Un cowboy che cura un Dragonero “Ribelle”: Luca Barbieri

Un cowboy che cura un Dragonero “Ribelle”: Luca Barbieri

Sì è appena concluso, a Lucca Comics 2019, il panel dedicato a Dragonero nel quale sono state annunciate alcune rivoluzionarie novità per il personaggio fantasy della Sergio Bonelli Editore. Noi ne abbiamo parlato con Luca Barbieri, curatore della testata, in questa intervista esclusiva.

Luca Barbieri è genovese di nascita, essendo nato nella città della Lanterna il 20 maggio 1976. Scrittore di narrativa e saggistica, è sempre stato un appassionato del genere western ed è stato curatore per Meridiano Zero della collana West, tutta dedicata a quel mondo.
Dal 2016 è diventato un redattore della Sergio Bonelli Editore e anche uno sceneggiatore per Tex e Zagor.
All’interno della casa editrice, Barbieri è anche il curatore del mensile fantasy
Dragonero, personaggio creato da Luca Enoch e Stefano Vietti.
Proprio Dragonero sarà protagonista di un imminente reboot appena annunciato nel panel dedicato al personaggio a Lucca Comics 2019. Noi siamo riusciti a “incastrare” Luca e a farci raccontare quali novità e stravolgimenti aspettino i lettori appassionati delle gesta di Ian Aranil.

Ciao Luca e benvenuto, stavolta come intervistato, su Lo Spazio Bianco.
Appassionato, saggista e scrittore di genere western, redattore della Sergio Bonelli Editore, sceneggiatore di Zagor e Tex, curatore di Dragonero. Tante anime, un solo nome: Luca Barbieri. Vuoi raccontare ai nostri lettori il tuo percorso professionale e come sei arrivato a fare tutte le cose che oggi fai?
Con tanta fortuna, anzitutto, ma anche perseveranza e ostinazione. Il mio percorso parte dai banchi di un liceo scientifico, dove iniziai a scrivere e disegnare le prime cose. La facoltà di Giurisprudenza mi ha portato per qualche tempo verso altre direzioni, tra le quali un praticantato in diritto penale e un impiego in banca, ma la passione per la scrittura non è mai morta e, grazie alla succitata fortuna, e all’indispensabile aiuto di Graziano Frediani (che per primo ha apprezzato i miei lavori western e ha creduto in me), nel 2016 sono approdato in Bonelli come redattore. Per quanto riguarda la mia passione per il Far West è nata insieme a me: ho imparato a leggere sugli albi di Tex e, come sono solito dire, sono poi cresciuto con una Colt nascosta nello zaino.

Dal western al fantasy: come sei diventato curatore di Dragonero?
In realtà anche il fantasy è tra le mie passioni: sono stato folgorato a quattordici anni da Tolkien sul letto d’ospedale dov’ero ricoverato a causa di una brutta appendicite (in predicato di diventare peritonite). Si trattava de Lo Hobbit: divorato in un pomeriggio. Tornato a casa, ho approcciato con una certa diffidenza il tomo de Il Signore degli Anelli nell’edizione unica Rusconi, un monoblocco di cento/centodieci chili con il quale si poteva sfondare la corazza di un tank: divorato in quattro settimane. Da lì in poi, passando attraverso l’heroic fantasy di Howard e le trasposizioni fumettistiche Marvel, non ho più smesso. Sono stato anche tra i primi della mia scuola a giocare a D&D: se interessasse a qualcuno, il mio personaggio preferito era il chierico. Dunque, dopo essere entrato in Bonelli, mi è parso naturale chiedere di poter curare Dragonero: Michele Masiero, bontà sua, dopo qualche mese di prova, ha acconsentito. A proposito, ringrazio di cuore Antonio Serra che mi ha affiancato nelle prime supervisioni di Dragonero, insegnandomi un’infinità di cose.

La serie mensile di Dragonero ha debuttato nel 2013 (anche se l’esordio del personaggio risale al 2007 nella collana Romanzi a fumetti). A soli sei anni di distanza arriva quello che sui social avete definito un reboot: quali sono le ragioni dietro a questa, a prima vista, “drastica” virata editoriale?
Non si tratta di un vero e proprio reboot, nel senso letterale del termine, sebbene ci saranno cambiamenti importanti, dal nome della testata (e conseguentemente della numerazione, che riparte da uno) a un nuovo copertinista. Normalmente siamo abituati, dalla DC Comics, per esempio, nel fumetto americano, a drastici azzeramenti e ripartenze, ma nel caso di Dragonero si tratta semplicemente di un “passaggio” a un altro ruolo, di un’evoluzione del personaggio: Ian diventa un ribelle e ci sembrava giusto evidenziarne la non facile scelta coniando per lui una nuova testata, Dragonero il ribelle, appunto. Ho cercato di sottolineare questa volontà editoriale con la scelta del titolo dell’albo 77, ovvero Morte di un eroe, che non tutti hanno apprezzato, rimproverandone l’ambiguità. Alcuni lettori hanno cercato il “morto” vero e proprio, ma nel redazionale (che però soltanto in pochi leggono, ahimè) evidenziavo come il viaggio che l’eroe sempre compie nel suo percorso narrativo consti di varie tappe, di morti simboliche e di conseguenti rinascite, momenti essenziali affinché il personaggio si evolva e non annoi, dimostrando di essere “tridimensionale”. Nella vita di ognuno di noi esistono varie “morti” e “rinascite”: io stesso posso affermare di averne vissute alcune (quando ho lasciato il lavoro in banca per entrare in Bonelli, per esempio).

Luca Enoch e Stefano Vietti nel panel dedicato a Dragonero di Lucca Comics 2018 dissero che, da lì a un anno, avrebbero annunciato ai lettori un altro stravolgimento per il personaggio, che veniva fuori da una lunga saga che in un certo senso ne aveva appena ridefinito lo status quo. Alla luce di quanto avete appena annunciato quest’anno a Lucca, questo reboot parte da così lontano? Da chi e perché è nata l’intera operazione?
L’operazione è nata dalle geniali menti dei due autori che, come dicevo, non vogliono permettere che sul personaggio “cresca la muffa”: soltanto attraverso delle credibili evoluzioni (non scevre da drammi e lutti) Ian Aranil può proseguire il proprio percorso evolutivo e continuare a incatenare i lettori alla sua meravigliosa saga.

Negli USA, in campo supereroistico nel quale i reboot sono molto frequenti, operazioni del genere spesso si legano alla retcon, ovvero la procedura di riscrivere eventi del passato narrativo per giustificare nuovi sviluppi. In SBE, negli ultimi anni, di tale meccanismo ha fatto ampio uso Mauro Boselli su Tex per aprire la narrazione del ranger alla sua incarnazione più giovane, ante Bonelli padre, e a nuovi lettori. Anche su Dragonero applicherete la retcon?
No, nel nostro caso non serve. Le retcon vengono usualmente adoperate per correggere a posteriori errori oppure incongruenze, invece Luca e Stefano avevano già in mente l’intera storia di Ian prima ancora di iniziare a scrivere il Romanzo a Fumetti del 2007. L’universo narrativo di Dragonero, dunque, era da subito coerente e ben definito. Inoltre, le varie declinazioni narrative di Dragonero (Adventures e Senzanima in primis, ma anche il cartone animato in arrivo, i romanzi, le nuove serie in progettazione come le Cronache dell’Erondàr, ecc.) permettono agli autori di descrivere le diverse età di Ian senza fare confusioni o incappare in contraddizioni, come capita invece spesso negli universi supereroistici americani. In questo modo, il gioco di rimandi fra le varie serie dragoneriane (con allusioni e flash back) diventa fluido e godibilissimo.

Ci puoi dire, senza pretesa di spoiler o anticipazioni, in che cosa, in soldoni, consisterà questo reboot?
In soldoni: Ian sceglie di seguire le ragioni del cuore, di non tradire il proprio codice d’onore di guerriero leale, e perciò si svincola dal giuramento di fedeltà all’Impero e prende le armi contro di esso. Da Salvatore dell’Impero diviene Ribelle; da amico intimo dell’Imperatore, diventa suo nemico. Ma non poteva essere altrimenti: quando un sovrano si trasforma in un dittatore, il suo regime di prevaricazione va abbattuto “anche con mazze e pietre” (per citare una frase erroneamente attribuita a Sandro Pertini, un uomo che per me è stato e sarà sempre maestro di vita).

Dragonero è stato, negli ultimi anni, uno dei personaggi di maggior successo della SBE, in termine di solidità di vendite e di fedeltà di pubblico, tanto che da un punto di vista editoriale si è incarnato nella versione young adults della linea Bonelli Young, nella versione adulta di Senzanima per l’Audace e la serie animata sta procedendo nella sua produzione.  Brutalmente, c’era davvero bisogno di un reboot della serie originaria?
Come dicevo prima: no, non ce n’è bisogno. E infatti non ci sarà. Il nostro non è un reboot in senso stretto, bensì un’evoluzione della serie sottolineata da un rinnovamento della grafica e del logo, oltre al cambio del copertinista, e dunque i fan dragoneriani non hanno nulla da temere.

Commission privata e inedita di Luca Bonessi (su gentile concessione di Luca Barbieri)

Dragonero ha tra i suoi punti di forza una continuity ben costruita, con eventi e personaggi in evoluzione. Questo aiuta il lettore abituale, ma rischia di allontanare i nuovi arrivi: il reboot ha tra i suoi scopi anche quello di offrire un punto di ingresso agevolato, come avviene per il fumetto supereroistico ciclicamente?
In questo caso la risposta è sì. In molti ci hanno scritto dicendo che volevano approcciarsi al mondo di Dragonero ma ne temevano la complessità e le troppe diramazioni, e dunque preferivano non farlo. Un vero peccato!
Ecco, questo nuovo numero uno è rivolto a voi, nuovi lettori: è il momento ideale per accostarsi all’universo di Ian e compagni e verificare se vi piace (recuperando così anche tutto il pregresso). Ora non avete più scuse!

Alla luce di questo reboot, le incarnazioni di Dragonero che dicevamo sopra (Dragonero Adventures – di cui sapevamo essere pronta una seconda stagione -, Senzanima e la serie animata) che futuro avranno?
Per queste serie non cambierà nulla.

Questo “rilancio” – passami il termine – del personaggio prevederà anche una modifica al suo formato editoriale? Il gruppo di autori e disegnatori attuale subirà cambiamenti?
No, lo staff rimarrà inalterato. L’unico cambiamento è quello del copertinista: Guanluca Pagliarani, che ha mostrato le proprie eccezionali doti di illustratore con le cover dei Magazine, raccoglierà il testimone di un gigante come Giuseppe Matteoni, del quale però non possiamo fare a meno. Giuseppe, dunque, resterà come uno dei disegnatori di punta della serie regolare, con il compito di affrontare alcuni importanti snodi narrativi. A proposito, le cover le colorerà Paolo Francescutto, il nostro veterano. Anche nel comparto di testi non cambierà nulla: le storie continueranno a scriverle Luca e Stefano. Io cercherò, nei limiti delle mie possibilità, di intrufolarmi ogni tanto per raccontare qualche storia che ritengo interessante. Come quella che pubblicheremo nel 2020 (presumibilmente a maggio), L’urlo della carne, dove vorrei confrontarmi con un classico tema fantasy: il legame tra un guerriero e la sua spada. La disegneranno Alessandro Bignamini e Luca Bonessi.

Ma, per caso, in questo reboot… c’entra l’annuncio dell’Universo Bonelli?
Sì e no, ma non posso esprimermi compiutamente perché quello del Bonelli-verso è un mistero che, ancora ignoriamo anche noi redattori… lo scopriremo insieme a voi!

Grazie a Luca Barbieri per il suo tempo e le sue risposte.
Lasciamo i nostri lettori con una lunga galleria inedita di schizzi firmati da Gianluca Pagliarani sui protagonisti e i ribelli che troverete nelle future storie di Dragonero.

Intervista realizzata via mail nel mese di ottobre 2019

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