Siamo nel 2031, il mondo è popolato da individui dotati di poteri eccezionali ma limitati nel tempo (per questo denominati Timed): maggiore è l’intensità con cui si sfrutta il proprio potere, più breve la durata dello stesso e, dettaglio fondamentale, all’esaurirsi del potere finisce anche la vita del possessore.
Non è questa la sola ucronia: il mondo conosce un nuovo assetto politico che vede due nazioni, chiamate TheNation e Newstate, contendersi il dominio del pianeta. Risorsa strategica per entrambe è ovviamente il reclutamento dei Timed, obbligati per legge a dichiararsi e arruolarsi. Un gruppo clandestino, chiamato Cloud, cerca di contrastare i piani delle due organizzazioni offrendo rifugio e istruzione ai giovani superesseri.
Il progetto è strutturato sullo stile DC e Marvel come un vero e proprio universo, a cui fanno riferimento una serie di pubblicazioni accomunate dal formato – si tratta di cartonati da 64 pagine – ma diverse tra loro per autori e tematiche. Accanto a storie dal taglio più vicino a quello dei comic book USA (vedi Rio, opera di Giuseppe Andreozzi e Gabriel Picolo) in cui viene portata avanti la trama principale, si affiancano uscite che esplorano gli anfratti di questa realtà, raccontandone la quotidianità attraverso storie particolari che hanno per protagonisti dei giovani studenti (come in Dieter è morto di Federico Chemello, Maurizio Furini e Agnese Innocente, qui la nostra recensione) o degli adolescenti scoprono di essere dei Timed come in 365 di Lorenzo Palloni e Paolo Castaldi.
Una storia con il tempo contato
Protagonisti del racconto sono Lucha e Nico. La ragazza viene dai quartieri alti mentre il secondo vive nei quartieri poveri di Buenos Aires. La città, come era capitato nella Berlino post Seconda Guerra Mondiale, è divisa in due: la zona est, controllata da TheNation e quella ovest, amministrata da NewState. Nico ha perso la madre mentre Lucha ha perso il fratello minore, Xavier, che si è rivelato essere un Timed. Il timore di condividere la sorte del fratello affligge la ragazza, che sfoga la sua rabbia partecipando (senza molta convinzione a dire il vero) a raid punitivi contro barboni e immigrati. Al contrario, Nico vive nella speranza di manifestare quelle capacità che possano consentirgli di opporsi alle ingiustizie cui assiste quotidianamente.
In una manciata di pagine i due si scontrano per ben due volte: nella prima scoprono di essere entrambi Timed, nella seconda vengono avvicinati da Dom, che vuole convincerli a unirsi al Cloud.
Il tentativo di proporre una storia che recupera le tematiche e in parte la grammatica dei comics USA è sicuramente interessante, ma solo parzialmente riuscito. Il limite maggiore che si avverte nel corso della lettura è l’eccessiva velocità con cui la storia scorre, una rapidità che rende ostico per il lettore appassionarsi ai protagonisti e trovare allo stesso tempo coinvolgente il loro percorso di crescita e cambiamento.
L’accelerazione dei tempi provoca una giustapposizione di sequenze troppo repentine: l’ormai acclarata abilità di Palloni di scrivere dialoghi realistici e intensi non basta da sola a dare spessore a personaggi che vengono narrati in maniera piuttosto frettolosa.
Non è tanto la prevedibilità di alcuni elementi dell’intreccio a suscitare insoddisfazione quanto la rapidità con cui si susseguono virate etiche o resipiscenze.
Sono pochi e riusciti i momenti in cui la vicenda adotta un ritmo più blando riuscendo a mostrare l’umanità dei protagonisti (le lacrime di Lucha rifiutata dal suo ragazzo o l’incontro tra il nuovo Nico e il padre) o lo scenario in cui tutto ha luogo. Scenario che resta perlopiù uno sfondo vago e caratterizzato in maniera piuttosto sommaria dai disegni di Castaldi, su cui ci soffermeremo più avanti. Il sostrato politico della vicenda, il tema dell’esercizio e dei limiti del potere o quello del controllo delle masse sono aspetti presenti ma appena lambiti. Lutti, sacrifici e dilemmi etici mancano di drammaticità a causa di una struttura narrativa che risolve velocemente le dicotomie che via via introduce.
Una scelta di semplicità indubbiamente mutuata dai comics USA e ovviamente dettata dalle esigenze della foliazione ma che lascia comunque un senso di eccessiva approssimazione a lettura ultimata.
Colori, segni e montaggio
Dal punto di vista artistico le matite e i colori di Paolo Castaldi regalano al lettore pagine di grande suggestione. Il tratto sottile ed elegante dell’autore descrive con pochi elementi i personaggi principali. Con una impostazione che poco o nulla ha a che vedere con il lessico grafico dei comic book, Castaldi suddivide la tavola in griglie dalla composizione variabile ma sempre piuttosto ordinata. Le onomatopee non sono invasive ma minimali, rese con una calligrafia che niente ha di spettacolare o dirompente.
Altro elemento caratterizzante del lavoro del disegnatore è la colorazione: sono sopratutto i colori, fortemente espressivi, a caratterizzare ambienti, siano interni o esterni, alle volte appena abbozzati. Sono pochissime le vignette prive di un intenso e pervasivo sfondo e spesso il cambio di colore serve a indicare l’inizio di una nuova sequenza all’interno di una narrazione piuttosto serrata.
Il ricorso al colore è inoltre fondamentale per riconoscere e individuare i protagonisti: le lentiggini di Lucha ma sopratutto i capelli fulvi di Nico sono elementi di immediata riconoscibilità e allo stesso tempo rappresentano la stabilità fisica, che si contrappone al cambiamento interiore che i due protagonisti vivono.
Una scelta stilistica che regala alle tavole un’atmosfera rarefatta, quasi sospesa: la ricchezza di sfumature, la riconoscibilità della porosità della carta, la matericità dei vari strati della colorazione contrapposta alla mancanza di linee cinetiche, bordi spessi e contorni definiti fanno sì che i personaggi sembrino avvolti da una nebbia che riporta il tutto a una dimensione onirica estremamente suggestiva, ma che sacrifica di contro ogni elemento di dinamismo. Il disegnatore cerca di superare questo limite giocando con la struttura della pagina, modificando la forma della vignetta, come ad esempio nelle pagine 10 e 11.
In queste pagine, e non solo in queste, il disegnatore modifica la forma alle vignette al cui interno si consuma l’azione, scegliendo una sagoma trapezoidale oppure inclinandone il bordo superiore o inferiore (o tutti e due). Trasferendo quindi l’elemento dinamico del contenuto sul contenitore per trasmettere la rapidità (quando non la simultaneità) di un’azione. Una scelta interessante ma non sempre amica della leggibilità, anche perché in alcuni casi coincide (vedi pg. 18) con una diminuzione della dimensione della vignetta. Con il risultato che diventa più difficile decifrare quello che avviene nel singolo riquadro, la cui dimensione contenuta pare suggerirne (erroneamente) una scarsa importanza a livello narrativo.
In altri casi, la frammentazione in riquadri irregolari rischia di confondere il lettore su quale sia la corretta successione di lettura delle vignette (pg. 30, qui accanto). Di contro è innegabile la cura profusa nella realizzazione di ogni singola tavola: la colorazione certosina, il dialogo tra linee e cromatismi così come la ricerca di una varietà di soluzioni nella composizione della griglia.
Un altro merito da riconoscere agli autori sta nella continua ricerca di soluzioni narrative interessanti e non scontate, come la pagina in cui si affida a un servizio televisivo il compito di aggiornare il lettore sugli sviluppi che gli eventi hanno preso, riuscendo così a far avanzare cronologicamente il racconto nell’arco di una sola pagina. Espedienti che mostrano la padronanza del medium da parte dei due autori e che contribuiscono a fare di 365 una lettura valida e interessante, alla quale manca però qualcosa perché possa dirsi pienamente riuscita.
Abbiamo parlato di:
356
Lorenzo Palloni, Paolo Castaldi
Shockdom, 2018
64 pagine, cartonato, colori – 15,00 €
ISBN: 9788893361064