Orbital: il trionfo della fantascienza classica

Orbital: il trionfo della fantascienza classica

Alieni, infiniti mondi e intrighi politici: Orbital, serie fantascientifica francese tra stilemi classici del genere e analisi della società.

Orbital è una saga di fantascienza nata nel 2006, scritta da Sylvain Runberg e disegnata da Serge Pellé. Si tratta di una serie molto particolare, aperiodica, pubblicata in dittici nei quali vengono raccontate le missioni dei due protagonisti Caleb Swany e Mezoke Izzua. Analizziamo qui il secondo e terzo volume, editi in Italia da Renoir Comics, rimandandovi alla recensione del primo volume, pubblicato nel 2012, per approfondirne  i tratti distintivi dell’universo.
Si tratta di un racconto che rientra appieno nei canoni classici del genere, quello cioè che analizza la società utilizzando il mezzo della fantascienza, trasponendo i problemi attuali in un universo immaginario.

L’azione incessante è la caratteristica principale della narrazione di Orbital. Che si tratti di veloci inseguimenti o di complicate trame politiche, non vi sono tempi morti nel flusso narrativo. Il rovescio della medaglia è il rischio di non accontentare tutti i palati, perché è richiesta una buona dose di pazienza per seguire le intricate manovre di potere che fanno da sfondo alle avventure di Caleb e Mezoke.

Dalla penna di Runberg escono dialoghi fitti, molto dettagliati e sempre convincenti, per mezzo dei quali viene affrescata una situazione geopolitica sospesa in un delicato e mutevole equilibrio. Del tutto assimilabile al contesto globale odierno, l’intricata congiuntura politica fornisce ai due diplomatici, protagonisti della serie, l’occasione di venire a contatto con le diverse razze aliene, indagando in profondità sulle motivazioni e le peculiari istanze di ciascuna. L’autore gioca con intelligenza anche quando a muoversi sono entità aliene sconosciute, i cui enormi poteri vengono utilizzati con parsimonia e restando perfettamente in linea con la storia, scongiurando un effetto deus ex machina che avrebbe impoverito la narrazione.

Degna di nota anche la caratterizzazione dei personaggi. Sia i due protagonisti che i comprimari godono di un ottimo trattamento da parte dell’autore, che regala numerosi momenti all’approfondimento delle diverse personalità, riservando l’espediente del flashback alla sola storyline di Caleb e facendo emergere le caratteristiche di ciascuno attraverso gli eventi che muovono la trama.

Entrambi i volumi possono dirsi riusciti, seppure il secondo dittico risulti più incalzante, data la maggiore rilevanza della trama orizzontale. Con Caleb fuori gioco per buona parte della storia, le macchinazioni politiche del consigliere Ekkhlid vengono portate in primo piano utilizzando il processo a Mezoke come espediente. Nella seconda parte, Caleb torna al centro dell’azione prima di una catarsi che apre interessanti sviluppi per la prossima missione.

Il lavoro di Serge Pellé contribuisce alla riuscita del prodotto. Il disegnatore si avvicina alla gabbia classica del fumetto franco-belga soprattutto durante le scene di dialogo, quando diventa un veicolo perfetto per il racconto serrato di Runberg, staccando da chi parla con delle carrellate su coloro che ascoltano o sui luoghi di cui si sta parlando, portando la voce narrante in didascalia. Per il resto, l’artista francese si prende una certa libertà nella composizione delle tavole, più vicina alla gabbia libera dei fumetti mainstream americani contemporanei.

Piuttosto variegata la caratterizzazione di razze aliene e agglomerati urbani: ogni mondo è riconoscibile grazie anche alle dominanti di colore, come le riuscite tonalità di rosso del pianeta Schem. Meno convincente il design dei veicoli, che finiscono troppo spesso per somigliarsi.
Le vignette, soprattutto negli stacchi tra le figure in primo piano e gli sfondi, sono eseguite con una tecnica mista molto suggestiva. I fondali, e più in generale le scene senza attori, sono realizzati con un tratto morbido e un uso di colori tenui. I personaggi sono delineati invece con un tratto e una colorazione più netti, e guadagnano la scena con un effetto che quasi sfoca lo sfondo. Esplosioni e altri effetti speciali sembrano resi invece attraverso la digitalizzazione. Il risultato paga dazio nelle misure più piccole, meno leggibili, nelle quali l’insieme sembra confuso, ma di contro si sublima in quelle a più ampio respiro, tanto da far sentire la mancanza di qualche splash page in più. Volendo fare un appunto a Pellè, si può dire che in alcuni casi, in primis per il protagonista Caleb, la caratterizzazione dei personaggi risulta priva di guizzi e abbastanza anonima.

Orbital è un fumetto che, superato l’iniziale spaesamento, figlio della grande quantità di informazioni che  Runberg fornisce, è del tutto appagante. Tanto la qualità della trama quanto i bei disegni contribuiscono a creare un universo vivo e credibile, nel quale le vicissitudini dei protagonisti si incastrano alla perfezione. Ulteriore motivo di interesse, al di là del lato squisitamente artistico, la centralità dei temi trattati anche nel dibattito odierno.

Abbiamo parlato di:
Orbital vol #2 – Nomadi
(raccoglie Orbital #3 – Nomades e Orbital #4 – Ravages)
Sylvain Runberg, Serge Pellé
Traduzione di Pia Vittoria Colombo
Renoir Comics, 2016
112 pagine, brossurato, colori- 12,00 €
ISBN: 9788865671375

Orbital vol #3 – Giustizia
(raccoglie Orbital #5 – Justice e Orbital #6 – Résistance)
Sylvain Runberg, Serge Pellé
Traduzione di Pia Vittoria Colombo
Renoir Comics, 2016
112 pagine, brossurato, colori – 12,00 €
ISBN: 9788865671542

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