Topolino #3360: I primi passi di Raffaello
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Topolino #3360: I primi passi di Raffaello

Inizia la ciaccia al tesoro di Paperone e nipoti sulle tracce di Paperello Sanzio, versione papera del famoso Raffaello Sanzio. Dopo l’episodio introduttivo, Bruno Enna e Alessandro Perina gettano i paperi di Paperopoli insieme con Adalbecco Quagliaroli nella mischia, introducendo anche una spia nel gruppo, la strega Amelia, che prende le sembianze di Artemisia Ronfoni, una collega di Adalbecco.

Un giro per Urbino

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La pietra dell’oltreblu, come già evidente dal primo episodio, a differenza del Grande gioco geniale, è incentrata su Paperon de Paperoni. Sia i nipotini, con i quali Enna ha lavorato benissimo, sia Paperino in qualche modo scompaiono dietro all’ingombrante figura di Paperone. L’altra grande protagonista della puntata è, invece, Amelia. D’altra parte, mentre nel Grande gioco geniale l’identità dell’avversario era parte del mistero, come giustamente doveva essere per una storia centrata anche su Qui, Quo, Qua, in questa occasione risulta effettivamente più efficace creare un contrasto molto più evidente con un personaggio forte come la strega partenopea. D’altra parte Perina, dopo Giorgio Cavazzano, è uno dei migliori interpreti di Amelia, e se ne giova per traslato anche Artemisia Ronfoni, che presenta una gamma di espressioni e di movenze varia e sempre in linea con quanto dettato dalla sceneggiatura.
Quest’ultima è costruita sostanzialmente sulla falsariga della storia leonardesca: ogni tappa fornisce un indizio per raggiungere la tappa successiva, il tutto seguendo la vita, in questo caso, di Raffaello.

Sulle tracce della mucca

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La muta di Raffaello – via comons
In questo caso lo spunto della ricerca è legato al quadro de La mucca, che Paperello dipinse subito dopo aver lasciato la sua prima bottega.
I pittori, infatti, come molti artigiani, frequetavano botteghe d’arte e una delle prime di Raffaello, subito dopo quella del padre, fu quella del Perugino sul finire del 1400. Risale a quel periodo, tra il 1494 e il 1498, che risale la prima opera attribuibile a Raffaello: un affresco di Madonna col bambino realizzato in Casa Santi.
Successivamente si trasferì a Città di Castello dove rimase fino al 1504. In realtà in questo periodo non rimase fisso nella ridente località nella provincia di Perugia, ma frequentò anche il circondario, inclusa Perugia stessa, senza dimenticare una capatina a Siena su invito del Pinturicchio.
Il quadro che, però, ha ispirato La mucca di Paperello è, in realtà, La muta, realizzato nel periodo fiorentino del pittore e conservato presso la Galleria Nazionale delle Marche a Urbino. Dipinto intorno al 1807, ritrae Giovanna Feltria, figlia di Federico da Montefeltro e moglie di Giovanni della Rovere, patrocinatrice nel 1504 del soggiorno fiorentino del pittore. Il nome del quadro è, probabilmente, dovuto alle labbra particolarmente serrate della dama ritratta.

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