Macchia. Manuale d’amore sul tatuaggio è un volume pubblicato fuori collana da Beccogiallo. Scritto da Massimiliano Giorgio Fabris, e con copertina di Elisa Seitzinger, è illustrato da Ernesto Anderle, Sakka e Officina Infernale. Contiene interviste ad artisti e artiste del tatuaggio quali Anna Shalaby, Alex Midgar, Lindaco, Trembling Hand, Effe Tattoo, Horishiki, Mr.B, Giovanni e Anna.
La casa editrice descrive così i motivi che l’hanno spinta a pubblicarlo:
“Con i fumetti si può raccontare potenzialmente ogni cosa: possono essere usati per far sorridere chi legge oppure per informare o fare contro-informazione, per raccontare la vita di un personaggio che ci sta a cuore oppure per cercare di spiegare cos’è il cambiamento climatico o la scienza. Il linguaggio – l’arte, il mestiere – del tatuaggio a ben vedere è così: ha anch’esso un’origine ampia, diffusa e popolare, e può essere utilizzato per raccontare un sacco di cose. Dedicare un libro alla sua incredibile storia (sociale, politica, artistica), per altro ancora poco indagata, è stato dunque piuttosto naturale.”
Per approfondire questo progetto abbiamo parlato con Massimiliano Giorgio Fabris.
Buongiorno Massimiliano, piacere di conoscerti e grazie per aver accettato il nostro invito.
Grazie mille a voi!
Cominciamo dall’inizio: a quando risale il tuo innamoramento per il mondo dei tatuaggi e in cosa ti ha sorpreso e/o continua a sorprenderti?
Ho sempre avuto una passione per le illustrazioni fin dall’infanzia. Appena ho scoperto, al liceo artistico, che alcuni tatuatori potevano riprodurre immagini simili o quasi identiche alle incisioni e alle acqueforti di Albrecht Dürer e di altri maestri ho cominciato ad appassionarmi a quel mondo.
Come tutte le passioni poi sono passato dal semplice spulciare internet e qualche libro a immergermi di più nella conoscenza di quest’arte.
Come avete progettato il libro con Beccogiallo e come avete coinvolto gli illustratori e le illustratrici Ernesto Anderle, Sakka e Officina Infernale?
Le idee inizialmente sono state molte, ma ci siamo poi concentrati sul creare qualcosa che fosse il più originale possibile.
Sapevamo che il tatuaggio è un vero e proprio universo e abbiamo deciso di rappresentarlo per grandi punti collegati alle illustrazioni non solo di un singolo professionista, ma di tre. Conoscevo per passione e per fama l’arte e le abilità di Ernesto e di Sakka, mentre con Officina Infernale siamo amici da molti anni e amo molto il suo stile.
Le sezioni sono state scelte proprio in base alle sensazioni e alle qualità di questi straordinari artisti, con cui poi ho legato durante la crescita del progetto.
Per chi l’avete pensato?
L’abbiamo pensato per tutti, ma ci siamo concentrati soprattutto su due tipologie di lettori: chi non conosce nulla del sul mondo del tatuaggio e in qualche modo vuole saperne di più, e chi si trova davanti delle persone molto rigide in determinati pensieri e potrebbe aver bisogno di uno strumento utile per far chiarezza su un mondo che nel 2024 subisce ancora moltissimi pregiudizi.
Come ti sei documentato per scriverlo?
Non esistendo un volume unico che parli di tutta la storia del tatuaggio in tutto il mondo, sono andato a ricercare tutte le fonti possibili: ad esempio scritti di studiosi di sociologia e di storia del tatuaggio presenti nelle università straniere e qualche pubblicazione più selettiva dove si parlava solo ed esclusivamente di un singolo stile. Essendo una disciplina molto variegata sono andato a informarmi da professionisti che hanno operato nel settore da anni. L’ultima fonte ammetto essere stata la più illuminate di tutte.
A un certo punto della narrazione troviamo interviste a tatuatori e tatuatrici: come vi siete conosciuti? Avete scelto insieme le tavole a corredo delle interviste? I consigli che chiudono il volume derivano dalla loro esperienza?
La mia passione mi ha portato a conoscere molti professionisti negli anni, una di loro è letteralmente cresciuta con me.
Ci siamo conosciuti nei modi più disparati: amici d’infanzia, incontri ai concerti o ad eventi specializzati, fino ad alcuni che ho incontrato proprio nella ricerca di professionisti per le sezioni che ci occorrevano per il volume. Ovviamente è stato amore a prima vista e abbiamo legato subito.
Non essendo un professionista del settore ma solo un innamorato, abbiamo fin da subito deciso di intervistarli e di avere una testimonianza unica e inestimabile. Ogni tatuatore è diverso dall’altro, e di conseguenza era assolutamente logico avere un esempio della loro arte nel volume dopo ogni intervista. La scelta sul soggetto che li avrebbe rappresentati è stata totalmente libera.
Qualche volta nel racconto parli alla prima persona plurale: il pensiero che porti è anche quello dei professionisti che incontriamo nella lettura?
Sì, ma non solo. Molto spesso mi riferisco al pensiero comune delle persone che non sono tatuatori, e che nelle interviste e nelle ricerche “sul campo” ho trovato abbiano pensieri comuni tra di loro, sia positivi che negativi. I luoghi comuni sono tali perché ci si ritrova in molti a pensarla in un modo che proviene dal nostro passato e che può essere localizzato in una società o in un’area del mondo.
Il raccontare attraverso il corpo tatuato ricorre spesso: ce ne puoi parlare?
Il tatuaggio è una delle più antiche e ancestrali forme di storytelling.
Esattamente come con una pittura rupestre o un libro ci sono sezioni e pagine che raccontano tante cose, nel vedere un tatuaggio vediamo sia il significato che lo “scrittore”, il tatuatore, vuol dare, sia il significato che dà il cliente tatuato.
Avete mai chiesto ad un libro perché fosse scritto in quel modo? Con un tatuaggio puoi, e il risultato è un fiume di storie e di vicende. Anche il più piccolo segno porta con sé molto di più di quel che vediamo inizialmente.
Il sesto capitolo è dedicato alla nascita dello stigma nei confronti delle persone tatuate. Mi ha incuriosito il fatto che alcuni dei soggetti che citi sono in effetti molto popolari: penso alle stelle, alle farfalle, ma anche alla ragnatela, che ricordo così diffusa all’inizio degli anni 2000 in contesto punk rock.
Pensi che il pregiudizio sia ancora molto diffuso nonostante le persone tatuate siano aumentate esponenzialmente negli ultimi anni?
Più che un pensiero è un fatto.
Nonostante si vada in una direzione positiva per il momento, vi sono ancora molti stereotipi legati alle persone con tatuaggi, e se aggiungiamo che alcuni di questi tatuaggi hanno una storia che tocca anche il lato negativo o oscuro ovviamente la faccenda si complica.
La storia del tatuaggio corre assieme alla storia dell’uomo: in molti momenti, in molte parti del mondo, si è visto come l’opinione nei confronti di determinate caratteristiche – come appunto il tatuaggio – sia cambiata e cambi ancora.
Si passa da un simbolo di ricchezza e prestigio ad un marchio di infamia e pericolo con estrema facilità e velocità. La mia speranza è che ad un certo punto si arrivi a capire che sono le azioni di un individuo a fare di lui un soggetto giudicabile e non cosa indossa, anche permanentemente.
Una delle strade che proponi per capire meglio il mondo del tatuaggio è studiarlo a scuola: come ti immagini un percorso didattico che lo racconti?
Inserendolo nelle lezioni di storia, filosofia e delle discipline artistiche.
È una forma di comunicazione multidisciplinare, che mostra, tanto quanto la scrittura, la potenza della comunicazione. Come una penna che se impugnata in un determinato modo può firmare trattati di pace o condannare a morte, un tatuaggio può significare il retaggio nobile e i valori morali, o togliere l’identità e ridurre un individuo ad essere un numero in un centro di detenzione o in un campo di concentramento.
Pensi di lavorare ancora su questo tema? Sarebbe interessante vedere in infografiche un confronto fra tatuaggi e opere della storia dell’arte.
Ottima idea! Grazie.
Scherzi a parte, quello del tatuaggio è un universo e questo è solo l’inizio. Mi ci soffermerò sicuramente di nuovo, e cercherò di divulgare ancora significati, simboli e arte.
Una domanda più personale, per salutarci: qual è il tuo stile preferito?
Sicuramente l’engraving, ovvero il tatuaggio che cerca di copiare o di usare come stile quello delle litografie e acqueforti. A pari merito c’è ovviamente anche tutto il mondo del tatuaggio giapponese, e dei suoi significati profondi e commoventi.
Grazie ancora per la chiacchierata Massimiliano, alla prossima!
Intervista svolta per mail nel novembre 2024
Biografia
Massimiliano Giorgio Fabris nasce a Padova. È professore alla Scuola Internazionale di Comics e in altri enti e istituti, guida museale, organizzatore di eventi, copywriter, grafico, architetto e sceneggiatore. Ama le Arti e tutta la cultura pop.