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Il paradiso delle Aragoste: un tenero romanzo di formazione ambientato in Costa Rica

4 Novembre 2022
Edward Brends mescola ricordi familiari, storia e finzione in un tenero romanzo di formazione, delicato nei toni e nel segno.
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CoverSiamo nell’aprile del 1947 in Costa Rica, “uno dei paesi più poveri del mondo”. Henry si sta spostando dalla capitale verso Limón per passare l’estate a casa della sorella. L’impatto con la piccola cittadina è decisamente positivo: Henry va bene a scuola, dà una mano nel negozio di bici del cognato e addirittura si propone per entrare nella milizia cittadina, approntata in previsione di una guerra civile che sembra sempre più probabile. Si è pure fatto degli amici, Cotone e Julio, due ragazzi molto diversi da lui ma con cui nasce subito una forte amicizia. È con loro quando vede Alejandra, una bellissima ragazza che però, lo ammoniscono i due amici autoctoni, è figlia di un dottore e abita nella zona americana, la parte dell’isola dove abitano i bianchi. È inarrivabile insomma.

Grazie ai due amici Henry impara a conoscere l’ambiente in cui si muove, una cittadina piccola, in cui tutto è a portata di bicicletta o al massimo di barca. Nella quale le domeniche si passano al Club Miramar, uno dei pochi spazi in cui la ricca borghesia è avvicinabile dal resto della popolazione.

Tutto però sembra sul punto di cambiare quando le acque della cittadina si popolano inaspettatamente di astici. Basta gettare un’esca, mettere una trappola e aspettare. Gli astici sembrano non finire mai e buona parte dell’isola si “tuffa” nel business, dando vita a quella che sembra essere finalmente la riscossa per la povera e sorniona Limon. Anche Henry, trainato dagli amici, si intrufola nell’affare degli astici:  è così che i tre entrano nell’orbita di Carlos Rogers, un personaggio che sembra avere la mani in pasta in tutti i loschi traffici di Limón.

La frequentazione di Rogers, l’eccitazione che pervade la cittadina e i soldi  che cominciano a girare  (anche nelle tasche dei tre ragazzi), tutto sembra tramare perché Henry maturi una propria indipendenza, prima ancora che un senso di responsabilità. I rapporti con la sorella e il cognato peggiorano via via che il ragazzo allarga il suo raggio d’azione e il novero di esperienze, all’interno di quello che sembra davvero diventato un paradiso, apparentemente inoffensivo.

Il paradiso delle Aragoste può essere tranquillamente annoverato tra i romanzi di formazione, e se a questo aggiungiamo che la storia ha dei forti elementi biografici (l’autore ha attinto ai racconti che genitori e nonni gli hanno fatto della cittadina di Limón), l’opera va ad aggiungersi a una schiera che conta già una grande (sterminata?) quantità di titoli. Ed il merito che va senza dubbio riconosciuto all’autore, Edward Brends (che in opere successive si firmerà Edo Brenes), è quello di non aver cercato in nessun modo di essere originale a tutti i costi, anzi.

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Il paradiso delle aragoste è un’opera dalle ambizioni potremmo dire modeste, e funziona proprio grazie a questo. Brends racconta una storia lineare, a partire dal tratto, sintetico e stilizzato nel delineare le semplici fisionomie dei personaggi, riconoscibili grazie a un elemento distintivo: Henry ha i ricci, il cognato Toño gli occhiali, la bella Alejandra è mora mentre tutte le sue amiche sono bionde. Questa semplicità è tutto fuorché indice di pochezza dal punto di vista grafico: gli sfondi sono realizzati con grande cura, sempre mantenendo un’impostazione coerente con la caratterizzazione grafica dei personaggi. Ma gli edifici, le spiaggie, tutto è restituito con una meticolosità che sembra tradire la voglia di rievocare ancor prima che di descrivere.
La semplicità del tratto si riverbera anche nell’intreccio, che procede in maniera regolare scadendo i mesi (si va dall’aprile del 1947 a quello del 1948) e gli eventi che scuotono la vita di Henry e di Limon. Eventi che si succedono in modo piuttosto rapido del resto: a pagina 16 il nostro protagonista è già innamorato, poche pagine più in là ha già stretto amicizia con Cotone e Julio, a pagina 40 Henry entra come volontario nella milizia cittadina. La narrazione è opportunamente suddivisa in paragrafi che si chiudono con un cliffhanger. Un modo di dare ritmo a un racconto che scorre su binari piuttosto dritti e che mantiene per tutta la sua durata un registro piuttosto pacato, anche quando gli avvenimenti si fanno più seri o addirittura drammatici.

pop-il-paradiso-delle-aragoste-02Le tavole sono organizzate con una griglia dalla composizione variabile ma comunque regolare, in un bianco e nero delicato grazie alla colorazione a matita, che regala alle pagine un sapore un po’ fanciullesco. Le  frequenti didascalie con cui – fin dalle primissime pagine – l’autore ci accompagna all’interno della vicenda, i  bordi delle vignette tratteggiati a mano, le mani dei protagonisti che contano quattro dita, l’insieme di questi dettagli fa sì che il volume assomigli a un diario, il racconto di un’estate vissuta in un’altra vita, in un altro tempo.

I personaggi che popolano la storia hanno psicologie semplici, come semplici sono i dissidi che si trovano a vivere. Gli sconquassi che Henry è costretto ad affrontare sono quelli tipici di un’adolescenza fatta di scuola, amori, amici e famiglia. Il protagonista è, volendo scavare giusto un pochino tra le vignette, soprattutto il mezzo con cui l’autore racconta, scandagliandone i vari livelli, l’allegra miseria di Limon, fatta di ambizioni ingenue e prospettive modeste. L’Henry studente racconta di una scuola che non riesce, salvo rari casi, a fornire ai propri ragazzi gli strumenti per liberarsi dell’apatia che impera sull’isola.
Un’isola talmente povera che basta un’improvvisa abbondanza di astici per convincere tutti, o quasi, a vendere quello che si ha per comprare esche e trappole. Dove del resto, lavorare in un negozio di biciclette, rende molto meno che mettersi a trafficare per il delinquentello locale. Un’isola vittima delle proprie illusioni, che non sa che tutto può sparire in un attimo, come gli astici dalla baia o perché anche in un paesino in cui non succede mai nulla può arrivare la Guerra Civile. Ma anche questo non basta a inquinare l’atmosfera ovattata di un racconto pervaso di grande delicatezza, e che fa dell’equilibrio e della sobrietà della narrazione uno dei suoi punti di forza.

Non c’è un prima di Limon e nemmeno un dopo. Non sappiamo nulla della vita di Henry prima del suo arrivo e il libro si chiude prima che i nostri occhi possano, attraverso quelli del protagonista, rivedere quei luoghi. Quasi che l’autore voglia salvaguardare il ricordo di quella realtà (seppur in parte artefatto e romanzato), risparmiandoci il triste e impietoso confronto con quella attuale.
Salvando così la tenerezza che resta tra le mani del lettore una volta terminato il libro.

 

Abbiamo parlato di:
Il paradiso delle aragoste
Edward Brends
Traduzione di Jacopo Oldani
Oblomov Edizioni, giugno 2019
254 pagine, brossurato, bianco e nero – 20,00 €
ISBN: 9788885621480

 

Davide Grilli

Davide Grilli

(Lucca 1977)  Iniziato dai genitori alla lettura di Topolino all'età di sei anni, non smette più. Abita in provincia di Pistoia con la moglie, un figlio, e una mole di albi che ne minaccia l'incolumità.  L'apertura di una fumetteria in una cittadina vicina gli fa capire che esistono molti più fumetti di quelli che potrà mai acquistare e forse per questo nel 2002 decide di passare dall'altra parte del banco ed aprirne una propria assieme a un'amica, esperienza conclusa ma ricchissima, anche se solo dal punto di vista umano.

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