Per la prima volta nella sua carriera Gipi non firma un libro come autore completo, ma in veste di sceneggiatore. Gli fa eco Luigi Critone, fumettista italiano attivo in Francia (La rose et la croix – Je, François Villon – Lo Scorpione), pure lui autore completo che per l’occasione rinuncia alla penna per darsi completamente ai pennelli.
Dalla collaborazione fra i due nasce Aldobrando, opera già edita da Casterman in Francia e proposta in Italia da Coconino Press.
Un’avventura di stampo classico, ambientata in un medioevo che parla attraverso i dialoghi eccellenti di Gianni Gipi Pacinotti, e riempie gli occhi con gli ottimi disegni di Critone, esaltati dalla splendida colorazione di Francesco Daniele e Claudia Palescandolo.
Una Storia… di Aldobrando
La genesi di Aldobrando affonda le radici nel gioco di carte Bruti!, creato e disegnato da Gipi nel 2015. Un gioco di ambientazione medievale-fantasy con tremendi combattimenti all’arma bianca, che fu fra l’altro proposto tramite una piattaforma di crowfunding.
Gipi, in aggiunta al mazzo base, propose anche un particolare manuale di gioco con un fumetto inedito da lui scritto e disegnato. Protagonista di quella storia era proprio Aldobrando, che si trovava a combattere nella Fossa popolata dai loschi figuri del gioco.
Già nella ventina di tavole del 2015, si possono dunque trovare alcuni dei cardini narrativi su cui Gipi ha costruito le 200 pagine di Aldobrando, a partire da un medioevo grezzo e pieno di gente meschina, dove di giustizia ce n’è poca ma tutto è condito con una buona dose di ironia.
Il fumetto-manuale rappresentò per Gipi, all’epoca, una sorta di nuovo inizio. L’autore pisano si allontanava dalla produzione passata, prevalentemente autobiografica (unastoria, La mia vita disegnata male, S.), divertendosi a creare qualcosa di diverso. Una storia apparentemente più leggera e con un finale aperto: il seme narrativo crossmediale che, oggi, è sbocciato in Aldobrando.
Un Medioevo poco fantasy
Il nuovo mondo di Aldobrando è però un medioevo diverso rispetto al gioco di carte: è fantastico ma non fantasy. La storia non contempla infatti i classici elementi del genere che ha come capostipite moderno Il Signore degli Anelli di Tolkien: niente magia, niente soprannaturale, niente mito, nessun potere superiore se non quello di dei non meglio precisati.
L’avventura si articola in uno scenario collocabile in una pseudo Italia del passato. Più precisamente in un medioevo toscano, come fanno pensare alcune espressioni che rimandano al dialetto della regione natia di Gipi. Un mondo popolato da re, regine, soldati, preti, schiavi, poveracci e ignorantoni vari. Tutta gente ben lontana dagli stereotipi, grazie al sapiente lavoro sui dialoghi di Gipi e alla resa grafica di Critone.
In questo mondo variegato la trama segue lo schema più classico del viaggio dell’eroe, con il protagonista che deve partire per una missione, affrontare sfide e tornare con una ricompensa.
La linearità della trama è sviluppata e animata da una narrazione che corre senza pause, in cui tutto è essenziale e indispensabile, dove testi e disegni si esaltano a vicenda.
Gipi è capace di presentare e caratterizzare nell’arco di un paio di vignette i personaggi che via via entrano in gioco, con un modo di parlare unico o un dettaglio fisico rappresentativo, come dei denti sporgenti, una mascella squadrata, un accessorio particolare.
Anima della narrazione sono proprio i personaggi, sempre turbati da qualcosa o investiti da nuove speranze, ognuno con un ruolo che si complica, cresce, si modifica: così, il famigerato ”ucciditore” non è solo un assassino letale, la schiava ha un passato romantico, l’orfano un futuro insperato, il cattivo una debolezza fatale, il re un desiderio irrealizzabile. Anche i comprimari, come Dufficio, l’assistente del re, sono ben lungi dall’essere stereotipati e nell’espletare le proprie funzioni riescono a catturare l’attenzione.
La ricerca nei dialoghi, vicini come stile a quelli presenti in La terra dei figli, contribuisce largamente all’assenza di banalità. Dai balloon emergono, pur non permeando l’opera come in altri suoi lavori, la schiettezza, il cinismo, le difficoltà nei rapporti con gli altri, con cui Gipi caratterizza spesso le sue creature. Sempre attraverso le parole dei protagonisti, l’autore affronta temi complessi come la giustizia, l’amore, la schiavitù, il potere, la violenza. Concetti che, al pari dei personaggi, non sono mai completamente positivi o negativi, bianchi o neri, ma vivono di sfumature, come nella realtà, e sono pertanto coinvolgenti. Nella Fossa, ad esempio, dramma e commedia si incontrano, con scene violente (sempre limitate al minimo indispensabile), accompagnate dai commenti ironici del pubblico.
Aldobrando questo sconosciuto
Con questo spettacolare cast di personaggi, difficili da identificare anche quando si nascondono dietro a un titolo o a un’etichetta, interagisce Aldobrando. Un ragazzino ingenuo gettato nella mischia quando, del mondo, ha visto solo ciò che c’è nel cortile dello strego.
Aldobrando non sa niente di amore, re, principi, principesse. Non sa spezzare colli e neppure morire. Quando, da un momento all’altro, si trova nella realtà, tutti lo considerano una nullità. Un “mezzosego” con due zampe da merlo al posto delle braccia. Ma, come dice la citazione in quarta copertina “a volte basta il coraggio di un cuore puro per rovesciare una tirannia”.
Infatti sono il cuore nobile e un genuino intuito a salvarlo, influenzando in modo più o meno consapevole le sue decisioni. Aldobrando deve compiere scelte difficili che possono apparire controproducenti, come quando non tradisce un ragazzo appena conosciuto e dagli scopi indecifrabili, mettendo a rischio la propria vita.
Aldobrando è il prototipo dell’antieroe: né forte né intelligente, senza armi, senza una fortuna particolare, impreparato a qualsiasi missione. Una figura per la quale, semplicemente, si fa il tifo.
Un classico maestoso
Luigi Critone interpreta la sceneggiatura di Gipi in modo ordinato e meticoloso. Già avvezzo ad ambientazioni simili (Sette missionari si svolge nell’Irlanda del IX secolo, Je, Françoise Villon nel 1400), il disegnatore resta ancorato a una gabbia classica a tre strisce con vignette di dimensioni regolari, dalla quale si discosta solo nell’ultima tavola, un’evocativa illustrazione a tutta pagina.
Il segno è chiaro, pulito, basato su linee continue che garantiscono l’immediata leggibilità.
Per esaltare la narrazione serrata e i dialoghi di Gipi, il disegnatore sceglie una regia con inquadrature quasi sempre all’altezza dei personaggi e piani ravvicinati per concentrarsi su uno dei suoi punti di forza: l’espressività. Primi, primissimi piani e piani americani trasmettono tutte le sfumature delle emozioni: sdegno, compassione, risolutezza, incertezza, stupidità, desiderio, disperazione, odio, amore.
Anche quando l’inquadratura si allarga, Critone restituisce al meglio l’atmosfera e lo spirito delle varie sequenze, sfruttando sempre quel segno di scuola francese fatto di sintesi e chiarezza: negli ambienti chiusi, come il palazzo reale, le sue segrete o la capanna dello strego, il tratto è poetico e dettagliato quanto basta; nelle scene all’aperto raggiunge l’essenziale scegliendo spesso quella semplice linea che per Hugo Pratt rappresentava ogni orizzonte. Lo dimostra in particolare un’intrigante sequenza all’inizio del libro, quando Aldobrando deve attraversare una terra innevata: qui, nei campi medi o lunghi, l’orizzonte è una linea in cui si fondono il bianco della terra e il bianco delle nuvole.
Proprio in questa sequenza si può notare il lavoro minuzioso dei coloristi, che hanno lavorato sull’acquerello monocromatico di Critone. Francesco Daniele e Claudia Palescandolo accentuano il pallore che la luce riflessa sulla neve conferisce alla carnagione dei personaggi, sottolineando anche il rossore, legato al gelo, di naso e orecchie. Tutto il libro è poi permeato da un’attenzione particolare all’illuminazione, ai punti luce e alle ombre, che contribuiscono ad accentuare le sensazioni. I dettagli sono inquietanti quando serve, poetici dove possibile: una luce di speranza in fondo a una via di fuga, una lanterna rassicurante, un piccolo falò, quieto e intimo.
La sinergia fra disegnatore e coloristi (e anche Gipi, probabilmente) consente di ottenere ottimi risultati anche in caso di scene di massa, ad esempio nella lunga sequenza alla Fossa, dove spesso è necessario ritrarre la folla in delirio, o in alcune scene in un bosco, dominato dagli splendidi verdi che trasformano le vignette in piccoli dipinti all’acquerello.
I bianchi dei paesaggi ghiacciati, i verdi e marroni del bosco, i rossi e grigi chiari del palazzo reale, rendono la colorazione mai monotona e sempre elegante, esaltata dalle pagine in grande formato.

Che cos’è Aldobrando?
Aldobrando è un’opera coinvolgente, un fumetto tradizionale di alta qualità. Il risultato di un processo crossmediale (dal gioco di carte all’arte sequenziale) che unisce sempre più spesso, negli ultimi anni, il mondo del fumetto a quello del gioco, del cinema, della televisione, del videogioco, della letteratura e dell’arte in generale.
Ma è anche il frutto della collaborazione fra uno dei più importanti autori di fumetto italiano, Gipi (pure lui crossmediale essendo illustratore, scrittore, regista, attore e creatore di giochi), e il popolarissimo (finora più oltralpe che in Italia, purtroppo) Luigi Critone. Per questo è sbagliato approcciare Aldobrando con l’idea di leggere “un Gipi”: chi lo fa può rimanere deluso perché l’opera, ovviamente, non offre quella ricerca del segno, quel desiderio di evoluzione, quella capacità di innovazione grafica tipica dell’autore pisano.
In attesa del prossimo lavoro del Gianni Pacinotti autore completo, e anche del prossimo Critone, magari per un editore italiano, è quindi possibile godersi questo maestoso, tradizionale, avventuroso, Aldobrando.
Abbiamo parlato di:
Aldobrando
Gipi, Luigi Critone
Colori di Francesco Daniele e Claudia Palescandolo
Coconino Press, 2020
208 pagine, cartonato, colori – 24,00 €
ISBN: 9788876185540