Inizia con una citazione dall’Apocalisse e una narrazione serrata Hitler di Shigeru Mizuki. Un incipit d’effetto – come si conviene all’esordio di una serie – in cui l’autore precipita il lettore nel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, mettendolo di fronte al clima di terrore vissuto dalle vittime delle persecuzioni così come dai partigiani che si opposero al regime nazista e attaccando chi invece al regime non si oppose, divenendone complice.
Un crescendo drammatico che funge da introduzione alla biografia vera e propria, caratterizzata da un approccio decisamente differente: abbandonati gli inserti fiction e l’enfasi, l’autore compie un passo indietro, arriva al 1908 e da qui inizia il racconto, storicamente accurato, della vita di Adolf Hitler, dalla sua giovinezza fino al suicidio avvenuto in un bunker, mentre Berlino viene devastata dall’armata rossa.
In quasi 300 pagine, l’autore giapponese reduce di guerra (Mizuki combatté nelle fila dell’esercito giapponese e perse il braccio sinistro durante un bombardamento) descrive con precisione la parabola di un uomo complesso e tormentato, animato da passioni e pulsioni esaltanti e talvolta autodistruttive.
L’ascesa di un dittatore
Capace di infiammare gli animi dei suoi “connazionali” tedeschi (ricordiamo che Hitler era austriaco di nascita) con discorsi infervorati con cui l’aspirante Cancelliere riuscì a intercettare il malcontento di una popolazione abbattuta dalla sconfitta della Prima Guerra Mondiale e impoverita dalle conseguenti sanzioni.
Il mangaka non cede alla tentazione di una rappresentazione macchiettistica (nonostante il suo tipico tratto caricaturale regali gustose interpretazioni di tutti i protagonisti, da Mussolini a Churchill) o irrimediabilmente malvagia del Fürher, ma ricostruisce con attenzione il contesto storico dell’epoca, mettendo in scena l’insipienza degli argomenti della propaganda nazista, così come il pressapochismo con cui vennero affrontate le ambizioni espansionistiche tedesche dai leader inglesi e francesi.
Con l’abilità del grande narratore Mizuki offre al lettore una selezione degli avvenimenti che hanno scandito la vita di Hitler, soffermandosi sopratutto sulla sua lunga e tortuosa ascesa al potere (ottenuto democraticamente, è bene ricordarlo), raccontandone le intuizioni e gli azzardi, e il concorso di cause, anche fortuite, che hanno fatto sì che la storia del Novecento abbia visto gli orrori che conosciamo. Orrori che l’autore decide di non mostrare (fatta salva una vignetta in cui mostra la macabra esposizione dei cadaveri di Mussolini e Claretta Petacci), evitando di addentrarsi nel racconto delle vicende belliche o nella trattazione della drammatica realtà dei campi di concentramento e di sterminio.
Un segno comico a servizo della storia
Dal punto di vista grafico l‘opera presenta il caratteristico tratto – fortemente virato al comico – dell’autore, che reinterpreta le fattezze dei protagonisti
con pochi ed espressivi tratti. La tendenza alla caricatura non toglie verosimiglianza alla ricostruzione e restituisce la natura ironica e grottesca propria di molti degli avvenimenti che l’autore narra. La piccola figura impettita di Mussolini o l’espressione ottusa di Chamberlain sono immagini che da sole interpretano il giudizio che la Storia, ancor prima che dell’autore, ha maturato su di loro.
La suddivisione della tavola varia da un minimo di tre riquadri a un massimo di nove; spesso Mizuki fa ricorso a una griglia regolare ma deroga ogni volta che sente il bisogno di imprimere un cambio di passo alla narrazione, accentuando i momenti particolarmente drammatici con vignette più grandi o tagliate in diagonale, per comunicare un senso di tensione crescente. Come sempre, nello stile dell’autore vi è il ricorso a immagini d’epoca e riferimenti fotografici per le ambientazioni, che vengono riprodotte in maniera realistica, creando un netto contrasto tra i personaggi e lo sfondo, sul quale sembrano imprimersi come marionette.
Una cifra stilistica peculiare che può forse inizialmente disturbare la lettura, ma che prosegue coerente per tutto il libro fino a rendersi acquisita, e che testimonia il lavoro di ricerca fatto dall’autore (aspetto che lo accomuna al nostro Vittorio Giardino).
Un volume attuale
La narrazione è dettagliata, ma non per questo pedante; certamente la mole del volume e i numerosi riferimenti contenuti – date, eventi, protagonisti – non fanno di Hitler (originariamente pubblicato a puntate) un libro da leggere tutto d’un fiato. Ma del resto è in questa ricerca di verosimiglianza storica, mitigata dall’utilizzo di un tono per quanto possibile leggero, che risiede gran parte del valore di questo libro, che vince la sfida difficile di raccontare la vita di uno dei personaggi più noti e trattati nella storia dell’umanità, utilizzando con intelligenza le risorse che il fumetto offre: immediatezza, semplicità di comprensione e facilità di lettura.
Senza compromettere i contenuti, tanto che, volendo guardare oltre la storia individuale, Hitler è un libro che tratta un tema attualissimo come quello dei limiti insiti nello strumento democratico, per sua natura indifeso dalla minaccia delle lusinghe demagogiche o populiste, come dalle visioni politiche limitate o addirittura inesistenti tracciate da leader ansiosi di conquistare il consenso di un elettorato vinto dalla paura per il proprio futuro e dal timore di fantomatiche minacce esterne, siano esse forti del potere economico, di quello delle armi, o di quello ben più disperato e insopprimibile della miseria.
Abbiamo parlato di:
Hitler
Shigeru Mizuki
Traduzione di Vincenzo Filosa
Rizzoli Lizard, 2015
284 pagine, brossurato, bianco e nero – 19,00€
ISBN: 9788817080422