A inizio maggio 2021 partirà la campagna di crowdfunding per la Revue Dessinée Italia: non la semplice localizzazione della rivista di inchieste giornalistiche francese attiva dal 2013, ma un’iniziativa con una larga autonomia e una focalizzazione precisa sui temi italiani. Chi voglia farsi un’idea dell’approccio giornalistico, può visitare il sito della pubblicazione, che ospita già alcuni lavori, fra i quali il reportage Carne da Cartone sulle condizioni dei lavoratori di Amazon durante la pandemia, realizzato dalla rivista madre. Il progetto è ambizioso e ne abbiamo parlato con il suo animatore Massimo Colella.
Salve Massimo, iniziamo dalle presentazioni: chi c’è dietro il progetto della Revue Dessinée Italia e come è maturata la decisione di “tentare l’impresa”? Curiosità: perché avete deciso di mantenere il nome francese?
La squadra della Revue Dessinée Italia al momento è composta dal sottoscritto, cofondatore dell’agenzia di comunicazione francese La Bande Destinée, da Andrea Coccia (giornalista, cofondatore di Slownews) e dai componenti dello studio Traccia (formato da alcuni membri del collettivo Mammaiuto). Il perché di un’impresa del genere si spiega col fatto che è un tipo di rivista che manca in Italia, ed è arrivato il momento di colmare questo vuoto. Io sono abbonato alla Revue francese dal 2013 e sono anni che aspetto che qualcuno provi a ripetere l’esperienza in Italia, ma visto che nessuno lo fa ho deciso di farlo io. Questa è una delle ragioni per cui la redazione francese ha deciso di darmi fiducia, perché sanno quanto io rispetti e ammiri il lavoro che hanno svolto in tutti questi anni e sanno che ho le spalle abbastanza solide per condurre un progetto del genere. L’accoglienza entusiastica ricevuta all’annuncio del progetto mi ha confermato che è il momento giusto di tentare l’impresa. La decisione di mantenere il nome francese l’ho presa dopo aver cercato invano un nome migliore. Alla fine La Revue Dessinée Italia è un nome che si pronuncia facilmente anche in italiano, la connotazione francese gli dona un tocco di sofisticatezza e ci permette di mantenere il nome della rivista madre francese posizionandoci subito come una rivista di fumetti di alta qualità rivolta a un lettorato esigente, che ha voglia di contenuti più impegnati dei soliti fumetti di facile consumo.
Il giornalismo a fumetti ha una già una lunga serie di titoli famosi. Quale è il valore aggiunto del fumetto nel proporre inchieste? C’è qualcosa che si riesce a fare tramite il fumetto che con gli altri media è ostico o addirittura impossibile?
La specificità del nostro progetto è che il punto di partenza sono le inchieste giornalistiche condotte da giornalisti professionisti, non da fumettisti che indossano il berretto da giornalista. In questo senso di esempi del genere nel fumetto contemporaneo non ce ne sono poi tanti. I titoli di maggior successo nell’ambito del graphic journalism internazionale sono dovuti prevalentemente a fumettisti che a un certo punto della loro carriera hanno deciso di cimentarsi col genere (penso a Guy Delisle, Marjane Satrapi, Emmanuel Guibert e, in Italia, Igort e Zerocalcare). Tra gli autori di graphic journalism più famosi credo che Joe Sacco sia l’unico vero giornalista ad essersi cimentato nei fumetti. Il valore aggiunto del «giornalismo a fumetti» rispetto ai «reportages a fumetti» realizzati dai soli fumettisti sta proprio nel fatto che le nostre inchieste mireranno ad approfondire degli argomenti come nessun fumettista sarebbe in grado di fare, semplicemente perché gli mancherebbero gli strumenti del mestiere giornalistico per farlo. Per esplicitare meglio questo aspetto cito spesso l’esempio di un fumetto prodotto dalla Revue Dessinée intitolato Algues Vertes, che in Francia ha avuto un successo clamoroso tanto da diventare un caso da manuale (Fig. 1). L’inchiesta condotta dalla giornalista Inès Léraud insieme al fumettista Pierre Van Hove mostra come la proliferazione delle alghe tossiche sul litorale Bretone sia dovuta all’inquinamento provocato dall’industria agroalimentare che dalla fine degli anni ’80 ha provocato la morte di 3 uomini e di una cinquantina di animali. L’inchiesta svela l’omertà che incombe su questi dossier: campioni di alghe che scompaiono nei laboratori, corpi di cavalli sepolti prima di essere sottoposti a autopsia, omertà da parte degli scienziati, pressioni politiche e silenzio di piombo da parte dei giornali locali. Si tratta di un’inchiesta molto scomoda, durante la quale la giornalista si è dovuta scontrare contro l’opposizione dell’industria agroalimentare e dei poteri pubblici. Ma a chi potrebbe interessare un fumetto del genere, direte voi? Ebbene, dalla sua pubblicazione un anno e mezzo fa, Algues Vertes ha venduto oltre centomila copie sollevando un vero e proprio polverone mediatico tanto da valergli, oltre a un mucchio di premi giornalistici e fumettistici, anche numerose minacce di morte alla giornalista. Ecco, questo è il genere di giornalismo a fumetti che intendiamo realizzare noi, un genere che nessun fumettista sarebbe in grado da realizzare da solo semplicemente perché non è un giornalista. E solo una rivista indipendente, senza pubblicità e sostenuta dalle sue lettrici e dai suoi lettori, può permettersi di realizzare inchieste scottanti che i media tradizionali troppo spesso non possono affrontare per non infastidire i poteri forti, gli interessi dei loro editori o quelli degli inserzionisti.
Come sarà gestita la relazione con la rivista “madre”? Ci sarà uno scambio di contributi, così che la versione italiana proporrà inchieste apparse su quella francese e viceversa?
Su ogni numero pubblicheremo almeno una storia già pubblicata sulla rivista francese, e loro hanno intenzione di fare lo stesso con le nostre storie. Ovviamente ripubblicheremo in italiano solo le inchieste con un respiro internazionale, che si possano adattare facilmente anche al lettorato italiano, come Carne da Cartone, riguardante Amazon, che abbiamo pubblicato sul nostro sito (Fig. 2). Inoltre abbiamo intenzione di coprodurre delle inchieste da pubblicare su entrambe le riviste, associando fumettisti e giornalisti di entrambi i paesi. Abbiamo già cominciato a riflettere assieme su alcune piste di inchieste italo-francesi che potrebbero interessare i lettori di entrambi i paesi e ci riuniamo regolarmente per tenerli al corrente dell’avanzamento del progetto.
Avete già fatto una prima “chiamata” per avere delle proposte di inchieste da realizzare? Accanto a queste avete già progetti da proporre agli autori o contatti con autori?
Oltre al bando di concorso per fumettisti e giornalisti (Fig. 3) a inizio anno abbiamo anche indetto un concorso rivolto ai soli fumettisti al quale hanno partecipato numerosi autori emergenti e anche alcuni più navigati. Anche quello è stato un modo per scovare dei nuovi talenti coi quali potremmo collaborare. Per quanto riguarda i giornalisti, oltre a quelli che si sono iscritti al bando e che stanno inviando le proprie proposte, Andrea Coccia, che sta curando la parte più giornalistica del progetto, ha già cominciato a contattare direttamente alcune tra le firme più forti e indipendenti del panorama italiano che ci piacerebbe avere come nostre prime collaboratrici e collaboratori, e tutte e tutti si sono mostrati subito entusiasti di partecipare al progetto. Inoltre il mese prossimo Slow News lancerà una altro bando destinato ai soli giornalisti per cercare storie che non si fermeranno alla loro versione a fumetti, ma che potranno continuare sotto forma di serie su Slow News. Tutte le storie che racconteremo, così come già fa Slow News da qualche anno, voleranno più alto della attualità da breaking news, intercettando dinamiche che durano nel tempo e che non scadono dopo pochi giorni.
Qualche anno fa, Graphics News tentò di proporre graphic journalism attraverso un sito focalizzato, ma l’iniziativa non è riuscita ad andare avanti fino ad oggi: avete tratto qualche insegnamento da quell’esperienza? Può essere l’indicazione che il fumetto d’inchiesta trova pubblico come elemento di una proposta più varia (ad esempio all’interno di riviste come Internazionale) o nella forma di volume autonomo e stenta come proposta unica?
Graphics News è stato un esperimento interessante, ma anche in quel caso trovo che l’approccio fosse molto più fumettistico che giornalistico, visto che i fumetti erano scritti da fumettisti. Oltretutto i loro contenuti erano unicamente online mentre noi puntiamo tutto sulla carta. In effetti il nostro può sembrare un progetto piuttosto anacronistico e controcorrente, ma io credo fermamente nel potere suggestivo della lettura di una rivista su carta e nel legame affettivo che si può stabilire col lettore. Da abbonato storico della Revue Dessinée posso testimoniare che ricevere ogni tre mesi un nuovo numero della rivista con una settimana di anticipo rispetto alla sua uscita in libreria è sempre un momento emozionante che nessun magazine online potrà mai eguagliare. La lettura di una rivista del genere non può essere una lettura distratta, tra una scrollata su Facebook e un like su Instagram, ma richiede un tempo di raccoglimento al di fuori del flusso d’informazioni digitali e dal trantran quotidiano. In questo senso la nostra non è una rivista al passo coi tempi, perché il pubblico al quale ci rivolgiamo è un pubblico esigente che non si accontenta dei contenuti rapidi e di facile digestione che si possono recuperare sui social. La lettura di una rivista come la nostra richiederà una certa dedizione e anche una volontà di sostenere un tipo di fumetto più impegnato e responsabile di quello che va di moda ai giorni nostri. L’obiettivo del nostro progetto è di contribuire a diffondere anche in Italia, come è già successo in Francia, l’idea che i fumetti oltre a un ruolo d’intrattenimento possono avere anche un valore informativo, culturale, sociale e critico nei confronti della realtà nella quale viviamo. Ho già messo a tacere il mio diavoletto interno che mi diceva “ah ma vabbè, la Francia è la Francia. Figurati se in Italia la gente ha voglia di leggere dei fumetti del genere…”. È vero che in Francia si ha una considerazione molto più alta del fumetto che da noi, ma in Italia in quanto a talenti fumettistici e giornalistici non siamo secondi ai francesi: manca solo la volontà e il sostegno istituzionale per far evolvere la considerazione che si ha nel fumetto anche da noi. È una dura lotta, ma merita di essere combattuta. E siamo convinti che di lettrici e lettori che vorranno portarla avanti insieme a noi ce ne siano molti di più di quanto si creda.
Per la produzione della rivista, avete scelto la via del crowdfunding: è stata la prima scelta o un’opzione secondaria, magari per assenza di editori istituzionali? Per il successo di una campagna di crowdfunding è fondamentale la costruzione di una comunità: come vi state muovendo in questo ambito?
È stata la prima scelta perché per ora vogliamo restare quanto più indipendenti possibile, anche per seguire la strategia attuata dalla Revue francese otto anni fa. Ho già un po’ di esperienza di crowdfunding avendo condotto quello di Bruti con Gipi qualche anno fa e so che è un modo molto esaltante di fomentare gli animi dei propri sostenitori implicandoli il più possibile nella riuscita del progetto. Per ora stiamo lavorando per far crescere i followers sui nostri social, pubblicando regolarmente dei contenuti e coinvolgendo dei vignettisti come Maicol & Mirco e prossimamente anche Makkox. Durante il crowdfunding ci giocheremo qualche altra carta per tenere alta l’attenzione durante tutta la durata della campagna.
Quale formula userete per la distribuzione? Manterrete la cadenza trimestrale della versione francese? Avrete versione digitale e cartacea? Proporrete formule di abbonamento? Dove sarà possibile trovare la rivista?
La rivista sarà un book trimestrale come quella francese con lo stesso formato e numero di pagine (230). Punteremo tutto sulla versione cartacea ma probabilmente proporremo anche una versione pdf per i soli abbonati. Durante il crowdfunding proporremo una formula di abbonamento annuale, sia solo alla nostra rivista che a entrambe le riviste (italiana e francese). Oltre alla formula di abbonamento punteremo anche sulla distribuzione in libreria e fumetteria.
Grazie mille Massimo per la tua disponibilità e in bocca al lupo per la campagna!
(Intervista realizzata per mail, 9-13/04/2021)
Massimo Colella
Nasce nel 1970 a Napoli. Dopo una laurea in Scienze della Comunicazione e un diploma in Art Direction intraprende una carriera di pubblicitario prima a Milano, poi a Londra e infine a Parigi. Nel 2007 fonda a Parigi l’agenzia La Bande Destinée, specializzata nella Comunicazione a fumetti, illustrazioni e animazioni. Nel 2015 realizza insieme a Gipi il gioco di carte Bruti e dal 2016 al 2019 conduce ERCcOMICS, un progetto di divulgazione scientifica a fumetti finanziato dalla Comunità Europea. Ha anche realizzato numerosi video making of con numerosi fumettisti tra i quali Gipi, Manuele Fior e Igort.
Carlo
11 Maggio 2021 a 07:24
Oltre a graphic news, dal 2009 al 2013 la rivista di giornalismo a fumetti “Mamma!” ha pubblicato, stampato e spedito la prima rivista italiana di giornalismo a fumetti, ospitando fumettisti e vignettisti che poi sono finiti a disegnare per la Marvel, in televisione, in cima alle classifiche di vendita dei libri o su grandi quotidiani italiani. Non lo dico per nostalgie alla nonno Simpson o perché l’ho fondata io, ma perché auguro il migliore successo a LRD Italia e spero che anche la nostra esperienza e il manuale di giornalismo a fumetti che l’ha raccolta possano spingere questa nuova testata più in là di dove siamo arrivati noi, rompendo il muro degli appassionati per raggiungere il grande pubblico.
la redazione
11 Maggio 2021 a 09:15
Grazie del commento, è giusto ricordare “Mamma!”, è stata una bella rivista e una bella iniziativa ed è giusto dare a voi il merito di averle dato vita!