Presente da quasi 50 anni, Fumo di China è una istituzione della critica e informazione fumettistica, una rivista che ha attraversato decenni di fumetto e che nel 2025 cambia pelle: sotto un nuovo editore, If Edizioni, un nuovo formato e nuovi orizzonti social e contenutistici.

Ne abbiamo discusso con il co-direttore editoriale, Loris Cantarelli.
Partiamo dalla storia: Fumo di China nasce quasi 50 anni fa, nel 1978, come fanzine, passa a rivista da fumetteria fino ad arrivare in edicola. In un settore che ha visto nascere e finire riviste, siti web, testate, editori, come ha fatto FdC ad arrivare fino a oggi? Qual è stato secondo te, che sei direttore da quasi 15 anni ormai, il segreto, il punto di forza?
Direi anzitutto la passione di chi la fa e di chi la segue, in un Paese che non brilla certo per memoria storica e precisione giornalistica… In epoca pre-Internet, ma anche fino a poter leggere il web sugli smartphone nel nuovo millennio, le fonti reperibili a poco prezzo e senza perderci troppo tempo non erano molte: la superficialità che si toccava quasi sempre su riviste e quotidiani (purtroppo ancora non del tutto scomparsa) così come le prime “fake news” ante litteram relegavano chi voleva saperne di più su autori e personaggi alle pubblicazioni rintracciabili pressoché soltanto alle fiere e nelle fumetterie… alla fine, FdC è rimasta l’unica sopravvissuta (a parte Fumetto dell’ANAFI e Vitt&Dintorni degli Amici del Vittorioso, che però sono in abbonamento per i soci) per la tenacia dei collaboratori e dei lettori.

In un mondo in cui l’informazione, la divulgazione e la critica sono sempre più labili, rischiano di perdersi nell’inconsistenza dei social che prediligono il momento rispetto al creare contenuti fatti per durare, trovo fondamentale l’aspetto del conservare e dell’avere a disposizione questi contenuti, accessibili, rintracciabili. Vale per noi come sito e ancor di più vale per Fumo di China. Cinquant’anni di contenuti significa davvero tanti articoli, tante interviste, tanti scorci del mondo del fumetto che, letti assieme, compongono un mosaico di storia e cultura. Ci sono progetti per valorizzare questo archivio importantissimo, per riproporre vecchi contenuti?
Adesso che abbiamo un editore solido e con un orizzonte stabile come If Edizioni, stiamo valutando anche contenuti di questo genere, per renderli disponibili a un pubblico più vasto.
Lo scorso marzo, con l’esordio del primi due “numeri zero” per accompagnare il cammino dei lettori più affezionati fino all’uscita del nuovo n.1, abbiamo realizzato un’iniziativa di recupero storico: la ristampa anastatica dei primissimi numeri di Fumo di China… prima di essere Fumo di China, vale a dire gli 8 numeri del Bollettino del Club Giovani Amici del Fumetto di Bologna più 3 speciali, con una stampa in omaggio e un inserto inedito con il racconto della nascita da parte dei soci fondatori, da cui nacque l’idea iniziale alla fine del 1977.
Come sono i rapporti con editori e autori dopo tanti anni? Conta avere tanta storia alle spalle, o a volte rischia di essere un peso?
Anche nei casi di critiche più feroci (comunque sempre motivate, altrimenti non ha senso), l’aspetto principale si è sempre dimostrato la professionalità in ogni passaggio: la passione comune che ci anima non deve far dimenticare il rispetto per il lavoro e la fatica durate magari anni. Pur con tutti i limiti di ogni attività umana, non abbiamo mai avuto scontri trascendentali.

Come riparte quindi Fumo di China? Come è nato questo rebranding e cosa comporta?
La riflessione alla base della ripartenza è stata quanto il fumetto sia contemporaneamente diffuso e poco avvezzo a “visitare altri mondi”. Le sue tante reincarnazioni in film e serie tv, giochi e videogiochi, smartphone e tablet quasi mai trovano modo di comunicare come potrebbero: anzitutto ci piacerebbe riuscire a far parlare mondi che troppo spesso rimangono separati. Miriamo a mostrare come la Nona Arte abbia saputo contaminarsi con altri mondi e realtà, generando nuovi immaginari.
Un formato nuovo, un volume di 164 pagine, significa anche un cambio di approccio, immagino, un diverso respiro per i contenuti: come cambierà “dentro” Fumo di China, quale sarà la linea editoriale e in cosa differirà dalla precedente?
Il passaggio a libro-rivista ci ha spinto a riorganizzare tempi e impostazione dei contenuti, privilegiando alle rubriche tradizionali delle ultime pagine una scansione in nuove sezioni, ognuna conclusa da recensioni su argomenti affini. Queste sezioni riguardano viaggi e luoghi (con ampie segnalazioni di mostre come la recente su Hugo Pratt a Siena e approfondimenti come uno sorprendente sul fumetto indiano), design e arte (con cui speriamo di raggiungere anche ambiti dove il fumetto è affine ma poco noto), attualità e società (aiutando a far scoprire le non poche esperienze di edicole e librerie che si reinventano e rianimano interi quartieri in vere e proprie rinascite culturali), intrecci con grande e piccolo schermo (in particolare approfondendo in modo inedito i mondi di videogiochi e webtoon), nonché il brulicante universo del fumetto indie italiano (troppo spesso misconosciuto) in collaborazione con il collettivo Mecenate Povero. Ma continuano a venirci idee e sinergie a raffica… ne vedremo sicuramente delle belle.

Quali sono i vantaggi di avere una realtà consolidata come If Edizioni alle spalle?
Anzitutto la direzione editoriale di Davide Barzi, che di comune accordo abbiamo deciso di estendere oltre che all’intera casa editrice anche alla rivista, per poter gestire con più agilità e immediatezza il carico di lavoro e progettualità a tutto tondo incastrandosi meglio nei nostri molteplici impegni.
Poi ovviamente i contatti e l’organizzazione, che per esempio nel “weekend lungo” di fine maggio ci ha permesso di essere presenti a 3 fiere in contemporanea, con il nuovo numero 0.2 alla 70° mostra mercato dell’ANAFI a Bologna, a Etna Comics di Catania e alla “allargata” GRRRigna Comics di Barzio (LC): con gli affanni della distribuzione di oggi — che peraltro come noto non colpiscono soltanto l’editoria… — per noi è un grande risultato.
La squadra di Fumo di China cambierà, come sarà strutturata dopo questo cambiamento?
Oltre alla co-direzione di Barzi, abbiamo confermato la gran parte della nutrita pattuglia dei collaboratori storici, allargando ad alcuni giovani validi ed entusiasti, compresa una redazione interna composta dallo staff di If Edizioni che ha lavorato tutto l’anno con un entusiasmo che ammetto mi ha stupito, in particolare nel contraddire il fatto che i giovani non siano interessati ai fumetti…
Nella presentazione del nuovo progetto, puntate molto sul fattore “intermedialità”, e come il fumetto venga declinato in varie forme e medium. Cosa ci puoi dire su questo punto in particolare?
L’ambizione è quella andare oltre il “semplice” formato rivista, per diventare un vero e proprio “media brand” che racconta il fumetto attraverso articoli e reportage su carta, ma anche contenuti web ed eventi dal vivo. Certamente vogliamo fare un passo alla volta, senza accavallare troppi progetti per farli bene: però anche rilanciare senza temere di osare e pensare in grande.

Come si interfaccerà la rivista con altri suoi aspetti, per esempio i social e il sito?
Abbiamo scelto di ampliare la nostra presenza digitale per rendere i contenuti di Fumo di China accessibili su più piattaforme, valorizzando al contempo le specificità di ciascun canale. Il sito e i nostri nuovi profili social saranno spazi complementari, ogni piattaforma offrirà esperienze e contenuti esclusivi pensati per il proprio pubblico, e alcuni dei nostri collaboratori appariranno anche in video, garantendo un’esperienza più immersiva nei loro racconti.
In attesa di un sito particolarmente innovativo che stiamo finendo di mettere a punto, sono già operativi i nuovi account Facebook e Instagram @fumodichina.mag, dove sono visibili le prime collaborazioni che abbiamo avviato e dove continueremo a condividere novità e approfondimenti dedicati.
Quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine di questa nuova incarnazione della rivista?
Anzitutto stabilizzare la nuova formula e allargare il cerchio dei lettori oltre gli appassionati, cercando di raggiungere i tanti luoghi e pubblici portando “il fumetto oltre il Fumetto”, come chi ne ha incontrato quasi esclusivamente le sue versioni travasate dalla carta sugli schermi, far loro scoprire i tanti universi possibili, farli emozionare… “Un vasto programma”, insomma: ma se non ora, quando? Vale decisamente la pena tentare!
Intervista condotta via mail a ottobre 2025.
Loris Cantarelli
Nato a Milano nel 1970, Loris Cantarelli si occupa di fumetto, illustrazione, cinema, letteratura, musica e teatro. Oltre che direttore editoriale di Fumo di China dal 2013, è autore e ha contribuito a molti volumi di critica fumettistica (DizioNoir del Fumetto, La Diabolika Astorina. 50 anni con il Re del Terrore, Alfredo Castelli. Storie e mysteri di un grande narratore, Spider-Man. 50 anni di mito, L’incredibile Marvel. 75 anni di meraviglie nei fumetti, per citarne solo alcuni), cataloghi di mostre e redazionali di volumi a fumetti, come la collana NPE dedicata da Attilio Micheluzzi. Ha fatto da consulente in varie manifestazioni dedicate al fumetto ed è una delle figure più note della critica fumettistica.
Fumo di China
Fumo di China è la più longeva rivista in Europa dedicata al fumetto in tutte le sue forme.
