Intervista ad Alessio Fortunato: Bonelli prima di tutto

Intervista ad Alessio Fortunato: Bonelli prima di tutto

Alessio Fortunato è stato ospite di Grafite, la scuola pugliese di grafica e fumetto, durante l’ultima edizione di BGeek. Lo abbiamo intervistato.

Alessio Fortunato nasce in Germania e si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Bari, esordendo prima con Erinni, e dunque con la casa editrice Liberty di Ade Capone, e poi su Lazarus Ledd,  sempre creato da Capone.  Nel 2003 diventa membro della squadra di disegnatori impegnati nella realizzazione della serie John Doe edita dall’Eura Editoriale, per la quale disegna diverse storie anche per le testate di Detective Dante, Trapassati Inc., Skorpio e Lanciostory. Attualmente fa parte del team di Dampyr della Sergio Bonelli Editore.

Lo abbiamo incontrato sabato 27 giugno al BGeek di Bari, dove era ospite di Grafite, la scuola pugliese di grafica e fumetto, per fargli alcune domande.

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Alessio fortunato con la nostra Elisabetta Gatti

Fondamentale per la tua carriera è stata la collaborazione con Star Comics e Lazarus Ledd. Quanto ha influito su di te, anche sul piano personale, il rapporto con Ade Capone che ti ha introdotto al fumetto professionistico?
Beh, parlare di Ade dopo la sua morte mi riporta alla mente un sacco di ricordi di quando ho cominciato. In effetti devo molto a lui e lo ringrazierò sempre finché campo, perché lui è stato, oltre a un bravissimo sceneggiatore, anche, diciamo così, un talent scout. Ogni anno e in ogni progetto che lui intraprendeva cercava sempre dei ragazzi (perché all’epoca eravamo dei ragazzi) da instradare al fumetto. Devo dire che tutti quei primi anni passati alla Star ovviamente sono stati formativi perché lì ho imparato il mestiere, ho imparato a onorare le scadenze che nel fumetto sono indispensabili, soprattutto nel fumetto seriale a ciclo mensile dove è fondamentale rispettarle e rispettare il lavoro.

LL_STCM_69Negli anni il tuo stile si è evoluto, con l’utilizzo di tecniche diverse: da un’inchiostrazione più “classica” sei passato alla penna biro, sintetizzando alcune fasi del processo di lavorazione. Quali sono i motivi alla base di queste scelte?
Inizialmente la scelta era stata fatta perché dovevo ottimizzare i tempi. Ho cominciato a utilizzare la penna biro quando ho iniziato a disegnare John Doe con Roberto Recchioni e un altro sceneggiatore che ormai purtroppo ci ha lasciato, Lorenzo Bartoli. La penna biro, quindi, mi dava la possibilità di velocizzare il lavoro, perché inizialmente utilizzavo il classico pennino con l’asticciola in legno, sai… il classico penna e calamaio! Mi dava però un po’ di problemi: ogni volta dovevo intingere, quindi scaricare e nel rimettermi al lavoro dovevo fare attenzione perché con una pressione maggiore l’inchiostro poteva espandersi in maniera abnorme. La penna biro invece mi dava una gestualità immediata sempre pronta, sempre con la stessa intensità… e poi era uno strumento che io usavo sin dalle elementari.
Anche per il tipo di formato che utilizzo, quasi un formato di stampa e quindi piccolissimo, la penna biro ha una precisione particolare con un tratto molto più sottile che mi dà la possibilità di gestire la pagina e gli spazi piccoli in maniera ottimale.

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Ti capita mai di non avere storie che ti appartengono e che per questo sono più difficili da disegnare?
Mi è successo soltanto all’inizio con Ade Capone. Non perché fosse colpa di Ade, anzi! Devo dire che la prima storia che disegnai per Lazarus Ledd era molto nelle mie corde. Era il numero 63, una semplice storia d’amore, e siccome io sono un romantico e più portato per determinate storie d’atmosfera, quella prima storia mi sembrò essere un buon inizio. Ma Ade doveva ovviamente darmi anche storie che potevano non appartenermi e che però bisognava realizzare.
Quando ho cominciato a fare fumetti pensavo di poter disegnare quello che volevo, le storie che volevo, però con il passaggio su John Doe ho realizzato una storia con Roberto Recchioni e tutte le altre con Lorenzo Bartoli. Lorenzo sapeva quali storie darmi, perché aveva un approccio al personaggio diverso da Roberto. Roberto era molto più per l’azione, mentre Lorenzo era più romantico, con delle storie decisamente nelle mie corde.
Quando poi sono passato su Dampyr ho sempre disegnato le storie giuste per me. Da questo punto di vista son contento, perché, in effetti, disegnare una storia che non senti è una faticaccia immane.

dampyrSei appassionato di cinema espressionista tedesco e del teatro Gran Guignol: in che modo queste passioni confluiscono nelle tue tavole?
Il teatro del Gran Guignol è stato l’antesignano del cinema horror, ovviamente in teatro e nonostante sia nato due anni dopo il cinema. Nel cinema, infatti, non vi era ancora quella certa forma horror e il teatro del Gran Guignol finiva per sopperire a questa mancanza. A proposito del Gran Guignol, ho disegnato una storia di Dampyr ispirata proprio a questo tema… [Dampyr #158, n.d.r.]
Sono sempre stato appassionato del cinema espressionista e in generale di un certo tipo di cinema. E poi di quel teatro, che ho sperimentato con amici quando frequentavo l’Accademia. Quindi ho sempre rappresentato più o meno quelle dinamiche, perché mi piace molto l’Ottocento parigino, l’Impressionismo… Sì, sicuramente il Gran Guignol e il cinema espressionista tedesco mi hanno influenzato e cerco sempre in qualche modo di essere il più possibile elegante come quel periodo storico.

Anticipazioni su un qualche progetto futuro?
Certo! Adesso sto per terminare la mia quinta storia di Dampyr, sarà pronta entro fine luglio, e vede il ritorno di Nergal, il cattivo per eccellenza. Della prossima che mi aspetta non so ancora nulla, ma Mauro Boselli mi ha detto che dovrebbe essere una storia molto importante.
Altri progetti per il futuro… Beh, ci sono dei contatti. Avevo cominciato un progetto per l’editore francese Glénat, ma mi sono fermato alla nona pagina perché mi ero un po’ stufato: quella storia non mi prendeva  e credo che alla fine l’abbia realizzata un altro disegnatore italiano. Però, ripeto, ci sono dei contatti: è una cosa ancora in fase embrionale e magari è meglio non dir nulla nel caso non vada in porto!
Per me, comunque, sin da quando ero ragazzino, il sogno era arrivare in Bonelli a cui do sempre la priorità. La Francia sì, è un altro sogno… e si spera di poter fare entrambe le cose, magari!

Grazie ad Alessio Fortunato per la disponibilità e il tempo concessoci!

Intervista realizzata dal vivo il 27 giugno 2015.

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