Come ha osservato Kurt Gödel in una serie di scritti e conferenze1, Immanuel Kant ha anticipato molti elementi che sarebbero successivamente stati scoperti nella relatività di Albert Einstein e nella meccanica quantistica. Gödel si concentrò essenzialmente sul concetto di tempo kantiano, ritrovandolo in quello einsteiniano, mentre per capire il legame con la meccanica quantistica bisogna rivolgersi al concetto di “noumeno“.
Il noumeno
Quello del noumeno è un concetto precedente alla filosofia kantiana e ha le sue origini nelle idee e forme platoniche. In particolare il noumeno, come suggerisce la stessa etimologia della parola, si riferisce a “qualcosa che è pensato” o all'”oggetto di un atto di pensiero“.
Per Kant, un po’ come per Platone, la nostra realtà si può dunque suddividere in due parti distinte. Innanzitutto c’è il “fenomeno”, ovvero ciò che possiamo osservare grazie all’uso dei nostri sensi, e poi c’è il “noumeno”, che sottintende al fenomeno, ne è una sorta di sfondo che però risulta inaccessibile ai nostri sensi. Ciò implica che mentre ciò che è fenomeno, che vive nell’usuale spaziotempo, deve sottostare alle leggi della natura, il noumeno segue delle leggi differenti in uno spaziotempo differente. Il mondo del noumeno kantiano diventa, allora, sia il luogo di origine degli archetipi, sia del libero arbitrio, essendo questo il regno della libertà.
I legami con la meccanica quantistica sono incredibilmente stretti, sia se seguiamo l’interpretazione usualmente più accettata della stessa, quella probabilistica di Niels Bohr (detta anche “interpretazione di Copenaghen“), sia se andiamo in interpretazioni alternative, come ad esempio quella di David Bohm.
Storicamente tale interpretazione inizia con gli studi teorici di Louis de Broglie degli anni Venti del XX secolo. Il fisico belga, però, abbandonò tale sviluppo nel 1927, quando si ritenne convinto della correttezza dell’interpretazione di Copenaghen. Nel 1952, l’approccio e le equazioni che de Broglie aveva iniziato a sviluppare vennero riscoperte da Bohm, che proseguì con quel lavoro, ponendosi alla fine in una posizione di contrasto rispetto a quella di Bohr, divenuta nel frattempo standard.
I punti essenziali della teoria di Bohm sono il determinismo e la non località: la velocità di ciascuna particella dipende dall’equazione principale, che a sua volta dipende dalla configurazione iniziale dell’universo. Inoltre la teoria postula l’esistenza di una configurazione che esiste anche quando non è osservata.
Non solo ciò è in contrasto con l’interpretazione probabilistica (una configurazione esiste solo se è osservata, altrimenti esistono tutte contemporaneamente e ciascuna con una sua probabilità), ma ricorda molto da vicino il noumeno kantiano: in un certo senso nella meccanica quantistica di Bohm il noumeno è reale tanto quanto lo intendeva Kant, ma è anche irraggiungibile, poiché esso è costruito utilizzando delle variabili nascoste, non osservabili nemmeno indirettamente.
La meccanica quantistica di Bohm è, però, solo uno dei tentativi di superare alcune delle difficoltà concettuali apparentemente presenti nella meccanica quantistica standard, rappresentate tutte più o meno bene dal famoso gatto di Schrödinger (non l’unico paradosso quantistico, ma certo il più noto), quello chiuso in una scatola che è sia vivo sia morto fino a che la scatola stessa non viene aperta per osservarlo. Oltre alla teoria di Bohm, al cui interno, come osserva Roger Penrose, non potrebbe esistere un paradosso di questo genere, si innesta sul gatto anche la teoria dei molti mondi di Hugh Everett del 1957.
In questo caso, invece, l’estensione della meccanica quantistica e quindi del gatto di Schrödinger all’intero universo genera gli universi paralleli, o spaziotempi differenti per restare all’idea di base kantiana. Questi spaziotempi differenti, però, possono tranquillamente esistere all’interno dello stesso universo, se solo immaginiamo che esso sia costituito da più delle 4 dimensioni usuali (le 3 spaziali e quella temporale), come propose per la prima volta nel 1919 il matematico polacco Theodor Kaluza e come successivamente venne incorporato (o riscoperto) all’interno delle teorie delle stringhe, il tentativo più noto di unificare la meccanica quantistica alla relatività generale di Einstein.
A questo punto il “noumeno” kantiano diventa non tanto come una configurazione quantistica sempre presente (o reale) ma come una realtà che, semplicemente, vive sfasata di un dato angolo multidimensionale rispetto a un dato “fenomeno”.
In quest’ultima ipotesi, allora, l’impossibilità di raggiungere il “noumeno”, o che quest’ultimo raggiunga il “fenomeno” (o uno dei possibili “fenomeni”) potrebbe venire in qualche modo superata, magari utilizzando un sofisticato computer quantistico, un po’ come avviene nella saga Neanderthal Parallax di Robert J. Sawyer, in grado di calcolare tutte le probabilità possibili e quindi di creare una sorta di ponte quantistico tra “fenomeno” e “noumeno”.
Più o meno è questa la base scientifica e filosofica che ha portato Lucio Staiano, fisico e fondatore di Shockdom, Gianluca Caputo e Giulio Rincione a proporre ai lettori un’opera di fantascienza intitolata proprio Noumeno.
Dualità quantistica
Uno degli esperimenti più incredibili che meglio rappresenta l’essenza della meccanica quantistica è certamente quello della doppia fenditura, che rileva la doppia natura particellare e ondulatoria della materia quando essa è studiata a livello microscopico. Allo stesso modo la storia di Noumeno ha la doppia natura di fenomeno e noumeno (scusate l’inevitabile ripetizione), uno rappresentato da una colorazione realistica, l’altro da sfumature di viola, a voler sottolineare la sua natura di sfondo al primo.
A dare manforte a questa visione, che è anche filosofica, ci pensano i disegni di Giulio Rincione, che si propone al lettore con uno stile che ricorda il Rossano Piccioni di Cosmicomic, anche se con un livello di precisione e dettaglio inferiore. D’altra parte un tratto più preciso in un certo senso andrebbe in contrasto con l’essenza quantistica della storia, e quindi ben venga la scelta stilistica operata dagli autori per la serie.
Passando ai contenuti, il contesto storico delle due configurazioni è simile: Europa unita sull’orlo dell’ennesima crisi economica, politica e sociale. Guida politica di questo continente/nazione è Erika Bonn, politica tedesca ritiratasi da un ruolo attivo ma comunque sempre pronta a giocarne uno di primo piano grazie a La cena degli accordi, evento che dà il titolo del primo albo della serie.
Ruolo chiave di tutta la vicenda è, invece, Salomon Maimon, presente in due versioni: una come blogger indipendente in continua contestazione alla politica e ai politici, nell’altra come nascente stella politica e leader del Congresso delle persone, partito che sembra una trasfigurazione dei movimenti pacifici spagnoli, come per esempio Podemos. Altro elemento mutuato dall’attualità è il Fronte del riscatto, movimento popolare esterno al parlamento che spesso contesta in modi più o meno violenti le decisioni politiche: inevitabile il riferimento alle contestazioni di strada durante l’inizio dell’attuale crisi economica in Grecia. Nel complesso il gioco politico descritto da Staiano, Caputo e Rincione si discosta poco da quello attuale, quasi a voler suggerire la sua inevitabile immutabilità.
Se dunque per quel che riguarda la trama di base Noumeno, come da lezione asimoviana, si occupa dell’attualità, gli elementi fantascientifici presenti nell’albo, anche grazie alla loro plausibilità, classificano il fumetto della Schockdom come cyberpunk. In particolare è il computer quantistico, fornito in dotazione ai VIP europei, che fornisce l’elemento cyber della vicenda: il quantum robot è, infatti, un computer quantistico che segue, levitando, il suo possessore e controlla l’ambiente a esso circostante, arrivando anche a segnalare eventuali pericoli. E sembra proprio una potenziale minaccia l’elemento narrativo che permette ai quantum robot dei due Solomon Maimon di entrare apparentemente in contatto, iniziando a costruire un ponte tra fenomeno e noumeno.
Con questi elementi Noumeno, che potremmo considerare come l’erede italiano al Neuromante di William Gibson, si presenta come una lettura tutt’altro che banale e decisamente interessante sin da questo primo numero, anche considerando le implicazioni filosofiche nella scelta del nome del protagonista. Salomon Maimon è, infatti, un kantiano, che però, relativamente al noumeno, si discostò dalla lezione originale di Kant. Per Maimon, infatti, la cosa in sé è vista come un oggetto dell’indagine, e non come un’entità noumenica indipendente: la cosa in sé “non è altro che la completa conoscenza delle apparenze“.
Sarà, quindi, in grado il Salomon Maimon di Lucio Staiano, Gianluca Caputo e Giulio Rincione a di rompere il velo delle apparenze che riveste la società, sia nel fenomeno sia nel noumeno?
Abbiamo parlato di:
Noumeno vol. 01 – La cena degli accordi
di Lucio Staiano, Giulio Rincione, Gianluca Caputo
Shockdom, ottobre 2014
64 pagine, spillato, colore, € 4.00
ISBN: 9788896275344