Leviathan Labs è una giovane realtà editoriale italiana fondata nel 2019 da Massimo Rosi, che ne è direttore editoriale oltre a essere un prolifico sceneggiatore. Nel gennaio 2022 è stata lanciata Giallo, rivista trimestrale dedicata al mondo dell’horror e del cosiddetto giallo all’italiana. In occasione di questo primo compleanno abbiamo intervistato proprio Massimo, che ci ha parlato anche del successo del ciclo The Barbarian King e di una lunga serie di novità, fra le quali la lavorazione di un LeviathanVerso con protagonisti gli eroi dimenticati della Golden Age americana.
Ciao Massimo, benvenuto su Lo Spazio Bianco. Giallo è arrivata a un anno di vita. Che riscontri avete avuto, sia in termini di vendite, sia di gradimento del pubblico?
Abbiamo ottimi riscontri, sopra le aspettative. Devo dire che, inizialmente, ero timoroso perché il giallo all’italiana è un genere relativamente sconosciuto e forse più apprezzato all’estero che in Italia. Invece la rivista è andata bene sia come numero di abbonamenti, più di cento, che per una realtà come la nostra fanno la differenza, sia per i feedback ricevuti, le recensioni e la presenza nei negozi. Giallo, come vendite, viene in pratica subito dopo The Barbarian King, che è oggi il prodotto di punta della casa editrice. E il magazine funziona anche in Spagna, dove è uscito in questi giorni il secondo numero.
Oltre a coinvolgere artisti già inseriti in Leviathan Labs, Giallo è anche una vetrina per nuovi autori. Sono nate collaborazioni interessanti e magari da sviluppare in futuro?
Assolutamente sì, abbiamo portato avanti e approfondito l’idea usata su Doomsday Machine, rivista antologica e palestra per nuovi autori. La stessa cosa è successa con Giallo, utile anche a capire se con i nuovi ci si trova bene a livello tecnico, professionale e umano. Almeno quattro o cinque delle nuove firme che hanno esordito sulla rivista lavoreranno con noi per altri progetti e su altre serie, a conferma della validità di Giallo anche sotto questo punto di vista. È uno sviluppo utile, inoltre, per ampliare il bacino di utenza perché gli esordienti, le voci nuove, portano con sé nuovi lettori, all’inizio magari delle cerchie ristrette ma che possono ampliarsi.
Come ha risposto il pubblico, non proprio abituato in Italia alle narrazioni brevi, all’impostazione di una rivista che propone storie a puntate ma anche brevissime?
Ha risposto bene, in modo quasi inaspettato. È rarissimo che le storie su Giallo non piacciano e questo mi colpisce positivamente. Come dicevo, da noi questo genere non riscuote molto appeal e nonostante io sia un fan di film come La casa dalle finestre che ridono, o altri capisaldi di Argento, Bava, Fulci, mi rendo conto che il pubblico più giovane non li conosce. C’è però un fattore che, probabilmente, determina il buon risultato delle storie pubblicate, ossia il fatto che sono ambientate in Italia. È una regola della rivista, che consente naturalmente di declinare poi le trame come si vuole, ma che riesce a coinvolgere un pubblico ampio. E in questo senso funziona anche la caratteristica della storia breve, autoconclusiva di massimo 14 tavole o a puntate con massimo tre episodi per un totale di 42.
Un anno fa, al lancio di Giallo, si era parlato dell’idea di arrivare in edicola, in un futuro non immediato. È ancora così?
Sarebbe bello, ma non siamo ancora abbastanza forti per farlo. Credo che un prodotto come Giallo potrebbe funzionare con un tipo di distribuzione come quello delle edicole, ma al momento sarebbe una mossa rischiosa e una realtà piccola come la nostra, se le cose dovessero andare male, non reggerebbe. Dobbiamo attendere di avere le spalle più larghe e di ampliare la realtà editoriale.
Gli aumenti che si susseguono un po’ su tutti i fronti, ad esempio quello della carta, vi stanno creando problemi?
Parlando della carta nello specifico per ora no, non influisce in modo così importante, anche se nel guardare certi prezzi del passato un po’ mi viene da pensare. Con i nostri stampatori ci troviamo bene, ci veniamo incontro e siamo sempre riusciti o a non aumentare i prezzi di copertina o a contenerli in uno o due euro ma non di più. C’è stato invece un momento in cui i costi dei corrieri erano aumentati drasticamente e rischiavamo di dover fare dei prezzi assurdi sulle spedizioni. Ma grazie a un ottimo lavoro amministrativo siamo riusciti a ottenere un buon accordo. Ora si spera che non aumentino altre cose, naturalmente, perché vorremmo davvero evitare di aumentare i prezzi, se non costretti.
Cosa ci aspetta nel secondo anno di Giallo?
Probabilmente ci sarà una sorpresa già a fine anno, ma non posso anticiparla. Per il secondo anno abbiamo già pronte le storie dei primi tre numeri e ci sono ora in lavorazione le copertine che sono sempre molto particolari, perché basate su una documentazione precisa, fatta di poster e locandine sempre riconoscibili legate appunto al giallo all’italiana. Nel prossimo futuro arriveranno altre storie gialle, horror, con componenti splatter o con altre peculiarità e tematiche come serial killer, culti segreti, terrore cosmico…
Passiamo al prodotto di punta di Leviathan Labs, cioè il ciclo The Barbarian King, basato sul Conan di Robert E. Howard. Questa saga si è appena arricchita con Negli Abissi, quinto degli otto volumi previsti e sta creando una continuity forte anche attraverso gli spin-off come il recente Valeria. Com’è la risposta del pubblico? E i lettori sono disposti, nell’epoca dello streaming e di serie divorate in un giorno, ad attendere mesi fra un’uscita e l’altra?
The Barbarian King è una serie che sta andando molto bene, ha catturato il pubblico e ci sono lettori fedelissimi, anche al di là dello zoccolo duro composto dai fanatici del personaggio, perché soprattutto con l’ultimo numero e i successivi ci stiamo discostando dal concept originale di Howard. Con gli spin-off stiamo riempiendo i gap narrativi e dopo Valeria è in arrivo quello su Zenobia e poi sarà il turno del primo spin-off dedicato a un personaggio maschile, nientemeno che Yara, nella primavera 2023. Mi fa molto piacere l’affetto che si è sviluppato intorno al progetto: ogni volta che esce qualcosa di nuovo c’è una corsa al pre order. Quindi sì, i lettori – che non sono certo stupidi e capiscono che la nostra è una realtà dove produciamo tutto in casa con relativi tempi lunghi – aspettano senza problemi le nuove uscite. Posso dire che tutti quelli che c’erano al volume uno ci sono ancora, e se ne aggiungono di nuovi.
Con The Barbarian King siamo nel fantasy, filone cappa e spada: qual è secondo te, oggi, il motivo del successo di un genere – dimostrato anche da prodotti come il Dragonero di SBE e dal lancio del nuovo Kalya di Bugs Comics – già esplorato a fondo sia in letteratura sia nel fumetto? Insomma, sembra che l’avventura funzioni ancora bene.
Per quanto riguarda The Barbarian King credo che il suo successo sia legato a un’impostazione un po’ diversa rispetto a un fantasy classico, cioè con elementi piuttosto lovecraftiani (non a caso Howard e Lovecraft erano amici). Io ho voluto al tempo stesso rimanere fedele e discostarmi da Howard. E forse questo mix è piaciuto, con la sua tipologia di racconto che presenta una sorta di preistoricità ma senza elementi del fantasy a volte un po’ troppo pesanti – come la presenza di goblin o troll – ma con elementi horrorifici. Insomma, un riadattamento di un mondo originale grezzo e semplice, senza troppi mostri ma con creature cosmiche, un tentativo di innovare qualcosa di storico, di classico, che sembra aver colto nel segno.
Nell’ottica del rinnovamento, anche i disegnatori visti su The Barbarian King hanno una certa rilevanza.
Sono eccezionali e il fatto che gli stili, passando ad esempio da Panciroli a Toffanelli a Razzano, siano diversi, non infastidisce ma ha creato al contrario un’amalgama speciale. La modernità è data anche da una gabbia libera con layout all’americana, e molto spesso andando al vivo della pagina, utilizzata in base a ciò che serve a livello narrativo e in base al ritmo della sequenza. E anche per The Barbarian King, tornando al discorso delle collaborazioni, cerchiamo di proporre delle novità: ad esempio la copertina del sesto volume è firmata da due disegnatori nuovi, Andrea Scalmazzi e Francesco Mazzoli.
Hai fondato Leviathan Labs nel 2019 e da subito vi siete distinti per il coraggio, dimostrato ad esempio con Giallo. Ora c’è un’altra novità all’orizzonte, il progetto OnGoing. Puoi illustrarcelo?
Premetto che Leviathan Labs è sia editore sia studio di produzione – non a caso ci definiamo una boutique publisher – e l’idea di OnGoing ci è venuta insieme a Mattia Gentili, che si occupa del comparto grafico. In pratica, dal momento che tutte le nostre serie sono strutturate all’americana, in capitoli fra le 22 e le 28 tavole, abbiamo pensato di prendere questi piccoli episodi di titoli non ancora pubblicati e farli uscire a puntate in digitale, con programmazione settimanale. Una specie di work in progress della casa editrice su un tot di piattaforme (Kobo, Kindle, Google Book e il nostro sito), che compone una serialità a prezzi bassissimi e attraverso il quale il lettore può scoprire se ciò che stiamo preparando gli piace. Lo scopo è anche offrire una possibilità in più a chi vuole seguirci con costanza oltre a tenere l’attenzione del pubblico sempre alta. Poi sono convinto che chi legge in digitale qualcosa che gli interessa, lo acquisti in seguito anche in cartaceo.
Puoi anticiparci qualche titolo o altre novità previste per il 2023?
A gennaio uscirà Foglie rosse, lavoro realizzato da me con Ivan Fiorelli e Lorenzo Palombo, ispirato alla storia folk horror slava di un vampiro che uccide i suoi cari durante la Guerra d’inverno. Il fumetto è già uscito in Canada e negli Stati Uniti e fra le tematiche, in una chiave horror fiabesca, c’è una critica ai traumi dei militari che tornano a casa. A febbraio uscirà Cardinal Dagon, una commedia horror divisa in sette numeri che racconta la storia dell’ultimo papa oscuro che deve scatenare l’apocalisse ma viene ucciso in un attentato. Poi uscirà il quinto numero di Doomsday Machine, la serie weird western. La vera novità, però, sarà il lancio della serie che aprirà le porte a quello che possiamo definire una specie di LeviathanVerso…
Di cosa si tratta?
È il progetto che andrà a sostituire The Barbarian King. Stiamo lavorando, con vari team creativi, al recupero di vari supereroi di pubblico dominio per riadattarli a una versione più leviatana con lo scopo di creare un universo nel quale tutti possono interagire. Ci siamo chiesti come lanciare tanti supereroi che agiscono ognuno nel proprio mondo ma che poi confluiscono in avventure corali. E abbiamo pensato, ispirandoci alla mitologia greca, di partire al contrario, cioè da un grande evento unitario per poi splittare i supereroi nelle varie testate dedicate. Forse il primo titolo uscirà già nel 2023. Tutti questi supereroi sono figure abbandonate che risalgono alla Golden Age – ho scoperto database sterminati di personaggi di pubblico dominio – e alcuni, a vederli adesso, fanno un po’ tenerezza. Il lavoro fondamentale è infatti quello di riadattarli, basandosi sul concetto di come un personaggio possa evolvere per rimanere attuale negli anni. Il paragone che viene fatto sempre a scuola, e che io stesso insegno avendolo ereditato da un mio vecchio docente, è quello fra Tex e Joker: due personaggi vecchi, solo uno dei quali si è evoluto. Joker, che un tempo picchiava Batman con i tasti di un pianoforte gigante, oggi è il terrorista più temuto. L’attualizzazione passa anche per le motivazioni di un personaggio, che devono essere credibili e naturalmente per il character design, banalmente il costume. È un lavoro interessante, divertente, e speriamo che questo LeviathanVerso possa soddisfare i nostri lettori.
Grazie per il tuo tempo, Massimo!
Intervista realizzata online l’11 novembre 2022
MASSIMO ROSI
Massimo Rosi nato a Livorno nel 1987, dopo aver conseguito gli studi artistici a Grosseto e in seguito alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze e Reggio Emilia, prende l’aereo e lascia il paese per quasi quattro anni, vivendo tra New York, Toronto e la Svizzera. Nei suoi primi anni di carriera pubblica a 24 anni il suo seriale a fumetti negli Stati Uniti con Titanium Comics e con Ardden Entertainment (l’attuale Scout Comics).
Dal 2013 Rosi diventa uno scrittore molto prolifico: pubblica numerosi titoli in Inghilterra con Markosia Enterprises e Aces Weekly, in America con Action Lab Entertainment, Scout Comics, Behemoth/Sumerian Comics e Caliber Comics, in Canada con Chapterhouse, in Argentina con Buengusto Ediciones ed in Italia con Double Shot e Leviathan Labs (di cui è editor in capo e fondatore).
Nel 2019 firma il suo primo contratto con la major francese Editions Delcourt e la prima opzione per la sua serie FISHEYE con la produttrice hollywoodiana Gina Matthews, per la quale verrà sviluppato un film (Rush, Isn’t that Romantic – Netflix). Dal 2020 inizia a lavorare, oltre che con Editions Delcourt, con Editions Reflexions e Komics Initiative per il mercato francese e con Waga Comix per il mercato nipponico.