Più reale del reale: Mercurio Loi e l’infelicità

Più reale del reale: Mercurio Loi e l’infelicità

Un breve pamphlet a fumetti sui vantaggi e gli svantaggi della felicità e del suo contrario nel quinto numero di Mercurio Loi.

«Anche la disperazione impone dei doveri e l’infelicità può essere preziosa»

Così cantava Giovanni Lindo Ferretti nel brano Linea Gotica dei C.S.I., più di vent’anni fa. Oggi Alessandro Bilotta, nella sua opera di “rivoluzione silenziosa” messa in atto mese dopo mese su Mercurio Loi – dopo aver rallentato il ritmo della narrazione e aver praticamente annullato l’azione all’interno di una serie Bonelli (che sull’avventura ha fondato la sua fortuna nonché la sua “poetica editoriale”) – arriva a teorizzare l’infelicità come unica condizione reale dell’esistenza.

Nella “Guida per camminatori senza meta” che funge da editoriale per ogni albo, Bilotta descrive la felicità come una “chimera ingannatrice” argomentando, non senza polemica, in questo modo: “I governi, le università, gli ormai esigui luoghi di cultura, gli ambienti di lavoro […] tutti si adoperano a pieno regime per debellare la felicità, quel senso di appagamento che porta all’immobilità, che rende così audacemente improduttivi”.

Così all’inizio dell’albo disegnato da Andrea Borgioli e colorato da Francesca Piscitelli, troviamo Mercuro Loi in preda alla depressione, o meglio, all’infelicità. Uno stato d’animo che lo attanaglia senza apparente motivo.

«Uno si separa insensibilmente dalle piccole cose, come fan le foglie che in tempo d’autunno lasciano nudo il ramo. E infine la tristezza è la morte lenta delle semplici cose, queste semplici cose che cadono dolendo sul fondo del cuore.»

La Canción de las simples cosas, scritta da César Isella e Armando Tejada Gómez e poi interpretata da tanti grandi della musica sudamericana, da Mercedes Sosa a Chavela Vargas, fino al nostro Vinicio Capossela (che ha realizzato la traduzione qui riportata), sembra la descrizione perfetta del meccanismo luciferino (in quanto portatore di luce su questo intimo processo) che conduce, sempre secondo Bilotta, all’infelicità.

Il villain dell’albo, ovvero L’infelice del titolo, vero e proprio cattivo in stile Batman (come d’altronde anche i precedenti antagonisti di Mercurio, che in effetti è proprio un detective con un giovane assistente, come anche l’uomo pipistrello) ha infatti un potere terribile: attraverso la manipolazione e la modifica di “piccole cose” della vita quotidiana, innesca una reazione emozionale a catena che porta l’infelicità nei soggetti prescelti.

Esattamente come lo stile di scrittura di Bilotta, anche i “poteri” di Mercurio Loi e dei suoi antagonisti rimangono in perfetto equilibrio fra la materia e l’immaginazione, poteri che agiscono sull’inconscio e sull’interiorità più che sul corpo, azioni sfumate legate al mondo delle idee dal quale partoriscono. Un fumetto filosofico dunque che tenta di raccontare, attraverso immagini e tempi narrativi insoliti, le pieghe dell’animo umano, le meccaniche che ci muovono più che quelle verso le quali muoviamo, le cause più che l’effetto.

La particolarità di Mercurio Loi potrebbe risiedere proprio in questa inversione di rotta, l’aver posto l’attenzione sui motivi intrinseci dell’umanità, tentando però di trattarli come l’azione che poi genereranno. Le pantomime che Bilotta e i disegnatori finora coinvolti nell’operazione hanno messo in scena (non a caso simboli ricorrenti sono proprio quelli del teatro, della maschera, dello specchio e delle marionette) sembrano piccole favolette morali dove, attorno a un concetto forte da focalizzare, viene costruito un impianto scenico perfetto che attraverso suggestioni e metafore tenta di trasmettere la tematica scelta.

Il passo in avanti viene compiuto nel momento in cui si tenta di coinvolgere nel processo anche il lettore, rompendo la famosa quarta parete, portando anche lui alle sensazioni che i personaggi stanno vivendo.

«Il tempo è un cerchio che finisce là dove comincia, neanche una fessura lo interrompe, come quando penso io. Dico del mio silenzio indiano in un dialetto di lontani specchi e nuvole parlanti; è così che scrivo io.»

Così canta Paolo Conte nella sua Il quadrato e il cerchio descrivendo la sua modalità di scrittura, e questa definizione poetica potrebbe calzare con quanto realizzato da Bilotta in Mercurio Loi. È necessaria però in questo caso una “comunione alchemica” fra mente dello scrittore e mano del disegnatore e non sempre, finora, la magia è riuscita.

Nei cinque numeri pubblicati (sei, se si considera l’albo de Le Storie che funge da preludio alla serie e dove comunque la narrazione non era ancora così sperimentale) si può notare un notevole divario fra gli albi che meglio hanno saputo realizzare questa comunione, con Matteo Mosca, Gampiero Casertano e Sergio Gerasi alle matite e quelli dove l’intesa è meno presente, come l’albo disegnato da Onofrio Catacchio e in parte quest’ultimo di Borgioli.

Il segno di Borgioli, molto ben curato e che si potrebbe definire “contemporaneo”, vicino cioè alle moderne linee dell’illustrazione a fumetti, fatica a volte a rendere bene l’intensità del racconto, soprattutto in alcune espressioni dei visi a volte solo abbozzate e che hanno però, in una storia come questa, importanza fondamentale.
Gli occhi dell’infelice, molto grandi e vicini a un’estetica nipponica, vengono resi al meglio mentre il volto di Mercurio, così come anche certe ambientazioni che necessitano una quasi certosina accuratezza nella realizzazione per poter meglio trasmettere le sottigliezze della sceneggiatura, risentono un po’ dello stile del disegnatore.

Anche la scelta di fare di Mercurio Loi la seconda serie interamente a colori di Bonelli (la prima è naturalmente Orfani) lascia qualche dubbio. Finora le prove dei coloristi, tutte di buon livello, non hanno però aggiunto particolari gradazioni all’intensità degli albi quando a volte, come nel caso de L’infelice, non ne hanno tolta. Forse un discorso come quello di Mercurio Loi, se proprio deve essere fatto a colori, meriterebbe un lavoro di mezzetinte o tinte pastello o addirittura ad acquerello (o similari) per rendere al meglio la sua particolarità.

Mercurio Loi si presenta comunque, dopo cinque mesi di pubblicazione, come la serie mensile italiana più interessante e innovativa tra quelle attualmente in edicola. Certamente non di facile lettura, pretende un tempo dedicato come tutte le buone opere e propone un’interessante e speriamo fertile punto di partenza per tutti gli autori di oggi.

 Abbiamo parlato di:
Mercurio Loi #5 – L’infelice
Alessandro Bilotta, Andrea Borgioli, Francesca Piscitelli
Sergio Bonelli Editore, settembre 2017
100 pagine, brossurato, colori – 4,90 €
ISSN: 9772532322004

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