Aspettando Demian: intervista a Pasquale Ruju

Aspettando Demian: intervista a Pasquale Ruju

Intervista a Pasquale Ruju, prolifico sceneggiatore Bonelli noto per la sua lunga militanza su Dylan Dog e non solo. A maggio 2006 si attende l'inizio della miniserie Demian, il primo personaggio da lui completamente creato e sceneggiato, nuovo capitolo dei progetti a termine con cui Sergio Bonelli Editore intende rilanciarsi.

Foto di Pasquale RujuDiamo il benvenuto a Pasquale Ruju, che abbiamo raggiunto con i potenti mezzi telematici e che si è concesso con gentilezza e comprensione alle nostre domande. L’attenzione intorno a Demian sembra alta, l’ambientazione mediterranea suscita curiosità e interesse; in questo stesso periodo si trovano interviste sul web (ComicUs) e su carta (Scuola di Fumetto, Fumo di China). Abbiamo quindi puntato forte proprio sulla miniserie con la nostra intervista, per cercare di soddisfare le ultimissime curiosità prima dell’imminente uscita.

In certe community sei stato criticato dai lettori di Dylan Dog perché, a sentir loro, l’indagatore dell’incubo non è un personaggio nelle tue corde, forse perché le tue storie hanno spesso la struttura del giallo. Come accogli queste critiche?
Ho già risposto varie volte a questa domanda. Io ho sempre dato una mia interpretazione del personaggio, coerente con sé stessa, senza cercare di imitare Tiziano Sclavi (che peraltro ha uno stile inimitabile). Secondo me Dylan Dog è una serie che può coerentemente diventare gialla, avventurosa, poetica o esistenziale. In più di sessanta storie scritte da me, direi che quelle propriamente gialle siano una minoranza. Certo, alcune sono più riuscite, altre meno, ma lavorando su un fumetto seriale, è una cosa da mettere in conto fin dall’inizio. L’importante è che la qualità media sia elevata. Io sono un creatore di trame, questo sì, e di personaggi. Mi piace che alla fine delle mie storie le cose “tornino” e che ci sia un intreccio logico e ben determinato, anche se può avere al suo interno le situazioni più incredibili o spaventose. è il mio stile, che non è quello di Sclavi, né cerca di esserlo. Per fortuna – e i dati di vendita lo confermano – in tanti anni di collaborazione la stragrande maggioranza dei lettori ha dimostrato di apprezzare il mio lavoro, come anche quello degli altri sceneggiatori della serie.

Contemporaneamente, la tua oramai lunga militanza tra gli autori della serie lascia supporre che ci sia uno scarto consistente tra quello che emerge a volte dalla rete o comunque dai fan più “visibili”, e lo zoccolo dei lettori. Come giudichi il tuo lavoro su questo storico personaggio?
Beh, mi ritengo fortunato per aver potuto lavorare su questa serie e aver dato, credo, il mio contributo al suo lungo successo. Se c’é uno scarto tra i lettori presenti in rete e tutti gli altri? Questo non lo so, né mi compete saperlo. Certo, il sottoscritto può contare su due o tre detrattori accaniti (e a quanto mi dicono, molto “presenti” su internet), ma anche su sostenitori altrettanto entusiasti. Fa parte del gioco, come ho già detto. L’importante è cercare di fare bene il proprio mestiere. Soddisfare due o trecentomila lettori tutti allo stesso modo, credo sia umanamente impossibile, e la cosa vale per me come per tutti i miei colleghi. Il nostro scopo, e il nostro obbiettivo, è cercare di soddisfare almeno la maggior parte di loro.

Dopo tanto lavoro su personaggi altrui, arriva la sicura “emozione” di una tua creatura, Demian, già largamente anticipata sul “Giornale di Sergio Bonelli”. Com’é nata l’idea della serie? L’hai proposta tu in Bonelli? Cosa significa per te creare un “tuo” personaggio?
L’idea è nata circa tre anni fa, dopo una serie di conversazioni con l’editore Sergio Bonelli e con Decio Canzio, che proposero a me e a Tito Faraci di mettere in cantiere delle miniserie. Ho pensato a un eroe bonelliano che si trovasse a vivere le sue avventure in un contesto più vicino a noi, quello del Mediterraneo, e in un paese come la Francia, molto diversa per caratteristiche e stile di vita dai paesi anglosassoni. Ho lavorato in totale libertà e autonomia, con una grande fiducia da parte dell’editore. E per questo non posso che ringraziarlo. Demian, dopo più di dieci anni di lavoro nel campo del fumetto, è la prima “creatura” completamente mia, nel bene e nel male. Avere un proprio personaggio significa, certo, una maggiore libertà d’azione nello sviluppo delle trame e della sua “vita” fumettistica, ma è anche una sfida con sé stessi, e con le proprie capacità. Saranno i lettori a decretare se questa sfida sarà vinta, oppure no. E lo dico incrociando le dita!

La pubblicazione della tua maxi-serie dipende in parte anche dal buon successo di Brad Barron, che ha dato il via a questi esperimenti nella serialità bonelliana. Nello strutturare Demian hai in qualche modo cercato di carpire qualche indicazione sul come porti nella costruzione della storia della saga di Faraci?
Nessuna indicazione. Le due miniserie sono partite contemporaneamente, ma si è deciso di posticipare Demian di un anno rispetto a Brad Barron. Questo mi ha permesso di lavorare con più tranquillità. Tito e io, che pure ci stimiamo professionalmente e siamo amici, abbiamo gestito i due progetti in modo completamente autonomo.

Cosa vuol dire per te lavorare su una serie con un inizio e una fine previste?
Fondamentalmente si ha un maggior controllo della serie, e la possibilità di una “continuity” più serrata. Poi c’é il coinvolgimento dato dal lavorare a un progetto che nasce e si conclude avendo, forse, ancora qualcosa da dire. Ci si affeziona ai propri personaggi e quasi dispiace lasciarli andare, dopo averli “cresciuti” e accompagnati per anni. Ma i lettori di oggi sono più difficili da “fidelizzare” a lungo. Hanno molti più stimoli, molte più scelte, fra i DVD, i videogiochi, internet, ecc. Alcuni degli eroi classici della casa editrice mantengono la loro forza e il loro seguito, ma per i “nuovi nati” la vita è assai più dura. Una serie a termine è forse più adatta ai tempi, e può diventare un successo, magari proprio per la sua “vita” limitata. è accaduto con Brad Barron, e io, da parte mia, continuo a incrociare le dita!

Studi per Demian - Sergio Bonelli EditoreQuesta nuova miniserie, se da un lato sembra essere un vero e proprio noir, dall’altro mostra delle tematiche occulte, sovrannaturali e “mysteriose” che potrebbero essere abbastanza dylandogghiane. Che tipo di serie dobbiamo aspettarci? Quali sono i riferimenti di genere? Il noir, e cos’altro?
Le tematiche occulte o paranormali saranno quasi inesistenti. Demian nasce come serie noir, e realistica. I suoi riferimenti letterari si rifanno principalmente al cosiddetto “Noir Mediterraneo”, genere che vanta autori come Jean-Claude Izzo, Montalban, i nostri Camilleri e Carlotto, e tanti altri. Certo, anche il cinema ha contato molto nella definizione della serie e dei suoi personaggi. Penso a film come “Nikita” e “Leon”di Luc Besson, ma anche a “Ronin” di John Frankenheimer e “Heat-La sfida” di Michael Mann. E naturalmente al bellissimo ma poco conosciuto “Una vita al massimo” di Tony Scott.

La serie si svilupperà in una serie di storie autoconclusive legate tra loro da una maxi-trama, anche se da quanto emerge dalle tue interviste, non in maniera troppo stretta. Non hai mai pensato di realizzare invece una storia più legata episodio dopo episodio? Pensi che sarebbe stato un elemento di allontanamento per il lettore?
Ho preferito lavorare su episodi che potessero essere letti anche singolarmente, anche se in quasi tutti c’é un elemento che rimanda a una trama generale. Ci sarà una continuity stretta solo nei primi albi della serie, e poi negli ultimi. Fino a un finale che non posso anticipare, ma che spero lascerà un forte ricordo nei lettori.

Che tipo di sceneggiatura hai adottato nella serie? Simile a quella da te usata per Dylan Dog, o più asciutta e rapida? Hai insomma elaborato uno stile particolare, diverso dal tuo solito?
Ho cercato di mantenere uno stile asciutto, non verboso, di buona leggibilità, non troppo diverso da quello che adotto su Dylan. Le didascalie saranno poche, e tutte in seconda persona. Dal secondo episodio in avanti, “qualcuno” introdurrà le avventure di Demian, rivolgendosi direttamente a lui. E solo negli ultimi episodi della serie il lettore scoprirà di chi si tratta.

Che caratteristiche deve avere secondo te un fumetto noir per riuscire a far breccia nei lettori?
Le stesse del noir letterario. Suggestione, emozione, un certo legame con la realtà, con il sociale e con i problemi legati alla criminalità “vera”, quella di cui leggiamo sui giornali, insomma. E in più una attenta caratterizzazione dei personaggi. Il tutto all’interno di storie raccontate in modo leggibile, con un buon ritmo, in grado di tenere vivo l’interesse dalla prima all’ultima pagina. La noia, sia da lettore che da autore, è sempre stata la mia peggior nemica. Una nemica da tenere alla larga.

Si vocifera che gli albi di Demian avranno una foliazione maggiore delle classiche 94 pagine, è vero? Se si, come mai questa scelta?
Le storie di Demian si articoleranno in 126 pagine. Una scelta concordata con l’editore e dovuta alla necessità di raccontare trame a volte complesse, in cui agiscono molti personaggi, senza dividerle in più episodi e senza sacrificarle per mancanza di spazio.

Chi è Alessandro De Poli e come lo avete conosciuto? Puoi farci i nomi di qualche disegnatore coinvolto nel progetto?
Alessandro De Poli è un giovane disegnatore dal segno vivo, dinamico, di grandissimo talento. Ha iniziato da poco a lavorare su Dylan Dog, proprio su una mia storia. è stato Mauro Marcheselli a farmelo conoscere, e io ho pensato di rivolgermi a lui per la caratterizzazione grafica di Demian. In seguito abbiamo pensato a lui anche per le copertine, e i risultati hanno lasciato tutti molto soddisfatti. Per quanto riguarda il resto dello staff, ci siamo rivolti a disegnatori che sapessero rendere bene le atmosfere noir della storia. Ognuno di loro ha poi dato un’interpretazione personale di Demian. Alberto Castiglioni, Antonio Amodio e Luigi Piccatto (autore del “numero zero” e di due episodi, tra i quali il primo della serie) mi hanno restituito un protagonista bello, molto eroico, quasi solare, Fabio Valdambrini lo ha reso duro, dinamico, Luigi Siniscalchi e Carlo Bellagamba molto “noir”, Walter Venturi, Fabrizio Busticchi e Luana Paesani hanno accentuato il realismo delle sue avventure. Maurizio Di Vincenzo, che è anche autore di alcune splendide cover, ha tratteggiato un Demian realistico ma molto evocativo. Ognuno dei disegnatori ha arricchito il mondo di Demian con la propria sensibilità e con il proprio talento. Da parte mia, trovo che una certa eterogeneità grafica, se non snatura il personaggio, costituisca un arricchimento per la serie. Spero che anche i lettori apprezzeranno il risultato.

Riferimenti
Sergio Bonelli editore, il sito

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