Griglia e definizione
L’appassionato di fumetto sa bene cosa significhi trovarsi sempre in bilico.
In bilico tra due linguaggi, tra testo e disegno, tra racconto e immagine, tra la rassicurante, deterministica logica della linearità e l’immediata, probabilistica libertà dell’impatto visivo.
Per questo il fumetto – ogni singolo fumetto, perlomeno quando ha un minimo di coscienza di esserlo – è anche un tentativo di auto-definizione: nel suo farsi esprime, con il proprio linguaggio, una teoria di se stesso.
Paolo Bacilieri, che il fumetto lo parla con disinvoltura da molto tempo, è senz’altro stato capace di dargli delle definizioni molto azzeccate. Già con Barokko prima e con Napoleone poi avevamo trovato un autore capace di lavorare sull’immagine con grande forza, senza dare la sensazione – come talvolta capita di riscontrare in certo fumetto popolare forzatamente innovativo – che le invenzioni introdotte nel taglio delle tavole e nello storytelling suonassero fini a se stesse.
Nelle sue ultime opere da autore completo firmate con Coconino Press, Bacilieri ha compiuto un discorso molto profondo sull’immaginario, non solo fumettistico.
Nella commovente Sweet Salgari (2012) Bacilieri riflette sulla duplicità dell’autore di Sandokan, la cui vita borghese si rispecchia nella componente avventurosa dei suoi personaggi. Il racconto, non a caso dedicato a Sergio Bonelli, adotta un approccio realistico, lasciando sullo sfondo l’opera di Salgari e i suoi personaggi più celebri. Ma è proprio da questa collocazione marginale che l’immaginario salgariano può emergere con maggiore forza.
Già qui l’elemento avventuroso e immaginifico dei romanzi sviluppa uno stridente e fecondo contrasto con gli spazi reali della biografia di Salgari, l’infanzia a Verona poi a Venezia e la maturità trascorsa a Torino con un passaggio a Genova: luoghi su cui Bacilieri indugia con tratto dettagliato e naturalistico.
Questa attenzione per gli spazi – le piazze, i monumenti, i palazzi della città descritti con dovizia di dettagli e una espressività pari a quella destinata ai volti, nell’intento di costruire una recitazione non solo dei personaggi, ma degli ambienti nei quali i personaggi si muovono – si ritrova anche in Fun e More Fun fin dalle copertine. Ma qui l’attenzione all’architettura e allo skyline cittadino serve a Bacilieri come punto di partenza e di confronto tra i due ambiti della sua riflessione, quello dei fumetti e quello dei cruciverba.
Caselle e Vignette
A partire da uno spunto di Stefano Bartezzaghi, noto enigmista e autore per La Settimana Enigmistica, Bacilieri riflette su ciò che distingue e accomuna due delle forme di intrattenimento più importanti e popolari del XX secolo, traendone spunti non banali, a partire dalla componente spaziale e strutturale di queste due forme – il dispositivo per dirla alla Groensteen, su cui viene iscritta la componente lineare, il racconto del fumetto o la definizione del cruciverba.
La città è lo spazio di esistenza di queste forme, l’habitat naturale di un’umanità nuova, che usciva dalla guerra e si avviava verso il progresso, una folla solitaria di compilatori, consumatori, solutori di cruciverba occupanti quella fredda griglia numerata che è la vita del Novecento: lo spazio dei grattacieli che si stagliano verso il cielo con le finestre illuminate o spente, così simile allo spazio dei cimiteri, con i loculi tutti uguali dai nomi tutti diversi.
E se, nella prima parte di questo lavoro, la città protagonista è senza dubbio la New York degli anni Venti, dove tra le pagine del New York World nascevano sia i primi fumetti popolari sia i primi cruciverba, in More Fun è Milano a conquistarsi la luce dei riflettori: fin dalla copertina dedicata alla Torre Velasca, grattacielo simbolo della città che venne inaugurato nel 1958, lo stesso anno in cui uscì (a ottobre) il primo numero di Tex Gigante che ristampava le prime storie del personaggio scritte da Gianluigi Bonelli e disegnate da Aurelio Galleppini in formato quaderno; serie che continua ancora oggi per la milanese Sergio Bonelli Editore.
Sotto la guida di Pippo Quester, versione bacilieriana di Umberto Eco e autore immaginario di un libro sui cruciverba dal titolo “La vertigine orizzontale”, troviamo quindi la stessa follia per i Crossword Puzzle che avevamo visto nascere e svilupparsi Oltreoceano anche in Europa, dalla Parigi intellettuale di Tristan Bernard e di George Perec, alla Russia di Vladimir Nabokov, fino all’Italia di Giorgio Sisini, fondatore de La Settimana Enigmistica, nata nel 1932 e da allora ininterrotto appuntamento per migliaia di italiani.
E, come in Fun, anche qui si sviluppa un intrecciarsi di storie variamente collegate, a partire da quella di Zeno Porno, alter-ego dell’autore impegnato a risolvere l’enigma legato a Mafalda, la ragazza appartenente al movimento situazionista dell’iperlinea che ha sparato una pallottola di ghiaccio a Pippo Quester credendo che il suo libro dal titolo Acrimonia fosse la verità della sua vita. Difficile distinguere tra il gioco situazionista di Mafalda e quello dello stesso Bacilieri, che introduce con tipico detournement un vecchio villain dell’Uomo Ragno come Testa di Martello per parlare di amori che finiscono.
In questo miscuglio di storie intrecciate e micro-racconti che attraversano la trama principale e la interrompono, a tratti rallentandola, a tratti arricchendola di nuovi significati, la verità si mischia all’immaginazione e non sempre le risposte sono soluzioni, anzi spesso servono solo a confonderci le idee.
Ma è proprio questo smarrimento che vuole raccontare Bacilieri: il bilico misterioso che lega immagini e parole, l’enigma finale che ci emoziona e ci spinge alla ricerca, il mistero carico di possibilità che non sappiamo afferrare ma che sempre inseguiamo nelle storie e nelle parole, quel qualcosa di bellissimo il cui preludio rappresenta senza dubbio la parte più divertente.
Abbiamo parlato di:
More Fun
Paolo Bacilieri
Coconino Press, marzo 2016
156 pagine, brossurato, bianco e nero – 19,00 €
ISBN: 9788876182891