“All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di maddalena che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio….”
Marcel Proust, Dalla parte di Swann
Le parole di Marcel Proust, tratte dal primo libro della Recherche, rappresentano uno degli esempi letterari emblematici del concetto di sinestesia.
Il fenomeno, legato all’associazione tra i sensi nella percezione, si realizza quando stimolazioni che provengono da una via sensoriale inducono esperienze automatiche e involontarie in un secondo percorso sensoriale1: il gusto di un biscotto può rievocare memorie che credevamo sepolte, magari appartenenti alla nostra infanzia, riportando alla mente un “altrove” fatto di suoni, colori, luoghi e persone.
Il cuoco mascherato è una storia in cui le sinestesie fanno da filo conduttore all’intero racconto. Mercurio Loi, appassionato della buona cucina, raccoglie la sfida del cuoco dell’Osteria del Sole che gli lascia messaggi gustativi e olfattivi nascondendoli nell’abbacchio al forno e nella trippa al sugo.
Allo stesso tempo, gli appare in visione una misteriosa donna dai capelli lunghi: la ricerca di questa figura femminile, ma anche l’enigma del cuoco, che si nega al pubblico e comunica esclusivamente attraverso i suoi piatti, si rivelano centrali nella trama.
L’indagine, ancor più che nei numeri precedenti, si svolge interamente nella testa del protagonista. La trama è abilmente giocata sulle sensazioni che il cibo è in grado di evocare, che costituiscono i tasselli che il professor Loi mette insieme per ricostruire un mosaico sinestesico: ogni volta che assaggia tali pietanze Mercurio ne associa il sapore ad alcune immagini, coerentemente rappresentate nell’arco del racconto a creare un diverso canale di comunicazione con il lettore che non necessita ulteriori esplicitazioni; lo stesso accade a Ottone che arriva ad associare un vino bevuto in un momento per lui traumatico con immagini forti e violente.
Alessandro Bilotta continua a concentrarsi sul protagonista e attraverso il suo sguardo ci fa girovagare nella Roma papalina del XIX secolo. Il tragitto è costellato di notevole gusto per la narrazione, trasportando il lettore in un elegante gioco di rimandi letterari. Vengono anche ripercorsi i principi del ragionamento deduttivo del protagonista e ciò permette allo sceneggiatore romano di proseguire nel processo di connotazione caratteriale di questo individuo eccentrico e geniale.
Il giovane sidekick Ottone nel corso della storia (pag. 21) lo descrive come una sorta di ricercatore di stranezze, costantemente alla ricerca di situazioni stravaganti in grado di destare il suo interesse. Ecco perché difficilmente le sue vicissitudini seguono percorsi lineari o strade già battute: come Mercurio Loi ama vagare tra le vie della città eterna, così Bilotta predilige sentieri letterari e artistici senza regole prefissate o già note.
Durante la lettura qualcosa sembra sfuggire, in una maniera strana e affascinante. A questo si associa il gioco di incastri e di associazioni, il flusso di ricordi e deduzioni (non sempre corrette), il tono leggero e romantico, le cose dette e non dette, i dilemmi di Ottone, la caratterizzazione della sfaccettata galleria di comparse, le espressioni e le gestualità: tutto concorre a costituire la bellezza di questa storia.
Non è importante spiegare tutto, anzi, come in altre occasioni rimangono alcuni dubbi circa l’identità reale di alcuni personaggi, perché alla fine non interessa realmente fugare ogni dubbio.
Sebbene quanto detto sinora rappresenti uno dei motivi di maggior fascino di questi primi albi della serie, un lettore affezionato a storie con uno svolgimento tradizionale (“presentazione del caso – indagine – soluzione”) potrebbe rimanere spiazzato da questi aspetti, dal fatto che resti qualcosa di non detto, non spiegato. Dal punto di vista della narrazione Mercurio Loi potrebbe alla lunga trasformarsi in un’indagine interiore poco accattivante per alcuni lettori per via dell’esiguità di eventi “esterni” di rilievo tali da destarne l’attenzione.
Gli eventi esterni vengono trattati sostanzialmente come accessori, intermezzi quasi inutili, come per lo scontro con gli uomini del fuoco, risolto ironicamente in sottofondo al dialogo tra i protagonisti e, di fatto, relegato a un ruolo meno interessante della non-sfida principale. Eppure, dopo soli quattro episodi (oltre al numero introduttivo presentato all’interno della collana Le Storie), rimane la sensazione di leggere una serie dotata di una profondità fuori dal comune, che necessita del giusto tempo per essere gustata e interiorizzata (anche per far sì che quanto letto possa sedimentare).
Ai disegni fa il suo esordio Sergio Gerasi, storico collaboratore di Bilotta, che qui sembra essere entrato in una nuova fase della sua carriera artistica. Gerasi adotta infatti uno stile più istintivo e nervoso, dai contorni meno definiti, particolarmente efficace nel ritrarre i dubbi e i percorsi di ricerca di Mercurio e Ottone. La teatralità dei personaggi è resa molto bene, le espressioni sono a tratti opportunamente esagerate, gli occhi spalancati, la sua Roma vissuta.
Un fitto tratteggio descrive le ombre, donando particolare profondità alle tonalità più scure. Molta attenzione viene conferita al layout della pagina, con alcune scelte particolarmente felici riguardo a tempi, inquadrature e montaggio (si veda, a titolo esemplificativo, pag. 60).
Più che nei numeri precedenti, la colorazione di Andrea Meloni assume rilevanza sia per le varie sfumature emotive che apporta sia per rimarcare le sensazioni derivanti dalle pietanze. I colori segnano bene il passaggio del tempo e si integrano con il segno di Gerasi.
Nella copertina Manuele Fior esprime appieno il suo approccio artistico, citando in questo caso esplicitamente le opere di Giuseppe Arcimboldo, noto per la realizzazione di volti composti da frutta e verdura (le “teste composte”, ad es. Le stagioni). L’illustrazione di Fior riporta alla mente la specularità e l’approccio allegorico del pittore cinquecentesco, evitando completamente di riprodurre una scena della storia e optando piuttosto per suggerirne visivamente le tematiche.
Anche dal punto di vista artistico assistiamo dunque alla sublimazione di un gusto fuori dal comune, del tutto adatto a rappresentare avventure inusuali per palati raffinati.
Abbiamo parlato di:
Mercurio Loi #4 – Il cuoco mascherato
Alessandro Bilotta, Sergio Gerasi, Andrea Meloni
Sergio Bonelli Editore, agosto 2017
98 pagine, brossurato, colore – 4,90 €
Harrison, John E.; Simon Baron-Cohen (1996). Synaesthesia: classic and contemporary readings. Oxford: Blackwell Publishing. ↩