Siamo alla seconda puntata di Cronache Belghe, una rubrica che vuole esplorare il panorama fumettistico franco-belga, discutendo di alcune opere non tradotte in Italia. Questa volta è stato scelto un tema: la festa. L’autrice e i due autori propongono, nei tre fumetti selezionati, diverse rappresentazioni di un evento festoso, mostrandone gli aspetti più diversi. Da momento per distrarsi a occasione di incontri nostalgici, da luogo in cui si manifesta il bisogno di superare dei limiti a evento simbolico con un valore rituale misterioso, spesso legato alla religione e all’occulto. In questo modo la festa non solo presenta le sue diverse sfaccettature, ma anche i diversi modi in cui può essere rappresentata: troviamo il pennarello a tinte forti di Lisa Blumen, le tavole cariche di acquerelli di Brecht Evens, fino alle incisioni di Frédéric Coché. La festa mostra così anche i suoi lati più oscuri, le sue zone d’ombra, che forse sono anche le più affascinanti.
Astra Nova di Lisa Blumen
Astra Nova di Lisa Blumen è una delle ultime uscite dell’editore bruxellese L’Employé du Moi (diretto, tra gli altri, da Max de Radigués, autore di Gli anni difficili, portato in Italia nel 2021 da MalEdizioni). Per lo stesso editore, l’autrice aveva esordito con il suo primo fumetto, Avant l’oubli, nel 2021: si trattava di una storia corale ambientata su una Terra in rotta di collisione con la Luna, in cui i vari personaggi venivano mostrati nella loro eccezionale quotidianità a un passo dalla fine.
Con Astra Nova, Lisa Blumen torna al genere fantascientifico per raccontare le contraddizioni e le precarietà del contemporaneo. La storia è semplice quanto originale: Nova, dopo anni di formazione e sacrifici, è stata selezionata per intraprendere una missione nello spazio dalla quale non è previsto ritorno. Tuttavia, è richiesto l’adempimento di una formalità prima della partenza: la protagonista dovrà partecipare a una festa d’addio in suo onore, organizzata in una sontuosa villa, in compagnia dei suoi amici più stretti. L’evento le provoca non poco imbarazzo, considerando che ha sacrificato tutto per il proprio lavoro, anche i rapporti con quelle poche persone intime che ormai non sente da anni. La festa qui è in primis un espediente che genera una situazione grottesca e distopica, mostrando come il mercato del lavoro chieda di sacrificare tutto per raggiungere un obiettivo, salvo poi dover ammettere che anche la sanità mentale e quella emotiva sono essenziali per il lavoratore e ridurle spesso ad adempimenti che rimangono comunque solo formali e burocratici. Ma non solo: la festa è anche un momento di nostalgia, in cui amiche e amici ripercorrono i momenti passati insieme e mettono in prospettiva la propria vita, confrontandola inevitabilmente con quella degli altri presenti.
L’epilogo è piuttosto prevedibile, ma allo stesso tempo è esattamente ciò che lettori e lettrici sono portati a sperare. Lisa Blumen racconta la sua storia con colori a pennarello e un disegno essenziale, che si fa ricco di particolari e di sfumature quando di tratta di descrivere la moderna villa in cui si svolge la festa o la sequenza del naufragio di Nova, una storia nella storia che attraversa tutto il volume. Vale forse la pena far notare che la stessa metafora, quella del naufragio, è utilizzata da Zerocalcare in Macerie prime, anche in questo caso una storia parallela all’interno del fumetto che forse più di tutti nella produzione dell’autore racconta la precarietà di una generazione.
Les Noceurs di Brecht Evens
Dalla festa come distrazione necessaria e svago comandato, come occasione di nostalgia e di confronto, passiamo alla festa in tutto il suo sfarzo carnevalesco e la sua febbrile energia con Les Noceurs di Brecht Evens. Dell’autore belga è stato tradotto in Italia nel 2014 Gli amatori, pubblicato da Bao Publishing, un’opera passata abbastanza in sordina, di cui poco si è parlato anche nei siti di critica. Les Noceurs (2009), antecedente a Gli amatori, è il suo progetto di fine di studi in Illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Ghent e gli è valso il “Prix de l’Audace” al festival d’Angouleme nel 2011.
In questa come nelle sue opere successive, ciò che colpisce del fumettista fiammingo è il disegno: Evens è un virtuoso dell’acquerello, ha sviluppato un tratto che colpisce per sintesi e poesia, per l’uso dei colori che caratterizzano i personaggi (e le parole dei loro dialoghi, disegnati nello stesso colore, in modo da poterli distinguere senza l’uso dei balloons). Sono molte le tavole che chiedono di essere contemplate prima ancora che lette e che sorprendono per i numerosi riferimenti artistici o per alcuni virtuosismi di layout, che costringono lettori e lettrici a percorsi inaspettati nella pagina. Les Noceurs racconta il divertimento notturno all’interno di un’imprecisata città, tra discoteche, locali, danze, cene tra amici, camere da letto e duelli di scherma.
Il mondo gioioso dipinto da Evens non è privo di contraddizioni, di cui un primo segnale è il titolo originale dell’opera in olandese, Ergens waar je niet wil zijn (Un posto dove non vorresti essere), molto diverso dalla traduzione francese, Les Noceurs (I festaioli). Devo ammettere che, in questo caso, i due titoli danno davvero due chiavi di lettura differenti: le feste raccontate da Evens, che costituiscono la quasi totalità del mondo racchiuso nel volume, non sembrano necessariamente un “posto sbagliato” (questo invece il titolo della traduzione inglese, The wrong place). Più che altro, sembrano un luogo desiderato e immaginato: l’occasione migliore è sempre nella sala successiva e il vero divertimento è sempre rimandato all’arrivo di lui, Robbie, una figura mitica che incarna l’anima della festa. I personaggi corrono e vagabondano da una pagina all’altra, sempre in tensione, come se una necessità invisibile li spingesse a cercare l’avventura, a vivere quella storia incredibile che racconteranno il giorno dopo a un’amica, e che, nel fumetto, brucia in poche intensissime pagine. Si tratta di figure piuttosto stereotipate, che hanno uno sviluppo psicologico quasi assente: tutto ruota attorno al tentativo di lasciarsi andare, alla tragedia umana della ricerca di una trasgressione che, nell’istante in cui la si raggiunge, svanisce.
Ciò che si nasconde sotto la meraviglia dei colori di Evens è l’impossibilità di trovare il posto giusto: i personaggi sono funzionali a questo racconto, che però non risulta sempre riuscito dal punto di vista narrativo. La storia procede a fatica in alcuni passaggi e chi legge finisce per chiedersi cosa stiano pensando i protagonisti, come stiano davvero, dove siano le loro personalità, nascoste sotto gli acquerelli. Da notare che questo appiattimento, teso a raccontare dei caratteri che si vorrebbe universali, riguarda anche il mondo rappresentato: non ci sono poveri nel fumetto di Brecht Evens, non ci sono lavoratori notturni o classi sociali, ogni differenza che non sia caratteriale sparisce all’interno di un edonismo che nasconde a fatica il suo appartenere a chi se lo può permettere, il suo essere, in fondo, un mondo in cui non tutti sono ammessi.
Hortus Sanitatis di Frédéric Coché
Il terzo fumetto di questa puntata è una vera chicca. Si intitola Hortus Sanitatis ed è disegnato da Frédéric Coché. Inizialmente pubblicato nel 2000 da Fréon nel quadro di un progetto per Bruxelles capitale europea della cultura, è stato ripubblicato da Frémok nel 2016. In questo caso, partire dal disegno è necessario: Frédéric Coché, infatti, usa la tecnica dell’acquaforte, una forma di incisione sul metallo che viene poi trasferita con l’inchiostro sulla carta. Il suo primo utilizzo viene fatto risalire a Daniel Hopfer, un artista tedesco vissuto tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo ed è stata impiegata anche dal celebre Albrecht Dürer, che realizzò molte incisioni con questa tecnica. La sua applicazione in un fumetto lascia naturalmente sorpresi: i disegni di Coché sembrano venire da un’altra epoca, manifestano il loro essere una giustapposizione di incisioni, anche grazie alla scelta di non far coincidere le dimensioni della tavola su cui è stato realizzato il disegno con quelle della pagina. Il riferimento è, oltre al disegno quattrocentesco e cinquecentesco, anche alla proiezione di immagini, reso esplicito dalla presenza di un proiettore nella prima tavola dell’opera.
Il racconto si svolge in 48 pagine e si presenta come dichiaratamente simbolico, secondo la migliore tradizione cui l’autore fa riferimento. In Hortus Sanitatis la festa ha un valore rituale e di passaggio, un momento misterioso, connesso al ciclo della vita e della morte. Sarebbe paradossale addentrarsi oltre nei contenuti di un testo che ha a malapena una trama, che chiede a lettrici e lettori di riempire gli immensi spazi vuoti tra una tavola e l’altra e interpretare quelle figure spettrali incise sulla pagina.
Frédéric Coché, anche in virtù della tecnica che utilizza, è un artista che toglie dalle proprie pagine piuttosto che aggiungere (e in questo ricorda, seppur con delle differenze, il lavoro di Thomas Ott, un nome già noto in Italia, pubblicato da Logos Edizioni). Attraverso questa sintesi l’evento festoso si manifesta con una carica simbolica di cui, oggi, rimane poco. È soprattutto questo il fascino delle tavole di Coché: il fare riferimento a un’epoca in cui il disegno rimandava sempre ad altro, in cui il racconto era un pretesto per dare vita a un intero universo simbolico, che richiedeva di essere interpretato.
Abbiamo parlato di:
Astra Nova
Lisa Blumen
L’employé du moi, 2023
173 pagine, cartonato, colore – 24,00 €
ISBN 9782390041023
https://employe-du-moi.org/Astra-Nova-Lisa-Blumen
Les Noceurs
Brecht Evens
Actes Sud BD, 2009
180 pagine, colori, brossurato – 22,00 €
ISBN 9782742787708
https://www.actes-sud.fr/catalogue/actes-sud-bd/les-noceurs
Hortus Sanitatis
Frédéric Coché
Frémok, 2016
48 pagine, bicromia, cartonato – 18,00 €
ISBN 9782930204994
https://www.fremok.org/site.php?type=P&id=308