Si fanno chiamare Angus e Malcolm e, fin dai nomi d’arte che si sono scelti, è palese la loro passione per il rock. Gestiscono un negozio di riparazione per chitarre, ma il loro approccio al mestiere è piuttosto peculiare. I due hanno infatti una venerazione pura per gli strumenti e per la musica, per cui per loro l’atto di riparare una chitarra non è soltanto un operazione meccanica. Il loro obiettivo è che ogni strumento venga restituito alla musica e venga suonato, così che per loro occuparsene diventa in qualche modo anche occuparsi e “riparare” il suo musicista.
Guitar Shop Rosie si colloca in quella lunga tradizione di manga dai caratteristici episodi autoconclusivi, in cui le peculiarità del protagonista – o dei protagonisti come in questo caso – in qualche specifica disciplina, diventano pretesto per la risoluzione di un problema, emotivo o familiare, dell’occasionale cliente. Non si tratta quindi soltanto di affrontare i diversi problemi meccanici o le imperfezioni degli strumenti: Angus e Malcolm indagano anche sulla storia dei proprietari delle chitarre, per comprendere soprattutto le motivazioni per cui lo strumento non è più stato utilizzato, ma anche su quale sarà poi il destino dello stesso una volta riparato.
Per loro questa componente del lavoro è talmente importante che può anche determinare se hanno intenzione di accettare o meno “il caso” e ovviamente offre loro gli spunti per far comprendere al cliente il potere che lo strumento e la musica possono avere. Come ad esempio restituendo la potenza di un affetto e di un ricordo a un anziana signora, facendo cambiare idea a una ragazza poco rispettosa o persino spezzando una maledizione.
Ogni racconto diventa poi il pretesto non solo per disquisizioni tecniche e molto dettagliate sulle chitarre elettriche – ogni capitolo si concentra su un modello e un marchio specifici, fornendo in coda all’episodio ulteriori dettagli e alcune notazioni storiche – ma anche sulla musica e alcuni dei suoi artisti.
Il tratto di Tsutomo Takahasi (già autore di Jiraishin, Zankyo e Neun), è realistico e molto dettagliato (coadiuvato da un considerevole uso di retini) fino al fotorealismo su oggetti e strumenti, mentre i volti dei suoi personaggi sono definiti con pochi, graffiati tratti, sufficienti a una buona gamma emotiva.
Verso la fine di questo primo volume si insinuano elementi che aprono la strada a uno sviluppo narrativo più trasversale: una delle clienti, la giovane e turbolenta Hikako, li deruba. Quando ne scoprono la storia, i protagonisti decidono comunque di aiutarla, scoprendone un notevole talento embrionale nella musica e assumendola come apprendista. L’introduzione del personaggio “neofita” al tema permette all’autore anche di avere un ulteriore elemento per approfondirlo, con i protagonisti che spiegano così a lei (e di conseguenza al lettore) quanto necessario.
Il meccanismo antologico, seppure interessante, rischia di generare facilmente una certa stanchezza: lo spunto del personaggio di Hikako potrebbe giovare in questo senso, se l’autore deciderà di sfruttarne il potenziale sul lungo termine nei prossimi volumi.
Guitar Shop Rosie si rivela comunque una piacevole lettura per qualsiasi neofita, ma che ovviamente potrebbe fare la gioia degli appassionati di musica rock e alle chitarre elettriche.
Abbiamo parlato di:
Guitar Shop Rosie #1
Tsutomo Takahashi
Traduzione di Luca Falasca
Panini Comics, marzo 2023
224 pagine, brossurato, bianco e nero – 7,50 €
ISBN: 9788828743163