Si affacciano quasi timidamente in edicola, nella loro ennesima e gradita riedizione, due numeri uno di innegabile valore storico per il fumetto italiano. Approfittando delle celebrazione per i freschi 40 anni dei due personaggi, festeggiati con tre nuovi episodi (di modesta qualità) e con un paio di raccolte di episodi scelti, tornano finalmente in edizione cronologica Kriminal e Satanik, due tra i più noti “antieroi noir” nati sulla scia del successo di Diabolik. Entrambi sono figli del periodo più fertile e creativo di Max Bunker e, in questa loro prima apparizione, della matita di un acerbo Magnus (coadiuvato “nell’ombra” da Corbella), non ancora dotato di quella mano tanto felice che già pochi anni dopo evidenzierà, anzi qui tendente a una pesantezza nel tratto che tradisce l’anzianità di queste storie.
Kriminal e Satanik sono due personaggi dalla doppia identità, con una maschera (lo spaventoso costume del primo, la bellezza fatale creata grazie alla chimica della seconda) che sorprendentemente già nei rispettivi primi numeri viene stracciata, facendo cadere il velo del mistero sulle loro identità (peraltro sempre chiare al lettore), ma acuendo proprio per questo l’aurea di malvagità e d’invincibilità che pervadeva questi due character.
Né l’acrobata Anthony Logan né l’orribile Marny Bannister coltivano una seconda personalità o una facciata pubblica dietro cui ripararsi; la maschera per loro è solo un pretesto per i propri misfatti, tutt’altro che un ombrello sotto il quale compiere i loro delitti. Sembra più un modo per infondere maggiore terrore nelle loro vittime, uno strumento che non li nasconde, ma che anzi serve a metterli in mostra. Entrambi sono mossi dal desiderio di vendetta, in primo luogo, ma questo non fa di loro dei paladini di una giustizia divina, quanto degli arrivisti, avidi di ricchezza (e di lussuria nel caso di Satanik).Veri e propri colpi allo stomaco per il lettore del 1964, Bunker confeziona due personaggi maledetti, dagli istinti vendicativi e dall’indole avida e spietata. Due antieroi veri e propri, due criminali senza mezzi termini che, sempre nel segno della K nel nome, sono diventati veri e propri fenomeni di costume. Fumetto popolare in tutti i sensi, che cerca in ogni modo di attirare l’attenzione e creare un personaggio e una atmosfera capace di fidelizzare il lettore, senza mancare di stuzzicarlo con risvolti torbidi o violenti, spesso poco più che accennati nel concreto, ma sottolineati e ben evidenziati. La narrazione è quasi convulsa, con rapidi cambi di scena e con una azione spesso frenetica, e dedica poco tempo a tutto ciò che non sia centrale ed essenziale per la storia; la velocità di lettura poi non deriva solo da una scelta stilistica, ma anche dall’uso del particolare formato “tascabile”, all’interno del quale la trama avanza alla velocità delle due vignette per pagina.
Come ci spiega Bunker, nel suo stile enfatico e con un’eccessiva ma comprensibile auto-esaltazione nel ripercorrere la storia editoriale dei due personaggi, queste collane rappresentano un esperimento, che potrà andare oltre il terzo numero solamente in caso di successo di vendita. Un tentativo piuttosto stentato e insicuro: in tre soli numeri è veramente possibile analizzare un mercato complesso come quello del fumetto da edicola?
Questi albi, che come unico restyling offrono nuove copertine di Pino Rinaldi, disegnate con il suo tratto ipertrofico e quasi supereroistico, si presentano purtroppo con un prezzo non propriamente basso; sono pero’ calcoli che su certi fumetti, parte integrante della storia del medium, ma anche della società italiana, non vale la pena fare.