L’oro di Napoli – Al Comicon con Luca Boschi

L’oro di Napoli – Al Comicon con Luca Boschi

Napoli Comicon, oramai un appuntamento immancabile (forse L'appuntamento immancabile) per gli appassionati di fumetti italiani. Una mostra capace di lasciarsi dietro una atmosfera tutta sua, di amore verso la nona arte, di rispetto verso gli autori ed i lettori. Camminare per le sale di Castel S. Elmo e' una esperienza...

Napoli Comicon 2004Napoli Comicon, forse la mostra fumettistica più “vera” per quel che è il significato stesso della parola. Quali sono le tue considerazioni finali di questa edizione?
Che ancora una volta ce l’abbiamo fatta. Lo scorso anno, con la pioggia di ospiti americani e canadesi davvero eccezionali che abbiamo avuto, ci sembrava di aver raggiunto il massimo dei risultati ottenibili da una manifestazione di Comics appunto “vera”, come dici tu, che non punta su Games e altri “argomenti” collaterali e “fumettifughi” per richiamare pubblico. Abbiamo, come sempre, puntato sulla cultura del Fumetto, con incontri in continuazione, lunghissime file di autori che firmano e disegnano, come in una manifestazione estera che si rispetti; con una grande cura nelle scenografie, con mostre di soli pezzi originali, in quantità (e di qualità) incredibili. E abbiamo superato i risultati dello scorso anno, al punto che molti autori, editori, rappresentanti di manifestazioni estere hanno indicato Napoli Comicon come la miglior convention italiana. Visto che il tutto è accaduto assai velocemente, nel giro di un pugno di edizioni, non possiamo che esserne fieri. Dal punto di vista delle valutazioni che facevamo all’interno dell’organizzazione, tuttavia, abbiamo considerato questa del 2004 un’edizione di transizione. A questo punto, lasciami qualche riga in più per ringraziare tutto il gruppone con cui abbiamo lavorato, dall’organizzazione diretta da Claudio Curcio, con la presidente Alina (alias Paola Damiano) e il deus ex machina di tuttumpo’ alino (tutto scritto minuscolo come “art spiegelman”, al secolo Alessandro Esposito), e poi Alessandro Spinosa, Valeria Morelli, Costantino Fago; i “napoletani dentro” Lorenzo Raggioli e Glauco Guardigli, che ogni anno lasciano le loro rispettive case editrici per scendere a dare una mano, Laura Di Stefano per la direzione tecnica, Antonio Farina e “Retroscena” per le scenografie, Marcello Zoleo e Fausta Caponi per l’allestimento scenico, Giuseppe Colella e Alessandro Giunnelli per i video, Fabio Gadducci per gli incontri, Fabrizio Mazzotta che ha tenuto i laboratori sul cinema d’animazione con centinaia di studenti al giorno, e tutti gli altri compagni di viaggio che hanno formato un gruppo davvero affiatatissimo e insostituibile.

Hai alcuni aneddoti particolari di questi tre giorni full-immersion?
Beh, ne sono accadute parecchie, anche poco note. Con Claudio Curcio, il venerdì mattina abbiamo tenuto due incontri: il primo all’Accademia, con il viatico di Enrico Fornaroli, dove vari studenti (fra i quali una classe giunta appositamente da Potenza) si sono confrontati con Vittorio Giardino e Sfar. Il secondo all’Università, dove è stato presente un gruppone di altri autori belgi e francesi. È stato importante mettere in piedi anche queste attività collaterali, come la mostra di Diabolik esportata a “La Rinascente” o le sinergie con la libreria Feltrinelli, con cui abbiamo condiviso la presenza di Alejandro Jodorowski. Soprattutto, è stato importante che un po’ di gente si sia ritrovata dopo tanti anni e abbia trovato un buon feeling in generale con tutti noi. Ho visto Claude Moliterni e il direttore del Festival di Angouleme, Jean-Marc Thévenet, abbracciarsi calorosamente, abbiamo scoperto che Jean-Pierre Dionnet e Alfredo Castelli, negli anni Settanta, a Parigi frequentavano lo stesso appartamento (quello di Druillet)… Abbiamo conosciuto com’é avvenuto il contatto di Milo Manara con Neil Gaiman e abbiamo “prenotato” le sue tavole per l’edizione del 2006 sul fumetto inglese… Guardare il Comicon dal nostro particolare osservatorio era un po’ come stare in mezzo a uno strano, gioioso Carnevale; era tutto un viavai di arrivi e partenze, anche la notte del sabato c’erano ospiti che ancora stavano arrivando per occupare delle camere d’albergo. Con qualcuno non ci siamo nemmeno mai incontrati. So per certo che sono nate molte amicizie, che molti contratti sono stati firmati nello Spazio Pro, che un certo numero di italiani pubblicherà in Francia anche grazie all’occasione che abbiamo offerto. D’altro canto, c’é stato anche il rammarico degli incontri troppo veloci, del poco tempo in cui il Salone si è consumato. La tensione era molta e c’era sempre da fare. Giardino, andandosene, mi ha raccomandato: “Mangia qualcosa, qualche volta!”, e Gradimir Smudja mi ha detto: “Pero’, disegna, anche, un po’…”. Evidentemente si era visto che la focalizzazione sul Salone era stata forte.

Il concentrato di autori presenti era come sempre impressionante, e rappresenta una componente che sembra a volte sottovalutata da altre fiere. Cosa si prova a vivere a stretto contatto con decine e decine di fumettisti, dalle nuove leve ai mostri sacri, come riuscire a valorizzare tutti?
Stare in mezzo a tutti questi talenti, come accennavo sopra, è entusiasmante. Per me, che vent’anni fa ho collaborato a “Métal Hurlant” italiano, era emozionante vedere, o rivedere, alcuni degli autori della mia formazione (per così dire) “spirituale”. Valorizzarli è sempre difficilissimo. Come sai (é stato il problema più evidente) quest’anno non potevamo avere una sala incontri capiente a sufficienza e molta gente si è dispiaciuta per non poter seguire tutto. Le infiltrazioni d’acqua per le piogge torrenziali (e la nevicata!) di fine febbraio avevano reso inagibili alcune sale del castello, e abbiamo dovuto ripiegare in un posto peraltro magnifico, nell’edificio sul piazzale, ma “piccolo”. I visitatori, che altrove scarseggiano, negli incontri a Napoli sono sempre molti e attenti (e molti sono addetti ai lavori o studenti… Non semplici “passanti” o curiosi). Abbiamo cercato di valorizzare le varie presenze facendole stare a contatto col pubblico, non solo in “pubblici dibattiti”, ma soprattutto agli stand, a disegnare. Alcuni era la prima volta che in Italia lo facevano. E poi abbiamo tentato di far “vedere” a tutti chi c’era, quando abbiamo chiamato sul palco, la sera delle premiazioni, il grosso dei nomi presenti in sala. Per far scattare la foto di gruppo ci siamo fermati solo quando si presentava un rischio di crollo per sovraccarico!

Che sensazioni e che riscontri hai avuto da autori, operatori e visitatori?
Molto positivi. Tutti vogliono tornare. La verità è che, pur sentendo parlare bene di Napoli Comicon, ci si deve venire di persona a “controllare” per capire che cos’é e magari fare il confronto con altre manifestazioni. Il clima napoletano, piuttosto rilassato, fa la sua parte. Ci sono varie difficoltà specifiche; gestire un castello è più complicato che non avere a disposizione uno spazio fieristico predisposto per una manifestazione con degli stand. Così, il percorso di quest’anno, che non si ripeterà nel 2005, è risultato a tratti labirintico. La bufera della domenica mattina faceva temere il peggio rispetto all’affluenza, e invece le cose sono andate bene anche perché l’area a disposizione era davvero vastissima e i visitatori hanno potuto ripartirsi nei piani del castello senza creare “tappi” di affollamento. Parlando di riscontri, due grandi editori “nuovi”, assenti quest’anno, sono venuti a dare un’occhiata e dalla prossima edizione hanno dichiarato di voler investire sul Comicon. E fanno bene, perché le loro proposte saranno valorizzate, il 2005 sarà davvero l’anno del definitivo salto di qualità.

La mostra di originali per gli Humanoides e del panorama franco(italo)/belga è stata veramente impressionante! Mai visti tanti originali, con così tanto spazio a disposizione! Credo che il messaggio sia forte, un “così si fa” che altri organizzatori dovrebbero recepire… Pensi che il Comicon possa fare scuola, e che altri seguiranno l’esempio?
Lo spero! Altrove (parlo della mia storia personale) non è stato possibile lavorare con questi parametri, perché, nonostante gli sforzi collettivi (di un piccolo gruppo di lavoro), ho sempre trovato sul cammino ostacoli di varia natura. A onor del vero, devo dire che alcuni Saloni organizzati da Immagine (negli anni Settanta, Ottanta, e nei primi Novanta) erano molto importanti, a Lucca e a Roma, e lì si sono riportati risultati positivissimi. Erano il massimo che (a suo tempo) si potesse ottenere. Anche alle ultime Lucca Comics, quando era gestita dall’Ente Max Massimino Garnier, con lo staff di allora e col Direttore Organizzativo Angelo Nencetti (appassionato soprattutto di Illustrazione), si erano messe in piedi grandi esposizioni di tavole originali e si erano invitati ospiti assai importanti, contando su budgets risicatissimi. La piega che poi le cose hanno preso è storia nota. C’é chi ha voluto far crollare tutto, ha bloccato l’Ente, dissipato l’archivio donato dalla famiglia Garnier, e ha dimostrato quanto poco gli interessasse della cultura del Fumetto e quanto invece tenesse… a ben altro. Gran dispendio di denaro (pubblico) e risultati deludenti culturalmente e catastrofici organizzativamente.
Di manifestazioni ben fatte, che diano fiducia a lettori, editori e autori c’é gran bisogno, ma servono le persone giuste (e capaci) a organizzarle. Intorno a Napoli Comicon si stanno stringendo tutte le realtà che tengono veramente al Fumetto, mentre iniziano a snobbare altre piazze…

Come è stata l’affluenza di pubblico? L’impressione è che ci fossero meno spettatori, è così?
Questa tua impressione è dovuta al diverso e più ampio percorso del castello che quest’anno siamo stati costretti a fare, a causa della convivenza con una mostra d’arte che ha occupato un’ala altrimenti destinata a noi (quella dove lo scorso anno c’erano la mostra sulla storia dei comics USA, l’area Pro, una parte degli editori). Perciò, abbiamo dovuto distribuire gli stand anche in un lungo corridoio destinato lo scorso anno a una mostra. Anche il fatto che i due ascensori portassero in due piani “alternativi” ha creato qualche confusione. C’é stata gente che ci ha fatto i complimenti prima di andarsene e… abbiamo scoperto che aveva visitato solo una metà del percorso!

Oramai sono passati un po’ di giorni: com’é il distacco dalla frenesia di quei giorni, il “ritorno alla normalità”? Credo che una mostra così lasci una sensazione di euforia (l’ho sentita pure io, da visitatore!), adesso che sta scemando, cosa rimane?
Se questa è una domanda personale, come forse immagini io non sto mai fermo, e “le nuove avventure” sono già partite: oltre alla routine di consegne (già in sé micidiale) ci sono già due nuovi lavori assai entusiasmanti (e top secret) in ballo, quindi ci sono i preparativi per le prossime mostre, e anche già il pensiero va al Comicon dei due prossimi anni, con contatti già in parte stretti. Del Comicon 2004, le cui mostre rimangono aperte fino a fine mese, restano le testimonianze di amicizia e di “fraternità fumettistica” di tante persone del settore. Che non lesinano le proposte e i suggerimenti.

Un piccolo spazio alle critiche: gli autori non erano un po’ sacrificati? Gli spazi per autografi e dediche era veramente esiguo, e creava disagi (come per Jim Lee, in una zona di corridoio poco ampia), o ancora la sala conferenze minuscola…
Ingresso del ComiconÈ parte del problema generale al quale ti accennavo prima. In sintesi: sapevamo di poter contare su uno spazio più ampio, quando un imprevisto legato alla mostra di pittura presente nel Castello l’ha trattenuta a Napoli per un mese in più, rispetto alla tabella di marcia. Dovevamo fare una scelta: o far slittare il Comicon di oltre un mese (diciamo a maggio), col rischio di dar fastidio ad altre manifestazioni, o lasciare inalterato il calendario rivedendo la nostra piantina degli spazi. Ed è quanto abbiamo fatto, rischiando la penalizzazione. Chi non sapeva di questa difficoltà non secondaria, non se n’é accorto. Ma mi sembra giusto far sapere che questo stato di “forza maggiore” è stato circoscritto a questa edizione.

I servizi mi sono sembrati non del tutto attenti a certe esigenze ed al flusso di pubblico. Spazi ampissimi per gli sponsor, meno per gli editori, servizi igienici difficilmente raggiungibili specie per i portatori di handicap… Si poteva fare di più?
Per il momento, abbiamo fatto il possibile. Ci siamo resi conto fina da prima di iniziare che avremmo avuto questi problemi, che (voglio ricordare), riguardano pur sempre lo spazio di un castello medioevale, ristrutturato e reso agibile quanto si vuole, ma… sempre castello medioevale rimane!

Ultima domanda da “avvocato del diavolo”. Alcune critiche sono arrivate anche per la scelta delle nominations e per i premi, per i quali forse si pensava anche ad una maggiore attinenza con il tema dell’anno. Cosa ne pensi?
Queste critiche sono il segnale della crescente importanza che sta assumendo questo premio. Noi vorremmo che il valore del Comicon fosse focalizzato sulle mostre, sugli incontri, sui film… Ma il premio è divenuto, senza dubbio, un fatto centrale. Ti assicuro che una giuria di 25 persone è quanto di più equilibrato si possa pensare, anche per i criteri con cui i giurati sono selezionati. Le nominations sono pubbliche, stampate nei catologhi e presenti nel sito almeno da un paio di settimane prima della cerimonia; questo mi sembra un segnale di glasnost. So anch’io che hanno accusato il Comicon di aver dato anche dei premi “politici”, quando invece sono stati davvero “antipolitici” (e quindi quasi sospetti). C’erano, con noi, autori e editori che purtroppo non sono stati selezionati, figure che un’altra manifestazione avrebbe “omaggiato” con un premio solo perché presenti (così spesso funziona, no? Ti premio, ma solo se vieni). Noi siamo contrarissimi a questo modo di agire, e degli scontenti, purtroppo, possono esserci. Rispetto all’attinenza col tema dell’anno, spiegami meglio cosa intendi. Premiare autori francesi e belgi perché ospiti del Salone? Oppure orientare su questi le nominations?

Sono alcune delle critiche (comunque blande) che si sentono in giro…
Le nominations non le ho fatte io, io e Claudio tentiamo di essere il più lontano possibile da questi meccanismi, altrimenti potremmo essere accusati di influire/pilotare etc.
Se dovessi decidere/premiare/scegliere secondo miei criteri avrei segnalato (anche) altri, e alcuni per niente.
Per esempio, avrei segnalato anche qualche opera/autore “più popolare”, ma è bene il Comicon sia così… E che il “popolare” sia guardato da un osservatorio più “complesso”, che lo valorizza. Vedi gli autori “popolari” italiani all’opera in Francia negli anni Cinquanta (quella sezione ha addirittura emozionato alcuni visitatori, mi spiace che Sergio Bonelli non sia potuto venire, perché forse il tutto l’avrebbe assai colpito).

Facciamo invece una valutazione più profonda: qualche editore ci continua a dire che proprio gli editori dovrebbero essere più presenti nell’indicare gli oggetti di nominations: libri e autori su cui puntano. È davvero più giusto così? Non si rischia un condizionamento che va a scapito di un certo equilibrio che facciamo il possibile per avere? Non lo so. Se riusciamo a individuare per tempo un meccanismo diverso che tenga anche conto di questo, siamo più che disposti a valutarne insieme i pregi e i difetti e a fare delle modifiche alla procedura seguita sinora.
È un invito preciso, non un “blabla”, parliamone. In un’altra sede, con altri amici, è in via di revisione proprio in questo periodo il meccanismo del Premio Fossati per la critica. Nulla è eterno, tutto è migliorabile. Sotto con le proposte!

Quest’anno Francia, per il 2005 si parla del Giappone: la macchina dell’organizzazione è già in moto? Cosa puoi anticiparci?
Che ci stiamo lavorando già da due anni, e che il Professor Sung, che tutti hanno potuto conoscere dal palco del Comicon (e che aveva portato nel 2003 ad Angouleme un intero padiglione dedicato a manga e anime coreani) era tra noi proprio per prendere atto della sede di Napoli, al fine di dare il suo contributo il prossimo anno.
Anticipo anche, com’é già implicito da quanto ho appena accennato, che l’obiettivo non sarà solo puntato sul Giappone, bensì su tutto il panorama asiatico di anime e manga, a confronto. Come sai, nei prossimi anni anche la Cina (adesso sottovalutata) ci presenterà grosse sorprese.
Il discorso ci porterebbe assai lontano.
Come sempre, non sarà un’edizione “fotocopia” delle precedenti. Non è proprio possibile, coi nostri criteri; e quindi, tutti gli anni vale la pena di tornare. C’é un mondo ricco di fantasia da scoprire e siamo certi che il Comicon spalancherà su questo una finestra, in un modo che non ha avuto precedenti nel nostro Paese.

Appuntamento per il 2005, quindi!

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