é da tempo che sono a conoscenza dell’intenzione di Black Velvet di realizzare la ristampa integrale e organica delle strisce di Doonesbury. In più di un’occasione, negli ultimi anni, ho avuto l’opportunità di parlarne con Omar Martini, patron della casa editrice e colui che ha fortemente voluto e lavorato per sviluppare il progetto. Nell’intervista che completa questo speciale, Martini esprime in modo chiaro e convincente almeno due ragioni che motivano un tale impegno: primo, la forza e la validità storica, sociale e politica del lavoro di Gary Trudeau, che trascende il medium fumettistico grazie alla sua stretta interconnessione con l’attualità politica e sociale degli anni in cui si è sviluppata; secondo, la mancanza di un’operazione simile a livello mondiale.
Partiamo dal secondo punto. Il lettore italiano non deve confondersi. La ristampa di Doonesbury, che così tanto assomiglia, per impostazione e impaginazione, alla ristampa dei Peanuts pubblicata dalla Panini Comics, è un inedito mondiale. Per intenderci, i volumi dei Peanuts sono opera della casa editrice statunitense Fantagraphics. A Panini è toccato il compito di prendere il materiale già pronto, tradurlo e stamparlo. La ristampa organica di Doonesbury invece non esiste. O meglio, non esisteva prima del lavoro della Black Velvet.
é la prima volta che una piccola casa editrice italiana realizza un’opera di questa importanza e così monumentale. Reperire le strisce dai quotidiani e dai diversi archivi, scovare eventuali strisce “dimenticate” e apparentemente irreperibili, ridare a ogni striscia la sua collocazione cronologica, tradurre, impaginare, inserire i commenti e le note, realizzare articoli specifici che inquadrino il valore storico delle strisce, che le contestualizzino rispetto al momento in cui sono state pubblicate per la prima volta negli Stati Uniti. Un lavoro enorme, che per certi versi si configura come l’impegno di una vita. Perché dare alle stampe il primo volume non è che l’inizio di un’impresa che, se anche rispetterà la prevista cadenza semestrale, potrà completarsi soltanto dopo più di un decennio di pubblicazioni.
L’importanza di tale progetto non va quindi sottovalutato, così come è importante sottolineare la vendibilità che tale prodotto può avere per gli USA in primis, ma direi per tutto il mondo occidentale. Immagino quindi la fibrillazione e l’entusiasmo che accompagnano Martini e il suo gruppo oggi che il sogno diventa concreto e tangibile.
L’impegno sopra citato non avrebbe ragion d’essere se non fosse stato speso per un’opera che, a tutti gli effetti, si può considerare fondamentale per il fumetto, innanzitutto, e per la cultura occidentale in senso lato. Le strisce di Trudeau trascendono il mezzo con il quale sono realizzate perché, per contenuti, si offrono all’attenzione di molteplici chiavi di lettura e sono in grado di restituire al lettore un’interpretazione, un punto di vista sul mondo. Ma trascendere il fumetto non vuol dire negare che è proprio la scelta di esso come mezzo di espressione ad aver permesso all’autore di esprimere con efficacia la sua unicità e la sua sensibilità. In questo senso, come cercano abilmente di inquadrare gli articoli che aprono il volume, Doonesbury è una chiara, efficace manifestazione del valore e delle potenzialità pressoché infinite dei comics. Pur non essendo, Trudeau, un virtuoso del segno (se confrontato, per esempio, ad altri storici autori di strisce quali Bill Watterson di Calvin & Hobbes e Frank King di Gasoline Alley, per citarne solo due), né tanto meno un innovatore, ha saputo esaltare almeno due caratteristiche proprie del medium: l’immediatezza e la capacità di muoversi al passo coi tempi.
Con un’ironia che è andata affinandosi negli anni e che perderà via via la dipendenza dalla gag comica, Doonesbury si è sviluppato come un commento sentito alle vicende di una nazione, che più di tutte ha condizionato e condiziona i destini del nostro pianeta. Il giornalismo a fumetti muove qui alcuni dei passi fondamentali, attraverso una maturazione degli intenti e della consapevolezza di Trudeau che la lettura cronologica restituisce appieno.
separatorearticoloSe quindi è il fumetto, con le sue caratteristiche segniche e simboliche, a rappresentare la sostanza di cui è fatta Doonesbury, per i contenuti e i temi trattati, così aderenti alle vicende politiche e sociali dagli anni ’70 a oggi, essa si configura come un corpus documentaristico che dovrebbe raccogliere interessi da parte dei più diversi lettori e, perché no, studiosi.
Personalmente, trovo che Doonesbury abbia una forza inarrivabile per il modo con il quale l’autore ha deciso di svilupparne i contenuti nel corso degli anni. Trudeau infatti non si sottrae a mostrare il proprio punto di vista, a prendere parte, a dichiarare quali sono le sue convinzioni politiche e la sua sensibilità sociale. è un intellettuale che cerca di offrirci una sua interpretazione del mondo e degli accadimenti. Non vuole offrirci un punto di vista neutro né neutrale. Ma non ricerca, d’altra parte, una visione semplicistica e monodimensionale. Trudeau ha infatti sviluppato negli anni un nutrito gruppo di personaggi, ognuno con la propria idea, ognuno con la sua intenzionalità. Al lettore spetta il compito di scegliere i propri amici prediletti, il proprio punto di riferimento. E se Mike Doonesbury, in particolare nei primi anni, sembra essere il personaggio che più dà voce a Trudeau, non è per forza lui solo quello più rappresentativo della striscia.
Da un certo punto in avanti, inoltre, l’autore decide di far invecchiare i personaggi secondo il normale scorrere del tempo, un meccanismo esattamente opposto all’eterno presente di Peanuts, per capirci. Sono poche, pochissime le strisce che hanno optato per questa scelta radicale. La più celebre è Gasoline Alley. Ma se quest’ultima (autentico capolavoro intimo e minimale del compianto Frank King) racconta le vicende “familiari” degli Stati Uniti di provincia, concentrandosi in particolare sugli episodi di vita anonimi ma importantissimi che riempiono la quotidianità di ognuno di noi, Trudeau con Doonesbury segue lo sviluppo del tempo attraverso la “crescita” di una nazione, all’interno di un mondo in continua evoluzione. Rompere il compromesso dell’eterno presente è la scelta netta e definitiva rispetto a cosa debba essere la sua striscia: un commento perturbato e vivo del mondo che cambia.
Doonesbury. L’integrale 1970-1972, primo capitolo di questa fondamentale collana, è un bel libro. Richiama sotto tutti gli aspetti di forma, impaginazione, lay-out e grafica il grande successo dei Peanuts della Fantagraphics (curata graficamente da Seth), così come l’edizione statunitense della ristampa cronologica di Dick Tracy della IDW (Ashley Wood) e si inserisce coerentemente all’interno della new wave di ristampe integrali che è esplosa negli Stati Uniti negli ultimi cinque anni e poco più, che sta restituendo a migliaia di lettori opere fondamentali che hanno fatto la storia del fumetto e della cultura popolare americana: Gasoline Alley, Terry and The Pirates, Popeye, Little Orphan Annie, ecc. ecc.
Cio’ detto, non è possibile nascondere che il primo volume di Doonesbury. L’integrale ci mostra un Trudeau ancora poco maturo e poco (per nulla?) consapevole della strada che avrebbe percorso successivamente. I primi mesi di pubblicazione sono incentrati principalmente intorno a Mike Doonsesbury e B.D., sul college, sulle imprese sportive e sulla ricerca di una nuova conquista femminile. Il tono è macchiettistico, il ritmo non sempre efficace, il tratto è chiaro ma poco personale, la ricerca della gag una necessità. Striscia dopo striscia, tuttavia, inizia ad emergere una nuova consapevolezza che, a mio avviso, è prima di tutto personale (convinzioni politiche e sociali in definizione, maggior chiarezza circa le potenzialità del fumetto e di se stesso come fumettista) e che si riflette via via nei contenuti. Un chiaro punto di non ritorno è rappresentato, in questo primo volume, dall’esperienza in Vietnam di B.D. Leggere oggi quelle strisce permette da un lato di essere testimoni della svolta “giornalistica” di Trudeau; dall’altro ne mostra tutte le incertezze iniziali e l’approccio chiaramente naive, per certi versi inadeguato. Se infatti è già chiaro l’intento dell’autore di deridere pubblicamente la propaganda statunitense, allo stesso modo colpisce l’assenza di intensità, di partecipazione e di vicinanza con le vicende umane rappresentate, aspetto che si ribalterà in modo irrevocabile nel tempo, come è evidente a chiunque abbia potuto leggere “in diretta” le sue strisce durante le recenti guerre in Afghanistan o in Iraq.
L’intenzione si sta formando, il controllo dei mezzi è parziale, le potenzialità solo in minima parte sfruttate.
Da un punto di vista storiografico, quindi, Doonesbury. L’integrale 1970-1972 è imprescindibile per comprendere l’evoluzione stilistica di Trudeau e non può mancare nelle librerie di nessun appassionato di fumetti.
Per il lettore comune, il volume si configura come una lettura divertente, un’adeguata introduzione a un mondo verosimile nascente e in evoluzione, un modo coerente per avvicinarsi ai personaggi che con le loro azioni e i loro commenti avrebbero poi attraversato la società statunitense. Non rappresenta, d’altra parte, in nessun modo il meglio della produzione di Trudeau.
Per gli storici, i politologi, i sociologi, questo primo volume è in ogni caso un primo tassello che permette, insieme a molti altri, di ridare forma a una cultura chiaramente caratterizzata, a un contesto socio-politico che pur risalendo ad alcuni decenni fa a causa delle tante derive e dei numerosi ricorsi storici appare come ancora attualissimo e utile per comprendere quello che ci accade attorno ogni giorno. Anche laddove i personaggi sono impegnati a parlare di donne, di football o di birra.
Riferimenti:
www.blackvelveteditrice.com
www.doonesbury.com