La freccia nera è un romanzo di Louis Stevenson che ha vissuto diverse vite grazie a un gran numero di trasposizioni in diversi media. In particolare nel nostro Paese c’è una certa passione per questa storia, soprattutto grazie allo sceneggiato televisivo prodotto dalla Rai nel 1968, rimasto nel cuore di un’intera generazione.
Non è però il solo rifacimento italiano del romanzo.
Tra i tanti lavori ispirati al libro di Stevenson, NPE recupera quello di Dino Battaglia sui testi di Danilo Forina, e serializzato sul «Corriere dei Piccoli» nel 1963.
La storia condensa le vicende di un racconto ambientato durante la Guerra delle due Rose, che imperversò in Inghilterra tra il 1455 e il 1485. L’orfano Dick Shelton è stato cresciuto da Daniel Brackley, lord sotto il vessillo dei Lancaster. Diversi uomini di Brackley vengono uccisi per vendicare il padre di Shelton da un uomo, o forse un’intera banda, che li colpisce con una freccia nera. La catena di aggressioni, che punta a Brackley come bersaglio finale, mette in crisi tutto quello in cui il ragazzo crede e avvia una serie di complessi avvenimenti che coinvolgono anche un giovane, Giovanni, che si rivela molto diverso da quello che sembra.
Questa versione a fumetti de La freccia nera appare fin da subito estremamente densa: pagine fitte di vignette, ma soprattutto di testo, tra muri di dialoghi e corpose didascalie.
La serializzazione dell’opera era costituita da poche pagine alla volta, spingendo gli autori a riempire le tavole del maggior numero possibile di vicende e informazioni e di correre al colpo di scena con cui chiudere il singolo episodio del mese.
L’effetto finale è una lettura un po’ faticosa, con un affastellarsi di nomi e fatti che rallentano il lettore, mentre al contempo le vicende corrono per riuscire a raccontare il più possibile nel poco spazio a disposizione.
L’età del fumetto mostra un Battaglia che ancora non ha sintetizzato il suo stile, lasciando ammirare le prime tracce della ricerca grafica che presto dominerà i suoi lavori, con ombreggiature ricavate non soltanto dal canonico tratteggio ma anche dall’uso di diversi approcci alla china, tra diluizioni e l’uso di spugne e altre tecniche.
La scelta di pubblicare il fumetto in bianco e nero valorizza la possibilità di apprezzare il lavoro di Battaglia. La natura delle tavole, cariche di un alto numero di vignette (13-14 per pagina), invece la penalizza: nel classico formato dei cartonati proposti da NPE purtroppo le vignette risultano estremamente piccole, rendendo inevitabilmente difficile apprezzare il tratto dell’autore.
Anche la regia è piuttosto rigida, figlia delle esigenze editoriali e del periodo, con tavole ortogonali e alcune vignette che da rettangolari prendono la forma di una larga L per permettere di inserire il necessario e alcuni passaggi in cui è stato necessario adoperare delle frecce per guidare nella giusta sequenza di lettura.
La freccia nera è interessante per un approfondimento sull’evoluzione artistica di Dino Battaglia, ma meno per il suo contenuto, una storia valida ma frutto di meccaniche superate e di una lettura non proprio scorrevole.
Peccato che la dimensione ridotta delle vignette permetta solo in parte di apprezzare il disegno di Battaglia.
Il volume è corredato da alcuni approfondimenti, sia sull’opera originale di Stevenson che su Danilo Fortina, prolifico ma poco ricordato autore che qui si è occupato dell’adattamento dei testi.
Abbiamo parlato di:
La freccia nera
Danilo Fortina, Dino Battaglia
Nicola Pesce Editore, 2024
58 pagine, cartonato, bianco e nero – 17,90€
ISBN: 978883627198