Strane storie in quel di Roma: Mercurio Loi #1

Strane storie in quel di Roma: Mercurio Loi #1

Debutta la serie regolare di Mercurio Loi ideata da Alessandro Bilotta, tra romanità, teatralità e intrighi degni di uno Sherlock Holmes “de noartri”.

Dopo il suo esordio sul numero 28 di Le Storie, Mercurio Loi torna in edicola con una serie mensile a lui dedicata.
Alessandro Bilotta ha l’occasione di far vivere nuove avventure al personaggio da lui ideato, un eccentrico professore universitario nella Roma di metà Ottocento che di notte è impegnato a risolvere misteri legati a quanto di strano accade nella Città Eterna.

Ri-partenza

Roma dei pazzi, il primo numero della serie, si configura come particolarmente introduttivo, quasi al pari del “numero zero” de Le Storie (il quale, tornato disponibile in una recente ristampa da libreria, rimane comunque utile per comprendere meglio relazioni e background dei personaggi).
Non c’è infatti un vero e proprio “caso” su cui il protagonista indaga, piuttosto la sceneggiatura si preoccupa di mostrarci in modo chiaro il rapporto tra Mercurio e Tarcisio Spada, la sua principale nemesi, rapporto che appare come uno dei tanti pregi della trama: caratterizzato da una certa complessità derivante dai trascorsi tra i due, esso va oltre il semplice concetto di “mortale nemico”, ma è invece una sorta di macabra e malata partita a scacchi, dove Roma è la scacchiera.

Non è un caso che il ritmo e l’inventiva dello scontro tra i due personaggi ricordino quelli del fortunato serial TV della BBC Sherlock, con Benedict Cumberbatch e Andrew Scott nei panni di Holmes e Mortiarty, senza che il concept di Bilotta appaia derivativo (mancano qui, per esempio, le scene con i lunghi ragionamenti deduttivi tipici del detective di Baker Street) pur nascendo dalle stesse radici: un continuo ribaltamento di posizione tra due menti brillanti al limite dell’umano, una continua sfida che arriva a toccare punte di inaspettata durezza, in netto contrasto con certi passaggi in cui è invece evidenziata una certa leggerezza, soprattutto per l’atteggiamento naif del protagonista e per la sua impassibilità verso gli avvenimenti che gli accadono attorno, perfino quelli più duri come nel sorprendente finale.

Mercurio Loi, con la sua caratterizzazione carismatica e vagamente antipatica, potrebbe tranquillamente reggere da solo tutta la storia, con una trama che non a caso in questo primo albo gira tutta attorno a lui, ai suoi amici e al suo avversario.

Il personaggio, pur con tutte le sue peculiarità e distinzioni, aderisce d’altronde a quella tipologia di eroi appartenenti a un’altra epoca, discendenti diretti di topoi avventurosi che dal romanzo d’appendice hanno attraversato i secoli e influenzato narrativa, cinema e fumetto.
Col senno di poi, non sembra allora un caso che nella seconda di copertina dell’albo de Le Storie che ospitò la prima apparizione del personaggio campeggiasse la pubblicità di Adam Wild: con il personaggio di Gianfranco Manfredi, Mercurio Loi condivide l’ambientazione storica ma soprattutto l’appartenenza a un medesimo archetipo di base, pur con declinazione molto diversa.

Quella di Mercurio Loi è comunque una connotazione lontana dai classici protagonisti d’azione della maggior parte della serie Bonelli (anche esteticamente il personaggio è tra tutti quello dai tratti somatici meno attraenti) e che viene esaltata dai comprimari che si rapportano con lui, tutte figure molto interessanti per caratteristiche e che compensano la sua supponenza.
Ottone, il giovane protetto e assistente del protagonista, è l’esempio più limpido di quanto osservato: il sarcasmo di cui è dotato, l’ingenuità che esprime a tratti e l’impeto giovanile, che lo porta a essere membro della Carboneria, offrono una personalità complessa che ben si contrappone a quella del suo mentore.
Ma anche gli altri personaggi secondari, come il colonnello Belforte, il domestico Ercole e i genitori di Ottone offrono lati caratteriali interessanti che ampliano l’universo narrativo della serie, a dimostrazione del fatto che Bilotta ci tenga a muovere diversi “attori sulla scena”, oltre a quello principale.

Pantomima e classicità

Non si parla di “attori” per caso: il primo aspetto che si raccoglie a fine lettura è di aver assistito in certi punti a uno spettacolo teatrale, impressione alimentata evidentemente anche dalla ricostruzione storica.
Si nota una certa teatralità nella recitazione, che appare come uno degli elementi narrativi principali dell’episodio e che si evince dal passaggio da una location all’altra, dal movimento dei personaggi sul “palco”, da certi dialoghi o pensieri che sembrano detti a favore del lettore, ma anche dalla transizione da toni riflessivi ad altri quasi da commedia.

Un altro elemento importante, caro ad Alessandro Bilotta, è la passione viscerale, intima, quasi feticista per Roma, per i suoi vicoli, la sua storia e i suoi modi di dire: come già Valter Buio nell’omonima miniserie Star Comics (e prima ancora ricordiamo Le strabilianti vicende di Giulio Maraviglia o ancora l’episodio 172 di DampyrLa papessa di Roma), Mercurio si muove in una Roma reale che trascende però in sfondo immaginifico e fascinoso tanto quanto realtà più esotiche. In questo caso, l’ambientazione ottocentesca, l’atmosfera notturna, la presenza di società segrete e personaggi dalla doppia vita sono tutti elementi che contribuiscono con successo in tal senso, offrendo lo sfondo ignoto e affascinante su cui si muovono i protagonisti.

Il maggior pregio della sceneggiatura di questo primo albo sono i dialoghi: ricercati e coerenti, nel linguaggio alto del professore protagonista, hanno modo di diventare con naturalezza più spigliati quando i personaggi fanno battute o quando vengono espressi da comprimari di estrazione più bassa.
Testi lessicalmente elevati sono anche utilizzati per i pensieri del colonnello Belforte, il quale – muto dopo un brutale incidente – assume una caratterizzazione particolarmente riflessiva e incline alla poesia e alla filosofia, offrendo un controcanto di rilievo e un’ottima soluzione di “narrazione interna”, non tanto dei fatti ma delle emozioni, con una partecipazione pregna di pietas alle dure prove del fato.
La romanità, nei discorsi, è presente ma non in maniera invasiva: viene espressa nei detti e in alcuni modi di dire e sembra oscillare tra la voglia di esprimere questo aspetto gergale e la volontà di non renderla troppo marcata, e in questo aiutano l’estrazione e la cultura del protagonista.

Infine, nota a margine del racconto è la politica, sullo sfondo degli avvenimenti raccontati. Il Papa re e i conseguenti moti di ribellione sotto la Carboneria sono pretesti importanti per il contesto e i personaggi – basti pensare a Ottone – mentre il divieto di tenere troppi libri si presta a una sottotrama che potrebbe avere ulteriori sviluppi futuri e che per ora arricchisce il quadro complessivo.

Cartoline dalla Roma papale

I disegni di Matteo Mosca – creatore grafico della serie – evidenziano da un lato la sua crescita artistica, riscontrabile in personaggi più definiti grazie a pose più fluide e realistiche e in una migliore gestione degli spazi nelle vignette, dall’altro l’attenzione al colore, curato da Francesca Piscitelli.
Laddove nell’episodio de Le Storie si era affidato ai grigi e ai neri per dare ombra e profondità ai disegni, in questo primo episodio della serie il disegnatore cerca una linea più pulita e chiara lasciando alla cromia la definizione delle ombre e dei volumi, presentando un disegno di stampo realistico che non esita a giocare con le espressioni, caricandole quando necessario.

L’integrazione tra disegno e colorazione è altamente funzionale ed evidenzia i passi avanti compiuti dalla Sergio Bonelli Editore in questo senso, dimostrando come l’utilizzo dei colori possa essere utile anche in assenza di “effetti speciali” da esaltare. Il loro uso non appare mai posticcio e non manca di fornire elementi narrativi, come accade per esempio a pagina 89, nella quale contribuiscono in maniera determinante e creare atmosfera e dramma, con tagli di luce verde e rosso acceso.
Si nota anche una decisa attenzione agli sfondi su cui si muovono i personaggi, scelta degna di lode dal momento che Roma ricopre un ruolo fondamentale nella serie e che si spera permarrà con la stessa cura.

Le vignette hanno spesso un taglio che ne esalta la verticalità, sono mediamente più alte e danno in questo modo importanza alla figura umana intera, così da permettere di focalizzarsi meglio sui personaggi; inoltre vengono sfruttate spesso inquadrature oblique dal basso o dall’alto per mantenere movimentata la costruzione della scena nonostante i momenti di dialogo.

Di diverso stile è la copertina: Manuele Fior sfoggia il suo tratto pittorico per realizzare un’immagine elegante ed evocativa, quasi da quadro d’altri tempi, fedele al tono della storia e con la quale stride lo stile grafico moderno usato per il titolo dell’albo, al contrario dell’efficace logo con il nome del personaggio.

Roma dei pazzi si presenta dunque come un solido esordio per Mercurio Loi con molti elementi che promettono sviluppi interessanti, personaggi dalla caratterizzazione affascinante e robusta e una scrittura raffinata.

Abbiamo parlato di:
Mercurio Loi #1 – Roma dei pazzi
Alessandro Bilotta, Matteo Mosca, Francesca Piscitelli
Sergio Bonelli Editore, 23 maggio 2017
96 pagine, brossurato, colori – 4,90 €

3 Commenti

3 Comments

  1. max

    21 Maggio 2017 a 08:10

    puzza di flop lontano un miglio, fa la fine di adam wilde

    • Michele Garofoli

      21 Maggio 2017 a 12:12

      E’ un prodotto sicuramente “diverso” o comunque atipico. Io credo abbia bisogno di più tempo per far capire le sue vere potenzialità. Non dimentichiamoci che per questa serie è stata messa assieme una squadra di autori “stellare” e la SBE sembra davvero credere nella riuscita del progetto. Il primo numero l’ho riletto un paio di volte e devo dire che non mi è affatto dispiaciuto. Anzi, forse è stato uno degli esordi migliori delle recenti produzioni.

      • Max

        21 Maggio 2017 a 17:22

        ma alla bonelli perchè non fanno un fumetto sul calcio? oviamente con nomi di fantasia, se fatto bene venderebbe molto, siamo in Italia

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *