“Una lieve imperfezione” di Adrian Tomine e la lezione di Carver

“Una lieve imperfezione” di Adrian Tomine e la lezione di Carver

Tomine rappresenta personaggi in preda a sentimenti di inadattamento, diversità e mancato senso di appartenenza, colpendo al cuore e allo stomaco.

Una Lieve ImperfezioneA volte parole non dette, sguardi insicuri o appena accennati possono complicare o rovinare un rapporto, amoroso e non, e rendere difficile la vita di tutti i giorni. Sono queste lievi imperfezioni delle nostre relazioni quotidiane i veri protagonisti di ogni racconto di Adrian Tomine, ed in particolare del suo nuovo libro, come suggerito dal titolo stesso.
L’autore concentra la sua attenzione e fa di tutto per indirizzare lo sguardo del lettore verso i piccoli particolari, verso eventi e azioni a prima vista irrilevanti, ma che nel loro insieme possono costituire ciò che è realmente in grado di cambiare e segnare la nostra vita. L’opera di Tomine, fin ora costituita esclusivamente di racconti brevi, di intensi scorci di vita emotivamente coinvolgenti, non era mai stata così realistica ed analitica come in questa storia di più ampio respiro.

In Una lieve imperfezione l’autore seziona i rapporti umani e racconta amore, amicizia, gelosia e distacco con un efficace commistione tra sentimento e realtà. è questa sua capacità di raccontare la quotidianità delle emozioni che gli ha già valso il paragone con lo scrittore Raymond Carver.
Il narratore americano era infatti maestro della forma racconto breve, la metteva al servizio di storie di persone comuni alle prese con le difficoltà di tutti i giorni; piuttosto che raccontare aspetti importanti o cambiamenti nella vita di un personaggio, preferiva lasciare spazio a momenti, frangenti, sguardi che avrebbero potuto portare a cambiamenti nelle loro vite. Questa stessa attenzione ai particolari la troviamo nel libro di Tomine.

Ben Tanaka, il protagonista, sta vivendo un momento difficile con la sua ragazza, Miko. Non si tratta solo di qualche litigio casuale come quello che apre il libro: lo capiamo dagli sguardi amari, disinteressati e carichi di rimorso che i due si lanciano costantemente.
Ben e Miko sono entrambi di origine giapponese, lei è molto legata alle proprie origini, interessata alla cultura orientale ed alla comunità nippo-americana; lui sembra invece rinnegare queste origini o perlomeno non interessarsene troppo, attratto dall’occidente e soprattutto dalle donne occidentali, in particolare dalle bionde.
Nella prima parte del libro vediamo i due allontanarsi; tutto sembra succedere solo a causa del cinismo di Ben, del suo distacco e disinteresse per la compagna e per il loro rapporto. La sua ancora di salvezza è un’amica omosessuale, anche lei di origine asiatica, con cui si confida e sembra essere l’unica persona a capirlo e sopportarlo. Ed è lei forse il personaggio più interessante: non bellissima, ma simpatica, incarna la comune figura dell’amica confidente, capace di attrarre le simpatie del lettore, facendogli quasi credere ed illudere che qualcosa possa succedere tra lei e Ben.

Il protagonista si avvicina alle desiderate ragazze occidentali, ma rimane costante in lui l’amarezza per la perdita di Miko. è questa sua insaziabile insoddisfazione che lo porta inutilmente a correre ancora dietro al suo vecchio amore, senza quasi sapere perché, senza ammettere a sé stesso quel che prova ancora per lei. Ben è infatti incapace a decidere da che parte vuole veramente stare, ad impegnarsi. Il libro si conclude solo con una serie muta di vignette cariche di amarezza; delle vignette che rappresentano magistralmente la condizione di un uomo non più ragazzo, incapace a trovare una dimensione propria e raggiungere un equilibrio con sé stesso prima ancora che con gli altri.

Una Lieve Imperfezione InternoTomine rappresenta quest’idea di inadattamento, diversità e mancato senso di appartenenza servendosi della comunità asiatica americana come esempio, per poter parlare dell’attaccamento alle radici, di tradizioni bigotte (l’amica omosessuale stenta a farsi accettare dalla propria famiglia) e della difficoltà o il disinteresse ad appartenere ad un ambiente sociale.
Ci sono personaggi tra queste pagine che hanno la nient’affatto scontata capacità di apparire reali, di interpretare e mostrare emozioni vere, comuni e condivisibili anche dal lettore.
Chi legge si trova spesso chiamato in causa, scopre di aver già vissuto certe situazioni o sentimenti. Questo a volte lo fa sentire meno soli, lo consola oppure lascia una certa amarezza; fa quasi male (ri)vivere certi momenti. Tomine sa non solo colpire al cuore il lettore, ma anche allo stomaco; fa male esser messi di fronti a difetti dei suoi protagonisti che a volte sono anche i propri. Non vuole insegnare niente o trasmettere una morale dalle sue storie, ma il suo modo preciso ed analitico di raccontare ciò che invece potrebbe essere soggettivo, i sentimenti appunto, riesce a essere un messaggio universale.
L’autore non sembra ricercare più nessuna astrazione, nemmeno nel suo percorso di evoluzione grafica. Il tratto adesso più che mai è asciutto ed essenziale, forse perché Tomine non è interessato a definire con dettagliata fedeltà gli ambienti, ciò che lo preoccupa di più sono le emozioni e le reazioni umane. Ogni ambiente in cui si svolge la storia è realistico ma mai realizzato per attirare eccessivamente l’attenzione del lettore; l’autore non ci vuole interessati a luoghi o oggetti, essi non sono mai fondamentali, solo la storia, l’uomo e le sue sensazioni lo sono. I personaggi si muovono su un palcoscenico dove le loro emozioni sono non tanto amplificate, ma piuttosto rese semplicemente protagoniste.

Tomine si è fatto attendere più di cinque anni per creare un opera di più ampio respiro rispetto ai precedenti racconti brevi, ma c’é da sospettare che si sia lasciato desiderare anche perché se lo poteva permettere: ormai è diventato un illustratore corteggiato da molti, al quale forse la realizzazione di un paio di copertine l’anno del New Yorker (bellissime fra l’altro) rende molto più di un uscita di Optic Nerve (la serie su cui è stato pubblicato a puntate Una Lieve Imperfezione).
Adesso l’autore, dopo la lunga assenza, sembra poter raggiungere maggior popolarità anche in Italia, grazie a questa edizione ospitata su una delle collane librarie più in voga ed apprezzate del momento. Un’edizione che merita lode per la cura generale, dal lettering fedele a quello di Tomine all’inserimento dell’intervista all’autore in appendice al volume, tratta dalle pagine di Believer, una delle riviste indipendenti americane più interessanti del momento.

Abbiamo parlato di:
Una lieve imperfezione
Adrian Tomine
Rizzoli, 2008
119 pagine, brossurato, bianco e nero – 14,90 €

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