Trent’anni dopo, bentornato Giorgio Carpinteri

Trent’anni dopo, bentornato Giorgio Carpinteri

È stato uno dei componenti dello storico gruppo Valvoline e aveva abbandonato il fumetto a metà anni ’80. Dopo oltre trent’anni Giorgio Carpinteri torna nel mondo delle nuvole parlanti con “Aquatlantic”, edita dalla Oblomov del suo amico Igort.

Tornare a fare fumetti dopo uno iato di oltre trent’anni non è semplice per nessuno. Neanche se ti chiami Giorgio Carpinteri e, tra gli anni ’70 e ’80, sei stato un componente del gruppo Valvoline che ha segnato indelebilmente un’epoca del fumetto italiano.

A dir la verità, i segni di un ritorno erano nell’aria dal 2017 quando Oblomov dette alle stampe Pop-Eye, una raccolta dei racconti a fumetti che avevano reso famoso l’autore. E Igort – fondatore di Oblomov e compagno valvolinico di Carpinteri – deve essere stato sicuramente l’elemento catalizzatore di questo ritorno al fumetto, colui che ha spinto l’artista bolognese alla creazione di Aquatlantic, edito sempre da Oblomov.
I tre omaggi grafici dello stesso Tuveri, di Lorenzo Mattotti e di Charles Burns – anche questi ultimi pilastri dei Valvoline – che si trovano all’interno dell’opera, assumono i contorni di una “benedizione” e di un augurio per il nuovo cammino di un compagno ritrovato.

Carpinteri riapproda dunque ai lidi del fumetto con la forma del racconto di media lunghezza, la dimensione da sempre a lui più congeniale, raccontando la storia di Bho, attore comico di Atlantide che nei suoi spettacoli interpreta Ettore Patria, terrestre di superficie e incarnazione del peggio della società contemporanea. I problemi iniziano quando i confini tra le personalità di Bho e di Patria si fanno più labili, mettendo a rischio l’intera comunità atlantidea e di conseguenza, l’equilibrio dell’intero pianeta.

La trama del racconto è chiara e lineare, anche troppo scontata in alcuni passaggi narrativi, soprattutto quelli che portano a un finale consolatorio. Sono evidenti – li segnala lo stesso Carpinteri nella postfazione al volume – alcuni elementi psicologici  su cui si basa storia, peraltro non nuovi all’autore, quali il rapporto tra due mondi – subacqueo e di superficie – legati tra loro e il cui equilibrio si basa sull’assioma che il secondo non deve venire a conoscenza del primo. È chiara la metafora psicoanalitica del rapporto tra conscio e inconscio e Carpinteri è bravo a svilupparla nella sceneggiatura, fondendola in una narrazione che affianca approfondimento  e riflessione ai ritmi del racconto d’avventura d’antan.

Seppure gli anni ’80 di Polsi Sottili siano lontani, in Aquatlantic Carpinteri ripropone alcuni elementi grafici della sua precedente carriera fumettistica, dimostrando però al contempo la voglia di evoluzione e sperimentazione che soggiacciono a un probabile entusiasmo per il ritorno al linguaggio del fumetto, troppo a lungo abbandonato.
Se il nome Ettore Patria è forse l’unico richiamo al Futurismo e a quelle avanguardie che tanto influenzarono da un punto di vista grafico e illustrativo l’autore ai tempi dei Valvoline, è indubbio che nelle tavole di Aquatlantic si ritrovano richiami allo stile peculiare che rese riconoscibile Carpinteri.

In primis l’uso del colore, con le tinte acide da sempre tipiche del fumettista che qui entrano in contrasto con i toni di blu e azzurro spesso presenti a evidenziare l’ambientazione subacquea della storia.
Le tavole si strutturano in una tipica griglia italiana a tre strisce che si aprono in poche ma efficaci occasioni a illustrazioni a tutta pagina dove la maestria dello stile di Carpinteri viene fuori splendidamente.

Colpisce l’estetica retrò sulla quale è costruita l’ambientazione atlantidea, un richiamo evidente alla grafica pubblicitaria che possiamo ritrovare in molta cartellonistica degli anni ’30. Questo spunto si accompagna con soluzioni architettoniche che fondono insieme reminescenze indiane, arabe e orientali nelle forme e nei pattern grafici di edifici e decorazioni, lasciando spazio anche a spunti presi a piene mani dalla pittura di stampo metafisico.

Carpinteri si dimostra ancora barocco, denso e ricco nel suo stile. Eppure, le parti che colpiscono di più e che più dimostrano l’intatta voglia di sperimentazione dell’autore si condensano in una manciata di pagine, le due tavole che illustrano il sogno del protagonista mentre lo racconta all’amico Lah e le due dedicate allo scampato incontro tra mondo sommerso e di superficie.
Qua si abbandonano la densità e la varietà policromatica, marchio di fabbrica del fumettista, per lasciare spazio a una semplificazione tricromatica, giocata su blu/azzurro, bianco e nero, che infondono allo stile grafico delle vignette una potenza visiva straordinaria e d’impatto, tutta basata sulla resa dei giochi di luce e di rifrazione sottomarina.

In questa pagine Carpinteri non tradisce il suo segno ma gli fa compiere un’evoluzione, un passaggio a una rappresentazione più contemporanea in cui la semplificazione grafica niente toglie all’intensità narrativa.

Aquatlantic, senza essere un capolavoro, dimostra come Giorgio Carpinteri abbia ancora molto da offrire al linguaggio del fumetto e come, in fin dei conti, riallacciare un filo interrotto da tre decenni non sia poi così difficile se resta intatta la voglia di raccontare storie.

Abbiamo parlato di:
Aquatlantic
Giorgio Carpinteri
Oblomov Edizioni, 2018
56 pagine, cartonato, colore – 20,00 €
ISBN: 9788885621299

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