte e di ossessioni, con una costruzione narrativa e grafica ricercata.

Drogo Colombo è un fumettista che ha conosciuto la fama grazie a una graphic novel vincitrice del Premio Strega ma che ora è schiacciato dagli spettri della propria esistenza che lo perseguitano: assumono le forme del rimorso, dell’abbandono e dell’incapacità di capire se stesso, oltre a quelle delle grandi menti artistiche milanesi del passato come Alda Merini, Lucio Fontana, Dino Buzzati e Piero Manzoni.

Sergio Gerasi realizza un lavoro complesso e stratificato, un’opera fortemente intimista e raccolta che gira completamente attorno al protagonista, il quale si presenta – graficamente e per assonanza con il nome di battesimo Drogo-Drugo – come una sorta di Grande Lebowsky del nostro tempo. Non beve White Russian ma tra Martini, Pimm’s n. 1 e French Gimlet l’alcool ha un ruolo importante anche per il personaggio di Un romantico a Milano, che conosciamo come confuso e smarrito, dilaniato dal sacro fuoco dell’arte intesa come modo per diventare immortali.

I molteplici riferimenti al sistema fumettistico italiano, come le citazioni a diversi autori del passato e contemporanei quali Andrea Pazienza, Gipi, Zerocalcare, Davide Toffolo e il titolo del fumetto di successo di Drogo (In estate le mie mani sapevano di mare è un divertito riferimento al precedente volume di Gerasi per Bao, In inverno le mie mani sapevano di mandarino), rendono il libro per certi versi metanarrativo e per altri una blanda riflessione sul fumetto e sull’editoria in senso ampio: se c’è però un appunto da fare al romanzo grafico è proprio quello di aver introdotto questo tema senza approfondirlo, restando solo sulla superficie delle difficoltà insite in questa professione, delle insidie date dai premi, dell’invidia dei colleghi e delle pressioni delle case editrici.

L’attenzione alla Nona Arte si ritrova però nel lavoro grafico del libro: Gerasi, come ci ha rivelato nell’intervista che gli abbiamo fatto a Cartoomics 2018, ha fatto confluire in quest’opera le più recenti evoluzioni del suo stile, figlie anche di un viaggio in Francia; di questo nuovo approccio abbiamo avuto un assaggio nel 2017 sul quarto numero di Mercurio Loi e sull’annuale Speciale Dylan Dog.

Questo si ripercuote in una grande varietà stilistica decisamente efficace nei risultati: ci sono pagine realizzate con la sola matita, altre in cui invece prevale uno stile pittorico, con un uso importante e consapevole del colore (curato da Gerasi stesso insieme a Marco Zambelli) e altre in cui il tratto si fa più netto e pulito. Per ogni sequenza, a volte anche per una singola vignetta, l’autore decide la tecnica migliore per rappresentarla, a seconda di quanto voglia comunicare a quel punto della storia, sopratutto sotto il profilo emozionale.

È da sottolineare inoltre anche l’attenzione paesaggistica nei confronti della città di ambientazione, che non è mero sfondo dell’azione ma che, come si evince dal titolo stesso, connota in maniera determinante la narrazione. La Torre Velasca, in quest’ottica, è un elemento talmente ricorrente e ricco di simboli da assumere quasi il ruolo di un comprimario, e la sua rappresentazione ha sempre un accento particolare, in special modo a seconda che sia quella reale o quella all’interno di una snowball posseduta dal protagonista.

Un punto di riferimento importantissimo, una sorta di “campanile di Marcellinara”1 che sostituisce simboli più ovvi e noti del capoluogo lombardo come potrebbero essere il Duomo o il Castello Sforzesco, tracciando in questo modo un parallelo con la medesima fascinazione che prova un altro fumettista verso la torre milanese, Paolo Bacilieri, tanto da renderla elemento importante all’interno dei suoi Fun e More Fun.

Il focus tematico di Un romantico a Milano restano i sentimenti umani meno scontati e semplici: a Sergio Gerasi interessano le sfumature e le emozioni meno gradevoli, come la solitudine, il non sentirsi a proprio agio con le altre persone, i rapporti famigliari che condizionano un’intera esistenza e l’ossessione, che sembra racchiudere tutti gli aspetti precedenti, fungendo da chiave di volta degli stessi.


Drogo è ossessionato dal voler essere un artista, schiacciato però dal lavoro castrante di illustratore di libri per l’infanzia in un contesto in cui i suoi disegni vengono sminuiti. È ossessionato dal voler lasciare una traccia di sé e diventare così immortale. È ossessionato dal voler essere come suo padre e allo stesso tempo dal volersi staccare da una figura ingombrante che, nonostante abbia avuto un comportamento scorretto ed egoista, non riesce ad essere vista come negativa, non riesce ad essere un riferimento da cui voler prendere le distanze del tutto.

È ossessionato dai suoi “numi tutelari”, con cui immagina di dialogare, che rappresentano alcuni degli artisti che hanno vissuto Milano nel corso del Novecento e che hanno dato un apporto fondamentale alla poesia, alla pittura, alla letteratura, e dal confronto con loro.

È ossessionato infine dal mare, la meta mitizzata dal protagonista per tutto il libro, contraltare alla metropoli meneghina e riflesso legato all’infanzia, allegoria tanto concreta quanto pretestuosa di una stabilità mentale e fisica a cui ambisce.

Drogo Colombo è quindi un uomo che vive duramente sulla sua pelle e dentro di sé – con l’azzeccata metafora, resa squisitamente anche con il disegno, della spugna nello stomaco che assorbe tutti i colpi dell’esistenza – il peso del suo essere: ha alcuni tratti di certi protagonisti pirandelliani, inadatti alla vita, perdenti, ma la caratterizzazione che Gerasi costruisce sul personaggio va ancora oltre, in maniera più complessa.

È una persona che avrebbe le possibilità umane e artistiche per trovare il proprio posto nel mondo e una sorta di serenità, ma non riesce a capire il modo di metterle a frutto, imprigionato in una gabbia di situazioni che si è costruito da solo. È il prototipo del “romantico” inteso come personalità artistica, che vive profondamente la propria creatività e che assume talvolta tratti bohémien e decadenti, sensazioni trasmesse del resto anche dalla canzone dei Baustelle che porta lo stesso titolo dell’opera di Gerasi.

Non è un caso che, anche quando Drogo riesce a dare una svolta alla situazione di stallo in cui si trova, il “lieto fine” venga sporcato da un’ombra che rende il racconto particolarmente credibile nel suo sviluppo e quasi del tutto privo di retorica, consegnando ai lettori un personaggio realistico e una storia malinconica e soffusa come la Milano di certe serate invernali.

Abbiamo parlato di:
Un romantico a Milano
Sergio Gerasi, Marco Zambelli
Bao Publishing, marzo 2018
176 pagine, cartonato, colori – 20,00 €
ISBN: 9788865439876


  1. racconto di Ernesto De Martino contenuto nel libro La fine del mondo che narra di un contadino che, allontanandosi dalla vista del campanile del suo paese, fu preso da angoscia perché rappresentava il punto di riferimento della propria realtà 

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