Il progetto Canicola, tra la Germania e nuovi viaggi

Il progetto Canicola, tra la Germania e nuovi viaggi

Con Edo Chieregato parliamo del numero monografico di Canicola dedicata al fumetto dalla Germania, occasione per scoprire nuovi autori e nuove tendenze.

canicola_12_coverCanicola è una associazione culturale bolognese, nata nel 2005 e con una progettualità forte verso il fumetto contemporaneo, le sue ramificazioni, i rapporti con le arti grafiche. Negli anni ha pubblicato molti autori italiani e internazionali, con un occhio di riguardo a testi e disegni non convenzionali, forti, anche spiazzanti. La rivista omonima ha ospitato tra gli altri Andrea Bruno, Davide Catania, Giacomo Monti, Giacomo Nanni, Michelangelo Setola, Alessandro Tota, Amanda Vähämäki, Gipi, Marco Corona, Francesca Ghermandi, Anke Feuchtenberger (Germania), Paulina Mäkelä (Finlandia), Marko Turunen (Finlandia), Chihoi (Cina), Marijpol (Germania), Yan Cong (Cina), Anders Nilsen (Stati Uniti), Gregort Wiggert (Germania), Jesse Moynihan (Stati Uniti), Tommi Musturi (Finlandia), Olivier Schrauwen (Belgio). Il numero di Canicola uscito nel 2015, che da rivista ha adottato dalla settima uscita il formato libro per dare ancora più spazio a nuovi autori, è dedicato alla Germania, e rivela un panorama di autori inaspettato e di grande fascino.
Ne abbiamo parlato con Edo Chieregato.

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Paul Paetzel

Qual è il progetto alla base di questo viaggio a fumetti, cosa vi ha spinti prima a ‘parlaré dell’Oriente e poi a focalizzarvi sulla Germania? E perché proprio la Germania?
Canicola dal numero 9 è una rivista a progetto. A ogni uscita cerchiamo di definire un confine. Il numero 9 esce nel 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia ed è una selezione di soli autori italiani che spaziano tra i diversi linguaggi del disegno (illustrazione, fumetto, animazione, street art, grafica), che non si preoccupa di accostare artisti di fama internazionale (Mattotti, Toccafondo, Giandelli, Ricci, Ericailcane, Blu, ecc.) a disegnatori giovanissimi o esordienti. Il numero quindi è un Canicola Italia ma non si pone come mappatura geografica, piuttosto come piccola babilonia senza steccati attorno al disegno nostrano in bianco e nero. Il numero 10 invece è il Canicola bambini ovvero un numero con autori internazionali che misurano il loro immaginario con una narrazione per bambini e ragazzi, un numero interamente a colori tra fumetto, albo illustrato e disegno. L’11 è dedicato alla Cina perché fin dalla nostra nascita, dieci anni fa, abbiamo avuto occasione di avvicinarci a quella scena così sconosciuta in Occidente (prima con Chihoi Lee e Springroll il collettivo di Hong Kong, poi con Yan Cong e gli autori di Special Comics di Pechino). Ci sentiamo sentimentalmente vicini al fumetto indipendente cinese, così come a quello tedesco e a quello finlandese. La storia del fumetto tedesco è piuttosto bizzarra: da una parte c’è Wilhelm Busch (da cui poi deriva anche Rudoplh Dirks), dall’altra un lungo periodo da inizio Novecento fino agli Trenta ma poi via via anche nei decenni successivi, in cui il fumetto in Germania quasi scompare per poi ricomparire in maniera dirompente con l’avanguardia degli anni Ottanta (Atak, Feuchtenberger, Wagenbrecht, Huber, Ott, Dieck…). Dieci anni fa a Lucerna è nato un piccolo gemellaggio di scambio, ricerca e stima con la rivista Orang curata da Sascha Hommer e da Arne Bellstorf, e da lì non abbiamo mai smesso di seguire gli sviluppi tedeschi. Abbiamo conosciuto le “ragazze” di Spring (Berlino), di Two fast colour e Plus Plus, abbiamo pubblicato prima i grandissimi Gregor Wiggert e Marijpol, e poi i libri di Anke Feuchtenberger e Aisha Franz. Con il Canicola Germania il nostro intento è stato quello di capire e proporre una possibile lettura attorno alla nuova generazione di disegnatori nata negli anni Ottanta, e il Goethe Institut e Bilbolbul sono stati, ancora una volta, partner preziosissimi.

Maria Sulymenko
Maria Sulymenko

Quali sono stati i criteri di scelta degli autori?
Abbiamo impiegato due anni a ricercare gli autori per questo numero e i criteri sono stati davvero molto sottili e complessi; solo attraverso il tempo e la continua scoperta di giovani autori siamo riusciti a mettere a fuoco quello che volevamo dire. In Germania il fumetto, proprio per la sua storia particolarissima, oltre che per un forte background artistico legato alle avanguardie storiche e alla tradizione della stampa (serigrafia, litografia, ecc.) e della grafica dei manifesti, non ha preconcetti espressivi di nessun tipo. Inoltre, a differenza della generazione precedente formatasi attorno ad Orang, per i nati negli anni Ottanta, il fumetto nelle sue forme più tradizionali è solo una delle possibilità narrative attorno al disegno. Tutto questo è emerso da subito ma tuttavia è servito approfondire la ricerca percorrendo tutte le strade possibili. Un numero di soli fumetti non ci sembrava possibile, perché pochi erano gli autori che ci convincevano per davvero come “fumettisti puri”. La scelta è stata quindi quella di coinvolgere un numero abbastanza limitato di disegnatori, abbracciando quanto di più diverso offrivano le due scene principali di Amburgo e di Berlino. Una fotografia quindi della forte contaminazione tra i linguaggi, tra disegno, fumetto, illustrazione, grafica concettuale, pittura, nel tentativo di una miscela narrativa che attraverso il montaggio dei materiali potesse rendere comunque un percorso visivo e narrativo coeso e sensato.

Josephin Ritschel
Josephin Ritschel

Quali (o quanti) sono rimasti per forza di cose esclusi da questa selezione, ma meriterebbero di essere segnalati o utilizzati per altri progetti?


Credo che siano più di venti i disegnatori (sarebbe il caso di dire disegnatrici poiché sui quaranta che abbiamo preso in esame il 90% erano ragazze) che abbiamo tenuto in ballo per molto tempo nella nostra super tabella di excel. Ma solo a ogni scoperta diventava più chiaro chi escludere. La selezione non ha niente di scientifico, si è basata molto sulla sensibilità mia e di Liliana e su riflessioni intime e sottili che ci viviamo piuttosto seriamente. Sono setacci di senso rispetto a una visione/selezione arrivata pian piano: ad esempio sono rimasti fuori autori che apprezziamo come Judith Mall, Marijpol, Angela Dalinger, Sharmila Banerjee, Marlene Krause, Felix Bauer, Birgit Weyhe, Gosia Machon, Anton Engel e parecchi altri. Alcuni non sono stati scelti per l’età, perché magari solo per qualche anno non rientravano nel range che ci eravamo dati; altri, anche con talento, perché non ci sembrava avessero una loro poetica definita. Sempre più – da quando a livello internazionale tutti gli autori vedono cosa fanno gli altri – è facile cadere nell’abbaglio di competenze tecniche forti o soluzioni dall’ammicco facile che impediscono di scorgere ciò che è un clone di un clone da ciò che non lo è.

Cercavate di creare anche un percorso o piuttosto una panoramica quanto più ampia possibile?


Ci interessava definire un ambiente espressivo, un sovrapporsi di linguaggi, di esperienze e sensibilità narrative che in Germania convivono a volte in parallelo a volte intrecciandosi. Purtroppo non siamo riusciti a pubblicare due cose a cui tenevamo moltissimo e che avrebbero arricchito il progetto per come era pensato. A Berlino esiste una tendenza di autori, in parte della scuola di Wagenbrecht, che intrecciano la loro ricerca segnica e di immaginario con la computer grafica, l’animazione e il design. Spesso questi giovani disegnatori non sanno bene cosa succede ad Amburgo e viceversa. Un’opera era X Tall (www.joevillion.de/work/XTAL/), realizzata a quattro mani e stampato in 20 copie da Joe Villon e Marc Hennes (www.marc-hennes.de/index.html), ma sebbene abbiamo contattato decine di persone per mesi, non siamo riusciti a metterci in contatto con uno degli autori per la pubblicazione. L’altro disegnatore era Benedikt Rugar (benediktrugar.de/), che ha declinato l’invito perché “non interessato al fumetto…”. Credo che la presenza di questa altra faccia della medaglia avrebbe contribuito a chiarire la “non focalizzazione focalizzata” del numero.

Che cosa volevate far emergere da questa scelta? 


Volevamo proporre degli autori innanzitutto, come è sempre alla base di quanto pubblichiamo. E volevamo “dire” che in Germania oggi – così come a fine Ottocento quando il Jugendstil secessionista combinava aspetti diversi dell’arte senza timore di mescolarsi con il manifesto pubblicitario piuttosto che la decorazione di interni – forse prima e più che in altri paesi, la commistione del fumetto con gli altri linguaggi è sana, forte, e serena (abbastanza serena).

Aisha Franz
Aisha Franz

Canicola Germania esplora il lato del fumetto tedesco più affine al vostro progetto, alle vostre sensibilità. Ma cos’altro offrono il mercato e l’ambiente fumettistico tedesco?
In Germania e nei paesi di lingua tedesca il mercato del fumetto non è troppo dissimile dal nostro, anche se in termini numerici è sicuramente ridimensionato. Esistono editori come Avant Verlag, Reprodukt, Mami Verlag, Edition 52, Edition Moderne (Svizzera) che pubblicano le migliori graphic novel internazionali e poi per i lavori più sperimentali si concentrano per lo più su autori giovani tedeschi. C’è la storica rivista Strapazin che dopo più di vent’anni propone ancora numeri molto stimolanti per il taglio curatoriale o il montaggio di materiali. Ma in generale gli autori della scena su cui abbiamo svolto la nostra ricerca preferiscono l’autoproduzione e infatti esistono collettivi o riviste storiche da diversi anni (Orang, Spring, Two fast colour…) e altri più recenti (The Treausure Fleet, Biografiktion…), oltre ai vari progetti individuali. Un dato importante per la crescita di un clima favorevole attorno alla narrazione per immagini è stato il sorgere di cattedre di insegnamento in diverse università in Germania: Anke Feuchtenberger ad Amburgo, Wagenbreth a Berlino, Dorgathen a Kassel, Tom Dieck a Essen, Atak a Halle, Markus Huber a Kiel. Alcuni dei fumetti tedeschi che hanno goduto di grande diffusione negli ultimi anni sono nati proprio come tesi accademiche; tra questi si possono citare Held di Felix Görmann alias Flix, Wir können ja Freunde bleiben di Markus Witzel alias Mawil, oppure il nostro Alien di Aisha Franz.

Nel fumetto underground, nelle autoproduzioni italiane mi pare ci sia un respiro sempre più internazionale. Che rapporti avete con gli autori che oggi pubblicate in Italia, quanto interscambio c’è al di là del volume?



Noi seguiamo con molta attenzione quello che accade tra le autoproduzioni in Italia. La maggior parte dei progetti più interessanti risiedono a Bologna e in qualche modo sono germinati all’interno del corso di fumetto all’Accademia di Belle Arti. Molti autori li ho avuti come studenti, con altri ci abbiamo lavorato o vi collaboriamo in qualche forma. Se con gli autori stranieri spesso abbiamo instaurato un rapporto professionale di scambio e collaborazione che è proseguito aldilà della pubblicazione, con gli italiani, con i nuovi autori con cui stiamo lavorando cerchiamo un rapporto di amicizia, non solo di conoscenza. Negli ultimi anni il nostro lavoro di presenza sulle produzioni, in termini di editing e/o progettualità attorno al libro (esposizioni, workshop, comunicazione, ecc.) è cresciuto e siamo soddisfatti per questo. Oggi la pulsione nel produrre opere di giovani e/o esordienti è sempre più forte e strutturata. Quando troviamo autori che ci permettono un dialogo, lo scambio e l’investimento reciproco ci dà piacere. Quando c’è la giusta trasparenza e la giusta distanza, gli obiettivi diventano di squadra, come è sempre stato.

Sophie Martineck
Sophie Martineck

Dopo Cina e Germania, dove ci porterà questo viaggio intorno al mondo dell'”altro” fumetto?
Fare riviste, fare riviste libro è una cosa molto complessa e dispendiosa. Non è un caso che le riviste antologiche hanno vita breve solitamente. Nel nostro caso il format è quello di un progetto editoriale che in qualche modo si relaziona con altre attività e/o con obiettivi che non sono solo editoriali. Limitarsi alla pubblicazione non sarebbe sufficiente per valorizzare il discorso e la divulgazione per cui dobbiamo cercare partner e situazioni idonee per cui il lavoro aumenta. Siamo su diverse ipotesi di numero/progetto sia con la volontà di indagare altre aree geografiche, sia la contaminazione con altri linguaggi e altro ancora. Insomma nel 2016 ci sarà un Canicola 13, ma non so ancora quale.

E oltre la rivista “ammiraglia”, quali saranno i prossimi fumetti proposti da Canicola?
In autunno usciranno più titoli che crediamo tutti importanti. Ci sono: L’estate scorsa di Paolo Cattaneo, un bel romanzo su adolescenza ed emarginazione, e Viaggio a Tokyo di Vincenzo Filosa, storia a più livelli di lettura attorno alla cultura giapponese e il fumetto Gekiga, che impegnano entrambi gli autori da diversi anni anche per la lunghezza di oltre le duecento pagine. Poi il secondo e terzo episodio di Cinema Zenit di Andrea Bruno, che con questo ultimo lavoro ci sembra stia mettendo le basi per un’opera davvero significativa. Ci sono poi altri libri sempre di italiani che via via annunceremo sul nostro blog e sulla nostra pagina facebook dove è già possibile vedere e seguire le anticipazioni di quelli già annunciati.

Intervista realizzata via mail tra novembre 2014 e maggio 2015.

 

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