Silvia Ziche è una disegnatrice umoristica famosa soprattutto per le proprie storie Disney e per le vignette di Lucrezia e Alice a quel paese. Su Topolino si è imposta realizzando Il papero del mistero e Topokolossal, lunghe storie suddivise in numerose puntate di poche pagine ciascuna che la vedono nelle vesti di autrice completa.
Il suo tratto è veloce e sintetico, quasi caricaturale, particolarmente adatto a rappresentare sentimenti in forma esagerata tramite le espressioni dei personaggi e quindi storie di impronta ironica. “L’uomo che non sapeva ridere” è il titolo dello speciale albo di Diabolik che sarà pubblicato in edicola come allegato all’inedito del 1 agosto prossimo, scritto da Tito Faraci e disegnato da Silvia Ziche: abbiamo intervistato l’autrice alle prese con il Re del Terrore.
È la prima volta che su Diabolik appare una storia umoristica di così lungo respiro: senti in qualche modo il peso di questa responsabilità, vista l’importanza del personaggio?
Sì, decisamente, una grossa responsabilità. Mi hanno in parte sollevata il fatto che ci fosse Tito Faraci ai testi, che Diabolik lo conosce bene, e che Mario Gomboli facesse il tifo per noi. Credo che una parodia sia comunque un attestato della grandezza di un personaggio. Non ha senso fare la parodia di un personaggio che nessuno conosce. E la parodia arriva quando il personaggio è talmente grande da non rischiare di essere minimamente scalfito da questa. E comunque, chi leggerà la nostra storia capirà che è una dichiarazione del nostro affetto per il personaggio.
Non è comunque la prima parodia del personaggio, che è stato spesso reinterpretato in pubblicazioni non “ufficiali”: hai avuto occasione di leggere qualche fumetto tra i tanti che hanno scimmiottato in chiave comica Diabolik?
Ho letto Ratolik, di Leo Ortolani, divertentissimo. E La faccia sbagliata, di Tito Faraci e Giorgio Cavazzano, nel volume Diabolik fuori dagli schemi. E poi ho sentito Mario Gomboli raccontare entusiasta del suo Diabetik, realizzato con Alfredo Castelli e Carlo Peroni, parodia accettata e autorizzata dalle sorelle Giussani. Ho riso solo sentendone parlare.
Com’è stato approcciare il disegno di Diabolik? Quali sono stati gli elementi che hanno richiesto più studio da parte tua?
E’ stato faticosissimo, ma anche avvincente e gratificante. Mi sono accorta subito che il mio disegno troppo comico non sarebbe andato bene. Per riuscire a sottolineare i passaggi comici della sceneggiatura di Tito, avrei dovuto trovare un disegno un po’ più serio, un pochino più realistico del mio. Ci ho provato. Non so se ci sono riuscita. Pero è stato bello provare a trovare un segno diverso, un modo nuovo di disegnare. Facendo sempre le stesse cose si rischia di fossilizzarsi, di cristallizzarsi nei propri cliché. La cosa che più mi ha creato difficoltà sono state le figure intere, la recitazione dei personaggi. Tendevo a enfatizzarla troppo. Soprattutto su Eva ho dovuto trattenermi molto perché i suoi movimenti risultassero comunque eleganti. Eva è sempre elegante. Anche quando scappa, quando è spaventata, quando affronta nemici armati fino a i denti.
Eva Kant è un personaggio forte e importante nell’economia del fumetto. Quanto è distante dalle protagoniste dei tuoi fumetti come Alice e Lucrezia? Hai cercato di mettere qualcosa di tuo nella compagna di Diabolik?
Eva è bellissima, elegante, avventurosa, realizzata, sicura di sé. Ha un uomo che ama, ricambiata, e il loro è un amore solidissimo. Si prende sempre sul serio, e con perfetta ragione. Di solito ha pochi dubbi. L’esatto contrario dei miei personaggi. Tito e io abbiamo cercato di dare un po’ di ironia a Eva, lasciando invece Diabolik nel suo mondo che ne è totalmente privo. Da qui è scattata la scintilla comica.
Non è la tua prima collaborazione con Tito Faraci, autore da tempo nel giro diaboliko: ti sei confrontata con lui sullo stile da adottare, su come rendere in maniera comica ma comunque “rispettosa” un personaggio tanto radicato nell’immaginario e tanto serio?
Ci siamo confrontati reciprocamente e di continuo, per trovare una misura che soddisfacesse entrambi. E, sì, spesso gli ho chiesto consigli. Lui conosce Diabolik alla perfezione. Mi è stato utilissimo per trovare le giuste sfumature per il personaggio.
Dopo tante collaborazioni, come nasce una storia tua e di Faraci, quanto è stretta la collaborazione nello scrivere la storia e le gag?
Lavoriamo a strettissimo contatto, anche se non siamo materialmente gomito a gomito in uno studio comune. Abbiamo uno spazio comune virtuale: siamo in contatto continuo via mail, telefono e whatsapp. Lui manda le battute, io mando le foto di bozzetti e disegni. Così siamo sempre informati su quello che sta facendo l’altro, e possiamo confrontarci continuamente per fugare dubbi o mettere a punto immagini e battute.
Tragico scambio, Diabolik sottosopra e Doc!, il texone disegnato da Laura Zuccheri. I due personaggi più iconici e longevi del fumetto italiano vivranno un’estate senza precedenti, tutta al femminile. Quanto è importante per voi essere protagoniste di questo cambiamento?
Diabolik è stato creato dalle due fantastiche (e, per l’epoca, fantascientifiche) sorelle Giussani. Il secondo numero l’avevano affidato ai disegni di una donna, Kalissa. Illustratrice notevole, ma non una professionista del fumetto, tanto che in seguito quella storia fu ridisegnata. Ma mi viene da pensare che, se avessero trovato delle autrici brave, le due sorelle diabolike non avrebbero esitato ad affidare il personaggio alle loro matite. Cosa che sta accadendo ora, con le bravissime Giulia Francesca Missaglia e Stefania Caretta. Ho visto dei loro lavori, decisamente all’altezza, e sono curiosissima di leggere l’albo disegnato da loro. Il Texone di Laura Zuccheri è bellissimo, disegnato veramente bene. Sono contenta, e credo di poter parlare anche per le mie colleghe, di fare un po’ da apripista per le autrici che verranno. Come le grandissime Giussani hanno fatto da apripista per tante di noi.
Intervista condotta via email nel mese di giugno 2019