La copertina de Lo Scontro QuotidianoManu Larcenet è quasi sconosciuto in Italia. Di lui è stato pubblicato e importato qualcosa dalla benemerita e quasi invisibile Q Press (Come sopravvivere in azienda e l’eccellente, violento, silenzioso Ex Abrupto) e questo primo volume (di due) pubblicato da Coconino Press, Lo scontro quotidiano.
Oltralpe, invece, Larcenet è una star, vincitore di numerosi riconoscimenti, sulla cresta dell’onda da alcuni anni, capace di rinnovare la BD con uno stile fresco, ironico e personale, che non tradisce la tradizione, ma da essa trae spunto per nuovi percorsi.
Se i suoi lavori più famosi sono quelli caratterizzati da uno stile di disegno cartoonesco, sintetico e semplice come quello utilizzato in questo Lo scontro quotidiano, con il citato Ex Abrupto rivela una vena grottesca, espressionista, dove la linea si fa complessa e ingarbugliata, dove le figure emergono “con forza, improvvisamente” dalla pagina bianca. Larcenet è quindi autore eclettico, immaginifico, ricco.

Lo scontro quotidiano è un racconto piano, malinconico, essenziale, dove il minimalismo suggerito dal titolo è presente, ma è misura delle continue, silenziose rivoluzioni interiori che caratterizzano la nostra quotidianità. Marco, il protagonista, si trasferisce dalla città alla campagna del sud francese, dove le estati sono calde, i grilli cantano, la lavanda cresce e si raccoglie in mazzi da seccare per poi profumare gli armadi, il mare non è distante, il silenzio riporta a sensazioni e ritmi lontani.
In tale contesto, Marco è costretto ad ascoltare i propri lamenti, le proprie angosce, a dare spazio ai propri dubbi. E si apre a incontri inediti con le persone.
Cosa rende il medium fumetto così adatto, nelle mani di Larcenet, a rappresentare tali percorsi?
Innanzitutto la capacità, nel tratto e nel ritmo delle tavole, di “normalizzare” le emozioni più complesse e inesprimibili. Il lettore partecipa alle emozioni di Marco perché la semplicità simbolica e rappresentativa usata dall’autore innesca un rapido processo di identificazione. Nell’incedere incerto e angosciante del protagonista si può riconoscere ognuno di noi. Le tavole dell’autore hanno spazio e aprono spazi all’immaginazione, sono intrinsecamente dinamiche, alternano in modo efficace moto e pause, parole e silenzi. Le persone rappresentate con un tratto non realistico ma sorprendentemente naturalistico, sono perfettamente caratterizzate, riconoscibili. Il lettore le riconosce e i personaggi sanno riconoscersi tra loro, rafforzando in ogni interazione le proprie idiosincrasie, le proprie distanze relazionali. Insieme, Marco e i suoi amici, i suoi parenti, i suoi amori, ci portano a una considerazione banale quanto necessaria: la solitudine del viaggio che è la vita può essere accettata solo attraverso la condivisione e l’incontro dell’altro.

La copertina di Le combat ordinaire 2Ma come avviene nelle opere più felici della narrativa (a fumetti e non) la dimensione individuale e personale si somma a quella sociale, culturale e politica. Marco incontra il micro-cosmo esistenziale della fabbrica, il luogo in cui per anni ha lavorato il padre, ritrova la gioia di fotografare (la fotografia è la professione di Marco, insoddisfacente da molti punti di vista) perché riscopre di quel mezzo l’utilità sociale della testimonianza. Larcenet è abile nel rappresentare visivamente quelle foto, ne aumenta il grado di realismo, ne muta la trama cromatica, ma rimane strettamente legato allo stile complessivo del racconto, mostrando un controllo tecnico eccellente. Ogni “foto” è carica emotivamente, significativa, evocativa. Ogni uomo, ogni lavoratore porta sul viso la sua storia, il suo passato.

La dimensione sociale, senza diventare malamente “nazional-popolare” né “politicante” né retorica, amplia la forza tridimensionale del racconto, senza banalizzare, ma, di nuovo, normalizzando. Ci ricorda che nella nostra solitudine, nei nostri disagi interiori, troviamo riflesso – conforto o pena – nel contesto socio-politico in cui viviamo. Che illudersi che le nostre azioni quotidiane, le nostre scelte, ogni minuto, ogni secondo del nostro cammino, non abbiano un valore interpersonale è una follia che porta all’anomìa, al contrario di quanto l’idiozia mediatica e i salotti politici vogliano invece portarci a credere.
Della sincera e leggera emotività di Lo scontro quotidiano abbiamo bisogno tutti. Per appassionarci, per ricordare, per pensare. Attendiamo presto il secondo e conclusivo volume.

Riferimenti
Il sito della Coconino Press: www.coconinopress.com
Il sito di Larcenet: http://www.manularcenet.com/blog
Un sito non ufficiale su Larcenet: http://larcenet.mania.free.fr

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